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A trentatré anni dalla strage di Capaci, quasi tutti quelli che celebrano Falcone sembrano essersi dimenticati un pezzo fondamentale della sua lezione: indipendenza della magistratura non vuol dire irresponsabilità dei magistrati.
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Il Piave mormorava
Calmo e placido, al passaggio
Dei primi fanti, il ventiquattro maggio
L'esercito marciava
Per raggiunger la frontiera
Per far contro il nemico una barriera
Muti passaron quella notte i fanti
Tacere bisognava, e andare avanti
S'udiva intanto dalle amate sponde
Sommesso e lieve il tripudiar dell'onde
Era un presagio dolce e lusinghiero
Il Piave mormorò: "Non passa lo straniero"
Ma in una notte trista
Si parlò di un fosco evento
E il Piave udiva l'ira e lo sgomento
Ahi, quanta gente ha vista
Venir giù, lasciare il tetto
Poiché il nemico irruppe a Caporetto
Profughi ovunque, dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti
S'udiva allor, dalle violate sponde
Sommesso e triste il mormorio de l'onde
Come un singhiozzo, in quell'autunno nero
Il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero"
E ritornò il nemico
Per l'orgoglio, per la fame
Volea sfogare tutte le sue brame
Vedeva il piano aprico
Di lassù, voleva ancora
Sfamarsi e tripudiare come allora
"No" disse il Piave, "No" dissero i fanti
Mai più il nemico faccia un passo avanti
E si vide il Piave rigonfiar le sponde
E come i fanti combattevan le onde
Rosso del sangue del nemico altero
Il Piave comandò: "Indietro va', straniero"
Indietreggiò il nemico
Fino a Trieste, fino a Trento
E la vittoria sciolse le ali al vento
Fu sacro il patto antico
Tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti
Infranse, alfin, l'italico valore
Le forche e l'armi dell'impiccatore
Sicure l'Alpi, libere le sponde
E tacque il Piave: "Si placaron le onde"
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi
La Pace non trovò né oppressi, né stranieri.
In memoria dei nostri caduti nella Grande Guerra🇮🇹
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Calmo e placido, al passaggio
Dei primi fanti, il ventiquattro maggio
L'esercito marciava
Per raggiunger la frontiera
Per far contro il nemico una barriera
Muti passaron quella notte i fanti
Tacere bisognava, e andare avanti
S'udiva intanto dalle amate sponde
Sommesso e lieve il tripudiar dell'onde
Era un presagio dolce e lusinghiero
Il Piave mormorò: "Non passa lo straniero"
Ma in una notte trista
Si parlò di un fosco evento
E il Piave udiva l'ira e lo sgomento
Ahi, quanta gente ha vista
Venir giù, lasciare il tetto
Poiché il nemico irruppe a Caporetto
Profughi ovunque, dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti
S'udiva allor, dalle violate sponde
Sommesso e triste il mormorio de l'onde
Come un singhiozzo, in quell'autunno nero
Il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero"
E ritornò il nemico
Per l'orgoglio, per la fame
Volea sfogare tutte le sue brame
Vedeva il piano aprico
Di lassù, voleva ancora
Sfamarsi e tripudiare come allora
"No" disse il Piave, "No" dissero i fanti
Mai più il nemico faccia un passo avanti
E si vide il Piave rigonfiar le sponde
E come i fanti combattevan le onde
Rosso del sangue del nemico altero
Il Piave comandò: "Indietro va', straniero"
Indietreggiò il nemico
Fino a Trieste, fino a Trento
E la vittoria sciolse le ali al vento
Fu sacro il patto antico
Tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti
Infranse, alfin, l'italico valore
Le forche e l'armi dell'impiccatore
Sicure l'Alpi, libere le sponde
E tacque il Piave: "Si placaron le onde"
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La Pace non trovò né oppressi, né stranieri.
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Comunico agli amici romani che il banchetto di oggi a Piazza Talenti è stato annullato per imprevisti. Ci vediamo domani dalle 10 a piazzale Flaminio.
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Cosa direbbero i nostri avi morti nella Grande Guerra di fronte all'Italia odierna, dove c'è chi disprezza il tricolore e sogna di svendere la cittadinanza italiana?
Per fortuna, ci sono ancora italiani fieri e consapevoli di sé.
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Sapete come si chiama lo "studente milanese" legato all'Isis, beccato con tutto l'occorrente per fabbricare ordigni artigianali? No, non si chiama "Andrea Brambilla" o "Giorgio Fumagalli". Si chiama "Mohamed Ghonim" e - guarda un po' - è un egiziano di vent'anni.
Ovviamente questa "imprecisione" giornalistica è del tutto casuale, non ha nulla di ideologico. Macché.
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Siamo in piazza per il No alla cittadinanza facile.
Ci si avvicina una coppia di mezza età che sprizza Repubblica da tutti i pori. Lei ha una faccia sconvolta, lui ci guarda contrariato e dichiara tutto orgoglioso "Io sono per l'integrazione!"
"Anche noi" gli rispondo, "ma la reale integrazione richiede tempo."
