✍🏻 LA POETESSA PATRIOTA
Tra le grandi donne dell'ottocento siciliano un posto d'onore è occupato dalla poetessa e traduttrice Giuseppina Turrisi Colonna, che con le sue liriche cariche d'amor patrio sognò di essere la Giovanna d'Arco siciliana. Come la “Pulzella d'Orléans”, anche la poetessa palermitana trovò la morte quando era ancora giovane, poco dopo lo scoppio dei moti rivoluzionari del 1848.
Giuseppina Turrisi Colonna nacque a #Palermo il 2 aprile 1822 presso una famiglia della nobiltà locale, crescendo in un ambiente culturalmente assai sofisticato. La sorella maggiore, Anna, diverrà un'apprezzata pittrice, mentre Giuseppina sin dalla tenera età si abituò a trascorrere il tempo sui libri, componendo commedie poi recitate in casa insieme ai fratelli. Di carattere timido e solitario, Giuseppina fu istruita dapprima dalla colta madre, Rosalia Colonna Romano, e poi frequentò l'esclusivo istituto “Revillon”. Ebbe, inoltre, due precettori d'eccezione: l'abate toscano Giuseppe Borghi e lo scrittore e patriota palermitano Francesco Paolo Perez, il cui insegnamento era basato sul metodo socratico.
Grazie ai suoi maestri Giuseppina riuscì ad acquisire vastissima padronanza dell'italiano scritto, cosa non scontata in un'epoca in cui nell'isola era ancora il siciliano a costituire la lingua “nazionale”, al di là dei contesti ufficiali. Nei tanti anni dedicati allo studio ed alla lettura, la Turrisi Colonna si appassionò a scrittori e poeti come Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni e l'inglese Lord Byron, a cui in seguito dedicò alcuni suoi componimenti poetici.
Nel 1837, quando aveva solo quindici anni, Giuseppina assistette alla terribile epidemia di colera che colpì la #Sicilia mietendo migliaia di vittime e provocando, soprattutto nella parte orientale dell'Isola, episodi insurrezionali repressi nel sangue dall'esercito borbonico. Questa esperienza ebbe un'influenza notevole sulla produzione poetica della Turrisi Colonna.
Quattro anni dopo, nel 1841, all'età di diciannove anni, Giuseppina diede alle stampe la sua prima raccolta di poesie, non priva di riferimenti all'epidemia del 1837. Con l'uscita del suo primo volume, il nome della poetessa iniziò ad essere noto oltre i confini stessi dell'isola. Due anni dopo, nell'ode “Alle donne siciliane”, il ricordo dell'epidemia affiorò nuovamente, con la poetessa dedita ad incitare le sue compatriote a rifare grande la Sicilia:
«No, benché il tempo muta
La fortuna dei regni e delle genti,
Non han foglia perduta
Le tue belle corone, o Patria mia!
Fra lance, e spade, e riversati busti.
Deh sì lieto per noi rifulga il sole;
Deh, come il cor desia,
In noi l'ardire dei Sicani Eroi,
L'antica tempra si rifonda in noi!»
Secondo vari biografi all'inizio degli anni quaranta andrebbe collocata la nascita della storia d'amore tra la Turrisi Colonna ed il principe e grecista palermitano Giuseppe De Spuches. I due, tuttavia, convoleranno a nozze solo il 29 aprile 1847, dopo che la poetessa - tra le altre cose - aveva soggiornato a #Firenze nel 1846. Divenuta principessa di Galati in virtù del matrimonio con De Spuches, la poetessa fece in tempo a vedere i palermitani insorgere il 12 gennaio 1848, ma la sua personale tragedia era purtroppo alle porte.
Subito dopo lo scoppio dei moti rivoluzionari, incinta e malata di fegato, Giuseppina si trasferì col marito nella villa paterna di #Castelbuono, portando a termine una difficile gravidanza il 14 febbraio. Poche ore dopo il parto, tuttavia, la bambina data alla luce morì. Tre giorni dopo, il 17 febbraio 1848, a poco più di un mese di distanza dal compimento dei ventisei anni, Giuseppina Turrisi Colonna venne colta da aneurisma e morì. Fu sepolta nel convento palermitano delle “Cappuccinelle”.
