29 Agosto 1953 Lacrimazione della madonnina di Siracusa.
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Dal 29 Agosto al 1 Settembre 1953, evento verificatosi a Siracusa da un'effigie mariana in gesso smaltato scaturirono lacrime, risultate in seguito di tipo umano.
Dal 29 Agosto al 1 Settembre ricorre il 69°anniversario della Lacrimazione della madonnina delle Lacrime di Siracusa.
Madonna delle Lacrime è l'appellativo con cui i cattolici venerano Maria, in seguito a un evento verificatosi a Siracusa nel 1953, dal 29 agosto al 1º settembre: da un'effigie mariana in gesso smaltato scaturirono lacrime, risultate in seguito lacrime umane.
La lacrimazione avvenne a Siracusa dal 29 agosto al 1º settembre 1953, in via degli Orti di San Giorgio al n. 11, nell'abitazione di due giovani coniugi, Angelo Iannuso e Antonina Lucia Giusto. Antonina, in attesa del primo figlio, aveva una gravidanza difficile, con ricorrenti abbassamenti della vista: verso le tre di notte del 29 agosto la vista scomparve del tutto, per poi tornare normale alle 8.30 del mattino, quando vide lacrime scendere sul viso di una Madonnina in gesso, posta a capo del letto. Il mezzo busto in gesso smaltato (cm. 29x22), montato su di un supporto di vetro opalino nero (cm. 39x33), raffigurante la Madonna che mostra il proprio Cuore Immacolato, era un regalo ricevuto per le nozze, celebrate il 21 marzo di quell'anno.
La lacrimazione si ripeté almeno 58 volte e la notizia si divulgò rapidamente rendendo casa Iannuso meta di incessante pellegrinaggio.
Le Guarigioni Fisiche:
Le guarigioni fisiche ritenute straordinarie dalla Commissione medica, appositamente istituita, furono circa 300 (fino a metà novembre del 1953).
Il riconoscimento da parte della Chiesa cattolica:
L'episcopato della Sicilia, presieduto dal cardinale Ernesto Ruffini, il 13 dicembre 1953 ha dichiarato miracolosa la lacrimazione.
Il Santuario e l'elevazione a Basilica:
Progettato nel 1957 e iniziato nel 1966, il santuario della Madonna delle Lacrime venne inaugurato da Giovanni Paolo II il 6 novembre 1994. Nella parte superiore del tempio superiore, presso l'altare centrale, è custodita l'effigie mariana protagonista dell'evento: il quadretto, prima di essere custodito nel santuario costruito successivamente, rimase esposto fino al 1968 alla venerazione dei fedeli in piazza Euripide.
Nel 2002 Giovanni Paolo II lo ha elevato alla dignità di basilica minore.
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Dal 29 Agosto al 1 Settembre ricorre il 69°anniversario della Lacrimazione della madonnina delle Lacrime di Siracusa.
Madonna delle Lacrime è l'appellativo con cui i cattolici venerano Maria, in seguito a un evento verificatosi a Siracusa nel 1953, dal 29 agosto al 1º settembre: da un'effigie mariana in gesso smaltato scaturirono lacrime, risultate in seguito lacrime umane.
La lacrimazione avvenne a Siracusa dal 29 agosto al 1º settembre 1953, in via degli Orti di San Giorgio al n. 11, nell'abitazione di due giovani coniugi, Angelo Iannuso e Antonina Lucia Giusto. Antonina, in attesa del primo figlio, aveva una gravidanza difficile, con ricorrenti abbassamenti della vista: verso le tre di notte del 29 agosto la vista scomparve del tutto, per poi tornare normale alle 8.30 del mattino, quando vide lacrime scendere sul viso di una Madonnina in gesso, posta a capo del letto. Il mezzo busto in gesso smaltato (cm. 29x22), montato su di un supporto di vetro opalino nero (cm. 39x33), raffigurante la Madonna che mostra il proprio Cuore Immacolato, era un regalo ricevuto per le nozze, celebrate il 21 marzo di quell'anno.
La lacrimazione si ripeté almeno 58 volte e la notizia si divulgò rapidamente rendendo casa Iannuso meta di incessante pellegrinaggio.
Le Guarigioni Fisiche:
Le guarigioni fisiche ritenute straordinarie dalla Commissione medica, appositamente istituita, furono circa 300 (fino a metà novembre del 1953).
