SI RESTI, ARRINESCI!
💻 "Si Resti Arrinesci"
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"Cu 'nesci arrinesci" è un modo di dire in lingua Siciliana molto diffuso che sottende una delle conseguenze principali della storica condizione coloniale della Sicilia: la drammatica piaga dell’emigrazione.
Un proverbio usato per farsi forza, per immaginare in positivo il proprio futuro lontano dalla propria terra. Un futuro nel quale, si spera, potrà concretizzarsi finalmente il miglioramento delle proprie condizioni di vita.
"Chi esce, riesce": questa la traduzione letterale in lingua italiana.
E in effetti, per i benpensanti siamo la Generazione Erasmus, quella del cosmopolitismo, delle esperienze all'estero. Quelli che, per diventare qualcuno, devono iscriversi in qualche Università al Nord o fare i lavapiatti a Londra.
Molti, moltissimi di noi sono cresciuti con la convinzione che il nostro futuro sarebbe stato lontano dalla Sicilia: Roma, Milano o qualche capitale europea. Con la convinzione che la nostra terra, il posto in cui siamo nati e cresciuti, dove abbiamo messo le nostre radici, non potesse essere il posto in cui avremmo costruito il nostro futuro.
L'emigrazione giovanile in Sicilia è un fenomeno drammatico che riguarda migliaia di famiglie. Anzi, forse, ogni famiglia siciliana. C’è chi parte alla fine della scuola, chi dopo l’università.
In tutti i casi le ragioni sono le medesime: le condizioni economiche in cui versa la Sicilia. Il nostro tessuto produttivo è molto limitato e circoscritto e i settori economici fondamentali per l’Isola vivono una crisi sempre maggiore che non sembra avere una fine. Le università siciliane non riescono a tenere il passo di quelle competitive del Nord e in più subiscono un progressivo e strutturale de-finanziamento. Non è un caso, quindi, se la nostra regione conta un tasso di disoccupazione pari al 53%. Non è un caso se i tassi di povertà sono in continua crescita e le emergenze sociali dilagano. Non è un caso, appunto, se ogni anno 20 mila giovani fanno le valigie e vanno via.
Anche i politici siciliani non sembrano mostrare interesse nei confronti di questa emergenza.
Spesso fanno finta di non vedere. Altre volte spendono qualche parola che si perde, però, tra le tante chiacchiere. Nella maggior parte dei casi sono troppo indaffarati a eseguire ordini che arrivano dai loro segretari di partito, dalle sedi romane, da luoghi in cui non si ha la minima idea di cosa voglia dire nascere e crescere in Sicilia. Eppure sono loro che dettano l’agenda, sono loro che stabiliscono le priorità, sono loro che decidono cosa è buono e cosa no per noi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: devastazione del territorio, progressivo impoverimento e precarizzazione, riduzione di diritti e servizi fondamentali, emigrazione forzata.
Abbiamo ormai chiaro che per invertire la rotta, per fermare questa emorragia bisogna ripartire da noi, costruire le condizioni per poter restare e non essere costretti a lasciare la nostra terra.
Solo noi giovani possiamo fermare l’emigrazione forzata. Per farlo, però, non basterà soltanto mettere un X su una scheda elettorale ogni cinque anni.
Per farlo dobbiamo ripartire da noi, dalla Sicilia.
Lasciamoci alle spalle il vecchio detto per lanciare un nuovo grido. "Si resti, arrinesci" (se resti, riesci).
Per questo abbiamo scelto di ribaltare questa retorica con “Si Resti Arrinesci”.
Tramite questa campagna vogliamo far emergere un altro tipo di narrazione, che parla delle lotte di chi in Sicilia resiste e mette in pratica delle alternative. Tramite un nuovo modo di essere comunità e di intendere il significato di “riuscire” vogliamo avere la possibilità di restare nella nostra terra senza dover soffrire le condizioni ad oggi imposte. Non accettiamo che con una tale leggerezza si possa trattare il tema dell'emigrazione, amplificando narrazioni tossiche e distorte sulle nostre vite.
Restiamo per lottare.
Lottiamo ogni giorno per restare.
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E in effetti, per i benpensanti siamo la Generazione Erasmus, quella del cosmopolitismo, delle esperienze all'estero. Quelli che, per diventare qualcuno, devono iscriversi in qualche Università al Nord o fare i lavapiatti a Londra.
Molti, moltissimi di noi sono cresciuti con la convinzione che il nostro futuro sarebbe stato lontano dalla Sicilia: Roma, Milano o qualche capitale europea. Con la convinzione che la nostra terra, il posto in cui siamo nati e cresciuti, dove abbiamo messo le nostre radici, non potesse essere il posto in cui avremmo costruito il nostro futuro.
