La Rainforest Alliance è un’associazione non governativa che attesta il rispetto di alcuni criteri sociali ed ambientali nella produzione dei prodotti agricoli di origine tropicale: cacao, caffè, tè, banane, ananas, noci, canna da zucchero, palma da olio, girasoli e soia.
La certificazione utilizza 94 criteri divisi in varie categorie (criteri di rispetto dell’ambiente e criteri di rispetto sociale).
Per ottenere la certificazione di Rainforest Alliance, basta rispettare il 50% di criteri per categoria e l’80% in totale.
In fondo, non è poi molto, se si pensa che, per esempio, una società potrebbe rispettare solamente i criteri più semplici.
Si tratta pertanto di una certificazione non difficile da ottenere perché i criteri possono essere aggirati.
Ma chi è che rilascia le certificazioni?
Nel caso della Rainforest Alliance, è la Sustainable Farm Certification Intl., un’impresa con sede in Costa Rica, che effettua le ispezioni e rilascia certificazioni tramite la collaborazione di entità dislocate in vari paesi dell’America Latina, che si presentano come organizzazioni ambientaliste.
Nel complesso si tratta di otto entità federate in una coalizione denominata Sustainable Agriculture Network (SAN), coordinata dalla stessa Rainforest Alliance.
Ma chi è che possiede la SAN o l’ha fondata?
Per ora non è stata trovata alcuna indicazione su chi abbia fondato e attualmente possegga Sustainable Farm Certification, ma non si può escludere che appartenga alla stessa Rainforest.
Le imprese che hanno ottenuto la certificazione possono esibire sui propri prodotti il marchio “Rainforest Alliance”, come nel caso di moltissimi prodotti appartenenti a note multinazionali.
I controlli nelle aziende agricole vengono effettuati una volta l’anno e non a sorpresa.
Già questo elemento fa scattare un campanello d’allarme e getta un’ombra sull’efficacia di tali controlli, poiché le aziende potrebbero avere tutto il tempo di mettersi in regola laddove non stiano rispettando i criteri di cui abbiamo parlato.
Le aziende inoltre pagano il controllo iniziale, più un costo fisso l’anno a seconda degli ettari di proprietà. Ma, abituati come siamo a certe logiche, si potrebbe pensare che, se a quel pagamento del controllo iniziale e del costo fisso all’anno si aggiungesse un buon “contributo” , forse si riuscirebbe a far chiudere un occhio all’ispettore e ottenere la certificazione.
Il sospetto che dietro a tutto questo ci sia (come sempre) un bel giro di denaro è concreto.
Le certificazioni green possono dunque aiutare il consumatore ad orientarsi verso prodotti che abbiano maggiore attenzione nei confronti dell’ambiente e dei lavoratori, ma non danno la piena sicurezza che il prodotto che si fregia di tali certificazioni sia green al 100%.
Del resto al consumatore medio basta un marchio per essere sereno, sollevandolo da ogni responsabilità di informarsi.
Fonti: Alessandro Antonelli, Michele Lo Cicero, Ludovica Pavoni, Alessio Torrisi, Claudia Trotta
La certificazione utilizza 94 criteri divisi in varie categorie (criteri di rispetto dell’ambiente e criteri di rispetto sociale).
Per ottenere la certificazione di Rainforest Alliance, basta rispettare il 50% di criteri per categoria e l’80% in totale.
In fondo, non è poi molto, se si pensa che, per esempio, una società potrebbe rispettare solamente i criteri più semplici.
Si tratta pertanto di una certificazione non difficile da ottenere perché i criteri possono essere aggirati.
Ma chi è che rilascia le certificazioni?
Nel caso della Rainforest Alliance, è la Sustainable Farm Certification Intl., un’impresa con sede in Costa Rica, che effettua le ispezioni e rilascia certificazioni tramite la collaborazione di entità dislocate in vari paesi dell’America Latina, che si presentano come organizzazioni ambientaliste.
