Buttadentro 2024: anno della preghiera
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ProVocazioni a cura di Piotr, buttadentro della Parola nella Vita e della Vita nella Parola.

Teologo cattolico, Piccolo Fratello dell'Accoglienza, coinvolto nel dialogo interreligioso ed ecumenico.

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Forwarded from Cuore a cuore.
Mercoledì delle Ceneri • Inizio della Quaresima

Ci sono certe sere, dolcissimo Gesù, in cui non riesco a pregare. Allora l’unica cosa che so fare è mettermi in silenzio a baciarti. «Non mi hai dato neanche un bacio…», rimproverasti il povero Simone il fariseo, una sera a casa sua. Non potrai dire questo di me: in tutti questi anni non ho desiderato altro che coprirti di baci. Proprio come faccio con il corpo di chi sono innamorato: sono le stesse labbra; sono gli stessi baci; è lo stesso amore.

Fa’ che questa Quaresima sia povera di parole, ma piena di baci. Lascia che io posi le labbra - lento, con dolcezza, in silenzio, chiudendo gli occhi - su tutto il tuo corpo. Lascia soprattutto che io baci ad una ad una le ferite che ti sei fatto per venirmi a cercare. Così, alla fine, sarà di nuovo Pasqua: «E furono anzi le nostre / mani, le nostre / labbra, che ne hanno / consumato il cadavere, / a ridarGli la vita» (D.M.Turoldo, Incantesimo di venerdì santo).
Che strano inverno con questa presunta primavera di anomali tepori e di improvvide fioriture così succubi alle inquietanti temperature di queste ore. Fortuna resiste il ciclo delle stagioni liturgiche che, ritmate dalle energie dello Spirito Santo, ci restituiscono con puntuale umiltà il gusto di una scansione oggettiva del tempo che non consuma, non lima, non usura, ma al contrario ci rinnova perché dono del Signore dal suo fecondo futuro al nostro incerto presente. Oggi questa novità ha l’aspetto cinerino e polveroso di un passaggio scomodo ed esigente, oltremodo paradossale se comparato all’intrusione precoce di così innumerevoli petali variopinti e seducenti. Eppure senza quella cenere chissà quante nostre presunzioni, illusioni, egoismi! Non c’è bagliore smaltato che tenga: su tutto di noi si posa e si posi quel poco di scoria combusta che oltraggia per umiliare, soffoca per guarire, sporca per nettare. Perseverando nella sobrietà lucida e logica di un discernimento insonne e sapiente a fine corsa capiremo, nella luce indelebile di Pasqua, che quanto pareva grigiamente mortifero era solo un bellissimo tocco di grazia che saliva dalla terra per posarsi dal cielo sulla nostra fronte come polline di vita nuova e diversa. Una vita finalmente obbediente non ad egoiche e bellicose follie, ma solo e soltanto al perdono costante di un Padre paziente, teneramente stretta all’abbraccio del Figlio amato e liberata per sempre dal fuoco dello Spirito.
(Abbazia di san Miniato al Monte – Firenze)
Gesù non dice pregate perché Dio faccia qualcosa al vostro posto e ripari i vostri danni. No. Dio non può far nulla nella storia umana, perché la forza creatrice non interviene all'interno delle dinamiche; le suscita, le rende possibili, ma non si sostituisce mai alla creatura. Altrimenti non avrebbe creato. Il fatto che Dio ha creato vuol dire che ha offerto a realtà distinte da sé, di costituire una storia, di vivere un'avventura, di realizzare un processo. Ma è la creatura che lo realizza. Certo, sempre alimentata e sostenuta dalla forza creatrice. Per cui la preghiera non è la sollecitazione a Dio perché faccia qualcosa al nostro posto, è l'aprirsi all'azione di Dio perché noi riusciamo ad avere la forza.
Perché possiamo avere la forza e la preghiera è necessaria. Questo è pregare: aprirci alla forza della vita da essere invasi da quella potenza per cui possiamo vivere positivamente tutte le situazioni, anche i fallimenti, le ingiustizie, l'emarginazione. Tutto è secondario in questa prospettiva, perché la forza che noi abbiamo è tale che possiamo pervenire a quel traguardo a cui il Signore ci chiama.
(Carlo Molari)
«Quando dico "pregherò per te" non significa sbrodolare 50 Ave Marie una di seguito all'altra, senza capirci nulla. Non ci riuscirei. Ho un rosario particolare: ne prego solamente 10 al giorno, ma mi soffermo ad esempio tantissimo sul "riempita di grazia", in greco kecharitomène. Pregare per una persona significa anche pensarla intensamente, con estremo affetto. Pensare così una persona, non dimenticarla, averla viva, è una forma di preghiera: è pregare per lei».
(una carmelitana scalza di clausura)
Forwarded from Cuore a cuore.
Ultimo venerdì di Quaresima

Ora che sei sulla croce, l’unica parte di te che posso toccare - l’unica ferita che posso ancora baciare, è quella ai tuoi piedi. Mi avvicino, mentre tu mi guardi, te li accarezzo, li bacio, e chiudo gli occhi.

Ho invidiato così tanto la donna che quella sera si è messa a profumarteli di nardo, ad asciugarteli, a baciarteli. Forse ho protestato anche io con gli altri, ma non per rabbia, o per scandalo, o altro, no: la mia era solo gelosia.

E quando poche ore fa, a cena, ti ho visto che ti mettevi a terra a lavare i piedi ai tuoi, ho pensato: e a lui, chi li laverà? Aspettavo che la cena finisse, per restare soli io e te: allora mi sarei messo io a terra, e te li avrei lavati io - mentre tu mi avresti sorriso, come si sorride ad un bambino.

E invece, dolcissimo Gesù, riusciamo ad essere soli io e te soltanto adesso che la cena ormai è lontana, e mentre te li bacio le mie labbra sanno di polvere, fango, sudore, sangue. Non fa niente. L’importante è che tu invece senta ancora, forte, l’odore del nardo - come quando te li baciava quella donna. Nardo spezzato, versato, nardo sprecato - come l’amore che mi hai insegnato tu.
Luigi Testa, autore della meditazione precedente, ha da poco pubblicato questo libro, che reca la prefazione del vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all'Ionio.
Davvero le armi pensano di poter sconfiggere il Principe della Pace?
Da una religione tradizionalmente intesa quale insieme di riti, devozioni e precetti a un atteggiamento di fiducioso abbandono, al vivere l’essenziale esperienza del Cristo. È quella della creatura limitata che si sente (chi)amata da un Mistero cosmico immenso... Ecco lo Stupore che ci getta in adorazione, in ginocchio, ed è la causa del nostro abbandono, vivendo anche noi l’abbandono del Figlio al Padre. Dio al tempo stesso ci sostiene dall’interno della nostra interiorità e dall’esterno del Suo abbraccio cosmico. Non può e non deve venir meno la dimensione affettiva, seppur espressa con nuove immagini che esprimano la familiarità con la Fonte viva che gratuitamente ci partorisce.

https://www.settimananews.it/spiritualita/dalla-preghiera-richiesta-alla-preghiera-abbandono/
Il libro di Luigi Testa sarà presentato online domani, mercoledì 27 marzo alle 18, con suor Teresa Forcades, mons. Zanini, la prof.ssa Bruckner e Paolo Lanotte.

La prefazione di mons. Savino è stata ripubblicata sull'Osservatore Romano: https://www.osservatoreromano.va/it/news/2024-03/quo-069/sguardo-all-invisibilita.html
Cristo non ha mani
ha soltanto le nostre mani
per fare oggi il suo lavoro.

Cristo non ha piedi
ha soltanto i nostri piedi
per guidare gli uomini sui suoi sentieri.

Cristo non ha labbra
ha soltanto le nostre labbra
per raccontare di sé agli uomini di oggi.

Cristo non ha mezzi
ha soltanto il nostro aiuto
per condurre gli uomini a sé oggi.

Noi siamo l'unica Bibbia
che i popoli leggono ancora
siamo l'ultimo messaggio di Dio
scritto in opere e parole.

(anonimo)
Forwarded from Cuore a cuore.
Pasqua di Resurrezione

Quando appari risorto ai tuoi, non ti riconoscono. È come se tu fossi diverso. Una cosa sola è rimasta: le ferite alle mani e ai piedi. L’unica cosa che non è cambiata, l’unica cosa che non è diversa, è quella: il segno dei chiodi che ti passano la carne. Può cambiare tutto, può passare tutto, può crollare tutto: restano, però, le ferite dell’amore. Resta l’Amore.

Potrò ancora tornare a baciarle, una ad una, mentre Tu ora mi sorridi e mi accarezzi, bello come solo Tu sai essere. Potrò ancora avvicinare le mie piaghe alle tue, perché ne siano guarite. Potrò ancora nascondermi nella Tua mano ferita, nel Tuo costato aperto. Potrò ancora guardare i colpi dei flagelli e stupirmi: «È tutto già pagato. È tutto perdonato».

E Tu ancora me le mostrerai, indelebili, ferme lì per sempre, quando sentirò qualcuna delle mie che fa ancora male, quando ancora vedrò cicatrici sul mio corpo, quando ancora mi sembrerà di non essere guarito. Ci mostreremo l’un l’altro le ferite, Gesù, e non sentirò il dolore, mentre Tu mi guardi e mi dici: «Shh, non è niente».
Quasi modo,
come bebè appena nati.
Bramano, desiderano, urlano 
non parole, ma gemiti e lacrime:
va soddisfatto il loro bisogno vitale.
Così siamo noi generati nel battesimo.
Sentiamo l'esigenza di quel nutrimento:
cerchiamo il Lógos, Parola senza inganno, 
quella ragione profonda, che ci fa crescere 
verso il Dio che accoglie il nostro abbraccio.
Per la giornata delle vocazioni riprendo in mano questa riflessione che appuntai qualche anno fa:

https://www.piccolifratelli.org/vocazione-il-mio-sposo-che-mi-espande/
Oggi pomeriggio a Cogoleto (Genova)
Padre nostro che sei nei cieli
Santo è il tuo nome
il tuo regno viene
la tua volontà si compie
nella terra come nel cielo.
Tu doni a noi il pane di oggi
e di domani.
Tu perdoni i nostri debiti
nell'istante in cui
li perdoniamo ai nostri debitori.
Tu non c'induci in tentazione
ma nella tentazione
tu ci liberi dal male.

(trad. P. Giovanni Vannucci OSM)