Segni di “riconoscimento” sugli operatori sanitari reintegrati: (l’ennesimo) spettro del passato invocato da la Repubblica ⇱
✑ La questione che vede gli operatori sociosanitari rientrare nelle strutture da dove sono stati letteralmente cacciati ⁽¹⁾ ha suscitato in noi numerosi dubbi e due sole certezze: la prima, è che purtroppo per molti tutto sembrerà tornare “come prima”; la seconda, è che questi operatori reintegrati tenteranno di prenderli di mira, come già abbiamo cominciato a leggere nel corso di questi giorni, come «Non assegnare i medici e sanitari non vaccinati contro Covid-19, e reintegrati negli ospedali, ai reparti con pazienti fragili maggiormente a rischio», si legge in un comunicato dell’Anaao Assomed, precisamente sotto la voce di Pierino di Silverio. ⁽²⁾ Senza tralasciare tutte le altre polemiche suscitate, ovviamente. ⁽³⁾, ⁽⁴⁾ Tra queste “polemiche”, troviamo atteggiamenti estremamente ghettizzanti. ⁽⁵⁾ Ma quello più “nostalgico” di tutti lo troviamo in un articolo a firma di Elena Stancanelli, ⁽⁶⁾ collaboratrice de La Stampa e il manifesto e tante altre riviste. E del quotidiano che più si è accanito con chi ha scelto di non vaccinarsi: la Repubblica. Infatti, è proprio su questo giornale che troviamo uno dei pensieri più perversi mai scritti sulla carta stampata. “Medici No Vax? No grazie”, titola il pezzo vergato dalla scrittrice. Stancanelli esordisce dicendo che i sanitari non vaccinati «Hanno professato il libero arbitrio contro la campagna di immunizzazione. Per lo stesso principio devono essere riconoscibili. E non voglio che siano loro a curarmi: io credo nella scienza». La scrittrice continua dicendo che «Mi è sembrato di capire, in questi ultimi due anni, che la posizione di medici e infermieri No Vax avesse come principio il libero arbitrio. Scegliere ostinatamente di adottare un comportamento diverso da quello della maggioranza, da quello ritenuto il più utile per salvare vite umane. Salvaguardarsi, mantenere puro il proprio corpo, considerare il proprio scetticismo più importante dello sforzo per non far morire deboli, anziani, milioni di persone a rischio». Aspetta un attimo… non saranno mica quegli anziani “di troppo” ⁽⁷⁾ secondo Bernabei? Ah sì? Bene. Mettetevi d’accordo almeno… così è troppo facile. Stancanelli continua ribadendo il mantra mainstream, ovvero che «Il fatto che il vaccino fosse il rimedio a disposizione contro la pandemia, che se lo stesse iniettando più o meno l’intera popolazione della terra, non è stato per i No Vax ragione sufficiente per recedere dalle proprie convinzioni. I loro studi personali avevano stabilito infatti che il vaccino era il demonio e che 6 miliardi di persone avevano sacrificato la loro salute a Big Pharma, sperimentatori inconsapevoli o chissà cosa». Nulla a cui non siamo abituati già, se non fosse per quello che troviamo scritto dopo. Ovvero, che «In base allo stesso principio, opposto e speculare, io, oggi, non voglio farmi curare o assistere da nessuno di loro. Perché questo sia possibile chiedo che medici e infermieri No Vax, negli ospedali, si facciano riconoscere. Credo di incontrare in questo anche il loro desiderio, mi pare che negli ultimi due anni abbiano tenuto moltissimo a questa loro riconoscibilità, tanto da farsi allontanare dal posto di lavoro, lasciare fidanzate o fidanzati, perdere amici. Sono sicura che saranno fieri di farsi riconoscere ancora. […] Basterà un braccialettino colorato, la cuffia di un altro colore […] Un qualsiasi segno di riconoscimento che mi permetta di scegliere di evitarli, così come loro hanno evitato di contribuire al disperato e affannoso tentativo che abbiamo fatto tutti noi per limitare la strage del Covid-19». ⁽⁸⁾ Parole semplicemente imperdonabili. @thearticolist
✑ La questione che vede gli operatori sociosanitari rientrare nelle strutture da dove sono stati letteralmente cacciati ⁽¹⁾ ha suscitato in noi numerosi dubbi e due sole certezze: la prima, è che purtroppo per molti tutto sembrerà tornare “come prima”; la seconda, è che questi operatori reintegrati tenteranno di prenderli di mira, come già abbiamo cominciato a leggere nel corso di questi giorni, come «Non assegnare i medici e sanitari non vaccinati contro Covid-19, e reintegrati negli ospedali, ai reparti con pazienti fragili maggiormente a rischio», si legge in un comunicato dell’Anaao Assomed, precisamente sotto la voce di Pierino di Silverio. ⁽²⁾ Senza tralasciare tutte le altre polemiche suscitate, ovviamente. ⁽³⁾, ⁽⁴⁾ Tra queste “polemiche”, troviamo atteggiamenti estremamente ghettizzanti. ⁽⁵⁾ Ma quello più “nostalgico” di tutti lo troviamo in un articolo a firma di Elena Stancanelli, ⁽⁶⁾ collaboratrice de La Stampa e il manifesto e tante altre riviste. E del quotidiano che più si è accanito con chi ha scelto di non vaccinarsi: la Repubblica. Infatti, è proprio su questo giornale che troviamo uno dei pensieri più perversi mai scritti sulla carta stampata. “Medici No Vax? No grazie”, titola il pezzo vergato dalla scrittrice. Stancanelli esordisce dicendo che i sanitari non vaccinati «Hanno professato il libero arbitrio contro la campagna di immunizzazione. Per lo stesso principio devono essere riconoscibili. E non voglio che siano loro a curarmi: io credo nella scienza». La scrittrice continua dicendo che «Mi è sembrato di capire, in questi ultimi due anni, che la posizione di medici e infermieri No Vax avesse come principio il libero arbitrio. Scegliere ostinatamente di adottare un comportamento diverso da quello della maggioranza, da quello ritenuto il più utile per salvare vite umane. Salvaguardarsi, mantenere puro il proprio corpo, considerare il proprio scetticismo più importante dello sforzo per non far morire deboli, anziani, milioni di persone a rischio». Aspetta un attimo… non saranno mica quegli anziani “di troppo” ⁽⁷⁾ secondo Bernabei? Ah sì? Bene. Mettetevi d’accordo almeno… così è troppo facile. Stancanelli continua ribadendo il mantra mainstream, ovvero che «Il fatto che il vaccino fosse il rimedio a disposizione contro la pandemia, che se lo stesse iniettando più o meno l’intera popolazione della terra, non è stato per i No Vax ragione sufficiente per recedere dalle proprie convinzioni. I loro studi personali avevano stabilito infatti che il vaccino era il demonio e che 6 miliardi di persone avevano sacrificato la loro salute a Big Pharma, sperimentatori inconsapevoli o chissà cosa». Nulla a cui non siamo abituati già, se non fosse per quello che troviamo scritto dopo. Ovvero, che «In base allo stesso principio, opposto e speculare, io, oggi, non voglio farmi curare o assistere da nessuno di loro. Perché questo sia possibile chiedo che medici e infermieri No Vax, negli ospedali, si facciano riconoscere. Credo di incontrare in questo anche il loro desiderio, mi pare che negli ultimi due anni abbiano tenuto moltissimo a questa loro riconoscibilità, tanto da farsi allontanare dal posto di lavoro, lasciare fidanzate o fidanzati, perdere amici. Sono sicura che saranno fieri di farsi riconoscere ancora. […] Basterà un braccialettino colorato, la cuffia di un altro colore […] Un qualsiasi segno di riconoscimento che mi permetta di scegliere di evitarli, così come loro hanno evitato di contribuire al disperato e affannoso tentativo che abbiamo fatto tutti noi per limitare la strage del Covid-19». ⁽⁸⁾ Parole semplicemente imperdonabili. @thearticolist
la Repubblica
Medici No Vax? No, grazie
Hanno professato il libero arbitrio contro la campagna di immunizzazione. Per lo stesso principio devono essere riconoscibili. E non voglio che siano loro a cu…
#CITAZIONI 💬 ⇲
✑ Ah… la cosiddetta “scatola malefica”. ⁽¹⁾ Seppure la vediamo in modo leggermente diverso rispetto alla prima affermazione di Kusturica, ci troviamo del tutto d’accordo con la seconda; quelle immagini che lui definisce “preventive” sono qualcosa che, infondo, si estende su tutti gli schermi (e oltre). ⁽²⁾ Quante volte abbiamo visto l’utilizzo scientifico della parola per indurre gli individui a fare una determinata azione o a percepire la realtà in un certo modo? Innumerevoli. Nonostante alcune posizioni di Kusturica, ⁽³⁾ oggi sembra essersi dimenticato ⁽⁴⁾ di ciò che ha scritto anni fa…
✑ Ah… la cosiddetta “scatola malefica”. ⁽¹⁾ Seppure la vediamo in modo leggermente diverso rispetto alla prima affermazione di Kusturica, ci troviamo del tutto d’accordo con la seconda; quelle immagini che lui definisce “preventive” sono qualcosa che, infondo, si estende su tutti gli schermi (e oltre). ⁽²⁾ Quante volte abbiamo visto l’utilizzo scientifico della parola per indurre gli individui a fare una determinata azione o a percepire la realtà in un certo modo? Innumerevoli. Nonostante alcune posizioni di Kusturica, ⁽³⁾ oggi sembra essersi dimenticato ⁽⁴⁾ di ciò che ha scritto anni fa…
La Turchia boccia (per ora) l’ingresso della Svezia nella NATO ⇱
✑ E di conseguenza, anche la Finlandia. La questione che vede la Turchia assumere un’importanza geopolitica come pochi altri paesi al mondo non accenna a fermarsi, anzi. Dopo mesi di titubanza e incertezze circa l’adesione dei Paesi scandinavi nell’Alleanza atlantica ⁽¹⁾, ⁽²⁾, ⁽³⁾, ⁽⁴⁾ assistiamo alle seguenti dichiarazioni: «Alcuni punti del memorandum sono stati pienamente attuati, ma non tutti. Bisogna essere molto chiari: ci sono stati degli sviluppi positivi; non siamo qui per ostacolare l’allargamento della NATO, ma vogliamo vedere che questi Paesi facciano passi concreti contro il terrorismo, perché uno dei compiti principali dell’Alleanza atlantica è la lotta al terrorismo. […] Ma è anche importante che, quando saranno fatti questi passi, non sia possibile tornare indietro. I tempi dell’adesione quindi dipendono da questi Paesi. La Turchia non ha problemi con la Finlandia, ma i due Paesi vogliono accedere insieme. Ci aspettiamo che il nuovo governo svedese faccia passi concreti, alcuni sono già agli atti ma vogliamo vederne altri in linea con gli obiettivi del Memorandum»; queste le parole del Ministro degli Esteri turco Mevlut Cavosoglu. ⁽⁵⁾ Immancabile l’immediata contro-propaganda atlantista: nella stessa conferenza dove si è espresso Cavosoglu, il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg rammenta che è «importante finalizzare l'adesione all'Alleanza atlantica di Svezia e Finlandia. […] Riconosco le preoccupazioni di Ankara ma è chiaro che i due Paesi si sono impegnati nel memorandum». La Turchia rappresentata dal Ministro degli Esteri replica che gli Stati scandinavi «non hanno ancora mantenuto le promesse fatte». ⁽⁶⁾ Insomma… un vero e proprio punto di stallo; tra l’altro più che pronosticato, dato che il nodo più importante da sciogliere rimane sempre lo stesso: l’impossibilità d’estradizione di quelli definiti da Ankara «terroristi» che per le costituzioni e sistemi giuridici scandinavi non lo sono. ⁽⁷⁾ È inutile girarci attorno. L’unica condizione che permetterebbe l’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO è quella di rendere le costituzioni più liberali al mondo ⁽⁸⁾ come le più sporche sulla faccia della terra. Anche se in effetti… ⁽⁹⁾ @thearticolist
✑ E di conseguenza, anche la Finlandia. La questione che vede la Turchia assumere un’importanza geopolitica come pochi altri paesi al mondo non accenna a fermarsi, anzi. Dopo mesi di titubanza e incertezze circa l’adesione dei Paesi scandinavi nell’Alleanza atlantica ⁽¹⁾, ⁽²⁾, ⁽³⁾, ⁽⁴⁾ assistiamo alle seguenti dichiarazioni: «Alcuni punti del memorandum sono stati pienamente attuati, ma non tutti. Bisogna essere molto chiari: ci sono stati degli sviluppi positivi; non siamo qui per ostacolare l’allargamento della NATO, ma vogliamo vedere che questi Paesi facciano passi concreti contro il terrorismo, perché uno dei compiti principali dell’Alleanza atlantica è la lotta al terrorismo. […] Ma è anche importante che, quando saranno fatti questi passi, non sia possibile tornare indietro. I tempi dell’adesione quindi dipendono da questi Paesi. La Turchia non ha problemi con la Finlandia, ma i due Paesi vogliono accedere insieme. Ci aspettiamo che il nuovo governo svedese faccia passi concreti, alcuni sono già agli atti ma vogliamo vederne altri in linea con gli obiettivi del Memorandum»; queste le parole del Ministro degli Esteri turco Mevlut Cavosoglu. ⁽⁵⁾ Immancabile l’immediata contro-propaganda atlantista: nella stessa conferenza dove si è espresso Cavosoglu, il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg rammenta che è «importante finalizzare l'adesione all'Alleanza atlantica di Svezia e Finlandia. […] Riconosco le preoccupazioni di Ankara ma è chiaro che i due Paesi si sono impegnati nel memorandum». La Turchia rappresentata dal Ministro degli Esteri replica che gli Stati scandinavi «non hanno ancora mantenuto le promesse fatte». ⁽⁶⁾ Insomma… un vero e proprio punto di stallo; tra l’altro più che pronosticato, dato che il nodo più importante da sciogliere rimane sempre lo stesso: l’impossibilità d’estradizione di quelli definiti da Ankara «terroristi» che per le costituzioni e sistemi giuridici scandinavi non lo sono. ⁽⁷⁾ È inutile girarci attorno. L’unica condizione che permetterebbe l’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO è quella di rendere le costituzioni più liberali al mondo ⁽⁸⁾ come le più sporche sulla faccia della terra. Anche se in effetti… ⁽⁹⁾ @thearticolist
Formiche.net
Ankara vuole estradizioni da Stoccolma in cambio dell'ingresso nella Nato - Formiche.net
Ankara è soddisfatta dell'annullamento dell'embargo sulle armi, ma ora vuole vedere l'estradizione di più di settanta persone dal Paese scandinavo.
Firmato il decreto per piazzare un rigassificatore a Ravenna ⇱
✑ Al costo di circa un miliardo di euro e realizzato entro Settembre 2024, il Presidente della Regione Ravenna, nonché Commissario straordinario di governo, ovvero Stefano Bonaccini, firma il decreto autorizzativo ⁽¹⁾ per l’installazione di un rigassificatore al largo di Ravenna: questo stazionerà a 8,5km dalla costa e fornirà circa 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, pari al ± 8% del fabbisogno nazionale. ⁽²⁾, ⁽³⁾ Uno di quei famosi rigassificatori esentati da qualsivoglia controllo ambientale ⁽⁴⁾ e citati da Calenda durante la tornata elettorale. Proprio quelli per cui fu invocata addirittura la militarizzazione, purché questi ammassi di ferraglia ⁽⁵⁾ si piazzassero sulle nostre coste. ⁽⁶⁾ Su questo progetto c’è chi si prona al dio GNL e chi in parte, almeno, sembra opporvisi. Delle associazioni, anch’esse prone ma all’agenda climatica “Per il Clima – Fuori dal Fossile” e “Rete Emergenza Climatica e Ambientale” fanno delle considerazioni con le quali noi, che riconosciamo la malafede degli uni e degli altri, possiamo capire dinamiche e retroscena di queste progettualità inquinanti. Secondo queste associazioni, «Per le procedure amministrative complesse, e l’impianto di rigassificazione è sicuramente fra queste, il concetto di “presto” non coincide con quello di “bene”. Sono necessari approfondimenti tecnici e valutazioni complesse da parte di numerosi soggetti qualificati, e la posta in gioco è un bene sancito dalla Costituzione della Repubblica: il diritto all'ambiente, alla salute e alla sicurezza degli abitanti di oggi e delle future generazioni. Aggirare la VIA (valutazione di impatto ambientale) e le usuali normative è una scorciatoia che tuttavia comporta, per arrivare prima al traguardo, danni all’ambiente, inquinamento dell’aria circostante, rischio per la salute e la vivibilità presenti e future, probabili danni all’economia costiera. E soprattutto ci lega per l’eternità alla schiavitù delle fonti fossili (con buona pace di chi aveva voluto credere alla favola della temporaneità dell’impianto) in totale contrasto con gli obiettivi di de-carbonizzazione e contenimento del cambiamento climatico di cui quasi tutti sembrano essersi già dimenticati. Il “traguardo raggiunto” con la firma del decreto di approvazione del provvedimento autorizzativo viene presentato come una tappa storica per Ravenna e per il Paese. Ma l'opinione pubblica deve sapere che questo risultato costa e costerà la sospensione della carta costituzionale: l'art. 41, infatti, stabilisce che “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”. A meno che la Giustizia Amministrativa, com’è auspicabile che avvenga, non ci metta un freno, costringendo gli attori di quest’impresa a tornare indietro e ad imboccare la strada giusta, quella che porta fuori e lontano dalla dipendenza energetica dalle fonti fossili». ⁽⁷⁾ Incredibile di come l’élite faccia il bello e il cattivo tempo. @thearticolist