Nel complesso si tratta di otto entità federate in una coalizione denominata Sustainable Agriculture Network (SAN), coordinata dalla stessa Rainforest Alliance.
Ma chi è che possiede la SAN o l’ha fondata?
Per ora non è stata trovata alcuna indicazione su chi abbia fondato e attualmente possegga Sustainable Farm Certification, ma non si può escludere che appartenga alla stessa Rainforest.
Le imprese che hanno ottenuto la certificazione possono esibire sui propri prodotti il marchio “Rainforest Alliance”, come nel caso di moltissimi prodotti appartenenti a note multinazionali.
I controlli nelle aziende agricole vengono effettuati una volta l’anno e non a sorpresa.
Già questo elemento fa scattare un campanello d’allarme e getta un’ombra sull’efficacia di tali controlli, poiché le aziende potrebbero avere tutto il tempo di mettersi in regola laddove non stiano rispettando i criteri di cui abbiamo parlato.
Le aziende inoltre pagano il controllo iniziale, più un costo fisso l’anno a seconda degli ettari di proprietà. Ma, abituati come siamo a certe logiche, si potrebbe pensare che, se a quel pagamento del controllo iniziale e del costo fisso all’anno si aggiungesse un buon “contributo” , forse si riuscirebbe a far chiudere un occhio all’ispettore e ottenere la certificazione.
Il sospetto che dietro a tutto questo ci sia (come sempre) un bel giro di denaro è concreto.
Le certificazioni green possono dunque aiutare il consumatore ad orientarsi verso prodotti che abbiano maggiore attenzione nei confronti dell’ambiente e dei lavoratori, ma non danno la piena sicurezza che il prodotto che si fregia di tali certificazioni sia green al 100%.
Del resto al consumatore medio basta un marchio per essere sereno, sollevandolo da ogni responsabilità di informarsi.
Fonti: Alessandro Antonelli, Michele Lo Cicero, Ludovica Pavoni, Alessio Torrisi, Claudia Trotta
Da sempre ci si interroga sull'origine della depressione e si cercano cure efficaci per combatterla e contrastarla.
La depressione sino ad oggi è sempre stata considerata di pertinenza psichiatrica.
Sappiamo oggi che anche il nostro intestino può avere un ruolo nella genesi della depressione, così come di altre patologie di pertinenza psichiatrica.
La mente infatti non è affatto scollegata dal corpo.
Vediamo meglio come in una serie di articoli scritti ad hoc.
https://www.stefanomanera.it/blog/cervello-intestino-parte1/
La depressione sino ad oggi è sempre stata considerata di pertinenza psichiatrica.
Sappiamo oggi che anche il nostro intestino può avere un ruolo nella genesi della depressione, così come di altre patologie di pertinenza psichiatrica.
La mente infatti non è affatto scollegata dal corpo.
Vediamo meglio come in una serie di articoli scritti ad hoc.
https://www.stefanomanera.it/blog/cervello-intestino-parte1/
Stefano Manera | funzionale e integrata, Milano
Cervello e Intestino - parte 1 | Stefano Manera Blog
Il microbiota intestinale è associato a patologie che coinvolgono il cervello, come il disturbo depressivo maggiore (MDD), patologie dell'asse intestino-cervello.
27 luglio 2021 - 27 luglio 2023
Giuseppe De Donno.
Un ricordo dedicato a un grande Medico.
Allego un articolo che scrissi poco dopo la sua tragica morte.
https://generiamosalute.it/speciale/il-guizzo-geniale-del-dottor-de-donno/
Giuseppe De Donno.
Un ricordo dedicato a un grande Medico.
Allego un articolo che scrissi poco dopo la sua tragica morte.
https://generiamosalute.it/speciale/il-guizzo-geniale-del-dottor-de-donno/
La mente non è scollegata dal corpo.