"Ma no" ribatte lui, tirando fuori lo smartphone "ora con questi è tutto più veloce."
In pratica per gli immigrazionisti la cittadinanza è un pacco Amazon. Non ci sorprende.
Poi ci si avvicina una signora georgiana che ci racconta "ho dovuto aspettare 13 anni per avere la cittadinanza italiana, ma è giusto che questa non venga data facilmente. Fate bene."
E infine un rumeno seduto a pochi passi dal banchetto, aiutandoci a smontare la struttura, ci confida "sono vent'anni che vivo in Italia ma non voglio la cittadinanza italiana, resto rumeno."
A questo serve stare sul territorio: a guardare in faccia la realtà, in tutta la sua complessità. Questa è la strada che abbiamo scelto in Pro Italia.
Viva l'Italia e chi la ama.
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Presidente Pro Italia
Ci si avvicina una coppia di mezza età che sprizza Repubblica da tutti i pori. Lei ha una faccia sconvolta, lui ci guarda contrariato e dichiara tutto orgoglioso "Io sono per l'integrazione!"
"Anche noi" gli rispondo, "ma la reale integrazione richiede tempo."
"Ma no" ribatte lui, tirando fuori lo smartphone "ora con questi è tutto più veloce."
In pratica per gli immigrazionisti la cittadinanza è un pacco Amazon. Non ci sorprende.
Poi ci si avvicina una signora georgiana che ci racconta "ho dovuto aspettare 13 anni per avere la cittadinanza italiana, ma è giusto che questa non venga data facilmente. Fate bene."
E infine un rumeno seduto a pochi passi dal banchetto, aiutandoci a smontare la struttura, ci confida "sono vent'anni che vivo in Italia ma non voglio la cittadinanza italiana, resto rumeno."
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Domenica di gazebo e volantinaggi in piazza per dire NO alla follia della cittadinanza facile.
Siamo in prima linea 🚀
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Dopo un anno e mezzo di massacro di civili a Gaza, l'esercito israeliano continua imperterrito a raccontare di aver colpito "terroristi chiave" ogni volta che bombarda una scuola o un ospedale.
Sapete perché lo fanno?
Perché le classi politiche occidentali sono piene di servi pronti a crederci senza sprezzo del ridicolo.
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Questo sabato, alle ore 12, per la rubrica "Ritorno a Esperia" su NoLimitsRadio racconterò la Disfida di Barletta ❤️ Continua il nostro viaggio alla scoperta dell'Italia da un punto di vista nuovo.
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Il bulletto che prima ha pisciato sulla porta del garage di questo signore veneto e che poi lo ha aggredito è un tipicissimo esemplare di "italiano di seconda generazione".
Altro che ridurre i tempi per acquisire la cittadinanza: in Italia avremmo bisogno di toglierla a gente che non l'avrebbe mai dovuta ottenere.
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Ai globalisti la realtà fa malissimo. Li fa letteralmente impazzire.
Perché per loro esistono categorie che devono agire come figuranti, nel loro mondo arcobalenoso: l'immigrato deve strillare al razzismo degli italiani, l'omosessuale deve continuamente denunciare discriminazioni, la donna non può che sentirsi sottomessa.
Poi succede che la realtà si mostra un pochino più complessa di questi stereotipi woke da quattro soldi. E i globalisti esplodono. Non lo concepiscono.
È comunque un bel vedere.
Perché per loro esistono categorie che devono agire come figuranti, nel loro mondo arcobalenoso: l'immigrato deve strillare al razzismo degli italiani, l'omosessuale deve continuamente denunciare discriminazioni, la donna non può che sentirsi sottomessa.
Poi succede che la realtà si mostra un pochino più complessa di questi stereotipi woke da quattro soldi. E i globalisti esplodono. Non lo concepiscono.
È comunque un bel vedere.
Il problema di adagiarsi sempre e solo sulle singole persone, sui "salvatori" del momento.
Parteggiare passivamente per un Trump, un Putin o un Vannacci (et similia), sperando che stiano combattendo una guerra per tutti noi o abbiano chissà quale strategia nascosta miracolosa, porta solo a cocenti delusioni.
Cosa rinfacciamo agli europeisti? Il loro culto autorazzista del vincolo esterno, giusto? Il loro determinismo cieco e fanatico, giusto? Ebbene, come si può contrastare questa mentalità proponendone una uguale, solo di senso contrario?
Cos'è la cessione di sovranità se non un delegare al prossimo?
Troppa gente invoca la pappa pronta, la bacchetta magica che li sollevi dalla necessità di muoversi, di agire. Si premia la visibilità fine a se stessa, la "faccia" sparata dai media qua e là, il nome ripetuto a pappagallo. Tutto, purché sia quel nuovo supereroe a salvarci, purché sia lui a fare tutto.
E poi? Poi succede che le cose non vanno proprio come sognato. Succede che gli eventi si rivelano più complessi di una semplice contrapposizione tra la squadra dei buoni e quella dei cattivi.
Come reagiscono a quel punto i "follower" delusi? Gridano al tradimento. Oppure si autoconvincono che tutto fosse già deciso. Tutto, pur di non ammettere di essersi illusi di poter contribuire alla "rivoluzione" solo attendendo fiduciosi.
