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18 MARZO FEDERICO II, RE DI SICILIA, OTTIENE LA CORONA DI GERUSALEMME
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Dopo il suo ingresso trionfale nella città santa, il giorno seguente - 18 marzo 1229 - Federico II poté finalmente cingere la corona di re di Gerusalemme, anche se ciò avvenne in modo tutt'altro che ordinario.
A dare a Federico la legittimazione per l'ottenimento di questo titolo simbolicamente assai importante era stato il matrimonio nel 1225 con Jolanda di Brienne, sua seconda moglie. Jolanda era figlia dei sovrani di Gerusalemme Giovanni di Brienne e Maria degli Aleramici e, in quanto tale, erede al trono della città santa. Il matrimonio tra Federico e Jolanda era stato concordato con Papa Onorio III mediante un'intesa diplomatica che avrebbe apportato un reciproco vantaggio: per Federico ottenere il prestigioso titolo; per Onorio stimolare il re di Sicilia e imperatore ad intraprendere la crociata più volte promessa.
Subito dopo il matrimonio con l'appena tredicicenne Jolanda, Federico assunse la reggenza di Gerusalemme. Dal matrimonio tra i due nacque nel 1228 Corrado, futuro re di Sicilia, che fu investito della corona di Gerusalemme pochi giorni dopo la sua venuta al mondo, con il padre ovviamente confermato nella reggenza, ora in favore del figlio anziché della moglie.
La sesta crociata, con il conseguente successo diplomatico ottenuto da Federico attraverso il trattato di Jaffa del febbraio 1229, diede allo Stupor Mundi l'occasione propizia per passare dallo status di reggente del figlio a quello di vero e proprio re di Gerusalemme. Ciò, tuttavia, avvenne in condizioni alquanto surreali.
Federico, infatti, aveva intrapreso la crociata con una scomunica pendente sul suo capo. La condizione di scomunicato, oltre che alimentare la diffidenza del clero di Gerusalemme, impediva al sovrano di partecipare alle funzioni religiose e di ricevere benedizioni. In tal senso un'incoronazione rispettosa dei crismi del cerimoniale era impossibile.
Il giorno dopo il suo ingresso a Gerusalemme, dunque, Federico fece svolgere una messa di ringraziamento presso la Basilica del Santo Sepolcro, a cui però non partecipò in quanto scomunicato. Al termine della funzione religiosa, in modo non certo ordinario, egli indossò con le sue stesse mani la corona reale, malgrado l'opposizione del patriarca latino di Gerusalemme, che emise l'interdetto sulla città.
In questa occasione, nel clima di aperto conflitto politico con il Papato, Federico II emanò un manifesto di propaganda politica e teologica atto a dipingerlo come un nuovo re Davide, investito di un potere teocratico che riecheggiava la tradizione cesaropapista degli imperatori romani d'Oriente.
Per ironia della storia, circa un secolo prima, anche il nonno materno di Federico, Ruggero II d'Altavilla, aveva accarezzato per un momento l'idea di diventare re di Gerusalemme e teorizzato - in una fase di forte contrasto con Roma - una dottrina politica fortemente improntata al cesaropapismo bizantino.
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Subito dopo il matrimonio con l'appena tredicicenne Jolanda, Federico assunse la reggenza di Gerusalemme. Dal matrimonio tra i due nacque nel 1228 Corrado, futuro re di Sicilia, che fu investito della corona di Gerusalemme pochi giorni dopo la sua venuta al mondo, con il padre ovviamente confermato nella reggenza, ora in favore del figlio anziché della moglie.
La sesta crociata, con il conseguente successo diplomatico ottenuto da Federico attraverso il trattato di Jaffa del febbraio 1229, diede allo Stupor Mundi l'occasione propizia per passare dallo status di reggente del figlio a quello di vero e proprio re di Gerusalemme. Ciò, tuttavia, avvenne in condizioni alquanto surreali.