Spesso ricevo in studio pazienti che mi riferiscono di non essere più in grado di gestire il loro stato ansioso, di essere molto agitati durante la giornata.
Mi dicono che molto spesso si ritrovano in preda a vere e proprie crisi nervose, che il loro sonno è fortemente disturbato e che le loro capacità attentive e cognitive si sono visibilmente ridotte.
In questo articolo vi spiego come corpo e mente interagiscono tra loro e quale sia il ruolo dell'infiammazione nella genesi di sintomi psichici.
Vediamo inoltre il ruolo in tutto questo di un protagonista nascosto: il gene MTHFR.
https://www.stefanomanera.it/blog/cervello-intestino-parte2/
Spesso ricevo in studio pazienti che mi riferiscono di non essere più in grado di gestire il loro stato ansioso, di essere molto agitati durante la giornata.
Mi dicono che molto spesso si ritrovano in preda a vere e proprie crisi nervose, che il loro sonno è fortemente disturbato e che le loro capacità attentive e cognitive si sono visibilmente ridotte.
In questo articolo vi spiego come corpo e mente interagiscono tra loro e quale sia il ruolo dell'infiammazione nella genesi di sintomi psichici.
Vediamo inoltre il ruolo in tutto questo di un protagonista nascosto: il gene MTHFR.
https://www.stefanomanera.it/blog/cervello-intestino-parte2/
Stefano Manera | funzionale e integrata, Milano
Cervello e Intestino - parte 2 | Stefano Manera Blog
Pazienti con un eccesso di massa grassa (infiammazione) che riferiscono sintomi non solo fisici possono essere trattati in un quadro più ampio di asse intestino-cervello.
LA POLITICA “ANTI-COVID” FU SCRITTA DAI MILITARI USA?
A una attenta analisi di ciò che è accaduto emerge che il vero deus ex machina delle politiche “anti-Covid” fu un colonnello dell'esercito USA, più defilato rispetto al famoso Fauci.
Il Pentagono infatti appare in tutte le fasi in cui si dipana l'epoca Covid: dal finanziamento al laboratorio di Wuhan, alla stipula dei contratti Pfizer fino alla campagna di vaccinazione.
Forse è arrivato il momento di riconsiderare il vero peso dell'esercito statunitense nella gestione Covid?
Se questo fosse confermato, si delineerebbe ancor di più il fatto che il Covid abbia fatto parte di un piano bellico.
https://www.byoblu.com/2023/07/28/la-politica-anti-covid-fu-scritta-dai-militari-usa/
A una attenta analisi di ciò che è accaduto emerge che il vero deus ex machina delle politiche “anti-Covid” fu un colonnello dell'esercito USA, più defilato rispetto al famoso Fauci.
Il Pentagono infatti appare in tutte le fasi in cui si dipana l'epoca Covid: dal finanziamento al laboratorio di Wuhan, alla stipula dei contratti Pfizer fino alla campagna di vaccinazione.
Forse è arrivato il momento di riconsiderare il vero peso dell'esercito statunitense nella gestione Covid?
Se questo fosse confermato, si delineerebbe ancor di più il fatto che il Covid abbia fatto parte di un piano bellico.
https://www.byoblu.com/2023/07/28/la-politica-anti-covid-fu-scritta-dai-militari-usa/
ByoBlu
LA POLITICA ‘ANTI-COVID’ FU SCRITTA DAI MILITARI USA?
Nell'identificare il responsabile 'gestione Covid' ci si sofferma principalmente sulla figura di Anthony Fauci, il potentissimo epidemiologo statunitense, consulente di ben 7 inquilini della Casa Bianca. A una più attenta analisi emerge però che il vero deus…
"Non di solo pane vive l'uomo."
Per prevenire le malattie dobbiamo migliorare lo stato mentale, psicologico e spirituale.
Questo fa parte della più ampia visione PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia).
