Uriel Crua
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L'Uomo silenzioso nella stanza

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RIFLETTICI SU
Uriel Crua

È il 1999. Qualcuno ti dice cose come: tra circa vent'anni esisteranno dei telefoni portatili che saranno più veloci dei computer più potenti in circolazione: ci potrai pagare i conti e perfino lavorare. Tra vent'anni ci saranno monopattini elettrici in affitto per strada, e li metterai in moto con un comando a distanza e ti preleveranno i soldi del noleggio direttamente dal conto. Dei disperati ti consegneranno il cibo a casa, cibo prenotato col tuo telefono-telecomando. Loro guadagneranno un tot a consegna, e lavoreranno come pazzi per due spicci. Sarà la nuova schiavitù. Se cercherai un lavoro, anche se sarai più che qualificato, non otterrai un contratto superiore ai sei mesi, rinnovabile per altri sei mesi, e poi altri sei, e poi ancora: guai a fare arrabbiare il padrone vaneggiando di diritti, perché avrà facoltà di non rinnovarti quel contratto e tenerti al guinzaglio per anni. Se invece sarai tra i fortunati che un lavoro fisso lo hanno, il padrone potrà licenziarti anche senza giusta causa.

Tra vent'anni circa i governi di mezzo mondo riusciranno a fare credere a tutti che un raffreddore è così letale da doverli costringere in casa per mesi, pena multe e in alcuni casi il carcere. Non potrai vedere i tuoi parenti. Non potrai entrare in chiesa. Non potrai celebrare funerali. Ma potrai ordinare pizze col tuo telefono-telecomando e lo schiavo immigrato te le porterà fino al pianerottolo.

Tra vent'anni ai bambini sarà impedito di andare a scuola se non hanno uno "stato di salute" certificato dal governo. Poi ad alcuni verrà impedito, sempre se sprovvisti del certificato di salute, persino di andare al bar o di entrare in posta.

In alcuni comuni il certificato di salute sarà legato alle emissioni inquinanti della tua autovettura, e se non comprerai macchine nuove ogni due anni, non potrai circolare in alcune zone della tua città, ma potrai restare a casa a guardare tutti i film che vuoi grazie al tuo telefono-telecomando.

Solo tramite il tuo telefono-telecomando potrai accedere ad alcuni servizi essenziali come anagrafe, passaporto, previdenza.

Quasi tutti pagheranno attraverso il telefono-telecomando, e il contante pian piano sparirà fino a permettere ad alcuni governi di spegnere una protesta semplicemente spegnendo i conti-correnti dei manifestanti.

Ah. E ci sarà la terza guerra mondiale ma tutti saranno convinti di combattere in nome della pace.

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FA QUATTRO
Uriel Crua

Fai finta. Ogni anno muoiono mille persone di infarto, mille di incidente stradale, mille di cancro, mille di problemi respiratori e mille di influenza. È una cosa normale da sempre.

Ora fai finta che ti inventi un virus e sottoponi ciascuna di queste persone, prima del trapasso, a un tampone che dà, alla carlona, positività per un virus che ti sei inventato. Il tampone, naturalmente, DEVE dare quella positività. Poi dai delle direttive per cui quelli morti di infarto, se positivi, devono essere catalogati come morti per quel virus. Quelli di incidente, pure. Quelli di tumore, anche.

Poi vai in TV e dici a tutti che le statistiche mostrano chiaramente che quel virus sta facendo una mattanza, che dobbiamo rinunciare alle nostre libertà e ai nostri diritti per sconfiggerlo. Che dobbiamo denunciare chi non rispetta le regole, perché è un untore. Che dobbiamo abituarci a questa nuova normalità. Li devi terrorizzare.

Tutti ti ascoltano, perché tutti hanno paura. Una paura così matta da fargli sentire pure i sintomi addosso, come il malato immaginario. E quando sentono i sintomi, anche di un banale raffreddore, corrono al pronto soccorso perché hai anche vietato ai medici di base di visitare i pazienti. Così, i pronto soccorso si intasano, la situazione monta e fa il tuo gioco, e tu dici che bisogna fare presto, trovare un siero scientifico scientificissimo, e poi lo trovi. Dici a tutti di farlo e dopo dici pure che chi non lo fa è un assassino, quindi deve stare chiuso in casa come un sorcio, non merita di stare nel consesso sociale eccetera. Distribuisci a tutti una tesserina che dimostra che se ti sei immolato, sei un bravo cittadino che può entrare in posta e in banca e al bar e sui mezzi pubblici.