Il riconoscimento da parte della Chiesa cattolica:
L'episcopato della Sicilia, presieduto dal cardinale Ernesto Ruffini, il 13 dicembre 1953 ha dichiarato miracolosa la lacrimazione.
Il Santuario e l'elevazione a Basilica:
Progettato nel 1957 e iniziato nel 1966, il santuario della Madonna delle Lacrime venne inaugurato da Giovanni Paolo II il 6 novembre 1994. Nella parte superiore del tempio superiore, presso l'altare centrale, è custodita l'effigie mariana protagonista dell'evento: il quadretto, prima di essere custodito nel santuario costruito successivamente, rimase esposto fino al 1968 alla venerazione dei fedeli in piazza Euripide.
Nel 2002 Giovanni Paolo II lo ha elevato alla dignità di basilica minore.
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Melanzane ammuttunate, melanzane ripiene della tradizione siciliana - Mastercheffa
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Melanzane ammuttunate, melanzane ripiene della tradizione siciliana - Mastercheffa
Per prima cosa, lavate le melanzane, privatele della base e praticate tante incisioni in verticale sulla superficie: le incisioni devono essere profonde ma tali da non spaccare la melanzana rischiando che si apra a spicchi.
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Messina diventa un cartone animato: dal Duomo al Porto, le FOTO suggestive fanno il giro dei social
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Messina diventa un cartone animato: dal Duomo al Porto, le FOTO suggestive fanno il giro dei social
Foto suggestive, che a primo impatto colpiscono molto. E qualcuno avrà anche pensato che si trattasse di un cartone animato vero. Magari. Non è così, ma… poco male. Restano le immagini che, per la loro bellezza, hanno anche fatto il giro dei social, diventando…
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📍Trecastagni
La Chiesa di San Nicola di Bari
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La Chiesa di San Nicola di Bari è situata nel comune di Trecastagni, in provincia di Catania, sull'isola italiana della Sicilia.
La chiesa fu edificata nel XIV secolo come cappella privata del castello dei Paternò- Castello, una famiglia nobile siciliana. Nel corso dei secoli subì diverse ristrutturazioni e ampliamenti, assumendo l'aspetto attuale.
L'edificio presenta uno stile architettonico gotico e barocco, con una facciata imponente e una torre campanaria accanto. L'interno è caratterizzato da affreschi, decorazioni in stucco e altari riccamente decorati.
La chiesa di San Nicola è conosciuta per ospitare un'icona raffigurante San Nicola di Bari, patrono dei marinai, che è oggetto di grande devozione. La statua è stata donata alla chiesa nel 1744 e viene portata in processione durante la festa di San Nicola.
Questa chiesa storica è un importante punto di riferimento nel comune di Trecastagni, sia da un punto di vista religioso che culturale.
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La chiesa di San Nicola è conosciuta per ospitare un'icona raffigurante San Nicola di Bari, patrono dei marinai, che è oggetto di grande devozione. La statua è stata donata alla chiesa nel 1744 e viene portata in processione durante la festa di San Nicola.
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È facile essere felici in Sicilia, ma è un’operazione che richiede un adattamento biologico oltre che culturale: bisogna imparare a vivere il tempo alla maniera siciliana.
(Odissea siciliana – Francine Prose)
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La Sicilia è, sì, arancini-cannoli-mare-sole, ma è anche così tante altre cose che non so davvero da dove iniziare. È Storia. Architettura. Matematica. Musica.
Panchine al sole, palme di dieci metri, città eleganti, porticcioli pieni di barche di legno dipinto. E poi terra, fichi d’india, dialetto, Montalbano, Archimede, Falcone e Borsellino.
È un attico pieno di luce con un terrazzo che vede il mare. Ma soprattutto la vera Sicilia è nel sorriso delle persone che ti accolgono come se fossi in famiglia, come se fossi tornato a casa.
E per me andare in Sicilia è un po’ come tornare a casa, quando non ci sono mi manca, come se fosse una persona vera. In Sicilia si vive a un altro ritmo. All’inizio quasi mi irritava. La gente apre i negozi quando si sveglia, non per forza ad un orario preciso.
Le indicazioni stradali sono poche e fatte male perché tanto “uno la strada per andare dove deve andare la sa”. Poi piano piano ti accorgi che a vivere con lentezza si vive bene.
È il ritmo naturale della vita.