La PNEI, evoluzione della psicosomatica, considera che la mente, il sistema nervoso, il sistema endocrino e il sistema immunitario interagiscono tra loro, influenzandosi, dato che costituiscono un complesso sistema a rete.
Leggi di più qui:
https://www.stefanomanera.it/blog/cervello-intestino-parte3/
Per prevenire le malattie dobbiamo migliorare lo stato mentale, psicologico e spirituale.
Questo fa parte della più ampia visione PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia).
La PNEI, evoluzione della psicosomatica, considera che la mente, il sistema nervoso, il sistema endocrino e il sistema immunitario interagiscono tra loro, influenzandosi, dato che costituiscono un complesso sistema a rete.
Leggi di più qui:
https://www.stefanomanera.it/blog/cervello-intestino-parte3/
Stefano Manera | funzionale e integrata, Milano
Cervello e Intestino - parte3 | Stefano Manera Blog
Per prevenire le malattie dobbiamo migliorare lo stato mentale, psicologico e spirituale. Questo fa parte della più ampia visione PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia).
Il primo caso ufficiale di "ecoansia" si è registrato nei giorni scorsi a Catania.
Lo potremmo definire il paziente zero.
Lei è Giorgia Vasaperna, 27 anni, che però vive a Roma ovviamente, perché discutere di ambiente in Sicilia non è poi così cool.
Si dichiara femminista e ally (persona etero che supporta il movimento Lgbt), è laureata in scienze e lingue per la comunicazione, è attrice, doppiatrice e scrittrice.
Osservatela bene: camicione largo, informe e bianco in perfetto stile ospedaliero, occhiaie vistose, viso pallido circondato da lunghi capelli neri appositamente spettinati.
La metacomunicazione è chiarissima.
Questa figura quasi spettrale crea disagio e fa leva su memorie inconsce di massa come la paura, la malattia e la disperazione.
Ancora una volta gli esperti di comunicazione hanno costruito un personaggio pensato per comunicare precisamente su più livelli con modalità molto potenti, sia verbali che paraverbali, in grado di manipolare le masse anestetizzate, prive di memoria storica e disabituate a porsi domande.
L'attrice Giorgia Vasaperna dichiara di soffrire di ecoansia e tra le lacrime, con voce tremante e pause perfette, denuncia che la sua terra, la Sicilia, brucia.
Una splendida recita che i media hanno subito cavalcato senza indugi.
La giovane attrice tuttavia ha omesso di dire che se la Sicilia brucia è per colpa dei piromani, e non certo per il cambiamento climatico.
Giorgia Vasaperna è bene quindi che si preoccupi della criminalità, più che del caldo.
Al netto del fatto che quella scena dovrebbe far riflettere ancora una volta sul terrorismo e sull'indottrinamento distorto cui stiamo sottoponendo le nuove generazioni costituite da giovani confusi, ignoranti, deboli, deviati, depressi, ansiosi, paurosi, malaticci e quindi perfettamente condizionabili, manipolabili e controllabili.
È giusto citare Mauro De Mauro, vero giornalista, che nel 1970 venne rapito, torturato, ucciso e il suo corpo mai ritrovato.
Tra le varie ipotesi formulate sulle ragioni della sua sparizione figura quella relativa all'inchiesta sulla morte, secondo De Mauro dovuta a omicidio e non a incidente, del presidente dell'ENI Enrico Mattei.
De Mauro fu ucciso dalla Mafia, la stessa che brucia la Sicilia in questi giorni, così come tutti gli anni da decenni, per comprare terreni a basso costo e installare ecosistemi come fotovoltaici e pale eoliche (che serviranno poi senz’altro a curare l'ecoansia).
Giorgia Vasaperna potrebbe curare la sua ecoansia proprio parlando e denunciando la mafia.
