Forwarded from 🔴 Progetto DREYFUS {LIVE news}
A circa 15 metri dal suo nascondiglio, ha detto, ha visto avvicinarsi motociclette, automobili e camion. Ha detto di aver visto "circa 100 uomini", la maggior parte dei quali vestiti con tute militari e stivali da combattimento, alcuni con tute scure, entrare e uscire dai veicoli. Ha detto che gli uomini si sono radunati lungo la strada e si sono passati tra di loro fucili d'assalto, granate, piccoli missili e donne gravemente ferite, dice il rapporto del Nyt. "Era come un punto di raccolta", ha detto.
La prima vittima che Sapir ha detto di aver visto era una giovane donna con i capelli color rame, il sangue che le colava lungo la schiena, i pantaloni abbassati fino alle ginocchia. Un uomo l'ha tirata per i capelli, costringendola a piegarsi. Un altro l'ha stuprata, ha detto Sapir, e ogni volta che lei sussultava, lui le affondava un coltello nella schiena.
Ha detto di aver poi visto un'altra donna "fatta a pezzi". Mentre un terrorista la violentava, ha detto, un altro ha tirato fuori un taglierino e le ha tagliato il seno. "Uno ha continuato a violentarla, e l'altro ha lanciato il suo seno a qualcun altro, e loro ci hanno giocato, lo hanno lanciato e lasciato cadere sulla strada", ha detto Sapir secondo il New York Times.
La teste ha aggiunto che gli uomini le hanno tagliato il viso e che poi la donna è scomparsa dalla vista. Più o meno nello stesso lasso di tempo, ha detto, ha visto altre tre donne violentate e terroristi che trasportavano le teste mozzate di altre tre donne. Sapir ha fornito fotografie del suo nascondiglio e delle sue ferite, Gli agenti di polizia hanno confermato la sua testimonianza e hanno rilasciato un video di lei, con il viso oscurato, in cui racconta parte di ciò che ha visto.
Un altro testimone, Raz Cohen, secondo il rapporto del Nyt, un giovane israeliano che ha partecipato al rave e che aveva lavorato recentemente nella Repubblica Democratica del Congo addestrando soldati congolesi, ha detto che si nascondeva in un letto di ruscello prosciugato, cosa che gli ha fornito una certa copertura dagli assalitori che perlustravano la zona e sparavano a chiunque trovassero, ha detto in un'intervista di un'ora e mezza in un ristorante di Tel Aviv.
Forse 40 metri davanti a lui, ha ricordato, un furgone bianco si è fermato e le sue porte si sono aperte. Ha detto di aver poi visto cinque uomini, che indossavano abiti civili, tutti con coltelli e uno con un martello, trascinare una donna sul terreno. Era giovane, nuda e urlava. "Si riuniscono tutti intorno a lei", ha detto Cohen. "Lei è in piedi. Cominciano a violentarla. Ho visto gli uomini che stavano a semicerchio intorno a lei. Uno la penetra. Lei urla. Ricordo ancora la sua voce, urla senza parole". "Poi uno di loro solleva un coltello", ha detto, "e l'hanno semplicemente massacrata".
Un altro resoconto citato dal rapporto del Nyt è quello di Shoam Gueta, che ha raccontato scene orribili di donne violentate e massacrate. I tecnici medici volontari dell'emergenza hanno descritto il ritrovamento di corpi con segni di violenza sessuale nel luogo del rave e nei kibbutz, rammaricandosi della loro incapacità di documentare di più, a causa delle regole religiose e della necessità di rispettare i morti. Nonostante le difficoltà, la polizia israeliana continua a scoprire prove di violenza sessuale.
Testo | Adnkronos
#stupri #ostaggi #Hamas #abusisessuali #Gaza #violenza #brutalità #crudeltà #bambini #BringThemHome #7Ottobre2023 #palestinesi #terrorismo #terrorismopalestinese #criminidiguerra #comeinazisti #terrorismoantisraeliano #terrorismoantisemita #strage #massacro #terrorismoislamico #nessunagiustificazione #odiopuro #antisemitismo #odioantisemita #Israele #HamasISIS #HamasIsISIS
La prima vittima che Sapir ha detto di aver visto era una giovane donna con i capelli color rame, il sangue che le colava lungo la schiena, i pantaloni abbassati fino alle ginocchia. Un uomo l'ha tirata per i capelli, costringendola a piegarsi. Un altro l'ha stuprata, ha detto Sapir, e ogni volta che lei sussultava, lui le affondava un coltello nella schiena.
Ha detto di aver poi visto un'altra donna "fatta a pezzi". Mentre un terrorista la violentava, ha detto, un altro ha tirato fuori un taglierino e le ha tagliato il seno. "Uno ha continuato a violentarla, e l'altro ha lanciato il suo seno a qualcun altro, e loro ci hanno giocato, lo hanno lanciato e lasciato cadere sulla strada", ha detto Sapir secondo il New York Times.