✑ Al costo di circa un miliardo di euro e realizzato entro Settembre 2024, il Presidente della Regione Ravenna, nonché Commissario straordinario di governo, ovvero Stefano Bonaccini, firma il decreto autorizzativo ⁽¹⁾ per l’installazione di un rigassificatore al largo di Ravenna: questo stazionerà a 8,5km dalla costa e fornirà circa 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, pari al ± 8% del fabbisogno nazionale. ⁽²⁾, ⁽³⁾ Uno di quei famosi rigassificatori esentati da qualsivoglia controllo ambientale ⁽⁴⁾ e citati da Calenda durante la tornata elettorale. Proprio quelli per cui fu invocata addirittura la militarizzazione, purché questi ammassi di ferraglia ⁽⁵⁾ si piazzassero sulle nostre coste. ⁽⁶⁾ Su questo progetto c’è chi si prona al dio GNL e chi in parte, almeno, sembra opporvisi. Delle associazioni, anch’esse prone ma all’agenda climatica “Per il Clima – Fuori dal Fossile” e “Rete Emergenza Climatica e Ambientale” fanno delle considerazioni con le quali noi, che riconosciamo la malafede degli uni e degli altri, possiamo capire dinamiche e retroscena di queste progettualità inquinanti. Secondo queste associazioni, «Per le procedure amministrative complesse, e l’impianto di rigassificazione è sicuramente fra queste, il concetto di “presto” non coincide con quello di “bene”. Sono necessari approfondimenti tecnici e valutazioni complesse da parte di numerosi soggetti qualificati, e la posta in gioco è un bene sancito dalla Costituzione della Repubblica: il diritto all'ambiente, alla salute e alla sicurezza degli abitanti di oggi e delle future generazioni. Aggirare la VIA (valutazione di impatto ambientale) e le usuali normative è una scorciatoia che tuttavia comporta, per arrivare prima al traguardo, danni all’ambiente, inquinamento dell’aria circostante, rischio per la salute e la vivibilità presenti e future, probabili danni all’economia costiera. E soprattutto ci lega per l’eternità alla schiavitù delle fonti fossili (con buona pace di chi aveva voluto credere alla favola della temporaneità dell’impianto) in totale contrasto con gli obiettivi di de-carbonizzazione e contenimento del cambiamento climatico di cui quasi tutti sembrano essersi già dimenticati. Il “traguardo raggiunto” con la firma del decreto di approvazione del provvedimento autorizzativo viene presentato come una tappa storica per Ravenna e per il Paese. Ma l'opinione pubblica deve sapere che questo risultato costa e costerà la sospensione della carta costituzionale: l'art. 41, infatti, stabilisce che “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”. A meno che la Giustizia Amministrativa, com’è auspicabile che avvenga, non ci metta un freno, costringendo gli attori di quest’impresa a tornare indietro e ad imboccare la strada giusta, quella che porta fuori e lontano dalla dipendenza energetica dalle fonti fossili». ⁽⁷⁾ Incredibile di come l’élite faccia il bello e il cattivo tempo. @thearticolist
ANSA.it
Energia: firmato il decreto per il rigassificatore Ravenna
Firmato dal presidente della Regione Emilia-Romagna e commissario straordinario di Governo, Stefano Bonaccini, il decreto autorizzativo per il rigassificatore da avviare al largo di Ravenna. (ANSA)
Affossato il tetto al prezzo del gas ⇱
✑ Il price-cap sul gas proposto da Mario Draghi prima ⁽¹⁾ e “rivisitato” dai componenti del blocco europeo poi ⁽²⁾, ⁽³⁾, ⁽⁴⁾ è inattuabile. O perlomeno così com’è. Non che ci volesse un genio, in effetti. ⁽⁵⁾ L'organo esecutivo dell'Unione europea ha fatto sapere agli Stati membri che non sarà possibile imporre un tetto al prezzo del gas perché ciò non avrebbe influito sui contratti a lungo termine o sulla sicurezza delle forniture, hanno “confessato” due fonti diplomatiche anonime attraverso l’agenzia di stampa internazionale Reuters. ⁽⁶⁾ Su tutte le furie il Presidente del Consiglio UE Charles Michael, chiedendo al Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen di trovare un accordo al più presto. ⁽⁷⁾, ⁽⁸⁾ Al netto dei continui veti ⁽⁹⁾ ai quali abbiamo assistito nel corso di questi mesi, la scena simbolica che più si addice a questa proposta è la coda recisa di una lucertola: agitarsi per solo impulso nervoso e destinata a fermarsi per sempre. @thearticolist
✑ Il price-cap sul gas proposto da Mario Draghi prima ⁽¹⁾ e “rivisitato” dai componenti del blocco europeo poi ⁽²⁾, ⁽³⁾, ⁽⁴⁾ è inattuabile. O perlomeno così com’è. Non che ci volesse un genio, in effetti. ⁽⁵⁾ L'organo esecutivo dell'Unione europea ha fatto sapere agli Stati membri che non sarà possibile imporre un tetto al prezzo del gas perché ciò non avrebbe influito sui contratti a lungo termine o sulla sicurezza delle forniture, hanno “confessato” due fonti diplomatiche anonime attraverso l’agenzia di stampa internazionale Reuters. ⁽⁶⁾ Su tutte le furie il Presidente del Consiglio UE Charles Michael, chiedendo al Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen di trovare un accordo al più presto. ⁽⁷⁾, ⁽⁸⁾ Al netto dei continui veti ⁽⁹⁾ ai quali abbiamo assistito nel corso di questi mesi, la scena simbolica che più si addice a questa proposta è la coda recisa di una lucertola: agitarsi per solo impulso nervoso e destinata a fermarsi per sempre. @thearticolist
Il Fatto Quotidiano
Gas, il price cap dinamico non vedrà mai la luce: per la Commissione è impossibile disegnarlo come hanno chiesto i leader dei 27
Nemmeno il price cap “dinamico” su cui il Consiglio europeo a fine ottobre aveva trovato una faticosa intesa di massima, dopo mesi di negoziati, è destinato a vedere la luce. Lunedì, secondo Politico, funzionari della Commissione – incaricata di scrivere…
“la Repubbilca” e la campagna di disinformazione su Liliana Segre: un’operazione coordinata? ⇱
✑ Oggigiorno una sola lettera può dare inizio a una campagna di disinformazione: ciò che noi temiamo, è che in questo caso ci sia una comunione d’intenti che spinge a provocare i dissidenti. “la Repubbilca” ⁽¹⁾ è la scimmiottatura del noto quotidiano “la Repubblica” ⁽²⁾ che si diverte a creare parodie giornalistiche del giornale degli Elkann-Agnelli. Anche se, a dirla tutta, l’attendibilità di questo e il suo “alter ego” è pressoché identica; il problema è che qualcuno potrebbe non accorgersi di queste sottigliezze. Sul canale Telegram “Io Non Mi Vaccino” troviamo uno screenshot dell’alter-ego de “la Repubblica” con all’interno l’anteprima di un articolo raffigurante Liliana Segre, questo titolante: “Liliana Segre torna con autorità sui No-vax e chiarisce una volta per tutte la distinzione fra fascismi buoni e fascismi cattivi”: il che risulterebbe incredibile se fossero parole pronunciate da chi avrebbe affrontato la Shoah. “Incredibile”, nel senso che nonostante Liliana Segre abbia dimostrato più volte di essere il manganello ideologico del potere ⁽³⁾, ⁽⁴⁾, ⁽⁵⁾, ⁽⁶⁾ palesando nei confronti dei “no-vax” un atteggiamento ipso-fatto simile a quello attribuitole nella parodia, ⁽⁷⁾ arrivare a pronunciarsi in questo modo è semplicemente impensabile. Impensabile, perché l’anteprima dell’articolo-fake continua con un virgolettato: «Discriminare i No-Vax è sacrosanto. Anzi: si poteva escluderli ancora di più dalla vita pubblica e isolarli dalla società migliore. Si continui»; seguito dallo slogan “esistono discriminazioni buone”. ⁽⁸⁾ Quest’operazione ci risulta una vera e propria trappola nei confronti delle persone che, spinte dalla disperazione di cotanta oppressione da parte del potere, spinga questi a varcare la soglia della costituzionalità insultando Liliana Segre sulla base di un presupposto falso. Un presupposto che però aumenta a dismisura l’odio sociale. Queste sembrerebbero mere speculazioni, se non fosse per il fatto che anche “la Repubbilca” se ne sia resa conto. Tra le tante opere realizzate dall’alter-ego del giornale degli Elkann, quello in questione è stato eliminato dagli autori ⁽⁹⁾ e seguito dalla replica: «Ragazzi sveglia! Siamo un account parodia!!!!