E risparmi le lacrime (anche quelle del Ministro Pichetto Fratin) per uno stato che non combatte un cancro che distrugge anno dopo anno una terra meravigliosa e di incomparabile bellezza, e non per una pseudo emergenza in cui solo il 2% degli incendi è naturale.
E i giornalisti, invece di riempire i media con articoli di tendenza asserviti a disposizioni superiori, ricordino la lezione di chi è stato martirizzato per fare del vero giornalismo.
I giornalisti, se ancora così possiamo chiamarli, il malaffare lo vanno a cercare e lo denunciano, e non lo coprono con narrazioni false.
La Sicilia e l’Italia meritano molto di più che queste sceneggiate.
Le malattie da curare sono la mafia e il malaffare, non la ridicola ecoansia, ed è certo che per farlo servano persone forti, determinate, risolte, informate e sane sia fisicamente che moralmente.
Lo potremmo definire il paziente zero.
Lei è Giorgia Vasaperna, 27 anni, che però vive a Roma ovviamente, perché discutere di ambiente in Sicilia non è poi così cool.
Si dichiara femminista e ally (persona etero che supporta il movimento Lgbt), è laureata in scienze e lingue per la comunicazione, è attrice, doppiatrice e scrittrice.
Osservatela bene: camicione largo, informe e bianco in perfetto stile ospedaliero, occhiaie vistose, viso pallido circondato da lunghi capelli neri appositamente spettinati.
La metacomunicazione è chiarissima.
Questa figura quasi spettrale crea disagio e fa leva su memorie inconsce di massa come la paura, la malattia e la disperazione.
Ancora una volta gli esperti di comunicazione hanno costruito un personaggio pensato per comunicare precisamente su più livelli con modalità molto potenti, sia verbali che paraverbali, in grado di manipolare le masse anestetizzate, prive di memoria storica e disabituate a porsi domande.
L'attrice Giorgia Vasaperna dichiara di soffrire di ecoansia e tra le lacrime, con voce tremante e pause perfette, denuncia che la sua terra, la Sicilia, brucia.
Una splendida recita che i media hanno subito cavalcato senza indugi.
La giovane attrice tuttavia ha omesso di dire che se la Sicilia brucia è per colpa dei piromani, e non certo per il cambiamento climatico.
Giorgia Vasaperna è bene quindi che si preoccupi della criminalità, più che del caldo.
Al netto del fatto che quella scena dovrebbe far riflettere ancora una volta sul terrorismo e sull'indottrinamento distorto cui stiamo sottoponendo le nuove generazioni costituite da giovani confusi, ignoranti, deboli, deviati, depressi, ansiosi, paurosi, malaticci e quindi perfettamente condizionabili, manipolabili e controllabili.
È giusto citare Mauro De Mauro, vero giornalista, che nel 1970 venne rapito, torturato, ucciso e il suo corpo mai ritrovato.
Tra le varie ipotesi formulate sulle ragioni della sua sparizione figura quella relativa all'inchiesta sulla morte, secondo De Mauro dovuta a omicidio e non a incidente, del presidente dell'ENI Enrico Mattei.
De Mauro fu ucciso dalla Mafia, la stessa che brucia la Sicilia in questi giorni, così come tutti gli anni da decenni, per comprare terreni a basso costo e installare ecosistemi come fotovoltaici e pale eoliche (che serviranno poi senz’altro a curare l'ecoansia).
Giorgia Vasaperna potrebbe curare la sua ecoansia proprio parlando e denunciando la mafia.
E risparmi le lacrime (anche quelle del Ministro Pichetto Fratin) per uno stato che non combatte un cancro che distrugge anno dopo anno una terra meravigliosa e di incomparabile bellezza, e non per una pseudo emergenza in cui solo il 2% degli incendi è naturale.
E i giornalisti, invece di riempire i media con articoli di tendenza asserviti a disposizioni superiori, ricordino la lezione di chi è stato martirizzato per fare del vero giornalismo.
