Utilizzati missili ipersonici dai russi

Le forze russe hanno lanciato un importante attacco alle strutture dell'industria militare ucraina, ha dichiarato oggi il Ministero della Difesa russo. L'attacco ha coinvolto armi di alta precisione a lungo raggio, tra cui i missili ipersonici Kinzhal, e anche droni.

Gli obiettivi comprendevano strutture che producevano proiettili da 155 mm, 152 mm e 125 mm per i carri armati e artiglieria ucraina, nonché officine di droni e fabbriche di armi. Lo ha dichiarato il ministero in una dichiarazione su Telegram. Tutti gli obiettivi sono stati colpiti con successo e l'obiettivo dell'attacco è stato raggiunto, ha aggiunto.

Il Ministero della Difesa non ha rivelato il numero esatto degli obiettivi, la loro posizione o il numero di armi utilizzate.

I media ucraini hanno affermato che le forze russe hanno lanciato circa 40 missili. Hanno riportato danni nella città di Dnepropetrovsk (Dnepr in Ucraina) e nella regione settentrionale di Sumy, affermando che metà dei proiettili non hanno raggiunto i loro obiettivi.

L'aeronautica ucraina ha dichiarato di aver abbattuto otto missili su 40. Le forze armate di Kiev hanno anche dichiarato che circa 20 razzi non sono stati tecnicamente abbattuti ma non hanno comunque raggiunto i loro obiettivi a causa di "operazioni attive di guerra elettronica". I media ucraini hanno riferito che gli attacchi russi hanno colpito obiettivi in sette diverse regioni. In tutte le province ucraine è stato emesso un allarme per la difesa aerea.

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Enorme incendio in un magazzino del colosso dell'E-commerce russo.

Un magazzino di San Pietroburgo appartenente a Wildberries, uno dei principali siti di e-commerce russi, è stato distrutto da un grande incendio, lo ha dichiarato il Ministero delle Emergenze. Finora non sono state segnalate vittime.

L'incendio nella struttura, che si estende su 112.000 metri quadrati a Shushary, un'area di San Pietroburgo, è iniziato questa mattina e si è rapidamente propagato all'interno dell'edificio.

I filmati della scena che sono circolati sui social media hanno ripreso immagini apocalittiche, con il magazzino avvolto dalle fiamme e un'enorme nube di fumo nero e denso che si levava dal complesso.

Circa 270 vigili del fuoco e 57 unità con attrezzature speciali sono state impiegate per affrontare l'incendio, che è stato formalmente classificato come di livello cinque, quindi di massima difficoltà, dai servizi di emergenza.

Dopo tre ore, l'incendio è stato circoscritto a un'area di 70.000 metri quadrati. I vigili del fuoco sono riusciti a impedire che l'inferno raggiungesse la sottostazione elettrica dell'impianto o il parcheggio dei camion.

Finora non ci sono state notizie ufficiali di vittime. I canali Telegram hanno tuttavia riferito che diverse persone sono rimaste ferite e che una persona risulta dispersa ma, al momento, queste notizie non sono confermate dalle autorità.

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82enne deportato dalla Lettonia

Oggi la Lettonia ha notificato a Boris Katkov, cittadino russo residente nel Paese baltico, un decreto di espulsione. L'anziano ha avuto solo 1 ora per preparare le sue cose prima di essere accompagnato al confine.

Il 10 gennaio l'anziano aveva ricevuto una lettera dal ministero dell'interno lettone in cui veniva definito una "minaccia per la sicurezza nazionale".

Secondo la legge lettone, l'uomo avrebbe avuto il diritto di impugnare il decreto di espulsione entro 30 giorni, ma questo non gli è stato concesso. Ha aggiunto che non gli è stato permesso nemmeno di regolare i conti, di chiudere tutte le questioni finanziarie.

"Hanno detto che mi avrebbero portato al confine. Ho detto: non ho nessuno e niente lì. Ma a loro non importa. Andate in Turchia o in Uzbekistan".