Federico, infatti, aveva intrapreso la crociata con una scomunica pendente sul suo capo. La condizione di scomunicato, oltre che alimentare la diffidenza del clero di Gerusalemme, impediva al sovrano di partecipare alle funzioni religiose e di ricevere benedizioni. In tal senso un'incoronazione rispettosa dei crismi del cerimoniale era impossibile.
Il giorno dopo il suo ingresso a Gerusalemme, dunque, Federico fece svolgere una messa di ringraziamento presso la Basilica del Santo Sepolcro, a cui però non partecipò in quanto scomunicato. Al termine della funzione religiosa, in modo non certo ordinario, egli indossò con le sue stesse mani la corona reale, malgrado l'opposizione del patriarca latino di Gerusalemme, che emise l'interdetto sulla città.
In questa occasione, nel clima di aperto conflitto politico con il Papato, Federico II emanò un manifesto di propaganda politica e teologica atto a dipingerlo come un nuovo re Davide, investito di un potere teocratico che riecheggiava la tradizione cesaropapista degli imperatori romani d'Oriente.
Per ironia della storia, circa un secolo prima, anche il nonno materno di Federico, Ruggero II d'Altavilla, aveva accarezzato per un momento l'idea di diventare re di Gerusalemme e teorizzato - in una fase di forte contrasto con Roma - una dottrina politica fortemente improntata al cesaropapismo bizantino.
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Forwarded from ♡ Sicilia Terra Mia ♡ (👑🇶 🇺 🇪 🇪 🇳👑)
Non c’è siciliano che non ami la pasta con le sarde! Un primo piatto questo dal sapore intenso, che fa venire immediatamente l’acquolina in bocca.
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Le origini della pasta con le sarde: tra storia e leggenda
Molte delle ricette nascono quasi per caso, nascono dall’arte di arrangiarsi, dalla necessità cioè di portare in tavola un piatto ricco non solo di gusto ma anche di sostentamento, avendo però a disposizione pochi e semplici ingredienti.
Sono quindi ricette povere, che poi con il passare degli anni sono diventate tradizionali. È il caso della pasta con le sarde.
Si narra che sia stato un cuoco arabo ad inventare questo piatto durante il 1800, per la precisione il cuoco di Eufemio da Messina.
Di fronte ad un intero esercito da sfamare questo cuoco decise di accettare tutti i doni che questa meravigliosa isola offriva, sia quelli del mare che quelli della terra.
Sarde a cui aggiunse del finocchietto fresco così da smorzare un po’ il sapore intenso del pesce e donare freschezza al piatto, pinoli che erano considerati utilissimi per evitare eventuali intossicazioni, zafferano per amalgamare al meglio i sapori: con questi ingredienti dette vita ad un condimento eccezionale per la pasta, rimasto nella storia.
Ricetta:
Ecco la lista di tutti gli ingredienti necessari con le dosi:
320 g di tonnarelli
1 mazzo di finocchio selvatico
300 g di sarde fresche
4 acciughe
1 cipolla
30 g di uvetta
25 g di pinoli
1 bustina di zafferano
Olio extra vergine di oliva q.b.
Sale q.b.
Pepe q.b.
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Molte delle ricette nascono quasi per caso, nascono dall’arte di arrangiarsi, dalla necessità cioè di portare in tavola un piatto ricco non solo di gusto ma anche di sostentamento, avendo però a disposizione pochi e semplici ingredienti.
Sono quindi ricette povere, che poi con il passare degli anni sono diventate tradizionali. È il caso della pasta con le sarde.
Si narra che sia stato un cuoco arabo ad inventare questo piatto durante il 1800, per la precisione il cuoco di Eufemio da Messina.
Di fronte ad un intero esercito da sfamare questo cuoco decise di accettare tutti i doni che questa meravigliosa isola offriva, sia quelli del mare che quelli della terra.
Sarde a cui aggiunse del finocchietto fresco così da smorzare un po’ il sapore intenso del pesce e donare freschezza al piatto, pinoli che erano considerati utilissimi per evitare eventuali intossicazioni, zafferano per amalgamare al meglio i sapori: con questi ingredienti dette vita ad un condimento eccezionale per la pasta, rimasto nella storia.
Ricetta:
Ecco la lista di tutti gli ingredienti necessari con le dosi:
320 g di tonnarelli
1 mazzo di finocchio selvatico
300 g di sarde fresche
4 acciughe
1 cipolla
30 g di uvetta
25 g di pinoli
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📍SALEMI
▪️L’usanza del Pane di San Giuseppe a Salemi si tramanda da una generazione all’altra. In strada vi sono altari e cappelle votive, con i pani che richiamano la natura, i fiori, le piante e gli animali, oltre ai simboli della fede.
L’altare solitamente include un quadro con la Sacra Famiglia e, tutto intorno, si dispongono mensole con tovaglie bianche. Tra gli oggetti simbolici che si includono, vi sono brocche con il vino, lumini e vasi con pesciolini rossi. Ai piedi dell’altare c’è un tappeto, oltre ai piatti con i germogli di frumento.
❗️Una piccola curiosità: vi sono anche mazzi di finocchi verdi, un simbolo di abbondanza.
▪️Il pane di San Giuseppe si poggia sull’altare, mentre altri piccoli pani si appendono.
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L’altare solitamente include un quadro con la Sacra Famiglia e, tutto intorno, si dispongono mensole con tovaglie bianche. Tra gli oggetti simbolici che si includono, vi sono brocche con il vino, lumini e vasi con pesciolini rossi. Ai piedi dell’altare c’è un tappeto, oltre ai piatti con i germogli di frumento.
❗️Una piccola curiosità: vi sono anche mazzi di finocchi verdi, un simbolo di abbondanza.
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LA FESTA DI SAN GIUSEPPE
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🎉 La festa di S. Giuseppe in Sicilia è una festa che tradizionalmente occupa un posto di tutto rispetto sia come festa religiosa sia come rituale accompagnato da specialità gastronomiche.
😇 La figura di S. Giuseppe, sposo di Maria e padre putativo di Gesù, è molto venerata in Sicilia, ed è legato al profondo sentimento religioso diffuso in Sicilia e che si evince anche dalla diffusione del nome Giuseppe e tutti i suoi derivati: Peppe, Peppino, Pippineddu, Pino, Pippo, Giuseppa, Giuseppina, Pinuzzu, Peppina, Pina, Giusy, ecc…
La festa di San Giuseppe è caratterizzata da feste religiose con caratteristiche tipiche nei diversi comuni come diverse le specialità culinarie che si possono gustare in questa ricorrenza.
🍞 Dal punto di vista gastronomico la Sicilia è ricca di piatti tipici per il giorno di San Giuseppe.
Tipiche pietanze che venivano anche offerte dai più benestanti alle persone più disagiate erano il minestrone di San Giuseppe, il pane di San Giuseppe, la pasta con le sarde e il dolce tipico della ricorrenza è la famosa sfincia di San Giuseppe.
🏢 Nella città di #Caccamo si organizzano ben due manifestazioni per la festa di San Giuseppe, entrambe organizzate dalla Chiesa della SS Annunziata. La prima manifestazione è la domenica prima del 19.
In questa primo evento si svolge ‘A Retina che è una sfilata di muli bardati a festa accompagnati dalla banda musicale, che fa il giro del paese raccogliendo offerte in natura, le cosiddette prumisioni che i devoti fanno al Santo. Già due domeniche prima della festa, alla chiesa dell’Annunziata, viene accesa ‘A Scalunata di San Giuseppe. In queste giornate vengono accesi dei ceri lungo la scalinata in cima alla quale si trova la statua di S. Giuseppe col Bambino.
🏙️ In molti paesi vengono allestiti gli Altari di San Giuseppe e vengono imbandite le Tavolate di S. Giuseppe, in cui intere famiglie, in virtù di una promessa fatta al santo, contribuiscono nella preparazione di cibi e pietanze tipiche da offrire ai poveri. Questo rito si conserva in molti comuni, ma negli ultimi anni a Salemi è diventato un vero e proprio evento turistico.