L'emigrazione giovanile in Sicilia è un fenomeno drammatico che riguarda migliaia di famiglie. Anzi, forse, ogni famiglia siciliana. C’è chi parte alla fine della scuola, chi dopo l’università.
In tutti i casi le ragioni sono le medesime: le condizioni economiche in cui versa la Sicilia. Il nostro tessuto produttivo è molto limitato e circoscritto e i settori economici fondamentali per l’Isola vivono una crisi sempre maggiore che non sembra avere una fine. Le università siciliane non riescono a tenere il passo di quelle competitive del Nord e in più subiscono un progressivo e strutturale de-finanziamento. Non è un caso, quindi, se la nostra regione conta un tasso di disoccupazione pari al 53%. Non è un caso se i tassi di povertà sono in continua crescita e le emergenze sociali dilagano. Non è un caso, appunto, se ogni anno 20 mila giovani fanno le valigie e vanno via.
Anche i politici siciliani non sembrano mostrare interesse nei confronti di questa emergenza.
Spesso fanno finta di non vedere. Altre volte spendono qualche parola che si perde, però, tra le tante chiacchiere. Nella maggior parte dei casi sono troppo indaffarati a eseguire ordini che arrivano dai loro segretari di partito, dalle sedi romane, da luoghi in cui non si ha la minima idea di cosa voglia dire nascere e crescere in Sicilia. Eppure sono loro che dettano l’agenda, sono loro che stabiliscono le priorità, sono loro che decidono cosa è buono e cosa no per noi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: devastazione del territorio, progressivo impoverimento e precarizzazione, riduzione di diritti e servizi fondamentali, emigrazione forzata.
Abbiamo ormai chiaro che per invertire la rotta, per fermare questa emorragia bisogna ripartire da noi, costruire le condizioni per poter restare e non essere costretti a lasciare la nostra terra.
Solo noi giovani possiamo fermare l’emigrazione forzata. Per farlo, però, non basterà soltanto mettere un X su una scheda elettorale ogni cinque anni.
Per farlo dobbiamo ripartire da noi, dalla Sicilia.
Lasciamoci alle spalle il vecchio detto per lanciare un nuovo grido. "Si resti, arrinesci" (se resti, riesci).
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IL KAMELAUKION
- Chi ha detto che non abbiamo la Corona del Re? -
Quello che potete vedere in foto, proveniente dal suo sarcofago, è il Camaleuco di Costanza d'Aragona (Palermo, Tesoro della cattedrale), la prima moglie di Federico II di Svevia (I di Sicilia).
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Il Camaleuco era il tipico copricapo utilizzato degli Imperatori Romani d'Oriente e dai primi Re di Sicilia (Dinastie Altavilla e Hohenstaufen).
Secondo alcuni studi tuttavia la preziosa corona non sarebbe appartenuta alla Regina Costanza ma allo stesso Federico.
Sulla scorta degli studi di Josef Deér (1952) infatti, questo monile è considerato una tipica corona maschile, di conseguenza una corona di Federico II, che, secondo questa ipotesi, l'avrebbe deposta nella tomba della moglie.
CARATTERISTICHE:
La calotta di stoffa è fittamente decorata da sottili lamine d'oro con filigrana vermicolare, piastrine di smalto e numerose pietre preziose.
Le forme del cerchio e dell'arco della corona sono messe in risalto anche da una duplice fila di perle. La corona possiede inoltre pendília (fili decorati pendenti) molto ampi con listelli in smalto dorato e piastre in smalto dorato a losanga, nonché globi e gocce in filigrana d'oro alle estremità inferiori.
La corona fu eseguita senza dubbio negli stessi ateliers da cui proviene anche quella parte dei gioielli imperiali direttamente riconducibile a Federico II: i guanti, le calzature e la cosiddetta spada da cerimonia (tutti conservati a Vienna, Kunsthistorisches Museum, Weltliche Schatzkammer).
💻 Hermann Fillitz
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Secondo alcuni studi tuttavia la preziosa corona non sarebbe appartenuta alla Regina Costanza ma allo stesso Federico.
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CARATTERISTICHE:
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Le forme del cerchio e dell'arco della corona sono messe in risalto anche da una duplice fila di perle. La corona possiede inoltre pendília (fili decorati pendenti) molto ampi con listelli in smalto dorato e piastre in smalto dorato a losanga, nonché globi e gocce in filigrana d'oro alle estremità inferiori.
La corona fu eseguita senza dubbio negli stessi ateliers da cui proviene anche quella parte dei gioielli imperiali direttamente riconducibile a Federico II: i guanti, le calzature e la cosiddetta spada da cerimonia (tutti conservati a Vienna, Kunsthistorisches Museum, Weltliche Schatzkammer).
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Uno dei 7 bar più particolari nel mondo.
☕️BAR TURRISI
🎥 @viandanteintheworld
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#castelmola #barturrisi # tsormina #messina
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Se vi trovate a Taormina o nei pressi, non potete assolutamente perdervi l’esperienza unica del Bar Turrisi a Castelmola. Particolare è dir poco!