La teste ha aggiunto che gli uomini le hanno tagliato il viso e che poi la donna è scomparsa dalla vista. Più o meno nello stesso lasso di tempo, ha detto, ha visto altre tre donne violentate e terroristi che trasportavano le teste mozzate di altre tre donne. Sapir ha fornito fotografie del suo nascondiglio e delle sue ferite, Gli agenti di polizia hanno confermato la sua testimonianza e hanno rilasciato un video di lei, con il viso oscurato, in cui racconta parte di ciò che ha visto.
Un altro testimone, Raz Cohen, secondo il rapporto del Nyt, un giovane israeliano che ha partecipato al rave e che aveva lavorato recentemente nella Repubblica Democratica del Congo addestrando soldati congolesi, ha detto che si nascondeva in un letto di ruscello prosciugato, cosa che gli ha fornito una certa copertura dagli assalitori che perlustravano la zona e sparavano a chiunque trovassero, ha detto in un'intervista di un'ora e mezza in un ristorante di Tel Aviv.
Forse 40 metri davanti a lui, ha ricordato, un furgone bianco si è fermato e le sue porte si sono aperte. Ha detto di aver poi visto cinque uomini, che indossavano abiti civili, tutti con coltelli e uno con un martello, trascinare una donna sul terreno. Era giovane, nuda e urlava. "Si riuniscono tutti intorno a lei", ha detto Cohen. "Lei è in piedi. Cominciano a violentarla. Ho visto gli uomini che stavano a semicerchio intorno a lei. Uno la penetra. Lei urla. Ricordo ancora la sua voce, urla senza parole". "Poi uno di loro solleva un coltello", ha detto, "e l'hanno semplicemente massacrata".
Un altro resoconto citato dal rapporto del Nyt è quello di Shoam Gueta, che ha raccontato scene orribili di donne violentate e massacrate. I tecnici medici volontari dell'emergenza hanno descritto il ritrovamento di corpi con segni di violenza sessuale nel luogo del rave e nei kibbutz, rammaricandosi della loro incapacità di documentare di più, a causa delle regole religiose e della necessità di rispettare i morti. Nonostante le difficoltà, la polizia israeliana continua a scoprire prove di violenza sessuale.
Testo | Adnkronos
#stupri #ostaggi #Hamas #abusisessuali #Gaza #violenza #brutalità #crudeltà #bambini #BringThemHome #7Ottobre2023 #palestinesi #terrorismo #terrorismopalestinese #criminidiguerra #comeinazisti #terrorismoantisraeliano #terrorismoantisemita #strage #massacro #terrorismoislamico #nessunagiustificazione #odiopuro #antisemitismo #odioantisemita #Israele #HamasISIS #HamasIsISIS
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SCONTRI ALLA SAPIENZA DEL 16 APRILE: TRA I MANIFESTANTI ANCHE UN TERRORISTA ARABO PALESTINESE
Dopo aver visionato i filmati degli scontri all' Università di Roma La Sapienza del 16 aprile scorso, la Digos ha ampliato le indagini e il numero degli indagati, tra i quali è stato riscontrato con assoluta certezza la presenza di alcuni infiltrati: anarchici e un uomo dellʼUdap (Unione Democratica Arabo Palestinese), associazione nata agli inizi degli anni duemila che riunisce alcuni attivisti arabo palestinesi in Italia.
Si tratta di Jehad Othman, un soggetto potenzialmente molto pericoloso, arrivato in Italia come rifugiato, che in passato è appartenuto a formazioni terroristiche palestinesi, ben noto alle forze dell'ordine per l'omicidio di una giovane iraniana, ma non solo. Othman faceva parte dell'organizzazione che il 26 ottobre 1984 ferì Mohammed Al Sowaidi, vice console degli Emirati Arabi, in un attentato effettuato sulla via Cassia, a Roma, rivendicato successivamente dalle "Brigate rivoluzionarie arabe". Nell'attentato fu uccisa Noushine Monteseri, giovane iraniana.
Oltre a Othman, c'è un'altra storia molto simile, quella di uno degli arrestati, Albarq Mohammed Ali Jummah, studente di economia di origine libiche, anche lui facente parte dell'Udap, anche lui estraneo al mondo accademico della Sapienza, che è stato arrestato con l'accusa di danneggiamento ai beni dello Stato per essere salito su una volante della polizia e aver gridato slogan a favore dei palestinesi.
#causapalestinese #LaSapienza #scontri #propal #palestinesi #Roma #terrorismo #terrorismopalestinese #terrorismoislamico
Dopo aver visionato i filmati degli scontri all' Università di Roma La Sapienza del 16 aprile scorso, la Digos ha ampliato le indagini e il numero degli indagati, tra i quali è stato riscontrato con assoluta certezza la presenza di alcuni infiltrati: anarchici e un uomo dellʼUdap (Unione Democratica Arabo Palestinese), associazione nata agli inizi degli anni duemila che riunisce alcuni attivisti arabo palestinesi in Italia.
