Uriel Crua
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L'Uomo silenzioso nella stanza

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SISMA
Uriel Crua

Uno dei modi per decifrare la realtà, è rovesciare gli occhi dentro un buio denso. E poi lasciare aprirsi le intuizioni, lasciarsi fagocitare dal primo istinto forte. E poi analizzarlo.

In questo caso, nel caso del sisma in Turchia, chi vuol dubitare, dubiti forte.

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Aspettando primavera
RICORDO #3
Uriel Crua

Avevi il mondo tra i denti, e lo portavi addosso a quella distrazione longilinea e fiera di chi corrode il Tempo per ficcarsi prima dentro il sodo delle cose tutte. E lo facevi indossando giacche di pelle e il volto di fuoco.

Ti ingigantivi come un Moloch quando più donne, contemporaneamente, non desideravano che essere per te, e dunque smettere di essere qualsiasi cosa pur di avere un posto nelle tue parole e sulla tua lingua.

Desideravi tacere senza nome insieme a luoghi senza nome, e spargerti nel fioco rottame dei tuoi eventi.

Ma volevi un figlio, e lo volevi dall'unica donna possibile.

Volevi scolpire l'uomo nel luogo degli Uomini.

Hai cantato quell'uomo fino alle lacrime. Hai insistito forgiando la corazza catafratta, da cui molle e di butirra s'è fatto il figlio. Tenero come un'ogiva di lobi. Sacro come il tessuto connettivo col Dio.

Ai tuoi bambini, che ti hanno irrobustito la carne e la Volontà, sarai sempre fedele.
ME NE FREGO
Uriel Crua

Me ne frego della bontà della Scienza, degli esperti e dei professori spersi nell'intingolo dell'abiura.

Me ne frego del colmo degli eventi che franano dentro perpetue, inutili Apocalissi.

Me ne frego degli strilloni salutisti dell'una e l'altra parte, ambedue marcite dentro marmellate di propaganda per dementi.

Me ne frego del lavoro e della cartilagine della sua etica, collante per illusi e sopraffatti.

Me ne frego del giubilo delle vittorie catatoniche, che non frammentino le virgole e che non crepino il permafrost del cittadino ossequiente.

Me ne frego d'ogni cosa, purché quella cosa non sia per davvero fragorosa e dirompente.

Non me ne vogliate se taccio. È che davvero ogni orizzonte non porta che noia
IL PROGRESSO
Uriel Crua

Ne parlava André Gorz in "La metamorfosi del lavoro". Ma qui, di pari passo, la metamorfosi è anche linguistica. La metamorfosi è antropologica.
I Progettisti hanno decretato, hanno finanziato, hanno spinto e pompato un'iniezione di destrutturazione - da una parte - e ristrutturazione - dall'altra. E le limacce consunte, credendo di fare bene, sentendosi buone, si adoperano meccanicamente per portare avanti il progetto.

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Attenzione al Sushi.

#nessunacorrelazione
L'INFERNO
Uriel Crua

Mentre demoni incarnati, vergognosamente privilegiati, si buttano culi in faccia e lingue in gola, mentre sfasciano il palco senza saperne articolare le ragioni, mentre dai loro volti esonda - malferma - un'incontenibile malvagità; mentre quel baccanale di cortigiani getta in basso ogni residuo di Bellezza, mentre il sangue si frammista alla merda e all'oblio, mentre si scambiano liquami e risate canine fra cosce e musi e zinne e stridore di denti; mentre si ritualizza quel Sabba da cristallizzarsi nei retropensieri del lecito per pezzi di carne da addomesticare, le persone normali vengono perseguitate da rincari, mutui alle stelle, obblighi sanitari, tasse, certificazioni energetiche, blocchi al traffico, e da tutta una morsa molossoide di orpelli burocratici che rendono la permanenza in questo mondo un altro inferno copioso.
SEI SVEGLIO?
Uriel Crua

Facciamo che adesso ti fermi un attimo e respiri. Guardami in faccia. Sono serissimo.

Ora che è passata la "paura", ora che torni in giro a bere gli Spritz, ora che la gente passeggia tranquilla per strada, dimmi: davvero hai creduto che prima la la pezza in faccia non serviva, poi che però serviva ma "non ce n'erano". Davvero hai creduto ai filmati dei cinesi che sbattevano faccia a terra e poi qui non hai mai visto sbattere nessuno faccia a terra? Davvero hai creduto a chi ti strillava che i runner erano degli untori, e poi i padroni dei cani, e poi i bambini, e poi i non siringati? E dopo che ti sei siringato due, tre, quattro volte, e sei stato comunque male, davvero hai creduto a chi ti diceva che era tutto bello, buono e sicuro?
Davvero hai pensato fosse saggio e sensato tenere i bambini dentro scatole di plexiglas e imbavagliati come torturandi medievali? Davvero hai ritenuto corretto escludere dalle gelaterie dei ragazzini di dodici anni. E dagli autobus. E dai treni per raggiungere la scuola. E dai bar? Davvero, ora che hai preso un respiro e sei tornato alla tua "normalità", pensi che non invitare a Natale tuo fratello, tua sorella, tuo cugino, il tuo amico, solo perché non "protetto", sia stata una cosa buona? Credi davvero di aver fatto del bene?

Come ti senti adesso?

Quando accendi la TV e ti dicono che inviare armi è un atto di pace, quando accendi la TV e vedi culi sfregarsi su organi genitali in nome della "tolleranza", quando ti dicono persino che stiamo per subire un'invasione aliena, davvero dimmi: come ti senti?

Non ti senti un po' un babbione? Sul serio. Non ti senti un perfetto idiota?

Ora che ti hanno tolto pure le mutande facendotele passare dalle orecchie, mentre un giocoliere ti distraeva, non ti senti un allocco?

E se ti senti così, cosa ti incolla ancora alla sedia?

Dimmi, davvero. Sono curioso

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INFILTRATEVI
Uriel Crua

Nel Tempo Acuto, quando c'era da fuggire per salvarsi, aveva un senso - era anzi vitale - scollegarsi da quel mondo in suppurazione che voleva fagocitarci tutti. Abbiamo resistito, abbiamo combattuto, abbiamo detto "No", e siamo ancora qui.

Ma adesso, amici, è tempo di astuzia, è tempo di prevenzione, è tempo di contrattacco.

Il mio invito è di emergere dal rifugio che ci siamo costruiti, dalla calotta protettiva che con forza abbiamo forgiato, e di iniziare a infiltrare, contaminare, parlare, diffondere, più di prima, con maggiore potenza: una panspermia di Bellezza, un semenzaio che esplode con forza e vigore. È ora di diventare esemplari.

Entrate ovunque, che siate insegnanti, idraulici, manovali, metalmeccanici, medici: presidiate le istituzioni marce e da quel marcio rifate i fusti e le corolle, crescete e moltiplicatevi, siate il Giusto che getta luce nella materia.

Ridate tradizione e buon senso a questo mondo.

Torniamo a galla.

E divampiamo.

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SCIE CHIMICHE
Uriel Crua

Torno a parlarne, per quel poco di luce che posso gettare sull'argomento.

Sì, le chiamo "scie chimiche", senza timori, senza pensare di poter essere screditato. E no. NON è che ci credo. Le VEDO. Ne vedo gli effetti. Sento parlare contadini ottantenni e "analfabeti" (ce ne fossero, come loro), che dicono "da quando sporcano il cielo così, la terra secca e gli alberi muoiono". Ed è così.

Chissà se qualcuno fra quelli che vogliono entrare in politica dalle sponde del dissenso, avrà il coraggio di prendere di petto l'argomento.

Non per risolverlo definitivamente, non ci illudiamo che sia possibile nel breve termine. Ma per dar saggio di onestà e astuzia: la finestra di Overton possiamo usarla anche noi, sapete?

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UNA CONSIDERAZIONE
Uriel Crua

Se sono riusciti a ingannare tutti sul Tempo Presente, che si poteva toccare con gli occhi, cosa pensate abbiano raccontato del Tempo immemore e impercettibile, ovverosia della Storia?

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IL CUORE È PRASSI
Uriel Crua

Non so che immagine abbiate, ma alcune suggestioni in rete mi qualificano in modi bizzarri. Scrivo - dite - bene. Ho una mente - dite - lucida. La mia è una penna - dite - di primo ordine.

Molti si stupirebbero di sapere che in realtà scarico e carico divise di operai usate e impregnate di sangue nei macelli. Che pesto pozze di fluido e merda e carico a spalle carrelli da centoventi chilogrammi alla volta di sporco da mandare in lavanderia su furgoni malconci. Che macino centinaia di chilometri al giorno. Che usualmente ho a che fare con lo "scarto" dei reietti, gente senza nome e senza parole, con cui si fumano sigarette in silenzio contemplando vasche di sterco e piscio in fermentazione.

Che cambio tappeti sporchi.

Che scarico cestini usati e puzzolenti.

Magari ho visto anche te, che sei alla scrivania mentre entra il facchino in ufficio. E non lo degni di un nome, non lo guardi in faccia, ma magari gli metti i likes su facebook perché quello su facebook è Uriel Crua. Ma tu non lo sai che è quel facchino senza volto. Che quel facchino sono io.

Non che debba interessarti, lo dico giusto per calibrare le percezioni. E a me sta benissimo. È una mia scelta.

Non vivo di libri. Non vivo d'arte.

Vivo, volontariamente, di schiena, e preghiera.

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ATTO POLITICO
Uriel Crua

Chi volesse operare realmente un cambiamento dirompente, potrebbe farlo anche al di fuori degli scranni di Roma.
Elezioni o non elezioni poco importa: dalla sede di partito - un partito votato da centinaia di migliaia di persone - basterebbe dire "da domani, e per un mese, due mesi, tre mesi, non si acquista lì"; oppure: "da domani, tutti i lavoratori fanno così e cosà". E poi, con un comunicato ufficiale, si rivendica l'azione.

