#VelenoQB: Come diciamo da tempo, #Putin e l' #Ucraina sono soltanto il paravento narrativo che cela i piani della #UE e della von der Kazzen, che favoriscono gli speculatori, arricchiscono i nazisti del Nord e spingono la menzogna "green". Tutto a spese del popolo, ovviamente.

📰 È proprio l’ #Europa – basta leggere la relazione che Maria Tuccillo, capogabinetto dell’ #Agcom , ha tenuto in #Senato – che ha imposto i #contratti_spot al posto dei vecchi contratti (peraltro secretati) che legavano in prestazioni poliennali due soggetti. Imporre i #TTF (sarebbero i #futures_sul_gas) secondo l’Europa apre il mercato e facendo rialzare i #prezzi spinge più rapidamente la #transizione_verde. L’aspetto perverso è che i TTF – istituiti come parte integrante del mercato dell’ #energia dall’Europa – danno origine a un mercato molto volatile. Un future può essere scambiato moltissime volte prima della consegna della merce, ma questo non vuol dire che moltiplicando gli scambi si rappresenta una domanda reale.

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#VelenoQB: tra i  #factcheckers, cioè quelli che dovrebbero valutare l'attendibilità delle informazioni, spicca il nome di Enrico Mentana. Per quanto assurdo possa sembrare, questo invalido grammaticale è nella cerchia dei riprensori di falsità 😂😂😂

📰 Di smascheratori di bufale l’ #Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), sul suo sito ne pubblicizza ben dieci.
#Open è una testata online fondata da #Enrico_Mentana, direttore del #TgLa7 e uno dei più noti giornalisti televisivi.
Tra gli scopi istituzionali della testata c’è proprio il «fact checking». Dal 2021 è partner di #Facebook a questo scopo. Ma ha chiuso gli occhi sugli scivoloni, alcuni clamorosi, della stessa Open. Come quando pubblicò le foto di studenti di un liceo di Brooklyn spacciandole per vittime del #Covid.
Open scrive online che «è sostenuta attraverso costi interni a Open, finanziato dal socio fondatore Mentana e dai ricevi (probabilmen te volevano scrivere ricavi, ndr) generati dalla vendita degli spazi pubblicitari affidati a una società terza (di cui non viene indicato il nome, ndr), oltre che dai contributi da parte di Facebook all’interno del Third party fact checking program». Sul quale, però, Facebook non risponde.

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