♡ Sicilia Terra Mia ♡
790 subscribers
3.93K photos
981 videos
2.58K links
La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

Canale👉 @sicil_iaterramia

Aggiungi👉 @MKforwardbot al tuo gruppo

👉discuti https://t.me/c/1099356382/1651287
Download Telegram
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
MAZARA DEL VALLO -  SATIRO DANZANTE

Era la notte fra il 4 e il 5 marzo del 1998 e il Satiro Danzante usciva dal fondo del Canale di Sicilia dove si era perso in chissà quale naufragio e rientrava nella storia.

🎥@ig_visitsicily
📸@artemondo_

👉🏻@sicilianewseinfo
📌@sicil_iaterramia
🌎@postidavedere
💡@voglia_di_sapere
🌅@cartolinesiciliaterramia
2
Il Satiro danzante, statua bronzea originale dell'arte greca di epoca classica o ellenistica.
Museo del Satiro danzante, Mazara del Vallo, Trapani.

L'opera è di dimensioni pari ad un modello in posizione stante di circa 2.5 metri di altezza.

La storia dell'eccezionale ritrovamento del Satiro inizia nell'estate del 1997, quando il peschereccio "Capitan Ciccio", appartenente alla flotta marinara di Mazara del Vallo e comandato dal capitano Francesco Adragna, ripesca dai fondali del Canale di Sicilia una gamba di una scultura bronzea.

Nella notte fra il 4 e il 5 marzo del 1998 lo stesso peschereccio riporta a galla, da 500 metri sotto il livello del mare in cui era adagiata, gran parte del resto della scultura, perdendo nel recupero un braccio. Il reperto viene acquisito dalla Regione Sicilia ed esposto in una vasca d'acqua dolce deionizzata nell'ex chiesa di San Egidio a Mazara del Vallo.

Nel settembre del 1998 l'Istituto Centrale per il Restauro di Roma prende in consegna i due frammenti della statua, per effettuarvi i necessari interventi di restauro.

👉🏻@sicilianewseinfo
📌@sicil_iaterramia
🌎@postidavedere
💡@voglia_di_sapere
🌅@cartolinesiciliaterramia
2
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
Il terremoto del 1823 a Palermo: "decoro urbano" e "ristauri - IRIS UniPA

Il 5 marzo 1823 ci fu un terremoto che colpì gran parte della Sicilia settentrionale.

Numerosi danni si sono verificati a Palermo, nella zona sud ovest del capoluogo e zone limitrofe, in alcuni centri delle Madonie e nelle zone lungo la costa e l'entroterra tirrenico da Palermo a Patti (in particolare a Naso).

Il presente lavoro si propone di indagare, attraverso lo studio dei libri di autori contemporanei al sisma, e di una copiosa documentazione d'archivio, le modalità con cui si confronta con le problematiche provocate dal sisma, la gestione dell'emergenza dei danni delle successive ricostruzioni.

Dal quadro emerge in particolare il carattere sistematico e la razionalità che caratterizza l'intera vicenda, che coinvolge alcuni tra i più celebri esponenti della cultura architettonica dell'epoca, come gli ingegneri Luigi Speranza, Giuseppe Patti e Alessandro Emmanuele Marvuglia.

La capillare azione di verifica e monitoraggio delle condizioni del patrimonio architettonico e i conseguenti interventi di consolidamento e ripristino proposti sono efficacemente testimoniati dai quadri analitici dei danni sui centri colpiti e dalle numerose perizie prodotte su edifici monumentali.

Verrà sottolineato anche l'aspetto normativo, attraverso l'analisi delle disposizioni emanate dal governo, anche attraverso il confronto con terremoti precedenti, come quello di Palermo del 1726.

✍🏻@sicilianewseinfo
📌@sicil_iaterramia
🌎@postidavedere
💡@voglia_di_sapere
🌅@cartolinesiciliaterramia

Qui troverete tutta la storia
👇🏻
2👍1
NEL ‘700 IN SICILIA VIENE NORMATO IL PARTO CESAREO

✍🏻@sicilianewseinfo
📌@sicil_iaterramia
🌎@postidavedere
💡@voglia_di_sapere
🌅@cartolinesiciliaterramia
💯1
Quando le doglie del parto o certe condizioni della madre non consentono il parto naturale è il taglio cesareo, che può salvare il nascituro e/o la madre.

⚕️Il taglio cesareo è uno dei più antichi interventi chirurgici della pratica medica. Il termine “cesareo” deriva dal termine latino “caesum” (tagliare) e dal nome “Cesare” dal momento che, secondo  Plinio il Vecchio, Giulio Cesare sarebbe nato  da parto cesareo.

📜Già dall’antica Roma la pratica del cesareo era praticata e i nascituri venivano chiamati “cesoni” ovvero nati dall’utero materno tagliato (caeso matris uterus).

Questo intervento viene descritto già da Ippocrate di Samo (460-377 a.C.), da Sorano di Efeso (98-138 d.C.), o da Claudio Galeno (131-201 d.C.).

Fino al 1700 la pratica era eseguita, salvo pochi casi riportati in letteratura da considerare per lo più aneddotici, su donna morta vista la quasi certa morte per emorragie o complicazioni settiche effettuandolo su vivente.

Le complicazioni erano legate anche al fatto che la breccia operatoria non veniva suturata perché ritenuta inefficace per le contrazioni post parto e nei casi in cui veniva tentato l’intervento su vivente la cicatrizzazione auspicata era per seconda intenzione e quindi spontanea.

La pratica era legata ad un fatto etico morale e ad esigenze politico religiose per estrarre vivo il nascituro e sottoporlo al battesimo per la salvezza dell’anima del nascituro.