Già, l'azione.

Non palcoscenici con banchetti per libri e CD dell'influencer di turno. Non rassegne di esibizione.

No.

Azione, programmata e programmatica, come un sol uomo.

La politica si fa anche così: cultura, sì.

Ma azione, e prassi, e azione, e azione.

Non serve stare in Parlamento per agire.

Serve agire.

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SURSUM CORDA
Uriel Crua

Abbiamo provato tutto lo schifo. Avevamo addosso la reale, pastosa suppurazione della contemporaneità: il vuoto, riempito con la merda, ha prodotto catastrofi.
Avevamo addosso tutta la concrezione prodotta dai Tempi Bui, dall'ignoranza, dalla cattiveria sorda.
Avevamo i polpastrelli del male nella gola dei nostri figli, avevamo il Male che voleva entrarci in casa.
Ma abbiamo resistito, e ribattuto colpo su colpo.
Abbiamo fatto paura, abbiamo dimostrato che sotto la cenere dei Golem, arde ancora una brace forte, impossibile da spegnere.
Godete ogni singolo istante. Guardate gli occhi dei vostri bambini. Amate i vostri cari.

Noi non finiremo mai.

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Due paginette da "Crystal Blu".

Buona lettura

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UN ANEDDOTO
Uriel Crua

La mia giovinezza scomposta nascondeva un fortissimo rifiuto delle dinamiche insinuanti le 'nuove normalità '. Lo realizzo ora, a quasi quarant'anni.

Quel che in me veniva scambiato per eccentricità, asocialità "artistiche", altro non era che un fiero disgusto per quel che vedevo approssimarsi all'orizzonte.

Una sera era l'inaugurazione di un locale di conoscenti stretti - non amici. Conoscenti stretti è la definizione corretta.

Un uomo sulla quarantina (io ne avevo appena ventiquattro), coi capelli lunghi e liscissimi, la faccia bolsa dell'alcolista e il sorriso lepido del malfattore di lungo corso, tutto vestito di pelle, mi domandò perché avessi rinunciato a laurearmi a due esami dalla tesi (la mia tesi era su Carmelo Bene e la Phoné).

Io riposi: "perché a questo mondo stanno laureandosi cani e porci".

Lui affermò: "Be', io ho due lauree".

E io - immediatamente e senza filtri - replicai:

"E allora si vede che sei sia un cane, che un porco".

Un silenzio improvviso ghiacciò perfino la musica, perfino le luci.

Il suo sguardo si crepò.

Poi qualcosa tornò a muoversi intorno. E lui svanì fra le luci stroboscopiche.

Per sempre.

Fino a questo momento.
ELLY SCHLEIN
Uriel Crua

Si tratta di marcescenza, ad un altro livello.

Il partito che rappresenta e incarna - sopra tutti gli altri - il Male di questa Nazione, ha giustamente scelto il suo rappresentante più degno: un glomero di artefazione, finte maniere, retaggio da salotto e diritti d'accatto.

Quella ragazzina, figlia buona della giusta generazione, è tutti quelli che ai tempi dell'Università portavano lunghi sciarponi colorati e borse di stoffa, che si battevano contro "Berlusconi" perché era il nuovo "Mussolini"; che sfilavano nelle vie del centro in cortei fumosi e variopinti ragliando slogan furfanti e vuoti; che non vedevano, mai hanno visto, uno scorcio del quadro globale. Ecco che adesso, degnamente - passati gli anni necessari - prende il posto di vecchi e altrettanto funzionali dinosauri.

Ora è il suo turno.

Il "nuovo" che avanza.

Elly Schlein - mi si perdoni - è la nuova generazione del Male in Italia.

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Bollette gas, allo studio riforma bonus legati a consumi
Uriel Crua

Fonte: AdnKronos

“L'Autorità per l'energia, sta studiando una riforma per uno sconto affinché sia più legato ai consumi delle famiglie”

Besseghini: "L’obiettivo è far sì che siano correttamente selettivi, avendo chiara l’informazione sui consumi delle famiglie e sull’indicatore di reddito. Stiamo valutando di legarli più strettamente ai consumi della singola famiglia”

Quando i ragazzini dei call center dei vari provider di luce e gas, pagati con contratti settimanali da agenzie di “somministrazione”, vi rifilano servizi gratuiti come il “report dei consumi” (ovverosia uno strumento che concede al fornitore di violare la vostra riservatezza contandovi i peli che avete dove non batte il sole pure mentre vi asciugate i capelli col fon), sappiate che la trappola è la seguente: infilarvi, di nuovo, dentro un meccanismo di premialità tale per cui se sarete “virtuosi” - secondo pratiche stabilite solo e soltanto da loro – pagherete meno. Altrimenti, peggio per voi.

Non vi ricorda qualcosa?

Buon futuro a tutti i fessi