Il marito, oltre a dedicarle cinque elegie latine, volle renderle omaggio commissionando un monumento al celebre scultore Valerio Villareale. Posto nel “pantheon dei siciliani illustri”, presso la Chiesa di San Domenico a Palermo, il monumento reca la seguente iscrizione:
👉🏻@sicilianewseinfo
📌@sicil_iaterramia
Tra le grandi donne dell'ottocento siciliano un posto d'onore è occupato dalla poetessa e traduttrice Giuseppina Turrisi Colonna, che con le sue liriche cariche d'amor patrio sognò di essere la Giovanna d'Arco siciliana. Come la “Pulzella d'Orléans”, anche la poetessa palermitana trovò la morte quando era ancora giovane, poco dopo lo scoppio dei moti rivoluzionari del 1848.
Giuseppina Turrisi Colonna nacque a #Palermo il 2 aprile 1822 presso una famiglia della nobiltà locale, crescendo in un ambiente culturalmente assai sofisticato. La sorella maggiore, Anna, diverrà un'apprezzata pittrice, mentre Giuseppina sin dalla tenera età si abituò a trascorrere il tempo sui libri, componendo commedie poi recitate in casa insieme ai fratelli. Di carattere timido e solitario, Giuseppina fu istruita dapprima dalla colta madre, Rosalia Colonna Romano, e poi frequentò l'esclusivo istituto “Revillon”. Ebbe, inoltre, due precettori d'eccezione: l'abate toscano Giuseppe Borghi e lo scrittore e patriota palermitano Francesco Paolo Perez, il cui insegnamento era basato sul metodo socratico.
Grazie ai suoi maestri Giuseppina riuscì ad acquisire vastissima padronanza dell'italiano scritto, cosa non scontata in un'epoca in cui nell'isola era ancora il siciliano a costituire la lingua “nazionale”, al di là dei contesti ufficiali. Nei tanti anni dedicati allo studio ed alla lettura, la Turrisi Colonna si appassionò a scrittori e poeti come Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni e l'inglese Lord Byron, a cui in seguito dedicò alcuni suoi componimenti poetici.
Nel 1837, quando aveva solo quindici anni, Giuseppina assistette alla terribile epidemia di colera che colpì la #Sicilia mietendo migliaia di vittime e provocando, soprattutto nella parte orientale dell'Isola, episodi insurrezionali repressi nel sangue dall'esercito borbonico. Questa esperienza ebbe un'influenza notevole sulla produzione poetica della Turrisi Colonna.
Quattro anni dopo, nel 1841, all'età di diciannove anni, Giuseppina diede alle stampe la sua prima raccolta di poesie, non priva di riferimenti all'epidemia del 1837. Con l'uscita del suo primo volume, il nome della poetessa iniziò ad essere noto oltre i confini stessi dell'isola. Due anni dopo, nell'ode “Alle donne siciliane”, il ricordo dell'epidemia affiorò nuovamente, con la poetessa dedita ad incitare le sue compatriote a rifare grande la Sicilia:
«No, benché il tempo muta
La fortuna dei regni e delle genti,
Non han foglia perduta
Le tue belle corone, o Patria mia!
Fra lance, e spade, e riversati busti.
Deh sì lieto per noi rifulga il sole;
Deh, come il cor desia,
In noi l'ardire dei Sicani Eroi,
L'antica tempra si rifonda in noi!»
Secondo vari biografi all'inizio degli anni quaranta andrebbe collocata la nascita della storia d'amore tra la Turrisi Colonna ed il principe e grecista palermitano Giuseppe De Spuches. I due, tuttavia, convoleranno a nozze solo il 29 aprile 1847, dopo che la poetessa - tra le altre cose - aveva soggiornato a #Firenze nel 1846. Divenuta principessa di Galati in virtù del matrimonio con De Spuches, la poetessa fece in tempo a vedere i palermitani insorgere il 12 gennaio 1848, ma la sua personale tragedia era purtroppo alle porte.
Subito dopo lo scoppio dei moti rivoluzionari, incinta e malata di fegato, Giuseppina si trasferì col marito nella villa paterna di #Castelbuono, portando a termine una difficile gravidanza il 14 febbraio. Poche ore dopo il parto, tuttavia, la bambina data alla luce morì. Tre giorni dopo, il 17 febbraio 1848, a poco più di un mese di distanza dal compimento dei ventisei anni, Giuseppina Turrisi Colonna venne colta da aneurisma e morì. Fu sepolta nel convento palermitano delle “Cappuccinelle”.