Quando te ne vai dalla Sicilia, quando l’aereo decolla, non stai lasciando un luogo, stai lasciando un modo di vivere. Un modo di vivere che ti ha fatto più felice.
E vuoi subito ritornare.
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Panchine al sole, palme di dieci metri, città eleganti, porticcioli pieni di barche di legno dipinto. E poi terra, fichi d’india, dialetto, Montalbano, Archimede, Falcone e Borsellino.
È un attico pieno di luce con un terrazzo che vede il mare. Ma soprattutto la vera Sicilia è nel sorriso delle persone che ti accolgono come se fossi in famiglia, come se fossi tornato a casa.
E per me andare in Sicilia è un po’ come tornare a casa, quando non ci sono mi manca, come se fosse una persona vera. In Sicilia si vive a un altro ritmo. All’inizio quasi mi irritava. La gente apre i negozi quando si sveglia, non per forza ad un orario preciso.
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È il ritmo naturale della vita.
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Via che si va - Più che un blog di viaggi, un blog per viaggiatori.
È facile essere felici in Sicilia - Via che si va
È facile essere felici in Sicilia, ma è un’operazione che richiede un adattamento biologico oltre che culturale: bisogna imparare a vivere il tempo alla maniera siciliana. E per me andare in Sicilia è un po’ come tornare a casa, quando non ci sono mi manca…
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📍Torre Faro, Messina
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Al di là dei pregiudizi e delle chiacchiere, le donne hanno sempre avuto un ruolo di primo piano nella storia della Sicilia. Gli esempi sono tanti: da Peppa ‘a cannunera, fino alle donne del Risorgimento e della Resistenza, passando per quelle impegnate nella lotta alla mafia
La Sicilia è donna. Donna come la leggenda che narra che abbia preso il nome da una giovinetta figlia di un re del Libano al quale era stato predetto che, compiuti sedici anni, la figlia sarebbe stata divorata da un terribile mostro. Per salvarla il padre la mise in una barca e la lasciò andare in balia delle onde che la portarono in un’isola meravigliosa.
La Sicilia è donna come le donne che nel 250 A.C. si tagliarono le lunghe trecce per costruire le corde degli archi che sconfissero i Cartaginesi che assediavano Palermo. E’ donna come Damarete di Agrigento, regina colta e bella, o come Costanza D’Altavilla e Costanza di Svevia, reggenti sagge al posto dei figli bambini per molti anni, o ancora come Cleopatra di Sicilia che vendicò la sua famiglia massacrando i suoi avversari e avvelenandosi pur di non cadere in mano ai nemici.
La Sicilia è donna come una delle più grandi donne della storia siciliana, Franca Florio, o come Nina Siciliana, la prima poetessa italiana vissuta nel XIII secolo e Mariannina Coffa che a dispetto di tutto e tutti continuò a scrivere per tutta la sua vita.
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La Sicilia è donna. Donna come la leggenda che narra che abbia preso il nome da una giovinetta figlia di un re del Libano al quale era stato predetto che, compiuti sedici anni, la figlia sarebbe stata divorata da un terribile mostro. Per salvarla il padre la mise in una barca e la lasciò andare in balia delle onde che la portarono in un’isola meravigliosa.
La Sicilia è donna come le donne che nel 250 A.C. si tagliarono le lunghe trecce per costruire le corde degli archi che sconfissero i Cartaginesi che assediavano Palermo. E’ donna come Damarete di Agrigento, regina colta e bella, o come Costanza D’Altavilla e Costanza di Svevia, reggenti sagge al posto dei figli bambini per molti anni, o ancora come Cleopatra di Sicilia che vendicò la sua famiglia massacrando i suoi avversari e avvelenandosi pur di non cadere in mano ai nemici.
La Sicilia è donna come una delle più grandi donne della storia siciliana, Franca Florio, o come Nina Siciliana, la prima poetessa italiana vissuta nel XIII secolo e Mariannina Coffa che a dispetto di tutto e tutti continuò a scrivere per tutta la sua vita.
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Il carretto siciliano è tra gli elementi che connotano la nostra cultura, non soltanto per l’aspetto folkloristico che ha assunto oggi, ma per ciò che rappresenta per la tradizione siciliana.
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Il carretto che si vede ai giorni nostri è un residuo folkloristico di una tradizione che fino agli anni ’50 era alla base dell’economia siciliana. Ma la sua storia parte dai primi anni dell’800, quando il carretto era il mezzo di trasporto per eccellenza.