Consideriamo che il nato morto veniva seppellito in terra sconsacrata, mentre se moriva nel grembo materno godeva del diritto di sepoltura materna.

In merito a questa pratica va segnalato lo scritto L’Embriologia Sacra, ovvero dell’uffizio de’ sacerdoti, medici e superiori, circa l’eterna salute de’ bambini racchiusi nell’utero dell’arciprete palermitano Francesco Emanuele Cangiamila pubblicato nel 1745.

L’opera di particolare pregio è suddivisa in quattro libri.
L’arciprete aveva in dettaglio analizzato le tipologie di morte dei nascituri (distinguendone tre categorie principali: l’aborto volontario e involontario, il decesso della madre e gli incidenti che sopraggiungevano durante i parti), e promuoveva la pratica del parto cesareo post mortem come metodo più adatto per assicurare la salvezza eterna a tutti i feti e, quello su donna viva, lo considerava una grande opportunità di speranza per la salvezza di madre e figlio.

📓Nell’opera Cangiamila pone attenzione alla descrizione minuziosa della tecnica chirurgica, tanto che spesso sembra un manuale ostetrico.

L’opera ha anche un intento di sensibilizzazione per i parroci in modo da poter insegnare la pratica chirurgica alle levatrici, ma per padroneggiare il metodo in caso di necessità e di assenza di personale specializzato.

Questo testo di embriologia nonostante la scabrosità della materia trattata, ottenne un successo straordinario e venne approvata dalle autorità ecclesiastiche e da larga parte del mondo laico e scientifico e ispirò nel 1749 la promulgazione della legge Pragmatica unica, De Usu Partus caesarei, normativa   diretta ad impedire la perdita dei feti nel Regno di Sicilia.

Solo dopo questo atto politico ufficiale la pratica da empirica e praticata in modo individuale e non normato si diffuse come atto politico/religioso dalla Sicilia all’impero austriaco alla Repubblica di Venezia, al Ducato di Milano, alla Spagna.

✍🏻@sicilianewseinfo
📌@sicil_iaterramia
🌎@postidavedere
💡@voglia_di_sapere
🌅@cartolinesiciliaterramia
1💯1
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
🌦Buon pomeriggio ☕️🌻

🗓️ 6 Marzo

📖Proverbiu du jionnu

"Ragghiu di sceccu nun acchiana ’n celu."

🗞Videmu chi succidiu na vota di sti tempi.

💰 IL VECCHIO CONIO

Il 6 marzo 1820 veniva emesso il decreto che aboliva la storica monetazione siciliana in Onze e #Tarì.

La riforma, entrata in vigore nel 1821, mirava a uniformare il sistema monetario del nuovo Regno delle #DueSicilie.

🎥 @anto_inde

👉🏻@sicilianewseinfo
📌@sicil_iaterramia
🌎@postidavedere
💡@voglia_di_sapere
🌅@cartolinesiciliaterramia
💯1
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
🪙 Le monete antiche in Sicilia
Onza (o Oncia)

👉🏻@sicilianewseinfo
📌@sicil_iaterramia
🌎@postidavedere
💡@voglia_di_sapere
🌅@cartolinesiciliaterramia
👏1
🥇L’Onza d’oro (o Oncia) fu una delle prime monete che ebbe corso nel Regno di Sicilia.

In realtà non era una moneta vera e propria, non fisicamente almeno: era una moneta di conto, cioè aveva un valore nominale, che già circolava nel resto d’Italia sin dal X secolo.

Insomma una moneta virtuale che veniva adoperata per transazioni di una certa importanza.

Le monete coniate in Sicilia, prima a Messina e dalla metà del 1600 a Palermo, erano l’Onza, il Tarì, il Grano e i Pìccioli, che erano l’unità minima.

Tutte avevano un valore definito, fino a quando, nel 1735, Carlo III Borbone, incoronato re delle due Sicilie, non volle uniformare le monete siciliane e quelle napoletane affinché avessero lo stesso valore.

🪙L'onza (o oncia) (dal latino uncia) è una moneta che ebbe corso nel Regno di Sicilia nel XVIII e nel XIX secolo fino al 6 marzo 1820, quando venne emesso il decreto che aboliva la storica monetazione siciliana in onde e tarì.

La riforma, entrata in vigore nel 1821, mirava a uniformare il sistema monetario del nuovo Regno delle Due Sicilie.

🥇L’oncia d’oro sostituì il solido utilizzato fino ad allora come moneta di scambio alla nascita del Regno di Sicilia. E durante il periodo normanno l’oncia fu divisa in 30 tarì, mentre Federico II nel 1222 divise l'oncia in 600 grana, quindi bastavano 20 grana per formare un tarì.

🥈L’oncia si trovava sia in oro che in argento e pesava 74g ed aveva al dritto il busto del re ed al rovescio era raffigurata la fenice, sul rogo, ad ali aperte illuminata dal sole ed era contornata dalla scritta OBLITA EX AVRO ARGENTEA RESVRGIT.

La versione in argento è del 1732 e nel 1733 fu coniata anche la moneta in oro dal peso di 4,4 grammi.
Oltre all'onza fu coniata la doppia onza che al posto della fenice vedeva raffigurata al rovescio un'aquila ad ali spiegate, sul petto lo stemma degli Aragona - Sicilia con sopra lo scudetto dei Borbone.

Monete con questa denominazione non furono coniate sotto tutti i regnanti che si sono succeduti.

💻 Fonte

👉🏻@sicilianewseinfo
📌@sicil_iaterramia
🌎@postidavedere
💡@voglia_di_sapere
🌅@cartolinesiciliaterramia
👏1
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM