Uriel Crua
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L'Uomo silenzioso nella stanza

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STAR
Uriel Crua

Guardateli negli occhi. Hanno fondi azotati e vacui. Il loro è un sorriso muscolare, un tiro di nervi e fasci.
Spengono, anziché accendere.
La nevrosi che si intercetta nel tremolio oculare si flette nell'incarnato ceronato, ricoperto, opaco.
La loro gioia è una emersione sporadica dal bitume che gli prende le costole e le appesantisce verso il centro della terra, con tutta la forza.
Quel loro breve attimo di respiro ce lo hanno soltanto quando, dentro un fiato d'oblio, scordano quel patto che non hanno mai compreso fino in fondo.
Per un istante ricordano un frammento d'infanzia. Un odore. Una carezza.
Poi sprofondano, di nuovo, dentro quel silenzio nero e dorato.

***

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ELEMENTI
Uriel Crua

Di cuoio, legno, sughero, corda, terra, acqua, pietra, fuoco, metallo e vento è fatta la mano d'Uomo.

Ogni altra mescola è tossica, amara, indigesta.

Quando l'umanità ha sfatto la via degli elementi, ecco affacciarsi il primo riflesso dell'inumano.

Questa è una verità.

***

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Ingozzatevi nel trogolo, insudiciate le vostre giornate con ogni laida sozzura, rimasticate ogni stimolazione fino a deglutire un bolo insapore.
È questo che vogliamo per voi.

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Nulla da aggiungere

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COSA SARÀ MAI?
Uriel Crua

Quello che tanti faticano a comprendere è che l'utilizzo smodato della tecnologia ha aperto brecce, ferite, squarci nel corpo.

Passare ore, settimane, mesi, anni, vite intere, a guardare la televisione, a introiettare messaggi di ogni genere, immagini, suoni, aumenti di volume, improvvisi silenzi, boati, stimolazioni furiosamente mitragliate, vi dilata.

E più vi dilatate, meno sarete concentrati, solidi, compatti, strutturati.

Sarete sfilacciati, mosci, come un palloncino usato che vuol tornare a riempirsi, a illudersi di essere qualcosa.

Non importa quanto vi riteniate forti.

Quella roba apre ferite. E da quelle ferite entra un veleno tossico e ipnotico.

Lo si tocca con mano, basta conversare con qualsiasi pezzo di carne al bar.

Se si ha sensibilità, lo si percepisce anche su se stessi.

Anche ora, mentre scrivo.

Anche ora, mentre leggi.

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ISRAEL
Uriel Crua

Si faccia caso al fatto che sul piatto mediatico la questione del conflitto tra Israele e Palestina viene bilanciata con toni diversi rispetto all'unipolarizzazione pandemica.

È vero che siamo in una fase prodromica, ma gli attori messi in scena dalla narrazione sono spesso grotteschi e respingenti (vedi alla voce "ambasciatore che vuole annientarli tutti", e simili); altre volte, invece, vediamo personaggi imbarazzanti come ZeroCalcare o Patrick Zaki o Greta Thunberg assumere posizioni palesemente anti Israele. Qualcosa non torna

Occorre prendere atto che se tali posizioni le conosciamo, è perché qualcuno vuole che noi le si conosca, altrimenti sarebbero destinate ad un ronzio sommesso come lo furono quelle dissidenti in era farsemica.

Al netto di queste valutazioni, tutti i Padroni della Parola concordano sinotticamente su posizioni filo-Israeliane.

Ciò che qui si vuol sottolineare è la presenza sul palcoscenico anche di voci fuori dal coro illuminate da un robusto occhio di bue.

A cosa possa servire questa rinnovata equità nella rappresentanza mediatica è facilmente intuibile.

Qui ci si limita a vaticinare quanto segue: l'Italia non è mai stata oggetto di "attacchi terroristici", ma l'Italia post-pandemica non è più quella di vent'anni fa.

È un'Italia che ha cambiato pelle, ed è una pelle marcia, ormai facile alle infezioni.

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DI "NAZISTI" E DINTORNI
Uriel Crua

Avevo circa vent'anni quando scrissi qualcosa come:

"il nazional-socialismo ha fatto un grande favore alla mediocrità".

Poi compilai un "video-chock" in cui paragonavo l'olocausto e la questione tedesca a una false flag. Venne proiettato in una sola occasione e vi lascio immaginare le reazioni.

Questo per tornare a dire che se i vincitori sono stati in grado di falsificarvi sotto gli occhi il presente, possono storcere la Storia, che sta scritta sui libri come una serie Netflix, come e quando vogliono.

Soprattutto per rimarcare prospettive utili (a loro).

t.me/urielcrua
PASSI SUL MARE
Uriel Crua

Ho meditato a lungo su questo documentario. Ho pensato di tesserne le lodi tecniche. Di sottolinearne i silenzi, i tempi, la fotografia, la delicatezza.
L'opera di Massimo Selis però per sua natura poco si presta alle lodi, perché essa stessa non ne tesse. Non cerca clamore con escamotage comunicativi, pubblicitari. Non è strillona e blasonata come siamo abituati a percepire. Ma brilla da sola, come una bellissima donna sotto un tiglio immersa nella lettura. Come una ragazza senza trucco che guarda il cielo, e perciò stesso si fa portatrice di Bellezza.
Non c'è bisogno che qualcuno la indichi, che se ne parli.

Basterebbe soltanto guardarla.

Guardarla e basta.

https://youtu.be/H8Lu6xe80XE?si=tZ-_flDZzJbFZ7Kh
FARE
Uriel Crua

Pensare ogni giorno, costantemente, alla necessità di dover essere migliori, non ci rende affatto migliori.
Così come gridare ogni giorno che sarebbe meraviglioso stare in silenzio, senza stare in silenzio.

Il dover fare è un'intenzione.

Fare è prassi.
Dal canale "Il Discrimine":

***

In una lettera il celebre scrittore Howard Philip Lovecraft scrive: «La democrazia (distinta dall’offerta di opportunità ed un trattamento equo per tutti) è oggi una fallacia e un’impossibilità così grande che ogni serio tentativo di applicarla non può essere interpretato in altro modo se non come uno scherzo o una presa in giro. Un governo “eletto dal voto popolare” significa soltanto la nomina di uomini dalle dubbie qualifiche da parte di claque (dalla dubbia autorità e dalla dubbia competenza) composte da politici professionisti che rappresentano interessi nascosti. A questo, segue la farsa sardonica di una persuasione emotiva in cui gli oratori con le lingue più lunghe e gli slogan più spregiudicati ammassano al loro fianco una maggioranza numerica di idioti ciechi e facilmente impressionabili, che, quasi tutti, non hanno idea di come funzioni realmente tutto questo circo».
Anche questo mese, un mio contributo scritto sulla rivista "Visione".

Buona lettura.

Uriel
VERE DISCRIMINAZIONI
Uriel Crua

Si dà un gran parlare intorno ai “diritti” che alcuni definirebbero non più che cosmetici: dal diritto all'espressione della propria sessualità – ingaggiando una gara al diritto a chi ce l'ha più strana – fino al recente “diritto alla moda”. Nelle aziende, persino, abbiamo l'escalation a chi è più inclusiva, permissiva, liquida, fluida, vaporacquea.
Si dà il caso però che mentre Ivan – un nome a caso – ha tutto il diritto (tutelatissimo, tutelaterrimo) di essere bisgender, antipatriarcale, killtransfobico, non binario, tribinario, quaternario e terno al lotto, dovrebbe sentirsi discriminato quando, sul luogo di lavoro, la maggioranza è protetta da un contratto a tempo indeterminato mentre lui, assunto con un contratto a termine in somministrazione per mezzo di agenzia interinale, si trova al quarto rinnovo quadrimestrale, va a lavoro anche quando malato (mentre i colleghi non hanno problemi a stare a casa in malattia quando serve); non può acquistare una macchina a rate perché non ha credito (mentre i colleghi la cambiano ogni tre anni); non riesce a convincere alcuna agenzia immobiliare a concedergli le credenziali per un appartamento in affitto, tanto meno una banca a rilasciargli un mutuo; deve accettare ogni variazione oraria imposta all'ultimo dal responsabile di turno o dai capi, senza potersi organizzare una vita; deve dire sempre sì nel timore che se dicesse un legittimo no potrebbe non essere “rinnovato”.
Ivan può vantare estreme libertà nel confessare a chiunque, senza timore di licenziamento, di essere transtrisgender antispecista fluido vaporacqueo. Ma guai se Ivan, una mattina, col mal di gola e la febbre, contattasse il medico della mutua e mandasse il numero di protocollo all'azienda.
Il tridente sindacale tace da un ventennio almeno, placitando il diritto al dipendente di spargersi le labbra di rossetto e indossare tacchi a spillo, blaterando di femminicidi e patriarcato. Mentre la gente vera, nel mondo vero, non arriva a metà mese.
Che tempi speciali. Quanta libertà.

t.me/urielcrua
DELLA CONOSCENZA
Uriel Crua

Affidarsi istintivamente alla percezione del Male per poi rifuggirlo è certamente l'inizio di un percorso di conoscenza. Studiare poi cosa è Male, conoscere ciò che è Male, è a tratti fondamentale.
Ma limitarsi alla conoscenza del Male senza sapere del Bene, né praticando dunque il Bene, è una mutilazione.
Decostruire è sacrosanto.
Costruire è vitale.

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FIGLI. PROTEGGERLI È FORGIARLI
Uriel Crua

Proteggere i propri figli significa forgiarli, e non - come tanti pensano - concedere loro ogni scappatoia.
Si dia loro instabilità, e insieme stabilità. Sapranno riconoscere l'una e l'altra, per poi scegliere quale delle due preferire.
Sia dia loro noia ma anche balocchi, in modo misurato, così che possano sapere di entrambi.
Si dicano forti no, ma anche slanciatissimi sì. Che conoscano fin da subito la possibilità di ribellarsi, o di adeguarsi alle cose sagge.
E siate esempi, testimoni viventi e brucianti, di ogni sfaccettatura della Volontà del Bene, ma anche della spietatezza del Male.
Rendeteli completi e mai parziali.
Fate uomini e fate donne. Non liquidi involucri di non-senso.

t.me/urielcrua