La signora Segre non direbbe mai cose così terribili». ⁽¹⁰⁾ Se fosse stato un contenuto così parodistico non si sarebbero presi la briga di eliminarlo. È una parodia, no? Anche perché realizzare operazioni del genere, oltre a non far ridere è estremamente pericoloso; infatti, non siamo gli unici a essercene accorti. ⁽¹¹⁾ Adesso, assistiamo ad alcune coincidenze come le recenti dichiarazioni della senatrice novantaduenne, ora - e dopo anni - motivata a denunciare: «Per la prima volta denuncerò un no vax. Sono stata tanto tempo in silenzio, ma adesso farò causa a chi mi ha insultato». ⁽¹²⁾ Il caso è stato ovviamente seguito da speculazioni giornalistiche come quella di Gramellini sul Corriere della Sera. ⁽¹³⁾ Guarda caso, Segre comincia a denunciare dopo questo strana vicenda. Guarda caso, nessuno sembra essersi accorto di questo fatto gravissimo. Se questa non è un’operazione coordinata, è quantomeno sospetta: abbastanza sospetta che gli avvelenatori di pozzi agiscono indisturbati. L’unico appello che facciamo a “la Repubbilca” è quello di vergognarsi. E ovviamente, trovare scopi più alti nella propria vita, dato che può essere molto breve. Lettori e amministratori di canali sono invitati da noi a farglielo presente. @thearticolist
✑ Oggigiorno una sola lettera può dare inizio a una campagna di disinformazione: ciò che noi temiamo, è che in questo caso ci sia una comunione d’intenti che spinge a provocare i dissidenti. “la Repubbilca” ⁽¹⁾ è la scimmiottatura del noto quotidiano “la Repubblica” ⁽²⁾ che si diverte a creare parodie giornalistiche del giornale degli Elkann-Agnelli. Anche se, a dirla tutta, l’attendibilità di questo e il suo “alter ego” è pressoché identica; il problema è che qualcuno potrebbe non accorgersi di queste sottigliezze. Sul canale Telegram “Io Non Mi Vaccino” troviamo uno screenshot dell’alter-ego de “la Repubblica” con all’interno l’anteprima di un articolo raffigurante Liliana Segre, questo titolante: “Liliana Segre torna con autorità sui No-vax e chiarisce una volta per tutte la distinzione fra fascismi buoni e fascismi cattivi”: il che risulterebbe incredibile se fossero parole pronunciate da chi avrebbe affrontato la Shoah. “Incredibile”, nel senso che nonostante Liliana Segre abbia dimostrato più volte di essere il manganello ideologico del potere ⁽³⁾, ⁽⁴⁾, ⁽⁵⁾, ⁽⁶⁾ palesando nei confronti dei “no-vax” un atteggiamento ipso-fatto simile a quello attribuitole nella parodia, ⁽⁷⁾ arrivare a pronunciarsi in questo modo è semplicemente impensabile. Impensabile, perché l’anteprima dell’articolo-fake continua con un virgolettato: «Discriminare i No-Vax è sacrosanto. Anzi: si poteva escluderli ancora di più dalla vita pubblica e isolarli dalla società migliore. Si continui»; seguito dallo slogan “esistono discriminazioni buone”. ⁽⁸⁾ Quest’operazione ci risulta una vera e propria trappola nei confronti delle persone che, spinte dalla disperazione di cotanta oppressione da parte del potere, spinga questi a varcare la soglia della costituzionalità insultando Liliana Segre sulla base di un presupposto falso. Un presupposto che però aumenta a dismisura l’odio sociale. Queste sembrerebbero mere speculazioni, se non fosse per il fatto che anche “la Repubbilca” se ne sia resa conto. Tra le tante opere realizzate dall’alter-ego del giornale degli Elkann, quello in questione è stato eliminato dagli autori ⁽⁹⁾ e seguito dalla replica: «Ragazzi sveglia! Siamo un account parodia!!!!
La signora Segre non direbbe mai cose così terribili». ⁽¹⁰⁾ Se fosse stato un contenuto così parodistico non si sarebbero presi la briga di eliminarlo. È una parodia, no? Anche perché realizzare operazioni del genere, oltre a non far ridere è estremamente pericoloso; infatti, non siamo gli unici a essercene accorti. ⁽¹¹⁾ Adesso, assistiamo ad alcune coincidenze come le recenti dichiarazioni della senatrice novantaduenne, ora - e dopo anni - motivata a denunciare: «Per la prima volta denuncerò un no vax. Sono stata tanto tempo in silenzio, ma adesso farò causa a chi mi ha insultato». ⁽¹²⁾ Il caso è stato ovviamente seguito da speculazioni giornalistiche come quella di Gramellini sul Corriere della Sera. ⁽¹³⁾ Guarda caso, Segre comincia a denunciare dopo questo strana vicenda. Guarda caso, nessuno sembra essersi accorto di questo fatto gravissimo. Se questa non è un’operazione coordinata, è quantomeno sospetta: abbastanza sospetta che gli avvelenatori di pozzi agiscono indisturbati. L’unico appello che facciamo a “la Repubbilca” è quello di vergognarsi. E ovviamente, trovare scopi più alti nella propria vita, dato che può essere molto breve. Lettori e amministratori di canali sono invitati da noi a farglielo presente. @thearticolist
Gli USA stanno facendo privatamente pressione su Kiev per avviare negoziati con Mosca? ⇱
✑ O questa è la versione che troviamo su un articolo a firma di Missy Ryan, John Hudson e Paul Sonne sul Washington Post, noto quotidiano statunitense. Ebbene sì: in data 5 Novembre 2022 sul giornale presieduto da Sally Buzbee l’articolo titolante: “Gli Stati Uniti chiedono privatamente all'Ucraina di dimostrare di essere aperta a negoziare con la Russia”, svelerebbe alcuni retroscena detti e non-detti sul conflitto russo-ucraino. Definito «L'incoraggiamento» da parte dell’Amministrazione Biden, si legge nell’articolo, non mirerebbe a «spingere l'Ucraina al tavolo dei negoziati», ma a «garantire che mantenga un livello morale agli occhi dei suoi sostenitori internazionali»: un po’ come fanno i mafiosi, se ci fate caso. Secondo il giornale infatti, il «rifiuto del presidente Zelensky di parlare con Putin», avrebbe «alimentato la preoccupazione» in alcune parti dell'Europa, dell'Africa e dell'America Latina, dove gli «effetti dirompenti» della guerra si starebbero dimostrando «gravi». Questo “incentivo”, viene definito come un «tentativo calcolato per garantire che il governo di Kiev mantenga il sostegno di altre nazioni che affrontano circoscrizioni diffidenti nell’alimentare una guerra per molti anni a venire». Ma non è finita. Le recenti discussioni dimostrerebbero «quanto sia diventata complessa la posizione dell'amministrazione Biden sull'Ucraina, poiché i funzionari statunitensi giurano pubblicamente di sostenere Kiev con enormi somme di aiuti "per tutto il tempo necessario" sperando in una risoluzione del conflitto che negli ultimi otto mesi ha messo a dura prova l'economia mondiale e ha scatenato timori di una guerra nucleare». Ma c’è anche chi ribadisce che «La stanchezza sulla questione Ucraina è una cosa reale per alcuni dei nostri partner»: così avrebbe detto il funzionario statunitense che, come altri intervistati per il rapporto al Washington Post, avrebbe parlato a condizione di anonimato per discutere circa le conversazioni definite «sensibili» tra Washington e Kiev. @thearticolist
✑ O questa è la versione che troviamo su un articolo a firma di Missy Ryan, John Hudson e Paul Sonne sul Washington Post, noto quotidiano statunitense. Ebbene sì: in data 5 Novembre 2022 sul giornale presieduto da Sally Buzbee l’articolo titolante: “Gli Stati Uniti chiedono privatamente all'Ucraina di dimostrare di essere aperta a negoziare con la Russia”, svelerebbe alcuni retroscena detti e non-detti sul conflitto russo-ucraino. Definito «L'incoraggiamento» da parte dell’Amministrazione Biden, si legge nell’articolo, non mirerebbe a «spingere l'Ucraina al tavolo dei negoziati», ma a «garantire che mantenga un livello morale agli occhi dei suoi sostenitori internazionali»: un po’ come fanno i mafiosi, se ci fate caso. Secondo il giornale infatti, il «rifiuto del presidente Zelensky di parlare con Putin», avrebbe «alimentato la preoccupazione» in alcune parti dell'Europa, dell'Africa e dell'America Latina, dove gli «effetti dirompenti» della guerra si starebbero dimostrando «gravi». Questo “incentivo”, viene definito come un «tentativo calcolato per garantire che il governo di Kiev mantenga il sostegno di altre nazioni che affrontano circoscrizioni diffidenti nell’alimentare una guerra per molti anni a venire». Ma non è finita. Le recenti discussioni dimostrerebbero «quanto sia diventata complessa la posizione dell'amministrazione Biden sull'Ucraina, poiché i funzionari statunitensi giurano pubblicamente di sostenere Kiev con enormi somme di aiuti "per tutto il tempo necessario" sperando in una risoluzione del conflitto che negli ultimi otto mesi ha messo a dura prova l'economia mondiale e ha scatenato timori di una guerra nucleare». Ma c’è anche chi ribadisce che «La stanchezza sulla questione Ucraina è una cosa reale per alcuni dei nostri partner»: così avrebbe detto il funzionario statunitense che, come altri intervistati per il rapporto al Washington Post, avrebbe parlato a condizione di anonimato per discutere circa le conversazioni definite «sensibili» tra Washington e Kiev. @thearticolist
#CITAZIONI 💬 ⇲
✑ “Crisi” economiche, pandemiche, belliche e climatiche: questi sono i presupposti con i quali il potere tenta di redigere le basi del nostro stile di vita; giusto o sbagliato che sia, esso deve - secondo il potere - assoggettarsi acriticamente allo spettro della collettività: quest’ultimo costruito con mantra e ideologie che hanno il solo scopo di garantire, oltre che un’ipnosi di massa protratta nel tempo, un dominio su molti da parte di pochi. Quei pochi che, attraverso il ricatto e il denaro fanno dell’uomo un ventriloquo - consapevole o meno - del potere. Chiunque risieda al di fuori di questo macabro recinto felice, è uno di troppo. Un difetto di fabbrica.