Intanto le autorità lettoni minacciano di deportare dal Paese 1167 cittadini russi, tra cui 789 persone di età superiore ai 60 anni. Si tratta di persone che non hanno soddisfatto i nuovi requisiti sull'immigrazione.

In un briefing del 12 gennaio, la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha dichiarato che l'intenzione delle autorità lettoni di espellere i russi dal Paese a causa della legge sulle competenze linguistiche ricorda le azioni dei nazisti negli anni '30 in Europa occidentale.

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"Gli USA non sostengono l'indipendenza di Taiwan"

Il mondo ha seguito con attenzione le elezioni a Taiwan, la provincia separatista della Repubblica Popolare Cinese. Una regione in cui le tensioni, dal 2022 sono in costante crescita a causa della delle istanze di indipendenza dell'isola, la cui indipendenza è riconosciuta solo parzialmente al livello internazionale.

Nel 2022 la Cina aveva addirittura sparato dei colpi di avvertimento, quando Nancy Pelosi, speaker della camera statunitense, si era recata in visita a Taiwan, che gli Stati Uniti non riconoscono come stato sovrano.

Gli Stati Uniti infatti, come l'Italia, almeno ufficialmente aderiscono alla "One China policy", ovvero la politica di riconoscimento di una sola Cina: la RPC.

Oggi, dopo la vittoria del partito democratico Progressista alle elezioni politiche di Taiwan, forza che intende allontanarsi dall'orbita cinese ed evitare ogni possibile unificazione, il presidente americano ha pronunciato una frase shock: "Gli USA non sostengono l'indipendenza di Taiwan".

La Cina ha commentato le elezioni sull'isola sostenendo che la vittoria di questa forza politica non fermerà "l'inevitabile tendenza per la riunificazione della Cina".

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La Polonia non tollererà "sentimenti antiucraini"

Il nuovo premier polacco Donald Tusk ha ribadito che non tollererà alcun tipo di "sentimento anti-ucraino" tra le fila del suo governo.

Nel periodo precedente alle elezioni di ottobre scorso, il partito di destra Diritto e Giustizia (PiS) "ha cercato di suonare una sinfonia anti-ucraina" per rimanere al potere. Nulla di simile accadrà sotto il suo controllo, ha dichiarato Tusk in un'intervista rilasciata venerdì a TVN24.

"Non permetterò mai a nessuno nel mio governo di costruire la propria posizione su un qualche tipo di sentimento anti-ucraino", ha giurato il premier polacco, già a capo del governo polacco tra il 2007 e il 2014 e presidente del Consiglio europeo dal 2014 al 2019.

Kiev ha bisogno del sostegno di Varsavia e di tutto l'Occidente perché "finché l'Ucraina combatte contro la Russia, siamo relativamente al sicuro".

La Polonia è stata uno dei principali sostenitori dell'Ucraina all'interno dell'UE dopo lo scoppio del conflitto con la Russia nel febbraio 2022, fornendo a Kiev armi, accogliendo circa 1,5 milioni di rifugiati ucraini e sostenendo costantemente l'aumento delle sanzioni contro Mosca.

Tuttavia, nel settembre 2023 si è verificata una rottura, dopo che l'Ucraina ha presentato un reclamo all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), ora sospeso, contro la Polonia e alcuni altri Stati dell'UE per aver vietato le consegne di grano ucraino.

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Accordo difesa UK-Ucraina, 24 ore per intervenire in caso di attacco.

Secondo il nuovo accordo di sicurezza stipulato tra Regno Unito e Russia, in caso di attacco al Regno Unito da parte della Russia, l'Ucraina dovrà garantire la sicurezza britannica entro 24 ore.

La dichiarazione arriva dal premier ucraino, Denis Shmygal, che ha spiegato che questo accordo, propedeutico per l'integrazione dell'Ucraina nella NATO, garantisce "la prevenzione e la deterrenza attiva e le contromisure contro qualsiasi escalation militare e/o una nuova aggressione da parte della Federazione Russa".

"Non solo la Gran Bretagna deve reagire entro 24 ore in caso di aggressione contro l'Ucraina, anche l'Ucraina difenderà il suo alleato e partner entro 24 ore", ha detto Shmygal citato da Ukrainskaya Pravda.

Il primo ministro britannico ha promesso 2,5 miliardi di sterline (3,2 miliardi di dollari) in assistenza militare all'Ucraina nei prossimi due anni, il più grande pacchetto di aiuti di Londra dall'inizio del conflitto militare nel febbraio 2022.

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La strana politica degli Stati del Golfo

Tutti i paesi del Golfo, tranne l’Oman, hanno permesso alla Gran Bretagna e all’America di utilizzare il proprio spazio aereo per attaccare lo Yemen. Questo è un esempio della classica politica cerchiobottista dei paesi arabi, che esclusi Iran e Siria, tentano di mantenere formalmente una posizione anti israeliana e filopalestinese solo finché i loro interessi di Realpolitik non vengono minacciati.

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I vaccini anticovid in Ucraina.

"I novax sono per Putin". Quante volte avete sentito questa frase? Quante volte abbiamo letto sui social e anche sui giornali l'accostamento "novax"="proputin"?

Ma allora, se questa affermazione è corretta, in Ucraina saranno tutti vaccinati, visto che, come leggiamo, l'Ucraina è un paese europeo, che abbraccia i valori europei di libertà e democrazia e "dove la gente ragiona, non come in Russia dove sono tutti Zombie".

Eppure in Ucraina lo scetticismo verso la vaccinazione era, ed è, molto diffuso. In questo articolo della Ukrainska Pravda viene riportato che a febbraio 2022 solo il 50% della popolazione era stata vaccinata.

Nel 2019 meno del 30% della popolazione ucraina considerava il vaccino come "sicuro" .

La rappresentante dell'UNICEF in Ucraina dichiarò anche al Lancet che in Ucraina era molto radicato lo scetticismo verso i vaccini, specie a causa della morte sospetta di un bambino nel 2008 dopo una vaccinazione contro rosolia e morbillo e, falsamente, attribuita dalla stampa come una morte vaccino-correlata.

Dopo il 2008 la copertura vaccinale dei bambini passò dall'80% al 50% e lo scetticismo verso i vaccini provocò tra il 2017 e il 2019 una epidemia di morbillo nel Paese.

Tra il 2019 e il 2022 i sondaggi suggerivano un analogo andamento della popolazione riguardo il vaccino contro il COVID.

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Approfondimento: I non cittadini lettoni

Dopo l'espulsione del cittadino russo 82enne Boris Kaktov dalla Lettonia, sono tornato a parlare dell'argomento dei non cittadini lettoni, un argomento di cui mi sono occupato molto ma che rimane semi sconosciuto tra il pubblico italiano.

Qui un mio breve approfondimento per darvi una idea del fenomeno ed invitarvi a riflettere su alcune politiche dell'Unione Europea.

https://youtu.be/tVxHZ8-WEU4

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L'Estonia fa retromarcia sull'estradizione degli ucraini mobilitati

Kaja Kallas, primo ministro estone, ha dichiarato che il paese baltico non estraderà gli ucraini renitenti di leva.

In una intervista al Kiev independent pubblicata ieri, Kallas ha dichiarato di aver discusso con Zelensky il rimpatrio forzato si 36.000 ucraini, rifugiati in Estonia, che potrebbero essere interessati dalla mobilitazione.

La premier ha detto che, per quanto le riguarda, queste persone hanno il pieno diritto di risiedere nel paese se seguono le regole europee e se sono destinatari di protezione temporanea.

"Non faremo nulla per mandare via queste persone. Dipende dall'Ucraina chiedere a queste persone di tornare ad aiutare la loro madrepatria ".

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