Si tratta di Jehad Othman, un soggetto potenzialmente molto pericoloso, arrivato in Italia come rifugiato, che in passato è appartenuto a formazioni terroristiche palestinesi, ben noto alle forze dell'ordine per l'omicidio di una giovane iraniana, ma non solo. Othman faceva parte dell'organizzazione che il 26 ottobre 1984 ferì Mohammed Al Sowaidi, vice console degli Emirati Arabi, in un attentato effettuato sulla via Cassia, a Roma, rivendicato successivamente dalle "Brigate rivoluzionarie arabe". Nell'attentato fu uccisa Noushine Monteseri, giovane iraniana.
Oltre a Othman, c'è un'altra storia molto simile, quella di uno degli arrestati, Albarq Mohammed Ali Jummah, studente di economia di origine libiche, anche lui facente parte dell'Udap, anche lui estraneo al mondo accademico della Sapienza, che è stato arrestato con l'accusa di danneggiamento ai beni dello Stato per essere salito su una volante della polizia e aver gridato slogan a favore dei palestinesi.
#causapalestinese #LaSapienza #scontri #propal #palestinesi #Roma #terrorismo #terrorismopalestinese #terrorismoislamico
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STRAGE DI MAJDAL SHAMS: QUEL SILENZIO CHE INDIGNA
Erano solo bambini che volevano giocare a calcio...dove è finita la vostra indignazione? Perchè questo doppiopesismo? Il Vostro silenzio non ci stupisce ma ci indigna, e dovrebbe indignare tutti!
#MajdalShams #strage #Golan #Hezbollah #Iran #terrorismo #terrorismodistato #terrorismoantisraeliano #terrorismoislamico #Israele
Erano solo bambini che volevano giocare a calcio...dove è finita la vostra indignazione? Perchè questo doppiopesismo? Il Vostro silenzio non ci stupisce ma ci indigna, e dovrebbe indignare tutti!
#MajdalShams #strage #Golan #Hezbollah #Iran #terrorismo #terrorismodistato #terrorismoantisraeliano #terrorismoislamico #Israele
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MILANO, ARRESTATO 28ENNE PER ISTIGAZIONE AL TERRORISMO: SI RITENEVA UN MUJAHEDDIN
Si riteneva un mujaheddin aderendo all’Islam radicale e minacciava sui social figure politiche e istituzionali italiane ed estere. Per questo è stato fermato e arrestato un 28enne marocchino per istigazione a delinquere finalizzata al terrorismo.
Il giovane – che ha precedenti per droga e per reati contro la persona e il patrimonio – è anche indagato per associazione con finalità di terrorismo internazionale.
Al momento dell’arresto si trovava in una comunità ma il suo obiettivo era quello di andare in Giordania: aveva già i biglietti aerei per il 20 settembre.
Quelle che è emerso dalle indagini coordinate dalla procura e condotta dai poliziotti della sezione antiterrorismo internazionale della Digos, il 28enne avrebbe avuto una clamorosa inversione di rotta nei confronti dell’Italia, dove era arrivato nel 2011, manifestando gratitudine verso il nostro Paese. Dal 2023 tutto cambia però: aderisce all’Islam radicale, e manifesta posizioni anti occidentali: si dichiara mujaheddin, pronto a combattere la sua guerra santa in Medio Oriente.
L’indagine è nata da una denuncia presentata nel novembre dello scorso anno per minacce ricevute su un profilo Instagram.
Ma quello che ha portato gli agenti a procedere con l’arresto, oltre alla possibilità di una sua vera e propria fuga dall’Italia, le incessanti minacce sui profili social di politici e istituzioni.
Testo | Milano Pavia TV
#terrorismo #fondamentalismoislamico #terrorismoislamico #radicalizzazione #Milano
Si riteneva un mujaheddin aderendo all’Islam radicale e minacciava sui social figure politiche e istituzionali italiane ed estere. Per questo è stato fermato e arrestato un 28enne marocchino per istigazione a delinquere finalizzata al terrorismo.
Il giovane – che ha precedenti per droga e per reati contro la persona e il patrimonio – è anche indagato per associazione con finalità di terrorismo internazionale.
Al momento dell’arresto si trovava in una comunità ma il suo obiettivo era quello di andare in Giordania: aveva già i biglietti aerei per il 20 settembre.
Quelle che è emerso dalle indagini coordinate dalla procura e condotta dai poliziotti della sezione antiterrorismo internazionale della Digos, il 28enne avrebbe avuto una clamorosa inversione di rotta nei confronti dell’Italia, dove era arrivato nel 2011, manifestando gratitudine verso il nostro Paese. Dal 2023 tutto cambia però: aderisce all’Islam radicale, e manifesta posizioni anti occidentali: si dichiara mujaheddin, pronto a combattere la sua guerra santa in Medio Oriente.
L’indagine è nata da una denuncia presentata nel novembre dello scorso anno per minacce ricevute su un profilo Instagram.
Ma quello che ha portato gli agenti a procedere con l’arresto, oltre alla possibilità di una sua vera e propria fuga dall’Italia, le incessanti minacce sui profili social di politici e istituzioni.
Testo | Milano Pavia TV
#terrorismo #fondamentalismoislamico #terrorismoislamico #radicalizzazione #Milano