✑ “Crisi” economiche, pandemiche, belliche e climatiche: questi sono i presupposti con i quali il potere tenta di redigere le basi del nostro stile di vita; giusto o sbagliato che sia, esso deve - secondo il potere - assoggettarsi acriticamente allo spettro della collettività: quest’ultimo costruito con mantra e ideologie che hanno il solo scopo di garantire, oltre che un’ipnosi di massa protratta nel tempo, un dominio su molti da parte di pochi. Quei pochi che, attraverso il ricatto e il denaro fanno dell’uomo un ventriloquo - consapevole o meno - del potere. Chiunque risieda al di fuori di questo macabro recinto felice, è uno di troppo. Un difetto di fabbrica.
The Articolist
Gli USA stanno facendo privatamente pressione su Kiev per avviare negoziati con Mosca? ⇱ ✑ O questa è la versione che troviamo su un articolo a firma di Missy Ryan, John Hudson e Paul Sonne sul Washington Post, noto quotidiano statunitense. Ebbene sì: in…
Gli Stati Uniti fanno pressione su Kiev per aprire ai negoziati con Mosca ⇱
✑ Toccata piano da Macron in tempi “non sospetti”, ⁽¹⁾ ribadito dal Capo di stato maggiore congiunto statunitense Mark Milley ⁽²⁾ e annunciato in modo meno discreto dal Washington Post ⁽³⁾ oggi, sembrerebbe essere ufficiale: la Casa bianca sta facendo pressioni all’Amministrazione Zelensky per trovare dei punti d’incontro con la Russia. Il Consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan si pronuncia in modo piuttosto dissonante sulla questione russo-ucraina, nonostante il recentissimo incontro con Zelensky e la prona fede al regime di Kiev. ⁽⁴⁾ È in quest’incontro che Sullivan avrebbe invitato il presidente ucraino ad assumere toni differenti con la Russia. Ovvero, di fare «richieste realistiche» e di dare «priorità per le trattative», includendo anche una «rivalutazione dell'obiettivo di Kiev di riguadagnare la Crimea». ⁽⁵⁾ Questi “solleciti” hanno origine da un rapporto del Wall Street Journal ⁽⁶⁾ che metterebbero in evidenza, tra le priorità USA, un allentamento delle tensioni tra Russia e Ucraina prima della stagione invernale e il motivo è molto chiaro: la «crescente preoccupazione per l'aumento dei prezzi energetici e alimentari». ⁽⁷⁾ A meravigliarci non è ciò che sembrerebbe essere l’esodo della fase più pericolosa del conflitto russo-ucraino, ma l’ostinatezza di Zelensky che non sembra volersi rassegnare a un cambio delle carte in tavola. ⁽⁸⁾ Un Zelensky che rischia di fare una fine non così differente da quella di Hiroo Onoda. ⁽⁹⁾ @thearticolist
✑ Toccata piano da Macron in tempi “non sospetti”, ⁽¹⁾ ribadito dal Capo di stato maggiore congiunto statunitense Mark Milley ⁽²⁾ e annunciato in modo meno discreto dal Washington Post ⁽³⁾ oggi, sembrerebbe essere ufficiale: la Casa bianca sta facendo pressioni all’Amministrazione Zelensky per trovare dei punti d’incontro con la Russia. Il Consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan si pronuncia in modo piuttosto dissonante sulla questione russo-ucraina, nonostante il recentissimo incontro con Zelensky e la prona fede al regime di Kiev. ⁽⁴⁾ È in quest’incontro che Sullivan avrebbe invitato il presidente ucraino ad assumere toni differenti con la Russia. Ovvero, di fare «richieste realistiche» e di dare «priorità per le trattative», includendo anche una «rivalutazione dell'obiettivo di Kiev di riguadagnare la Crimea». ⁽⁵⁾ Questi “solleciti” hanno origine da un rapporto del Wall Street Journal ⁽⁶⁾ che metterebbero in evidenza, tra le priorità USA, un allentamento delle tensioni tra Russia e Ucraina prima della stagione invernale e il motivo è molto chiaro: la «crescente preoccupazione per l'aumento dei prezzi energetici e alimentari». ⁽⁷⁾ A meravigliarci non è ciò che sembrerebbe essere l’esodo della fase più pericolosa del conflitto russo-ucraino, ma l’ostinatezza di Zelensky che non sembra volersi rassegnare a un cambio delle carte in tavola. ⁽⁸⁾ Un Zelensky che rischia di fare una fine non così differente da quella di Hiroo Onoda. ⁽⁹⁾ @thearticolist
Il Sole 24 ORE
Ucraina, pressing Usa su Zelensky per aprire a negoziati - Il Sole 24 ORE
(Lapresse) Stati Uniti in pressing su Volodymyr Zelensky. La Casa Bianca chiede al presidente ucraino una apertura a possibili negoziati con la...
15 Novembre 2022: l’Ucraina è ufficialmente uno stato terrorista ⇱
✑ 15 Novembre 2022: alle 15:40 due missili ⁽¹⁾ colpiscono la Polonia, nel villaggio di Przewodów; questi uccidono due uomini dall’età compresa tra i 50 e i 60 anni: individui che sembrano non avere nulla a che fare nel conflitto russo-ucraino. ⁽²⁾ La città polacca coinvolta dista circa 6km a nord dal confine ucraino, ⁽³⁾ lasciando “presupporre” che il luogo colpito - precisamente un sito dove si essiccano cereali - fosse un bersaglio della Federazione Russa. Adesso, chiunque abbia un po’ di sale in zucca si chiederebbe quale sarebbe la validità strategica sul piano militare, se non quella di aumentare le tensioni ⁽⁴⁾ geopolitiche; l’alternativa, è che si tratti di un errore tecnico ⁽⁵⁾ e ora prenderemo in analisi tutti i dati attualmente disponibili. Immediata la reazione atlantista ⁽⁶⁾ e la messa in stato di allerta dell’esercito polacco dopo una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza nazionale. ⁽⁷⁾ Sembrerebbe essere stato “invocato” anche l’articolo 4 della NATO. ⁽⁸⁾ Questo è senz’altro un evento gravissimo perché è la prima volta che un paese del Patto atlantico viene coinvolto in modo diretto nel conflitto russo-ucraino. Ciò non significa però, che nonostante le analogie del passato, questo evento funga imprescindibilmente da casus-belli per radere al suolo il pianeta. Anzi… la prima a dimostrare l’esatto contrario è proprio la Polonia: il presidente polacco Andrzej Duda ha dichiarato, in assenza di prove tangibili, che «Non c'è nulla che indichi che eventi come questo debbano verificarsi ancora. Al momento, possiamo dire che quello che è successo è stato un incidente isolato». ⁽⁹⁾ Biden dice in sintesi che è «improbabile che il missile caduto in Polonia, al confine con l'Ucraina, sia stato lanciato dalla Russia». ⁽¹⁰⁾ Erdogan, dice che «L’incidente missilistico in Polonia potrebbe essere un errore tecnico», ribadendo di «rispettare le spiegazioni fornite dalla Russia». ⁽¹¹⁾ Il cancelliere tedesco Scholz invoca «prudenza», ⁽¹²⁾ come chiunque non voglia prendersi la responsabilità di buttare benzina sul fuoco: compreso il Pentagono. ⁽¹³⁾ Ma quali sono le spiegazioni della Russia? La Russia dice che l’attacco missilistico in Polonia è stato causato dalla difesa aerea ucraina. ⁽¹⁴⁾ Qual è la verità? Il missile che ha ucciso due persone in Polonia era un missile di difesa aerea ucraino, così avrebbe detto una fonte della NATO all’agenzia Routers. ⁽¹⁵⁾ Passiamo al dunque: che modello era il missile rinvenuto sul luogo dell’esplosione? Secondo indiscrezioni si tratterebbe di un S-300: modello usato per gli attacchi da terra-aria sia dai russi che dagli ucraini, motivo per cui si accusano a vicenda ⁽¹⁶⁾ e ovviamente, assistiamo a una lagna propagandista di stampo atlantista. Però, la realtà è un’altra. L’Ukraine Weapons Tracker, progetto che si occupa di analisi tecnica sull’utilizzo del materiale bellico in Ucraina sentenzia: «Quindi cosa si è schiantato oggi nel villaggio di Przewodów, in Polonia? Abbiamo analizzato le foto disponibili dei frammenti e siamo giunti alla chiara conclusione che appartengono al motore 48D6 del missile serie 5V55 del sistema S-300 AD, ucraino». Dopo l’indignazione, gli analisti replicano: «Sentitevi liberi di controllare la posizione e quanto dista dai confini russi e persino bielorussi. E poi controllate la portata massima del missile citato per la modalità terra-aria, nella modalità di attacco al suolo è ancora inferiore». ⁽¹⁷⁾ Questa circostanza lascia spazio a poche obiezioni. L’Ucraina ha deliberatamente creato una false-flag. L’Ucraina è dunque uno stato terrorista. @thearticolist
✑ 15 Novembre 2022: alle 15:40 due missili ⁽¹⁾ colpiscono la Polonia, nel villaggio di Przewodów; questi uccidono due uomini dall’età compresa tra i 50 e i 60 anni: individui che sembrano non avere nulla a che fare nel conflitto russo-ucraino. ⁽²⁾ La città polacca coinvolta dista circa 6km a nord dal confine ucraino, ⁽³⁾ lasciando “presupporre” che il luogo colpito - precisamente un sito dove si essiccano cereali - fosse un bersaglio della Federazione Russa. Adesso, chiunque abbia un po’ di sale in zucca si chiederebbe quale sarebbe la validità strategica sul piano militare, se non quella di aumentare le tensioni ⁽⁴⁾ geopolitiche; l’alternativa, è che si tratti di un errore tecnico ⁽⁵⁾ e ora prenderemo in analisi tutti i dati attualmente disponibili. Immediata la reazione atlantista ⁽⁶⁾ e la messa in stato di allerta dell’esercito polacco dopo una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza nazionale. ⁽⁷⁾ Sembrerebbe essere stato “invocato” anche l’articolo 4 della NATO. ⁽⁸⁾ Questo è senz’altro un evento gravissimo perché è la prima volta che un paese del Patto atlantico viene coinvolto in modo diretto nel conflitto russo-ucraino. Ciò non significa però, che nonostante le analogie del passato, questo evento funga imprescindibilmente da casus-belli per radere al suolo il pianeta. Anzi… la prima a dimostrare l’esatto contrario è proprio la Polonia: il presidente polacco Andrzej Duda ha