Le strade dell’isola non erano agevoli, quindi i commercianti, per far arrivare le loro merci in tutta l’isola, affidavano i prodotti ai carrettieri.
Il carretto è famoso anche per le sue decorazioni. Alla sua costruzione lavoravano maestranze di ogni genere, dal falegname al fabbro, dal pittore allo scultore. Ogni parte di esso ha delle particolari decorazioni che lo contraddistinguono, e che ne indicano anche l’area geografica di provenienza, ad esempio, la presenza del giallo e del rosso con decorazioni fitomorfe, indicano la provenienza dalla Sicilia occidentale, prugna e l’azzurro, con decorazioni antropomorfe, indicano la provenienza dalla Sicilia orientale.
La ruota è un elemento fondamentale, la cui costruzione richiede esperienza particolare, competenza e collaborazione. Il sapere, che viene gelosamente custodito, è tramandato da padre in figlio e ciò vale per fabbri, falegnami, scultori e pittori ovvero gli artigiani del carretto.
La parte che a noi è più visibile è la cassa. Questa è composta da sponde che possono essere trapezoidali o rettangolari, in base alla provincia da cui proviene il carretto. Negli scacchi delle sponde ritroviamo dipinte alcune scene tratte dalla storia dei Paladini di Francia, santi e scene di battaglie realmente combattute.
Il carretto siciliano spesso diveniva anche un mezzo di informazione per il popolo analfabeta, attraverso le immagini dipinte il popolo veniva a conoscenza dei fatti storici accaduti.
Oltre alle parti dipinte, di notevole pregio sono le parti scolpite. La parte che presenta le sculture più belle è la chiave di carretto. La chiave si trova sotto la cassa e, insieme alle mensole, regge il fondo di quest’ultima. Nelle chiavi spesso sono scolpiti santi, scene tratte dalla Storia dei Paladini di Francia e scene che raffigurano il momento in cui il carretto arriva in famiglia.
Molto importante è la decorazione de u pizzu, un riquadro di legno posto posteriormente al carretto, sotto la cassa. In questo riquadro spesso si ritrova scolpito San Giorgio che sconfigge il drago un modo per proteggere il carretto e carrettiere nei lunghi viaggi.
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Il carretto è famoso anche per le sue decorazioni. Alla sua costruzione lavoravano maestranze di ogni genere, dal falegname al fabbro, dal pittore allo scultore. Ogni parte di esso ha delle particolari decorazioni che lo contraddistinguono, e che ne indicano anche l’area geografica di provenienza, ad esempio, la presenza del giallo e del rosso con decorazioni fitomorfe, indicano la provenienza dalla Sicilia occidentale, prugna e l’azzurro, con decorazioni antropomorfe, indicano la provenienza dalla Sicilia orientale.
La ruota è un elemento fondamentale, la cui costruzione richiede esperienza particolare, competenza e collaborazione. Il sapere, che viene gelosamente custodito, è tramandato da padre in figlio e ciò vale per fabbri, falegnami, scultori e pittori ovvero gli artigiani del carretto.
La parte che a noi è più visibile è la cassa. Questa è composta da sponde che possono essere trapezoidali o rettangolari, in base alla provincia da cui proviene il carretto. Negli scacchi delle sponde ritroviamo dipinte alcune scene tratte dalla storia dei Paladini di Francia, santi e scene di battaglie realmente combattute.
Il carretto siciliano spesso diveniva anche un mezzo di informazione per il popolo analfabeta, attraverso le immagini dipinte il popolo veniva a conoscenza dei fatti storici accaduti.
Oltre alle parti dipinte, di notevole pregio sono le parti scolpite. La parte che presenta le sculture più belle è la chiave di carretto. La chiave si trova sotto la cassa e, insieme alle mensole, regge il fondo di quest’ultima. Nelle chiavi spesso sono scolpiti santi, scene tratte dalla Storia dei Paladini di Francia e scene che raffigurano il momento in cui il carretto arriva in famiglia.
Molto importante è la decorazione de u pizzu, un riquadro di legno posto posteriormente al carretto, sotto la cassa. In questo riquadro spesso si ritrova scolpito San Giorgio che sconfigge il drago un modo per proteggere il carretto e carrettiere nei lunghi viaggi.
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