🌋Questo luogo incantevole si trova in una posizione d’effetto, con una struttura a più piani che offre una terrazza panoramica con vista sull’Etna fumante e il duomo.
🗿Ma ciò che rende il Bar Turrisi davvero stravagante e affascinante sono le sue sculture falliche, che rappresentano la fecondità e la virilità dell’uomo.
Queste sculture, presenti in tutto il locale, sono un omaggio alla vita e alla fertilità, e aggiungono un tocco di eccentricità e originalità all’atmosfera del bar. Non si tratta di uno scandalo, ma di un modo unico di celebrare la bellezza e la vitalità umana.
🌮 Ma non è solo l’aspetto visivo a stupire al Bar Turrisi. Anche il menù è degno di nota, con piatti deliziosi, ricchi e preparati al momento. Potrete gustare i sapori tipici del Mediterraneo, accompagnati da cocktail e long drink speciali.
🍷 E non potete lasciare il Bar Turrisi senza assaggiare il caratteristico vino alle mandorle, servito in un apposito bicchierino di forma fallica che poi potrete tenere come souvenir.
Questo luogo è un’esperienza da vivere e da raccontare. Il Bar Turrisi vi sorprenderà con la sua atmosfera unica, le sculture e i sapori autentici che vi delizieranno.
Non ve ne pentirete di aver fatto tappa in questo luogo stravagante e affascinante
👉@sicilianewseinfo
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#castelmola #barturrisi # tsormina #messina
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🗿Ma ciò che rende il Bar Turrisi davvero stravagante e affascinante sono le sue sculture falliche, che rappresentano la fecondità e la virilità dell’uomo.
Queste sculture, presenti in tutto il locale, sono un omaggio alla vita e alla fertilità, e aggiungono un tocco di eccentricità e originalità all’atmosfera del bar. Non si tratta di uno scandalo, ma di un modo unico di celebrare la bellezza e la vitalità umana.
🌮 Ma non è solo l’aspetto visivo a stupire al Bar Turrisi. Anche il menù è degno di nota, con piatti deliziosi, ricchi e preparati al momento. Potrete gustare i sapori tipici del Mediterraneo, accompagnati da cocktail e long drink speciali.
🍷 E non potete lasciare il Bar Turrisi senza assaggiare il caratteristico vino alle mandorle, servito in un apposito bicchierino di forma fallica che poi potrete tenere come souvenir.
Questo luogo è un’esperienza da vivere e da raccontare. Il Bar Turrisi vi sorprenderà con la sua atmosfera unica, le sculture e i sapori autentici che vi delizieranno.
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📍Isola delle Femmine (PA)
È in Sicilia che si trova la chiave di tutto.
La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra… chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita.
<<Goethe>>
✨Buona Notte Sicilia Terra Mia ✨
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📍Cefalù, Palermo, Sicilia
Onde del mare che si spengono sulla battigia, gabbiani che volano serenamente, coppie di giovani distese sulla spiaggia in attesa di veder sorgere il sole, le luci delle vie che illuminano il borgo, il cielo colorato…
Cefalù alle prime luci dell’alba…
🎥 @_.leo._ph
Buongiorno Sicilia Terra Mia☀️☕️🌻
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#alba #cefalù #sicilia #palermo
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“Fiume di vita”: nel quartiere Danisinni di Palermo “un percorso che volge verso un oltre”
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Telegraph
“Fiume di vita”: nel quartiere Danisinni di Palermo “un percorso che volge verso un oltre”
Foto di Dorotea Rizzo L’opera dal titolo “Fiume di Vita” è il murale realizzato dall’artista Igor Scalisi Palminteri nel rione popolare Danisinni, un luogo quasi sconosciuto persino a molti palermitani, luogo a cui il murale può dare una speranza di cambiamento…
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“Fiume di vita” Nel quartiere Danisinni di Palermo “un percorso che volge verso un oltre”
Un "Fiume di vita" scorre oggi lungo la scalinata araba che collega via Cipressi a Via Danisinni, un tempo passaggio pedonale strategico che univa il quartiere al Palazzo Reale di Palermo.
Parliamo del nuovo splendido murale di Igor Scalisi Palminteri ispirato all’iconografia della Cappella Palatina e alle acque del fiume Papireto. Un progetto di altissima riqualificazione e valorizzazione dell'iconologia arabo-normanna del quartiere Danisinni.
💙 E voi conoscevate questa piccola street-art nel cuore di Palermo?
📸@igor_palminteri
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Un "Fiume di vita" scorre oggi lungo la scalinata araba che collega via Cipressi a Via Danisinni, un tempo passaggio pedonale strategico che univa il quartiere al Palazzo Reale di Palermo.
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