Anche nell’agrigentino la festa è sentita e partecipata, in particolare a Ribera dove i festeggiamenti iniziano dalla domenica precedente.
Nella città sfilano uomini a cavallo che portano per le vie della città dei rami d’ulivo con al seguito un carro che porta una torre di varie forme di pane benedetto sormontata dal quadro di San Giuseppe.
🏬 Il centro storico di Palermo, invece si illumina con le spettacolari Vampe di S. Giuseppe, degli immensi falò dove vengono bruciati anche vecchi oggetti. Le vampe sono da tempo vietate, ma la tradizione è così forte che la sera del 18 le cataste di legna si illuminano in diverse piazze del centro.
Anche nel Ragusano, a #Scicli la notte del 16 marzo, fin dal medioevo si ripete la Cavalcata di S. Giuseppe nella quale uomini a cavallo accendono i fuochi benedetti lungo la città.
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La festa di San Giuseppe è caratterizzata da feste religiose con caratteristiche tipiche nei diversi comuni come diverse le specialità culinarie che si possono gustare in questa ricorrenza.
🍞 Dal punto di vista gastronomico la Sicilia è ricca di piatti tipici per il giorno di San Giuseppe.
Tipiche pietanze che venivano anche offerte dai più benestanti alle persone più disagiate erano il minestrone di San Giuseppe, il pane di San Giuseppe, la pasta con le sarde e il dolce tipico della ricorrenza è la famosa sfincia di San Giuseppe.
🏢 Nella città di #Caccamo si organizzano ben due manifestazioni per la festa di San Giuseppe, entrambe organizzate dalla Chiesa della SS Annunziata. La prima manifestazione è la domenica prima del 19.
In questa primo evento si svolge ‘A Retina che è una sfilata di muli bardati a festa accompagnati dalla banda musicale, che fa il giro del paese raccogliendo offerte in natura, le cosiddette prumisioni che i devoti fanno al Santo. Già due domeniche prima della festa, alla chiesa dell’Annunziata, viene accesa ‘A Scalunata di San Giuseppe. In queste giornate vengono accesi dei ceri lungo la scalinata in cima alla quale si trova la statua di S. Giuseppe col Bambino.
🏙️ In molti paesi vengono allestiti gli Altari di San Giuseppe e vengono imbandite le Tavolate di S. Giuseppe, in cui intere famiglie, in virtù di una promessa fatta al santo, contribuiscono nella preparazione di cibi e pietanze tipiche da offrire ai poveri. Questo rito si conserva in molti comuni, ma negli ultimi anni a Salemi è diventato un vero e proprio evento turistico.
Anche nell’agrigentino la festa è sentita e partecipata, in particolare a Ribera dove i festeggiamenti iniziano dalla domenica precedente.
Nella città sfilano uomini a cavallo che portano per le vie della città dei rami d’ulivo con al seguito un carro che porta una torre di varie forme di pane benedetto sormontata dal quadro di San Giuseppe.
🏬 Il centro storico di Palermo, invece si illumina con le spettacolari Vampe di S. Giuseppe, degli immensi falò dove vengono bruciati anche vecchi oggetti. Le vampe sono da tempo vietate, ma la tradizione è così forte che la sera del 18 le cataste di legna si illuminano in diverse piazze del centro.
Anche nel Ragusano, a #Scicli la notte del 16 marzo, fin dal medioevo si ripete la Cavalcata di S. Giuseppe nella quale uomini a cavallo accendono i fuochi benedetti lungo la città.
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Festa di San Giuseppe – Nicolosi (CT)
E’ un'antica tradizione della cittadina di Nicolosi che, seppur improntata sulla massima semplicità, rappresenta un momento di tradizione e fede immancabile per i cittadini nicolositi.