dichiarato, in assenza di prove tangibili, che «Non c'è nulla che indichi che eventi come questo debbano verificarsi ancora. Al momento, possiamo dire che quello che è successo è stato un incidente isolato». ⁽⁹⁾ Biden dice in sintesi che è «improbabile che il missile caduto in Polonia, al confine con l'Ucraina, sia stato lanciato dalla Russia». ⁽¹⁰⁾ Erdogan, dice che «L’incidente missilistico in Polonia potrebbe essere un errore tecnico», ribadendo di «rispettare le spiegazioni fornite dalla Russia». ⁽¹¹⁾ Il cancelliere tedesco Scholz invoca «prudenza», ⁽¹²⁾ come chiunque non voglia prendersi la responsabilità di buttare benzina sul fuoco: compreso il Pentagono. ⁽¹³⁾ Ma quali sono le spiegazioni della Russia? La Russia dice che l’attacco missilistico in Polonia è stato causato dalla difesa aerea ucraina. ⁽¹⁴⁾ Qual è la verità? Il missile che ha ucciso due persone in Polonia era un missile di difesa aerea ucraino, così avrebbe detto una fonte della NATO all’agenzia Routers. ⁽¹⁵⁾ Passiamo al dunque: che modello era il missile rinvenuto sul luogo dell’esplosione? Secondo indiscrezioni si tratterebbe di un S-300: modello usato per gli attacchi da terra-aria sia dai russi che dagli ucraini, motivo per cui si accusano a vicenda ⁽¹⁶⁾ e ovviamente, assistiamo a una lagna propagandista di stampo atlantista. Però, la realtà è un’altra. L’Ukraine Weapons Tracker, progetto che si occupa di analisi tecnica sull’utilizzo del materiale bellico in Ucraina sentenzia: «Quindi cosa si è schiantato oggi nel villaggio di Przewodów, in Polonia? Abbiamo analizzato le foto disponibili dei frammenti e siamo giunti alla chiara conclusione che appartengono al motore 48D6 del missile serie 5V55 del sistema S-300 AD, ucraino». Dopo l’indignazione, gli analisti replicano: «Sentitevi liberi di controllare la posizione e quanto dista dai confini russi e persino bielorussi. E poi controllate la portata massima del missile citato per la modalità terra-aria, nella modalità di attacco al suolo è ancora inferiore». ⁽¹⁷⁾ Questa circostanza lascia spazio a poche obiezioni. L’Ucraina ha deliberatamente creato una false-flag. L’Ucraina è dunque uno stato terrorista. @thearticolist
www.iltempo.it
Polonia, l'analisi sui resti che svela la verità sui missili: “Sono ucraini, ecco perché”
Due missili sono caduti sul villaggio di Przewodow in Polonia, vicino al confine con l’Ucraina, causando due vittime. Secondo fonti di intellige...
Università di Barcellona: corso obbligatorio sulla “crisi climatica” a partire dal 2024 ⇱
✑ Questo post inizierà con una domanda: e se tutti gli attacchi eco-terroristici che stiamo vedendo nel corso di questi mesi ⁽¹⁾ mirassero a ottenere risultati analoghi? Dopo che la divisione catalana dell’organizzazione End Fossil ⁽²⁾ ha occupato per sette giorni consecutivi l’Università di Barcellona, quest’ultima sembra essersi fatta improvvisamente un esame di coscienza, portando con matrice reazionaria un tema cui purtroppo è questione di tempo, prima che lo ritroveremo anche negli asili… la “crisi climatica”: bufala ideologica supportata dai soliti gruppi di potere. ⁽³⁾ E fu così che «L'Università di Barcellona ha accolto» le “richieste” degli studenti e «progetterà una materia obbligatoria sulla crisi socio-ecologica», questa per TUTTE le lauree. I programmi (di tutte le lauree) «dovranno includere una prospettiva di crisi socio-ecologica relativa a ciascuna disciplina». ⁽⁴⁾ La “svolta” «rappresenta una vittoria per il gruppo studentesco End Fossil - Barcelona dopo l'occupazione di una settimana che richiede questa materia come obbligatoria». […] Il gruppo “celebra” «l'impegno dell'Università, che considerano essenziale per preparare le prossime generazioni di studenti al contesto mondiale attuale». I cambiamenti nel curriculum didattico «saranno guidati da un Comitato Consultivo dedicato, controllato e diretto dai rappresentanti della facoltà proposti dagli studenti». Le “discussioni” saranno «pubbliche e aperte agli osservatori studenteschi». Il corso, ribadiamo, OBBLIGATORIO, non sarà solo «sul cambiamento climatico e sui suoi aspetti tecnici, o sui discorsi convenzionali di "sviluppo sostenibile"»; affronterà invece «l'attuale crisi di civiltà in tutta la sua complessità storica, culturale, sociale ed economica». Rabbrividisco. Le dichiarazioni ufficiali dell'Università di Barcellona sono le seguenti: «invertire l'attuale emergenza climatica richiede, prima di tutto, garantire che i professionisti del futuro abbiano le conoscenze, gli atteggiamenti e le competenze necessarie per essere attori della trasformazione sociale riguardante l'emergenza climatica. Le università svolgono un ruolo fondamentale in questo obiettivo». Più di 200 professori e ricercatori hanno firmato una lettera aperta a sostegno del gruppo. Jason Hickel, professore presso l'Istituto di Scienze e Tecnologia Ambientali dell'Università Autonoma di Barcellona, ha dichiarato che «tutti gli aspetti della vita saranno influenzati dalla crisi socio-ecologica, è fondamentale fornire agli studenti la capacità di capire cosa sta succedendo in modo che possano impegnarsi, rispondere e intervenire. L'Università di Barcellona sta facendo un passo importante con questa materia obbligatoria e altre università dovrebbero seguire l'esempio». […] Tuttavia e come se non bastasse, l’Università ha deciso di non spezzare i legami con le società di combustibili fossili e le banche che la finanziano: in particolare la Repsol Energy Transition Professorship. […] La decisione è stata criticata dagli studenti, che denunciano che «nonostante abbia accettato di educarci sulla crisi socio-ecologica, l’Università non riesce a rompere i legami con le industrie che la creano in primo luogo». ⁽⁵⁾ […] Il bue che dice cornuto all’asino, in sostanza. ⁽⁶⁾ @thearticolist
✑ Questo post inizierà con una domanda: e se tutti gli attacchi eco-terroristici che stiamo vedendo nel corso di questi mesi ⁽¹⁾ mirassero a ottenere risultati analoghi? Dopo che la divisione catalana dell’organizzazione End Fossil ⁽²⁾ ha occupato per sette giorni consecutivi l’Università di Barcellona, quest’ultima sembra essersi fatta improvvisamente un esame di coscienza, portando con matrice reazionaria un tema cui purtroppo è questione di tempo, prima che lo ritroveremo anche negli asili… la “crisi climatica”: bufala ideologica supportata dai soliti gruppi di potere. ⁽³⁾ E fu così che «L'Università di Barcellona ha accolto» le “richieste” degli studenti e «progetterà una materia obbligatoria sulla crisi socio-ecologica», questa per TUTTE le lauree. I programmi (di tutte le lauree) «dovranno includere una prospettiva di crisi socio-ecologica relativa a ciascuna disciplina». ⁽⁴⁾ La “svolta” «rappresenta una vittoria per il gruppo studentesco End Fossil - Barcelona dopo l'occupazione di una settimana che richiede questa materia come obbligatoria». […] Il gruppo “celebra” «l'impegno dell'Università, che considerano essenziale per preparare le prossime generazioni di studenti al contesto mondiale attuale». I cambiamenti nel curriculum didattico «saranno guidati da un Comitato Consultivo dedicato, controllato e diretto dai rappresentanti della facoltà proposti dagli studenti». Le “discussioni” saranno «pubbliche e aperte agli osservatori studenteschi». Il corso, ribadiamo, OBBLIGATORIO, non sarà solo «sul cambiamento climatico e sui suoi aspetti tecnici, o sui discorsi convenzionali di "sviluppo sostenibile"»; affronterà invece «l'attuale crisi di civiltà in tutta la sua complessità storica, culturale, sociale ed economica». Rabbrividisco. Le dichiarazioni ufficiali dell'Università di Barcellona sono le seguenti: «invertire l'attuale emergenza climatica richiede, prima di tutto, garantire che i professionisti del futuro abbiano le conoscenze, gli atteggiamenti e le competenze necessarie per essere attori della trasformazione sociale riguardante l'emergenza climatica. Le università svolgono un ruolo fondamentale in questo obiettivo». Più di 200 professori e ricercatori hanno firmato una lettera aperta a sostegno del gruppo. Jason Hickel, professore presso l'Istituto di Scienze e Tecnologia Ambientali dell'Università Autonoma di Barcellona, ha dichiarato che «tutti gli aspetti della vita saranno influenzati dalla crisi socio-ecologica, è fondamentale fornire agli studenti la capacità di capire cosa sta succedendo in modo che possano impegnarsi, rispondere e intervenire. L'Università di Barcellona sta facendo un passo importante con questa materia obbligatoria e altre università dovrebbero seguire l'esempio». […] Tuttavia e come se non bastasse, l’Università ha deciso di non spezzare i legami con le società di combustibili fossili e le banche che la finanziano: in particolare la Repsol Energy Transition Professorship. […] La decisione è stata criticata dagli studenti, che denunciano che «nonostante abbia accettato di educarci sulla crisi socio-ecologica, l’Università non riesce a rompere i legami con le industrie che la creano in primo luogo». ⁽⁵⁾ […] Il bue che dice cornuto all’asino, in sostanza. ⁽⁶⁾ @thearticolist
LifeGate
All’università di Barcellona la crisi climatica diventa una materia obbligatoria - LifeGate
Dopo aver occupato l'università di Barcellona per 7 giorni, gli attivisti incassano una vittoria: introdotto un corso obbligatorio sulla crisi climatica.