I giornalisti, se ancora così possiamo chiamarli, il malaffare lo vanno a cercare e lo denunciano, e non lo coprono con narrazioni false.
La Sicilia e l’Italia meritano molto di più che queste sceneggiate.
Le malattie da curare sono la mafia e il malaffare, non la ridicola ecoansia, ed è certo che per farlo servano persone forti, determinate, risolte, informate e sane sia fisicamente che moralmente.
Bologna, 2 agosto 2023, sono passati 43 anni dalla Strage del 1980.
85 le croci e oltre i 200 feriti.
Essere al momento sbagliato nel posto sbagliato.
A volte capita.
85 persone con vite e destini diversi, ferme all’ingresso o sui binari della stazione, chi aspettava un treno per andare in vacanza, chi per andare a lavorare o chi, semplicemente, era di passaggio.
Una di loro era Rossella Marceddu, giovane, sognatrice, bella e piena di vita.
Aveva 19 anni e quell'estate per partire avrebbe voluto prendere la moto.
Tuttavia per non fare preoccupare i suoi genitori, con un'amica, la mattina di quel caldo 2 agosto, si avviò sui binari della Stazione di Bologna.
"Tu resta qui, io vado al bar a prendere una bottiglia d'acqua".
Poi il boato.
E l’orologio di Rossella fermo per sempre alle 10:25.
La strage della stazione di Bologna è stato l’evento di chiusura dei movimenti studenteschi degli anni ‘70, tragicamente scivolati nella violenza settaria e stragista.
Scrivo e ricordo perché la storia sia sempre maestra in questa Italia che purtroppo tende sempre a dimenticare tutto troppo in fretta.
A raccogliere le storie di ciascuna vittima è stata l’Associazione parenti delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.
85 le croci e oltre i 200 feriti.
Essere al momento sbagliato nel posto sbagliato.
A volte capita.
85 persone con vite e destini diversi, ferme all’ingresso o sui binari della stazione, chi aspettava un treno per andare in vacanza, chi per andare a lavorare o chi, semplicemente, era di passaggio.
Una di loro era Rossella Marceddu, giovane, sognatrice, bella e piena di vita.
Aveva 19 anni e quell'estate per partire avrebbe voluto prendere la moto.
Tuttavia per non fare preoccupare i suoi genitori, con un'amica, la mattina di quel caldo 2 agosto, si avviò sui binari della Stazione di Bologna.
"Tu resta qui, io vado al bar a prendere una bottiglia d'acqua".
Poi il boato.
E l’orologio di Rossella fermo per sempre alle 10:25.
La strage della stazione di Bologna è stato l’evento di chiusura dei movimenti studenteschi degli anni ‘70, tragicamente scivolati nella violenza settaria e stragista.
Scrivo e ricordo perché la storia sia sempre maestra in questa Italia che purtroppo tende sempre a dimenticare tutto troppo in fretta.
A raccogliere le storie di ciascuna vittima è stata l’Associazione parenti delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.
MICROBIOTA INTESTINALE COME MEDIATORE DEL SISTEMA PNEI E DEI DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO
Ovvero
CERVELLO E INTESTINO (parte 4)
- Diffidate dalle imitazioni -
Da qualche anno l’asse intestino-cervello è sempre più studiato come campo interdisciplinare che analizza il modo in cui i microbi intestinali influenzano il sistema nervoso centrale (SNC).
La review "The gut-immune-brain axis in neurodevelopment and neurological disorders", pubblicata nel 2022 su Microbiome Research Reports, esamina le popolazioni cellulari immunitarie recentemente scoperte all'interno del cervello, gli effetti del microbiota intestinale sul SNC e l'efficacia di alcuni specifici ceppi probiotici per indagare meglio il ruolo del microbiota nel sistema PNEI e più precisamente nel "nuovo" concetto di asse intestino-immuno-cervello.