Particolarmente sentito è l'appuntamento con la tradizionale distribuzione della minestra di ceci che avviene, come da consuetudine, nella mattinata di giorno 18, grazie all'impegno e alla bravura di tante donne del paese e dei membri della Commissione.
Altro immancabile appuntamento tradizionale è l'asta dei numerosi doni raccolti durante la festa, il cui ricavato viene utilizzato per finanziare la realizzazione della festa.
Nei giorni della festa il Simulacro del Patriarca viene stato svelato dalla sua cameretta, portato a spalla fuori dalla Chiesa e collocato sulla vara per essere portato in processione lungo le vie del paese.
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Altro immancabile appuntamento tradizionale è l'asta dei numerosi doni raccolti durante la festa, il cui ricavato viene utilizzato per finanziare la realizzazione della festa.
Nei giorni della festa il Simulacro del Patriarca viene stato svelato dalla sua cameretta, portato a spalla fuori dalla Chiesa e collocato sulla vara per essere portato in processione lungo le vie del paese.
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Marzo è arrivato! Il mese della primavera, della festa del papà e di San Giuseppe ed è proprio per questa festa che in Sicilia si preparano le Sfinci di San Giuseppe.
Con lo stesso nome potete trovare su tutta l’isola dolci simili ma mai perfettamente identici.
Se siete della zona orientale dell’isola (Messina, Catania e Siracusa) le Sfinci di san giuseppe sono molto semplici o arricchite con del riso, mentre nella zona occidentale (Palermo e Trapani) le sfinci di San Giuseppe vengono farcite con un composto di ricotta come quello dei classici Cannoli Siciliani e decorate con crema di ricotta, granella di pistacchi e canditi.
Oggi vi proponiamo quella delle sfinci Messinesi, piccoli bocconcini di pasta lievitata fritti in olio bollente e arricchiti da pepite di uva passa.
Dal latino "spongia", che significa spugna, queste piccole dolcezze devono il loro nome proprio alla forma rotonda irregolare e all'irresistibile morbidezza. Grazie ad una pioggia di zucchero semolato diventano così ghiotte che una tira l'altra... con moderazione.
Come tutte le ricette popolari esistono diverse varianti, noi ci siamo innamorati di questa versione più semplice con un impasto solo a base di farina, acqua, olio, zucchero, lievito di birra e uva passa.
✍🏻@sicilianewseinfo
📌@sicil_iaterramia
📚Tradizioni Messinesi
#19marzofestadelpapá
Con lo stesso nome potete trovare su tutta l’isola dolci simili ma mai perfettamente identici.
Se siete della zona orientale dell’isola (Messina, Catania e Siracusa) le Sfinci di san giuseppe sono molto semplici o arricchite con del riso, mentre nella zona occidentale (Palermo e Trapani) le sfinci di San Giuseppe vengono farcite con un composto di ricotta come quello dei classici Cannoli Siciliani e decorate con crema di ricotta, granella di pistacchi e canditi.
Oggi vi proponiamo quella delle sfinci Messinesi, piccoli bocconcini di pasta lievitata fritti in olio bollente e arricchiti da pepite di uva passa.
Dal latino "spongia", che significa spugna, queste piccole dolcezze devono il loro nome proprio alla forma rotonda irregolare e all'irresistibile morbidezza. Grazie ad una pioggia di zucchero semolato diventano così ghiotte che una tira l'altra... con moderazione.
Come tutte le ricette popolari esistono diverse varianti, noi ci siamo innamorati di questa versione più semplice con un impasto solo a base di farina, acqua, olio, zucchero, lievito di birra e uva passa.
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📚Tradizioni Messinesi
#19marzofestadelpapá
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INGREDIENTI PER 40 SFINCI
Zucchero 60 g
Farina 00 500 g
Acqua tiepida 500 g
Lievito di birra 1 cubetto
Sale fino 2 g
Uva sultanina 200 g
PER FRIGGERE
Olio di semi
PER COSPARGERE
Zucchero semolato
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PER FRIGGERE
Olio di semi
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