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// Deepfake
La nuova frontiera della comunicazione #fake.
Un articolo da leggere, una dinamica da conoscere, un pericolo al quale siamo esposti tutti.
In particolare gli #AnalfabetiFunzionali, il velenoso perno sul quale agiscono volentieri sciacalli di ogni genere (politici e politicanti inclusi).

Attenzione, quindi.
Serve vigilare sempre, serve #CulturdaDigitale e l'educazione alla differenza tra realtà e percezione.

Ne parlo su #Quora, cercate il mio blog "We Are The Human Bot" dedicato a fenomeni e fenomenologia della rete (in arrivo un post sull'#hatespeech).

#WeAreTheHumanBot
"Le parole generano gesti" - i Fili dell' #Odio.
Dal 2 dicembre in rete, su #youtube, un #documentario da seguire con attenzione.

Il tema dell'#hatespeech è uno dei perni intorno al quale livore, rabbia e ignoranza si addensano e peggiorano ogni cosa.
Lo diciamo spesso, va sottolineato ogni volta e non basta mai: serve la #conoscenza.
Serve la Cultura all'uso del Digitale.
Una necessità anche in ambito professionale e lavorativo.
Vitale nella quotidianità online, per scansare truffe, comprendere dinamiche sociali e decodificare stereotipi dannosi e le fenomenologie della rete.

Ecco perché nella nuova stagione di #ArtlandisLearning uno dei temi dominanti (in formato pillole e storie) sarà destinato alla #CulturaDigitale, all'#AnalfabetismoFunzionale ed all'#hatespech.

https://youtu.be/iNUg_MUqbQk
Condivido qui il post di Alex Orlowski con la clip di #PiazzaPulita.
https://www.facebook.com/AlexOrlowskiOfficial/videos/683529019702778/

Interventi simili sono importantissimi, necessari affinché la massa comprenda sempre di più come rapportarsi al mondo digitale.
Non si tratta solo di "parti politiche" e temi sensibili (sebbene l'#hatespeech sia de sempre il protagonista favorito dalle piattaforme per evidenti motivi).

Si tratta di #Cultura all'uso del #digitale, assente in Italia (e non solo) che abbraccia ogni momento della quotidianità e può farci scudo, ogni giorno, di fronte ad insidie, truffe, rischi, trappole e -soprattutto- quella distorsione nella percezione della realtà che trasforma persone comuni negli eserciti a disposizione degli interessi privati di chicchessìa.

Dai migranti che "ci invadono" ai prodotti miracolosi, dai Rayban in sconto alle fabbriche di troll, dalle macchinazioni social-politiche legati a Trump e "le gocce con la Q", fino all'infinita narrazione tossica per babbei tanto esplicita dall'avvento del #covid.

Non abbiamo ancora superato del tutto la credulità che passa dalla TV e siamo totalmente acerbi davanti ai nuovi media.

Abbiamo ancora tanta, tantissima strada da fare per capire "come funzionano i social" ed ogni contributo, in tal senso, è assolutamente prezioso.
Anche se la violenza dei toni è fuori scala, toccando volentieri le basse vette dell'#hatespeech -una violenza sempre ingiustificata, a prescindere- dalla protesta emerge un concetto chiave che perdurerà nel tempo:
se Mario Rossi infarcisce il suo portfolio di lavori generati dalle AI(*) ne subirà le conseguenze in termini di reputazione, percezione e selezione.

Ovvero, per fare un esempio: in fase di colloquio lavorativo è sufficiente qualche secondo appena per rendersi conto della natura di un portfolio caratterizzato dalle AI.
Per questo motivo, già nei primi podcast, indicavo un rischio serio nell'inquinare il proprio ruolo e la propria identità con i soggetti generati da Midjourney & company.

Per domani è prevista una live reaction che segua il punto dello scenario e sarà l'occasione per approfondire gli aspetti sani della polemica. Occhio al teaser :)

Nel mentre: buon martedì!

(*) è importante distinguere tecnologia, piattaforme e modalità di utilizzo delle AI, diffuse su tanti livelli diversi, tanto quanto è importante conoscerne il funzionamento per maturare consapevolezza e non farsi trascinare in una spirale di rabbia indistinta.
Condivido anche qui la mia risposta all'iniziativa "Stable Diffusion Litigation" //
Spoiler: è una buona notizia.

L'anteprima in allegato (il link è alla fine del mio post) rappresenta solo uno dei tanti fronti che si sono già aperti e che terranno banco da qui ai prossimi mesi.
Escludendo le proteste superficiali, arroganti o ipocrite (contraddistinte dal becero "tone of voice" scelto da tanti, che non merita repliche), queste sono iniziative giuste, a mio avviso, poiché nessuna delle piattaforme menzionate (#Midjourney, #StableDiffusion, su tutte), si è preoccupata di porre un freno all'abuso dei contenuti protetti da copyright (agendo spesso in malafede a partire dalle prime fasi di creazione dell'addestramento, è cosa nota).
Mi aspetto quindi 2+1 eventuali risvolti, quelli di cui ho parlato più volte nella #masterclass e poi nelle live con Marco Lombardo:

Il primo risvolto possibile //
Nel corso del tempo, tutte le entità coinvolte potrebbero essere obbligate a riscrivere l'addestramento.
In questo caso, retroattivamente, potrebbero essere invalidate tutte le opere prodotte da queste AI (e dalle tante basate su SD) caratterizzate da fini monetari (business e/o end users).
Tale risvolto è comunque complesso da gestire e scarsamente applicabile in tempi brevi:
- E' difficile tracciare TUTTI gli elaborati ottenuti fino ad oggi;
- E' complesso tracciare la diversità dietro le versioni di ciascun algoritmo di tutte le AI (vedi le V1, V2, V3 e V4 di Midjourney a confronto, ad esempio) che NON si sviluppavano allo stesso modo. Significativo il caso di #Artbreeder (un antesignano) che prima di includere StableDiffusion agiva in modo differente (quindi una eventuale sentenza dovrebbe creare un distinguo).
- Nessuna delle piattaforme web, social, ecommerce, social commerce o NFT è dotata della capacità nativa di verificare, in modo assoluto, la natura delle opere pubblicate (demandando la responsabilità al content editor.
Del resto è noto quanto freebooting e violazioni siano all'ordine del giorno, da sempre, spesso impunite.

Il secondo risvolto possibile //
Il secondo risvolto, più "immediato" da applicare corrisponderebbe al divieto dell'uso di ogni riferimento vincolato da Proprietà Intellettuale "a monte" per tutte le entità coinvolte (e quelle future). Ovvero: blocco immediato dell'uso di termini chiave a rischio (ad esempio il nome di artisti ed autori contemporanei, autori che non siano di dominio pubblico, brand e proprietà intellettuali di varia natura) e introduzione -retroattiva- del principio di illegittimità su ogni monetizzazione diretta (vedi la vendita di "pacchetti immagine" su Artstation che affolla da tempo la sezione "in tendenza" del marketplace).
Resterebbe il problema di speculazioni trasversali, come ad esempio "artisti" che dopano il proprio feed con realizzazioni che non gli appartengono.
In quel caso, però, l'attività di segnalazione, verifica ed eventuale esclusione si svilupperebbe in modo del tutto simile a quanto accade oggi sul fronte dell'#hatespeech, per il quale norme e leggi esistono ma si basa tutto sulle segnalazioni degli utenti che sollecitano le piattaforme social ad intervenire.