Nel frattempo, però, le persone cominciano a schiattare in quantità industriale, a tonnellate. E tu inizi a sudare. Ma poi no, no. Ti tranquillizzi.

Perché hai capito fin dal principio che nessuno, ma proprio nessuno, sa più fare due più due.

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ZELENSKY IN ITALIA
Uriel Crua

Quella marionetta imbolsita, quell'infame teatrante, quella briciola schizopatica, non è gradita alla stragrande maggioranza degli italiani. Né lui, né ciò che rappresenta.
L'Italia intera rifiuta questa guerra marcia: pur non comprendendone le ragioni, ne saggia le conseguenze. E sono acide, le conseguenze, sono amarissime.

Eppure egli è qui, a dettare e chiedere, a ruminare richieste di morte.

Questa è la vostra democrazia.

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UNA CONVERSAZIONE
Uriel Crua

Sveglio dalle tre del mattino, sono le tre del pomeriggio e torno dal turno massacrante coi mattoni sulle palpebre. Ho comprato le fragole per i miei bambini, e voglio accompagnarle con un gelato alla crema artigianale. Così, entro nella caffetteria dove fanno un gelato alla crema formidabile, giù in paese.
La signora ha molte primavere addosso, ma sorride sempre.
- La solita vaschetta - dico - grazie.
- Qui non ci sono schifezze - ride lei mentre curva la paletta nella vasca gialla. Poi si incupisce. Le campane del paese son tornate a suonare.
- Campane. Sempre queste campane - lamenta, senza distogliere lo sguardo dalla vaschetta gialla
- Che campane sono?
- A morto - risponde - Campane a morto. Suonano tutti i giorni. Capirei poi se fossero per settantenni, ottantenni. Ma sono tutti giovani, tutti giovani.
Io sollevo le spalle e metto mani al portafogli. Voglio che sia lei a parlare. Voglio vedere fin dove si spinge.
- Non so mica - dice - se questi vaccini han fatto così bene.
- Non lo so nemmeno io, signora.
- Muoiono giovani, tanti giovani. Anche bambini - riflette.
- Già - faccio - anche bambini.
- Io dopo la terza - confessa - non riuscivo a muovermi da qui a lì. In ambulatorio ho sentito un calore in faccia, e poi bruciori ovunque. Immediatamente, subito dopo la puntura. Dico al medico che qualcosa non andava, che stavo male, che mi sentivo bruciare. E lui sa cosa mi ha detto? Che era la menopausa. A me, che sono in menopausa da vent'anni e non mi sono mai sentita così! Da quel giorno son stata un mese paralizzata a letto. Poi, pian piano, mi sono ripresa. Ma non sono più quella di prima. Ho dolori ovunque, dolori mai avuti prima di quel giorno.
- Quanto le devo signora?
- Diciassette.
- Buona fortuna. A tutti voi.
Il gelato alla crema con fragole era davvero ottimo

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SIEDITI UN MOMENTO
Uriel Crua

Siediti qui. Da tranquillo.
La camomilla è ancora calda. Preferisci del Cognac?
Allora: lo so. Lo so. Sei terrorizzato. Nella tua vita ne hai viste di ogni: prima, dei tizi barbuti che con dei coltellini fanno crollare grattacieli e pentagono; poi guerre in posti lontani e attentati sotto casa; poi la nuova moneta miracolosa che però ti ha fatto perdere tutto, i governi lacrime e sangue e la crisi economica; poi l'emergenza morbillo, che prima non ti faceva mica paura il morbillo, però poi sì! Un terrore adamantino, un nucleo di puro strazio, tanto da dover infilare dodici siringhe in due chili e mezzo di creature. E l'hai fatto, l'hai fatto per paura. Lo so, lo so. Bevi un sorso, ecco la borsa dell'acqua calda. E poi arriva il patogeno mortale, e tutti ti dicono di tremare, di chiuderti in casa, di fasciarti col cellophane, di non fare l'amore. Ehi, calma. Calma. È passato. Non tremare. È passato. Poi - si capisce - arriva la guerra, e la benzina aumenta, e la pasta aumenta, e il tuo lavoro vacilla, e i tuoi cari contano su di te, solo su di te. E la siccità, e poi le alluvioni... Lo so, bevi un goccio, calma. No, smettila di tremare. Ascolta. Ascolta! Ehi! Su, ascolta.

È tutto falso.
Non è accaduto niente.
Era un brutto sogno a cui hai creduto. Certo, le conseguenze di quel sogno ci sono state eccome. Ma è un sogno che TU hai reso possibile.
Vedi: se tu smetti di crederci, quello smette di fare male.

Come lo so?

Facciamo così: il faldone con tutte le "prove" te lo tengo per dopo. Ma guardami: non ho avuto nessuna paura, e sono ancora qui. Non ho obbedito a nessuno fra quegli ordini, e sono ancora qui. Non tremo, non scatto. Non ho tic. Respiro.

Smetti di credere a quel brutto sogno, e fallo finire in fumo.

Su, bevi. Respira.
E svegliati.

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ATTENZIONE

Mi segnalano che qualcuno contatta in privato i visitatori di questo canale, spacciandosi per il sottoscritto.

NON sono io.

Anche perché l'unico a spacciarsi per Uriel Crua sono io, e in privato uso il mio nome, e non Uriel Crua...

Avvisati. Bloccate e mandate a quel paese.
IL SERVO E IL NO
Uriel Crua

Adesso fermati e guarda nel dettaglio: cosa vedi? Loculi. Loculi occupati da uomini vivi e stretti tra le pareti, uomini sordi e ciechi che respirano a malapena con le loro costole pressate contro muri freddi, tenuti in vita dallo Spettacolo irradiato dagli schermi Amoled e dalle risate dei pagliacci che saltano e fanno facce buffe, o tragiche, a seconda della circostanza massima universale; uomini fatti di trito e terrore, di vergogna e melassa, pallidi e ugualmente gradassi, che masticano versacci terribili e schioccano il palato mentre, chini nel loculo e asfissiati dai loro oggetti angusti, ti indicano con dita grassocce se preghi o respiri il tuo Cosmo, ignorandoli fintanto che non esistono coi forti no che sai tu e pochi altri, o sgranando potenza dalle narici ferme, dagli occhi solidi, dalle nocche dure di chi vuole e vive. Perché sai morire quando vuoi, mentre tutti muoiono eternamente scavati nei loro pozzi stupidi, insidiandoti il calcagno per trascinarti giù con loro. A te, che mai smetti di tenderti al silenzio dei cieli

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IL SETACCIO
Uriel Crua

Viviamo Tempi straordinariamente ottusi, senza respiro e formidabilmente insensati. Le vite delle masse sciamano come grappoli d'insetti inconsapevoli, trascinati via da un destino che non appartiene loro, che sta fuori dalla natura delle cose.

A guardare nel dettaglio le vite di ciascuno, non suda che miseria, sciatteria, spreco.

Un ordito di regole, ordini, imposizioni, paure, costrizioni. Le bollette, la benzina, la tavola apparecchiata di malavoglia, famiglie che non si parlano, crepe irrisolte e rancori voraci, malattie e rimpianti, ricordi dolorosi.

Fin dall'infanzia la scuola che opprime, e poi dopo il lavoro che stordisce e scippa ogni goccia di senso all'esistenza.

Non c'è spazio per la contemplazione, per il piacere delle cose Alte, delle cose Belle.

E allora occorre, con urgenza - un'urgenza fortissima - fermarsi e setacciare. Avendo ben presente questo: che ciò per cui vale la pena di vivere, coincide esattamente con ciò per cui vale la pena morire.

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ATTENZIONE

IMPORTANTE.

Uriel Crua non contatta in privato, non chiede soldi o investimenti, non chiede dati sensibili.

Se qualcuno dovesse spacciarsi per me, segnalate il profilo e bloccate.

Grazie a tutti
IL DISSENSO DELLA DOMENICA
Uriel Crua

Guarda che una dissenzienza confezionata, pronta all'uso, da scaffale, piena di ingredienti colorati e suggestivi, è solo un altro modo per prenderti dal naso e lasciarti letteralmente fottere di traverso, e senza unguenti.