Qui potete leggere di più:
https://www.stefanomanera.it/blog/cervello-intestino-parte4/
Ovvero
CERVELLO E INTESTINO (parte 4)
- Diffidate dalle imitazioni -
Da qualche anno l’asse intestino-cervello è sempre più studiato come campo interdisciplinare che analizza il modo in cui i microbi intestinali influenzano il sistema nervoso centrale (SNC).
La review "The gut-immune-brain axis in neurodevelopment and neurological disorders", pubblicata nel 2022 su Microbiome Research Reports, esamina le popolazioni cellulari immunitarie recentemente scoperte all'interno del cervello, gli effetti del microbiota intestinale sul SNC e l'efficacia di alcuni specifici ceppi probiotici per indagare meglio il ruolo del microbiota nel sistema PNEI e più precisamente nel "nuovo" concetto di asse intestino-immuno-cervello.
Qui potete leggere di più:
https://www.stefanomanera.it/blog/cervello-intestino-parte4/
Stefano Manera | funzionale e integrata, Milano
Cervello e Intestino - parte4 | Stefano Manera Blog
Il Microbiota Intestinale come mediatore del sistema PNEI e dei disturbi del neurosviluppo, batteri commensali e loro interazioni con la fisiologia umana.
VIDEOCONSULENZE URGENTI
Carissimi, in questi giorni ricevo molte richieste per assistere i casi più urgenti.
Purtroppo lo studio è chiuso sino al 4 di settembre, ma desidero annunciare la possibilità di effettuare delle consulenze online LUNEDÌ 14 AGOSTO (lunedì prima di Ferragosto).
Le videoconsulenze saranno riservate soltanto ai CASI URGENTI.
La richiesta di queste consulenze è sempre molto alta, pertanto consiglio a coloro che sono interessati di prenotare il proprio posto il prima possibile.
Per informazioni e appuntamenti telefonare al 370 1386088
Grazie!
www.stefanomanera.it
Carissimi, in questi giorni ricevo molte richieste per assistere i casi più urgenti.
Purtroppo lo studio è chiuso sino al 4 di settembre, ma desidero annunciare la possibilità di effettuare delle consulenze online LUNEDÌ 14 AGOSTO (lunedì prima di Ferragosto).
Le videoconsulenze saranno riservate soltanto ai CASI URGENTI.
La richiesta di queste consulenze è sempre molto alta, pertanto consiglio a coloro che sono interessati di prenotare il proprio posto il prima possibile.
Per informazioni e appuntamenti telefonare al 370 1386088
Grazie!
www.stefanomanera.it
LA RISOLUZIONE DELL'INFIAMMAZIONE
Un articolo da poco pubblicato sul National Geographic approfondisce i meccanismi che portano alla cronicizzazione e alla diffusione dello stato infiammatorio mettendo in evidenza l’importante ruolo delle proresolvine nella risoluzione dell’infiammazione.
Sappiamo che l'infiammazione (cronica) è causa di condizioni patologiche diverse come l'Alzheimer, il cancro, il diabete, molte malattie cardiache, le malattie autoimmuni come l'artrite reumatoide e il lupus, eccetera.
Pensiamo ad esempio alla "sindrome da long-Covid" che probabilmente deriva da un catastrofico fallimento di un'appropriata risposta e risoluzione immunitaria.
Anche il decorso del cancro è destinato a peggiorare quando l'infiammazione non si risolve.
Sino ad oggi e stata ignorata (o poco considerata) la fase importantissima dell'infiammazione, chiamata “risoluzione”.
Comprendere meglio i meccanismi della risoluzione, sfruttandoli da un punto di vista medico, potrebbe diventare un approccio terapeutico integrativo molto utile per la cura di molte malattie attualmente con decorso cronico o degenerativo.