Il marito, oltre a dedicarle cinque elegie latine, volle renderle omaggio commissionando un monumento al celebre scultore Valerio Villareale. Posto nel “pantheon dei siciliani illustri”, presso la Chiesa di San Domenico a Palermo, il monumento reca la seguente iscrizione:
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«Alla memoria di Giuseppina Turrisi Colonna, Principessa di Galati. Angelo di sembianze e di core. Prodigio d'intelletto per letterario sapere, per poetica fantasia, che nel fiore degli anni, rapita alle speranze della patria e dei suoi, vivrà negli inspirati suoi carmi e nella luce delle sue virtù. Giuseppe De Spuches, Principe di Galati, consorte dolentissimo».
Nella sua canzone “Alla Patria”, Giuseppina Turrisi Colonna, come una novella Giovanna d'Arco, aveva scritto:
«Ma sol la Patria spira
I più fervidi carmi al petto mio!
Non trastul, ma di Dio
Voce i carmi saran, saran divina
Mission fra le genti,
E le sicane menti
Guidar di Gloria nel cammin desio
Come al trionfo del natio Paese
Guidò gli eroi la Vergine Francese!
Bello, azzurro, è il tuo cielo,
O mia Sicilia, eterna Primavera»
<<Giuseppina Turrisi>>
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Nella sua canzone “Alla Patria”, Giuseppina Turrisi Colonna, come una novella Giovanna d'Arco, aveva scritto:
«Ma sol la Patria spira
I più fervidi carmi al petto mio!
Non trastul, ma di Dio
Voce i carmi saran, saran divina
Mission fra le genti,
E le sicane menti
Guidar di Gloria nel cammin desio
Come al trionfo del natio Paese
Guidò gli eroi la Vergine Francese!
Bello, azzurro, è il tuo cielo,
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La "Schiena dell'asino" come non l'avete mai vista - #ETNA
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La "schiena dell'asino sull'Etna" è una particolare formazione geologica presente sul versante orientale dell'Etna.
Si tratta di una cresta rocciosa e affilata che si estende lungo il cratere centrale del vulcano. Questa formazione ha preso il nome di "schiena dell'asino" per la sua somiglianza con la schiena di un asino. La zona è un punto di riferimento per gli escursionisti e gli amanti della natura che visitano l'Etna.
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Rischiava l'estinzione ma è più forte di tutti: il cavallo simbolo della Sicilia per millenni
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Rischiava l'estinzione ma è più forte di tutti: il cavallo simbolo della Sicilia per millenni
Più muscoloso delle altre razze, con una costituzione forte, seppur si mantiene agile. È molto affidabile e può anche essere impiegato nell’equitazione. La storia Il cavallo endemico siciliano Per millenni è stato considerato uno dei simboli stessi della…
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Il 15 marzo, la Regione ha dichiarato lo stato di emergenza nelle province di: Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani. Attualmente ci troviamo in una situazione critica riguardante la gestione delle risorse idriche in Sicilia.
Questa emergenza non è affatto improvvisa, ma è il risultato di una serie di fattori che si sono accumulati nel corso degli anni. Nel 2023, abbiamo assistito al quarto anno consecutivo di precipitazioni al di sotto della media storica, mettendo ulteriormente a dura prova le risorse idriche dell’isola.
In aggiunta, i primi mesi del 2024 hanno portato un aumento delle temperature e una riduzione delle piogge, aggravando ulteriormente la situazione.
Da gennaio la Regione ha avviato un piano di razionamento dell’acqua che coinvolge circa un milione di persone in 150 comuni, con riduzioni fino al 45%.
Dal 5 aprile a Palermo, l’Amap ha ridotto la distribuzione dell’acqua in ben 22 quartieri.
Non sorprendono le proteste da parte degli attivisti: il gruppo @ultima.generazione ha manifestato il proprio dissenso lavando dei piatti sporchi nella fontana del molo trapezoidale di Palermo.
💻 @balarm.it
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#balarm #sicilia #siccità #emergency #news
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In aggiunta, i primi mesi del 2024 hanno portato un aumento delle temperature e una riduzione delle piogge, aggravando ulteriormente la situazione.
Da gennaio la Regione ha avviato un piano di razionamento dell’acqua che coinvolge circa un milione di persone in 150 comuni, con riduzioni fino al 45%.
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Torna il “Ciokowine Fest” ad Alcamo 🍫
🍷 Un’occasione unica per immergersi tra sapori, musica e divertimento dal 5 al 7 Aprile.
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