Libertà, in un senso compiuto, è l'esercizio costante della critica e della costruzione, un esercizio che sia fisico, materiale e metafisico ad un tempo.

Sfiorare le ciglia di tuo figlio con un bacio, mentre ogni fibra di te lotta per lui e per il suo futuro materiale e interiore, per esempio.

Operare ogni giorno scelte liminali, difficili e coriacee, anche.

Sapersi fermare e riflettere con lucidità, senza gridare a labbra sfatte slogan vuoti e litanie di gregge.

E riuscire, senza posa, a provare orrore - un orrore puro e che punga al nucleo - per ogni vero, inaccettabile orrore.

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COSA FAI?
Uriel Crua

È chiaro che avevi dei sogni. Te li hanno infilati a forza, i sogni. Ecco perché hai tatuaggi, indossi Rayban e guidi automobili che imitano quelle rombanti dei vips. Perché vuoi essere come i vips.
Ma cosa succede quando ti piazzano un ripetitore davanti casa? Cosa succede quando dicono che tuo figlio non può entrare a scuola se non gli butti dodici veleni in corpo? Cosa succede quando a lavoro ti costringono a fare cose che non stanno né in cielo, né in terra?
Cosa succede quando vengono a succhiarti il sangue, riducendoti in miseria? Quando aumentano la benzina che usi per andare a farti schiavo otto ore al giorno? Quando aumentano il prezzo della sbobba spazzatura che ti rifilano sugli scaffali dei supermercati?
Cosa ci fai con quelle pose da duro, e di quei tatuaggi, e di quei muscoletti cesellati in palestra davanti allo specchio?
Ascolta: mica ce l'ho con te. È che se tu non capisci, per me è difficile vivere. Perché tu sei il veicolo - il conduttore - di quel malessere che ci trascina sempre più in basso.
Lo so: ti hanno detto che ribellarti è da sfigati. Da gente sempre scontenta. Da tipi mosci e vestiti strani, che abbracciano alberi e si fanno crescere barbe bianche.
In realtà si tratta di sopravvivenza: e solo un vero Uomo è in grado di forgiare una resistenza, un contrattacco, senza se e senza ma.
Anche senza Rayban. E senza tatuaggi. E senza muscoletti forgiati in palestra.
Datti una sveglia, fallo ora.

Ascoltami.
NON NASCONDERE NULLA
Uriel Crua

Non nascondere nulla - secondo l'assetto morale che si tenta di calibrare sulle Masse - equivarrebbe ad essere intonsi, specchiati, "legali". E dunque ad essere limpidi, puliti, senza macchia. Che problema c'è - affermano - a lasciarsi sorvegliare per la propria sicurezza e per quella della collettività? Avrete mica qualcosa da nascondere?
La risposta deve essere sì. Abbiamo da nascondere tutto. La propria intimità, le facce buffe davanti allo specchio, o cantare a squarciagola in macchina. Ballare come sciamani in salotto, oppure riempire di baci i propri figli facendo versi sciocchi. Urinare contro una corteccia in mezzo ai boschi, oppure sdraiarsi nudi sotto il cielo dopo una giornata maledettamente intensa. Tutte cose - piccole grandi cose - che NON fareste sapendo di essere oggetto di controllo, di indagine, di origliamento e di voyeurismo digitale.
Senza considerare che anche la dissenzienza contro gli orpelli del Regime - se oggetto di controllo - verrebbe drasticamente ridotta. Ed è proprio quello che una SCIENZA - l'ingegneria sociale - tenta da decenni di mettere a punto: da una parte svuotando vite VIVE e palpitanti, per poi riempirle di cazzate; dall'altra - una volta rese molli quelle vite - sagomarle a proprio piacimento affinché divengano funzione di sistema. Inerti, efficienti, utili. A loro, e a loro soltanto.
Mangiate, ridete, sporcatevi, vivete, impastatevi nell'amore e parlate, chiacchierate, bevete, godete, fate l'alba, arrabbiatevi e fate pace. Senza sorveglianti, senza funzionari dell'agenda. Rifiutateli sempre e ovunque, rifiutateli per restare vivi. Per continuare a vivere, vivere per davvero.

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