Potete leggere il mio articolo completo qui:
https://www.stefanomanera.it/blog/la-risoluzione-dell-infiammazione/
Un articolo da poco pubblicato sul National Geographic approfondisce i meccanismi che portano alla cronicizzazione e alla diffusione dello stato infiammatorio mettendo in evidenza l’importante ruolo delle proresolvine nella risoluzione dell’infiammazione.
Sappiamo che l'infiammazione (cronica) è causa di condizioni patologiche diverse come l'Alzheimer, il cancro, il diabete, molte malattie cardiache, le malattie autoimmuni come l'artrite reumatoide e il lupus, eccetera.
Pensiamo ad esempio alla "sindrome da long-Covid" che probabilmente deriva da un catastrofico fallimento di un'appropriata risposta e risoluzione immunitaria.
Anche il decorso del cancro è destinato a peggiorare quando l'infiammazione non si risolve.
Sino ad oggi e stata ignorata (o poco considerata) la fase importantissima dell'infiammazione, chiamata “risoluzione”.
Comprendere meglio i meccanismi della risoluzione, sfruttandoli da un punto di vista medico, potrebbe diventare un approccio terapeutico integrativo molto utile per la cura di molte malattie attualmente con decorso cronico o degenerativo.
Potete leggere il mio articolo completo qui:
https://www.stefanomanera.it/blog/la-risoluzione-dell-infiammazione/
Stefano Manera | funzionale e integrata, Milano
La risoluzione dell'infiammazione | Stefano Manera Blog
I meccanismi che portano la cronicizzazione e la diffusione dello stato infiammatorio e l'importante ruolo delle proresolvine (o SPM) nella risoluzione dell'infiammazione.
Desidero condividere una riflessione sulla perdita dell'ascolto e sull'atteggiamento neo-religioso della medicina, osservati in questi ultimi anni.
Il pensiero unico, così come quello scientista, fondati solamente sulla fede e sull'unilateralità degli algoritmi, sono particolarmente dannosi in medicina, disciplina complessa che non si risolve in pura oggettività, ma deve considerare il soggetto, singolare e irripetibile di cui si occupa.
La medicina oggi, così come viene proposta, manca di mètis, ovvero di quella intelligenza astuta in grado di vedere soluzioni dove la statistica e i protocolli non sanno guardare, ma manca anche di pensiero critico, ascolto e dialogo.
Potete leggere l'articolo completo qui:
https://www.stefanomanera.it/blog/medicina-e-ascolto/,
Il pensiero unico, così come quello scientista, fondati solamente sulla fede e sull'unilateralità degli algoritmi, sono particolarmente dannosi in medicina, disciplina complessa che non si risolve in pura oggettività, ma deve considerare il soggetto, singolare e irripetibile di cui si occupa.
La medicina oggi, così come viene proposta, manca di mètis, ovvero di quella intelligenza astuta in grado di vedere soluzioni dove la statistica e i protocolli non sanno guardare, ma manca anche di pensiero critico, ascolto e dialogo.
Potete leggere l'articolo completo qui:
https://www.stefanomanera.it/blog/medicina-e-ascolto/,
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La medicina non è una scienza ma una pratica basata su scienze, serve oggi ri-educare nei medici il pensiero umano, la capacità d'ascolto.
La fotografia del nostro tempo in un titolo: nullità che sputano sui giganti.
Un giorno Battiato stesso raccontò un aneddoto divertente che lo aveva riguardato: “Nel 1980, alla fine di un’esibizione delirante con 5.000 persone, Dario Fo mi aspettò all’uscita del concerto e mi disse: “I tuoi testi non mi piacciono”. “E io risposi: “E a me che cazzo me ne frega?”
Un giorno Battiato stesso raccontò un aneddoto divertente che lo aveva riguardato: “Nel 1980, alla fine di un’esibizione delirante con 5.000 persone, Dario Fo mi aspettò all’uscita del concerto e mi disse: “I tuoi testi non mi piacciono”. “E io risposi: “E a me che cazzo me ne frega?”