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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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La storia della "Via della Seta" siciliana: Messina sfidava la Cina.

La bacocultura è arrivata in Europa grazie ai Bizantini. Dopo la conquista della Sicilia da parte degli Arabi, la regione divenne sede di ingenti coltivazioni di bachi da seta, tanto da diventare l'attività più redditizia di tutta la zona: i prodotti lavorati in Sicilia furono esportati in tutto il mondo e furono molto apprezzati soprattutto dalle classi nobili, soppiantando la supremazia cinese nel settore. Nacque addirittura lo stile "alla siciliana", molto richiesto grazie alla sua bellezza.

La città Siciliana che divenne centrale per la "Via della Seta" dell'epoca fu Messina. Le coltivazioni di baco da seta erano estese in tutta il Val Demone, territorio che copriva quasi per intero l'attuale Provincia di Messina con i rilievi dei Nebrodi e l'Etna. La grande quantità di seta prodotta conquistò anche gli Svevi e gli Aragonesi che si stabilizzarono nel territorio.

L'industria della seta siciliana, fiorente a Messina crollò definitivamente nel 1783 quando, a causa di un terremoto e di una malattia che aveva colpito i bachi da seta siciliani (debellata nel 1874), si decise di rinunciare ad investire ancora nell'attività bachi-sericola.
Il Novecento è segnato da timidi tentativi di far riprendere la "Via della Seta" ma tutte le attività cessarono nel secondo dopoguerra, quando si capì che per Messina non c'era più posto per la seta.

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L'Etna ci riprova nuovamente.
Terra, fuoco, ghiaccio.

Nelle foto vediamo l'attività stromboliana che ci regala scenari incredibili 🌋

Appena dopo una settimana di tregua, dopo l'episodio parossistico del 12 novembre, il Cratere di Sud-Est ha ripreso la sua attività eruttiva.

Ecco come si presentava lo scenario il 23 Novembre ed il 24 illuminato dalla luce della luna e reso ancora più magico dalla neve fresca degli ultimi giorni.

Video e foto realizati da 👉🏻🎥@etnawalk📷

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📍 SS120 - La Strada dei Quattro Parchi.

Lo sapevi che in Sicilia c’è una strada che attraversa tutti i parchi naturali della regione? 🌳

🚙 Questo percorso di 215 km, noto come “La Strada dei Quattro Parchi,” ti condurrà attraverso il Parco Fluviale dell’Alcantara, il Parco dell’Etna, il Parco dei Nebrodi e il Parco delle Madonie.

Lungo la strada, potrai scoprire alcuni dei borghi più belli d’Italia, come Nicosia, Petralia Soprana e Gangi.
🏰 E se sei un appassionato di automobilismo, ti interesserà sapere che la SS120 si intreccia con la leggendaria Targa Florio, la corsa automobilistica più antica del mondo. 🏎️

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ACCADDE OGGI

L’AMARO CASO DELLA BARONESSA DI CARINI

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Addì 4 Dicembre 1563 - Viene uccisa Laura Lanza, figlia di Cesare, principe di Trabia.

La leggenda racconta che fu un frate del vicino convento ad informare Don Cesare ed il marito della baronessa che assieme prepararono l’assassinio. Fu preparato l’agguato e quando la spia si accorse che i due amanti stavano insieme, avvertì don Cesare Lanza, che corse nella stessa notte a Carini, accompagnato da una sua compagnia di cavalieri, e fatto circondare il castello, per evitare qualsiasi fuga dell’amante di sua figlia, vi irruppe all’improvviso, e sorpresili a letto, li uccise.

Si narra che Donna Laura Lanza a soli 14 anni andò sposa, per volere del padre, al barone di Carini Vincenzo La Grua, delusa dalla vita matrimoniale e dai continui abbandoni del marito impegnato nella cura della sua proprietà, la baronessa si innamora di Ludovico Vernagallo, e ne diventa l'amante.

Si racconta che ancora oggi, il fantasma di Donna Laura, si aggiri ancora senza pace nel castello. Storicamente, si sa che era noto a tutti la grande tenerezza di Laura per Ludovico Vernagallo, il casato dei La Grua aveva prevalso in quanto più ricco e potente. Esistono dei documenti dai quali risulta che il Viceré di Sicilia, informa, all'epoca, la Corte di Spagna che Cesare Lanza, barone di Trabia e conte di Mussomeli, ha ucciso la figlia Laura e Ludovico Vernagallo.

Questo documento avvalora l'atto di morte della baronessa, redatto il 4 Dicembre 1563 e si conserva nell'archivio della Chiesa Madre di Carini insieme a quello di Ludovico Vernagallo. Non esiste, invece, alcuna prova che tra Laura Lanza e Ludovico Vernagallo ci fosse qualcosa di diverso dall'amicizia. Ma nonostante la riservatezza d’obbligo, la notizia si divulgò lo stesso ed il "caso" della baronessa di Carini divenne di dominio pubblico.

Il Viceré immediatamente adottò per don Cesare Lanza ed il barone di Carini i provvedimenti previsti dalla legge: furono banditi ed i loro beni vennero sequestrati. Don Cesare Lanza si rivolse a re Filippo II, spiegò i motivi che lo avevano portato assieme al genero a trucidare i due amanti ed avvalendosi delle norme, in quel tempo in vigore, sulla flagranza dell’adulterio, chiese il perdono che gli fu accordato. Don Cesare Lanza riebbe i suoi beni; come scrisse il Dentici,"l’aristocrazia del tempo era al di sopra delle leggi e della giustizia".

Anche il barone di Carini, marito di Laura, fu assolto con formula piena, e visse indebitato sino alla sua morte, dopo avere portato al Monte dei Pegni gli ultimi gioielli della sua famiglia.

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