Il Pentagono ammette: Ucraina ha «poche probabilità» di vittoria (in tempi BREVI) e aggiunge che l’inverno (POTREBBE) «agevolare» i negoziati ⇱
✑ Per sfortuna dei nostri influencer politici che stavano già con l’elmetto sul capo fremendo dall’invocare una mobilitazione generale, una conferenza stampa del Pentagono sembrerebbe confermare alcune delle indiscrezioni che abbiamo intuito sul nostro piccolo spazio: secondo gli USA lo stato terrorista ucraino ⁽¹⁾ avrebbe così poche probabilità di vittoria e l’inverno sembrerebbe essere il momento più agevole per i negoziati tra le parti in conflitto? Non proprio. La notizia sarà centrata sulle dichiarazioni di Mark Milley, capo di stato maggiore congiunto statunitense di cui deduciamo che nemmeno le emittenti che lo hanno ripreso lo abbiano ascoltato, dato che tra titoli fuorvianti e decontestualizzazioni non se ne viene fuori. Non significa però che non ci sia nulla da notare, anzi. Pur sempre fedele alla narrazione atlantista, Milley in alcune parti del discorso assume posizioni davvero ambigue, rispetto alla suddetta. Ambigue, come tutte le indiscrezioni “premonitrici” ⁽²⁾ che abbiamo visto sulla carta stampata statunitense. ⁽³⁾ Milley esordisce in conferenza stampa dicendo che «L’Ucraina è un paese piuttosto grande: non è un piccolo pezzo di terra; la possibilità che la Russia consegua l’obiettivo strategico di conquistare l’Ucraina è prossima allo zero. Suppongo che in linea teorica sia possibile, ma non credo che accadrà militarmente. […] Attualmente, i russi occupano circa il 20% dell’Ucraina: un’area lunga 900km e circa 75-80km circa… non è un piccolo pezzo di terra. La Russia ha invaso questo paese con 170.000-180.000 soldati, questi dispiegati in più eserciti sul campo e hanno subito enormi perdite. La Russia ha però fatto questa mobilitazione parziale e chiamato professionisti. Quindi, i russi si sono rafforzati e hanno tutt’ora un significativo potere di combattimento in fatto di risorse all’interno dell’Ucraina. Ora, l’Ucraina ha avuto un grande successo in difesa. Hanno svolto un lavoro straordinario nello sconfiggere l’offensiva russa. È incredibile quello che sono riusciti a fare. E poi, sono passati all’offensiva all’inizio di Settembre… hanno avuto un grande successo a Kharkiv e hanno avuto un successo migliore anche a Kherson, come avete appena visto. Ma Kherson e Kharkiv, geograficamente, sono piccole rispetto al tutto. Quindi, il compito militare di espellere militarmente i russi - cioè fisicamente dall’Ucraina - è un compito molto difficile. E non accadrà nelle prossime due settimane, a meno che l’esercito russo non crolli completamente: il che è improbabile. Quindi, in termini di probabilità, la probabilità di una vittoria militare ucraina (definita come cacciare i russi da tutta l’Ucraina) per includere ciò che sostengono sia la Crimea, le probabilità che ciò accada presto, non è alta, militarmente. Politicamente, potrebbe esserci una soluzione politica in cui politicamente (?) i russi si ritirino: è possibile! Vuoi negoziare da una posizione di forza, no? La Russia in questo momento è con le spalle al muro… l’esercito russo sta soffrendo tremendamente. Hanno avuto molte perdite, […] Hanno perso un’enorme quantità dei loro carri armati e dei loro veicoli da combattimento di fanteria. Hanno perso molti dei loro caccia ed elicotteri di quarta e quinta generazione. […] L’esercito russo sta soffrendo molto. Quindi, vorresti negoziare in un momento in cui sei al massimo della tua forza e il tuo avversario è debole, no? Ed è possibile, forse, che ci sarà una soluzione politica - sto solamente dicendo solo che c’è una possibilità… questo è tutto quello che sto dicendo». ⁽⁴⁾ Che dire… aspettiamo quest’inverno e vediamo se gli Stati Uniti d’America si aggiudicheranno (anche stavolta) il premio di “indovino” dell’anno. @thearticolist
✑ Per sfortuna dei nostri influencer politici che stavano già con l’elmetto sul capo fremendo dall’invocare una mobilitazione generale, una conferenza stampa del Pentagono sembrerebbe confermare alcune delle indiscrezioni che abbiamo intuito sul nostro piccolo spazio: secondo gli USA lo stato terrorista ucraino ⁽¹⁾ avrebbe così poche probabilità di vittoria e l’inverno sembrerebbe essere il momento più agevole per i negoziati tra le parti in conflitto? Non proprio. La notizia sarà centrata sulle dichiarazioni di Mark Milley, capo di stato maggiore congiunto statunitense di cui deduciamo che nemmeno le emittenti che lo hanno ripreso lo abbiano ascoltato, dato che tra titoli fuorvianti e decontestualizzazioni non se ne viene fuori. Non significa però che non ci sia nulla da notare, anzi. Pur sempre fedele alla narrazione atlantista, Milley in alcune parti del discorso assume posizioni davvero ambigue, rispetto alla suddetta. Ambigue, come tutte le indiscrezioni “premonitrici” ⁽²⁾ che abbiamo visto sulla carta stampata statunitense. ⁽³⁾ Milley esordisce in conferenza stampa dicendo che «L’Ucraina è un paese piuttosto grande: non è un piccolo pezzo di terra; la possibilità che la Russia consegua l’obiettivo strategico di conquistare l’Ucraina è prossima allo zero. Suppongo che in linea teorica sia possibile, ma non credo che accadrà militarmente. […] Attualmente, i russi occupano circa il 20% dell’Ucraina: un’area lunga 900km e circa 75-80km circa… non è un piccolo pezzo di terra. La Russia ha invaso questo paese con 170.000-180.000 soldati, questi dispiegati in più eserciti sul campo e hanno subito enormi perdite. La Russia ha però fatto questa mobilitazione parziale e chiamato professionisti. Quindi, i russi si sono rafforzati e hanno tutt’ora un significativo potere di combattimento in fatto di risorse all’interno dell’Ucraina. Ora, l’Ucraina ha avuto un grande successo in difesa. Hanno svolto un lavoro straordinario nello sconfiggere l’offensiva russa. È incredibile quello che sono riusciti a fare. E poi, sono passati all’offensiva all’inizio di Settembre… hanno avuto un grande successo a Kharkiv e hanno avuto un successo migliore anche a Kherson, come avete appena visto. Ma Kherson e Kharkiv, geograficamente, sono piccole rispetto al tutto. Quindi, il compito militare di espellere militarmente i russi - cioè fisicamente dall’Ucraina - è un compito molto difficile. E non accadrà nelle prossime due settimane, a meno che l’esercito russo non crolli completamente: il che è improbabile. Quindi, in termini di probabilità, la probabilità di una vittoria militare ucraina (definita come cacciare i russi da tutta l’Ucraina) per includere ciò che sostengono sia la Crimea, le probabilità che ciò accada presto, non è alta, militarmente. Politicamente, potrebbe esserci una soluzione politica in cui politicamente (?) i russi si ritirino: è possibile! Vuoi negoziare da una posizione di forza, no? La Russia in questo momento è con le spalle al muro… l’esercito russo sta soffrendo tremendamente. Hanno avuto molte perdite, […] Hanno perso un’enorme quantità dei loro carri armati e dei loro veicoli da combattimento di fanteria. Hanno perso molti dei loro caccia ed elicotteri di quarta e quinta generazione. […] L’esercito russo sta soffrendo molto. Quindi, vorresti negoziare in un momento in cui sei al massimo della tua forza e il tuo avversario è debole, no? Ed è possibile, forse, che ci sarà una soluzione politica - sto solamente dicendo solo che c’è una possibilità… questo è tutto quello che sto dicendo». ⁽⁴⁾ Che dire… aspettiamo quest’inverno e vediamo se gli Stati Uniti d’America si aggiudicheranno (anche stavolta) il premio di “indovino” dell’anno. @thearticolist
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Milley: Low probability of Ukraine fully evicting Russia
Chairman of the Joint Chiefs of Staff Gen. Mark A. Milley on Nov. 16 said chances were low that Russia or Ukraine would fully conquer all of Ukraine militarily. Read more: https://wapo.st/3EBJ6Cd. Subscribe to The Washington Post on YouTube: https://wapo.st/2QOdcqK…
Hey, utente! Per caso non sei d’accordo con la narrazione della “crisi climatica”? Diresti bufale a prescindere: realizzato algoritmo ad-hoc per stanarti nel Web ⇱
✑ La cosa che più ci stupisce è che la bufala della “crisi climatica” ⁽¹⁾ viene sostenuta anche da molti contrari alla dittatura sanitaria. ⁽²⁾ Un vero e proprio ossimoro, per come stanno le cose. ⁽³⁾, ⁽⁴⁾, ⁽⁵⁾, ⁽⁶⁾ Lo studio, pubblicato il 16 Novembre 2021 su Nature Scientific Reports e a firma di Travis G. Coan, Constantine Boussalis, John Cook & Mirjam O. Nanko, s’intitola: “Classificazione computerizzata delle affermazioni contrarie al cambiamento climatico” ⁽⁷⁾ e i suoi presupposti sono davvero… grotteschi. La «contrarietà organizzata sui cambiamenti climatici», si legge nell’Introduction, ha svolto un «ruolo significativo nella diffusione di disinformazione e nel ritardo di un'azione significativa per mitigare i cambiamenti climatici […]». Queste prime righe basterebbero a stampare l’intero scritto ed utilizzarlo al posto della carta igienica, ma andiamo avanti… proprio perché è qui che l’approccio ideologico si spinge al punto da disconnettersi dalla “soluzione” al “problema”, questo compiendo un triplo salto carpiato su ciò che è arbitrariamente “vero” o “falso”. La «ricerca», prosegue, suggerisce che la «disinformazione sul clima porti a una serie di risultati negativi come: la riduzione dell'alfabetizzazione climatica, […] la polarizzazione dell’opinione pubblica, […] l'annullamento di informazioni accurate, […] il rafforzamento del “silenzio climatico”, […] e l'influenza del modo in cui gli scienziati si approcciano con il pubblico. […] Mentre la ricerca sperimentale offre preziose risorse circa interventi efficaci per contrastare la disinformazione, […] i ricercatori riconoscono sempre di più che sono necessari approcci interdisciplinari per sviluppare soluzioni pratiche su scala commisurata alle dimensioni del fenomeno quale è la disinformazione online. […] Queste soluzioni non solo richiedono la capacità di classificare le rivendicazioni contrarie pertinenti a un livello di specificità adatto allo sfatamento, ma anche di raggiungere questi obiettivi su una scala coerente con le realtà dell'ambiente informativo moderno». Bene… capiti i “presupposti” su cui questi signori hanno basato la loro intera ricerca, arriviamo alla “soluzione” proposta: fact-checking algoritmico. Non più i Butac o David Puente di turno, ma una fredda macchina che sa già cosa è (arbitrariamente, come sempre) “vero” o “falso”. Una «letteratura interdisciplinare emergente», continua, esamina il «rilevamento e la categorizzazione della disinformazione climatica, con la stragrande maggioranza che si affida all'analisi manuale dei contenuti». Gli studi si sono «concentrati su affermazioni associate alle sfide delle posizioni tradizionali sulla climatologia, […] dubbi sulle politiche e tecnologie di mitigazione degli effetti climatici […] e attacchi diretti circa l’affidabilità della scienza e dei climatologi. […] Dati i significativi costi associati all’approccio manuale per l'analisi dei contenuti», udite udite, «diversi studi recenti hanno esplorato metodi computazionali per esaminare la disinformazione climatica, che vanno dalle applicazioni di metodi di apprendimento automatico non supervisionati per misurare i temi climatici negli articoli». […] Tuttavia, la nuova bestia algoritmica è (per il momento) comunque aggirabile perché il funzionamento «si basa ed estende sugli approcci computazionali già esistenti, sviluppando un modello per rilevare specifiche rivendicazioni contrarie, anziché ampi argomenti o temi. Abbiamo sviluppato una tassonomia completa delle rivendicazioni contrarie e sufficientemente dettagliate da aiutare a monitorare e contrastare le posizioni contrarie al cambiamento climatico». ⁽⁸⁾ La “tassonomia completa” citata è raffigurata nell’anteprima del post, qui in basso. A voi le conclusioni. @thearticolist
✑ La cosa che più ci stupisce è che la bufala della “crisi climatica” ⁽¹⁾ viene sostenuta anche da molti contrari alla dittatura sanitaria. ⁽²⁾ Un vero e proprio ossimoro, per come stanno le cose. ⁽³⁾, ⁽⁴⁾, ⁽⁵⁾, ⁽⁶⁾ Lo studio, pubblicato il 16 Novembre 2021 su Nature Scientific Reports e a firma di Travis G. Coan, Constantine Boussalis, John Cook & Mirjam O. Nanko, s’intitola: “Classificazione computerizzata delle affermazioni contrarie al cambiamento climatico” ⁽⁷⁾ e i suoi presupposti sono davvero… grotteschi. La «contrarietà organizzata sui cambiamenti climatici», si legge nell’Introduction, ha svolto un «ruolo significativo nella diffusione di disinformazione e nel ritardo di un'azione significativa per mitigare i cambiamenti climatici […]». Queste prime righe basterebbero a stampare l’intero scritto ed utilizzarlo al posto della carta igienica, ma andiamo avanti… proprio perché è qui che l’approccio ideologico si spinge al punto da disconnettersi dalla “soluzione” al “problema”, questo compiendo un triplo salto carpiato su ciò che è arbitrariamente “vero” o “falso”. La «ricerca», prosegue, suggerisce che la «disinformazione sul clima porti a una serie di risultati negativi come: la riduzione dell'alfabetizzazione climatica, […] la polarizzazione dell’opinione pubblica, […] l'annullamento di informazioni accurate, […] il rafforzamento del “silenzio climatico”, […] e l'influenza del modo in cui gli scienziati si approcciano con il pubblico. […] Mentre la ricerca sperimentale offre preziose risorse circa interventi efficaci per contrastare la disinformazione, […] i ricercatori riconoscono sempre di più che sono necessari approcci interdisciplinari per sviluppare soluzioni pratiche su scala commisurata alle dimensioni del fenomeno quale è la disinformazione online. […] Queste soluzioni non solo richiedono la capacità di classificare le rivendicazioni contrarie pertinenti a un livello di specificità adatto allo sfatamento, ma anche di raggiungere questi obiettivi su una scala coerente con le realtà dell'ambiente informativo moderno». Bene… capiti i “presupposti” su cui questi signori hanno basato la loro intera ricerca, arriviamo alla “soluzione” proposta: fact-checking algoritmico. Non più i Butac o David Puente di turno, ma una fredda macchina che sa già cosa è (arbitrariamente, come sempre) “vero” o “falso”. Una «letteratura interdisciplinare emergente», continua, esamina il «rilevamento e la categorizzazione della disinformazione climatica, con la stragrande maggioranza che si affida all'analisi manuale dei contenuti». Gli studi si sono «concentrati su affermazioni associate alle sfide delle posizioni tradizionali sulla climatologia, […] dubbi sulle politiche e tecnologie di mitigazione degli effetti climatici […] e attacchi diretti circa l’affidabilità della scienza e dei climatologi. […] Dati i significativi costi associati all’approccio manuale per l'analisi dei contenuti», udite udite, «diversi studi recenti hanno esplorato metodi computazionali per esaminare la disinformazione climatica, che vanno dalle applicazioni di metodi di apprendimento automatico non supervisionati per misurare i temi climatici negli articoli». […] Tuttavia, la nuova bestia algoritmica è (per il momento) comunque aggirabile perché il funzionamento «si basa ed estende sugli approcci computazionali già esistenti, sviluppando un modello per rilevare specifiche rivendicazioni contrarie, anziché ampi argomenti o temi. Abbiamo sviluppato una tassonomia completa delle rivendicazioni contrarie e sufficientemente dettagliate da aiutare a monitorare e contrastare le posizioni contrarie al cambiamento climatico». ⁽⁸⁾ La “tassonomia completa” citata è raffigurata nell’anteprima del post, qui in basso. A voi le conclusioni. @thearticolist
Nature
Computer-assisted classification of contrarian claims about climate change
Scientific Reports - Computer-assisted classification of contrarian claims about climate change