Nessun leader straniero o fenomeno mediatico vuole salvarci. Al massimo, può contribuire ad aprire possibilità, a creare occasioni. Che, tuttavia, richiedono di essere colte e sfruttate.
Da ognuno di noi.
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Parteggiare passivamente per un Trump, un Putin o un Vannacci (et similia), sperando che stiano combattendo una guerra per tutti noi o abbiano chissà quale strategia nascosta miracolosa, porta solo a cocenti delusioni.
Cosa rinfacciamo agli europeisti? Il loro culto autorazzista del vincolo esterno, giusto? Il loro determinismo cieco e fanatico, giusto? Ebbene, come si può contrastare questa mentalità proponendone una uguale, solo di senso contrario?
Cos'è la cessione di sovranità se non un delegare al prossimo?
Troppa gente invoca la pappa pronta, la bacchetta magica che li sollevi dalla necessità di muoversi, di agire. Si premia la visibilità fine a se stessa, la "faccia" sparata dai media qua e là, il nome ripetuto a pappagallo. Tutto, purché sia quel nuovo supereroe a salvarci, purché sia lui a fare tutto.
E poi? Poi succede che le cose non vanno proprio come sognato. Succede che gli eventi si rivelano più complessi di una semplice contrapposizione tra la squadra dei buoni e quella dei cattivi.
Come reagiscono a quel punto i "follower" delusi? Gridano al tradimento. Oppure si autoconvincono che tutto fosse già deciso. Tutto, pur di non ammettere di essersi illusi di poter contribuire alla "rivoluzione" solo attendendo fiduciosi.
Nessun leader straniero o fenomeno mediatico vuole salvarci. Al massimo, può contribuire ad aprire possibilità, a creare occasioni. Che, tuttavia, richiedono di essere colte e sfruttate.
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Guardate bene la data: non è una notizia di maggio 2022, è roba di oggi. A Bruxelles hanno ancora il coraggio di proporre sanzioni alla Russia dopo tre anni di fallimenti e autolesionismo.
L'Unione europea non è semplicemente una montagna di merda. È una montagna di merda guidata da un manipolo di deficienti.
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Lo "sciopero del cestino" lanciato dal sindaco di Seregno è la rappresentazione perfetta di cosa voglia dire vivere in un Paese in balia delle maestrine.
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La CGIL sta ai lavoratori come Confindustria sta alle imprese: una sciagura continua.
Nell'assemblea annuale di Confindustria, a Bologna, il presidente Emanuele Orsini, ultraeuropeista e fiero di esserlo, si è lamentato dell'aumento del costo dell'energia. Allo stesso modo, la Meloni ha spronato l'UE a trovare l'unità di intenti, rivendicando l'attuale partenariato con la Germania di Merz.
Sembra di vivere dentro un film comico, dove i protagonisti dicono e fanno cose palesemente senza senso. Come si può piangere il caro bollette dopo aver tifato per il taglio delle forniture di gas dalla Russia? Come si può far finta di cascare dal pero davanti alla burocrazia europea e ai suoi vincoli demenziali? Come può l'asse italo-tedesco, storicamente disastroso ed economicamente illogico (dato che Berlino ha sempre fatto i propri interessi ai nostri danni), essere spacciato come un punto a favore per l'Italia?
A corollario di tutto ciò arrivano le parole del presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola: "Tranquilli, l'Europa è al vostro fianco." In realtà, come sempre, è alle nostre spalle. Mentre noi siamo chinati a raccogliere le briciole...
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Nell'assemblea annuale di Confindustria, a Bologna, il presidente Emanuele Orsini, ultraeuropeista e fiero di esserlo, si è lamentato dell'aumento del costo dell'energia. Allo stesso modo, la Meloni ha spronato l'UE a trovare l'unità di intenti, rivendicando l'attuale partenariato con la Germania di Merz.
Sembra di vivere dentro un film comico, dove i protagonisti dicono e fanno cose palesemente senza senso. Come si può piangere il caro bollette dopo aver tifato per il taglio delle forniture di gas dalla Russia? Come si può far finta di cascare dal pero davanti alla burocrazia europea e ai suoi vincoli demenziali? Come può l'asse italo-tedesco, storicamente disastroso ed economicamente illogico (dato che Berlino ha sempre fatto i propri interessi ai nostri danni), essere spacciato come un punto a favore per l'Italia?
A corollario di tutto ciò arrivano le parole del presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola: "Tranquilli, l'Europa è al vostro fianco." In realtà, come sempre, è alle nostre spalle. Mentre noi siamo chinati a raccogliere le briciole...
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Gli stessi invasati che ci ammorbano tutti i giorni spiegandoci che la prostituzione online va riconosciuta e normalizzata in quanto insindacabile espressione della libertà delle donne... Applaudono la dirigenza dell'ufficio pubblico di Berlino che ha rimoso una copia in bronzo della Venere dei Medici perché ritenuta offensiva e in contrasto con le norme sulle "pari opportunità".
Il progressismo non è un'ideologia: è una malattia mentale.
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