Devastato dalla perdita della figlia, il padre di Rosalia rintracciò Alfredo Salafia, un famoso professore di chimica siciliana e un talentuoso imbalsamatore. Gli sforzi di Salafia furono così positivi che Rosalia mantenne una carnagione calda e rosa, dandole l'aspetto di essere semplicemente addormentata e guadagnarsi in tempo il soprannome duraturo di "Bella Addormentata".
Considerata una delle mummie meglio conservate al mondo, Salafia morì prima di rivelare i suoi metodi e si pensava che la conoscenza fosse persa per sempre. Questo fino a quando l'antropologo e il curatore delle catacombe, Dario Piombino-Mascali ha scoperto le note scritte a mano di Salafia rivelando i suoi segreti. Le sostanze chimiche utilizzate erano una parte di glicerina, una parte di formalina satura di solfato di zinco e cloruro e una parte di una soluzione alcolica satura di acido salicilico per dare rigidità al corpo.
E mentre un mistero di "La bella addormentata" è stato risolto, un altro è iniziato quando i giornali italiani hanno iniziato a riferire che gli occhi di Rosalia sarebbero stati occasionalmente visti per aprirsi e chiudersi. Registrato in foto e video time lapse, il fenomeno è stato oggetto di varie speculazioni per alcuni anni. Mentre il curatore del museo ha ripetutamente affermato che "È un'illusione ottica prodotta dalla luce che filtra attraverso i finestrini laterali, che durante il giorno è soggetta a modifiche", alcuni visitatori non sono convinti. In entrambi i casi, il corpo della piccola Rosalia Lombardo e le mummie delle catacombe cappuccine continuano a catturare l'immaginazione delle persone in tutto il mondo e sono una meta imperdibile, anche se macabra, per ogni turista di tombe.
Considerata una delle mummie meglio conservate al mondo, Salafia morì prima di rivelare i suoi metodi e si pensava che la conoscenza fosse persa per sempre. Questo fino a quando l'antropologo e il curatore delle catacombe, Dario Piombino-Mascali ha scoperto le note scritte a mano di Salafia rivelando i suoi segreti. Le sostanze chimiche utilizzate erano una parte di glicerina, una parte di formalina satura di solfato di zinco e cloruro e una parte di una soluzione alcolica satura di acido salicilico per dare rigidità al corpo.
E mentre un mistero di "La bella addormentata" è stato risolto, un altro è iniziato quando i giornali italiani hanno iniziato a riferire che gli occhi di Rosalia sarebbero stati occasionalmente visti per aprirsi e chiudersi. Registrato in foto e video time lapse, il fenomeno è stato oggetto di varie speculazioni per alcuni anni. Mentre il curatore del museo ha ripetutamente affermato che "È un'illusione ottica prodotta dalla luce che filtra attraverso i finestrini laterali, che durante il giorno è soggetta a modifiche", alcuni visitatori non sono convinti. In entrambi i casi, il corpo della piccola Rosalia Lombardo e le mummie delle catacombe cappuccine continuano a catturare l'immaginazione delle persone in tutto il mondo e sono una meta imperdibile, anche se macabra, per ogni turista di tombe.
Perché il mercato del pesce di Catania è uno dei luoghi più “cool” della Sicilia @sicilianewseinfo
#goodnews〽️
#goodnews〽️
Telegraph
Perché il mercato del pesce di Catania è uno dei luoghi più “cool” della Sicilia
Meravigliosa è Catania, con il suo mare e la vista sull’Etna, le sue vie barocche che caratterizzano il centro storico, e che nascondo l’incredibile mercato della città. Non un mercato qualsiasi intendiamoci, ma lo storico mercato del pesce, luogo simbolo…
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
I faraglioni di Lipari. Il più affusolato, Pietra Lunga, è visibile dalla costa nelle giornate in cui il cielo è più terso. Pare che venisse chiamato ‘l’omu ‘ntrunato’, ovvero ‘l’uomo folgorato’, da alcuni abitanti del versante tirrenico dei monti Nebrodi.
La forma dello scoglio, vagamente rassomigliante ad una figura umana, ha alimentato la leggenda che si tratti di ciò che rimane di un uomo aduso a lavorare anche di Venerdì Santo, folgorato da Dio per la sua empia condotta.
Il nome ‘faraglione’ deriva dal greco pharos che vuol dire faro. Un’altura a picco sul mare sulla quale venivano accesi dei fuochi che permettevano ai naviganti di evitare i pericoli della costa.
Il più alto è il Faraglione Pietra Lunga con i suoi 80 metri, poi il Faraglione Pietra Menalda con 20 metri. Sono classificati come neck (o spine vulcaniche).
@sicilianewseinfo
#SlowSicily
#Eolie
🎥 sarahtomasello
La forma dello scoglio, vagamente rassomigliante ad una figura umana, ha alimentato la leggenda che si tratti di ciò che rimane di un uomo aduso a lavorare anche di Venerdì Santo, folgorato da Dio per la sua empia condotta.
Il nome ‘faraglione’ deriva dal greco pharos che vuol dire faro. Un’altura a picco sul mare sulla quale venivano accesi dei fuochi che permettevano ai naviganti di evitare i pericoli della costa.
Il più alto è il Faraglione Pietra Lunga con i suoi 80 metri, poi il Faraglione Pietra Menalda con 20 metri. Sono classificati come neck (o spine vulcaniche).
@sicilianewseinfo
#SlowSicily
#Eolie
🎥 sarahtomasello
Stigghioli,taiuni,virina,meusa,e via.
Nebbia siciliana. "Arrustuta Siciliana"
La classica “arrustuta” prevede l’immancabile ruota di “sasizza” (salsiccia), “i mangia e bevi” “a carni i crastu” (agnello castrato), “i pittinicchi” (puntine di maiale), “i stigghiola” “fedde i carni” (bistecche) a volontà e gli involtini siciliani. Quelli Messinesi più piccoli e profumati all’aglio, a quelli palermitani con “passolina, pinola, muddica atturrata e cascacavaddu”(uva passa, mollica abbrustolita, e caciocavallo), a quelli catanesi preparati con il formaggio pepato tipico della zona, ma soprattutto quelli dei vari paesi, involtini che conservano il sapore unico della tradizione popolare. Il cuore dell’arrustuta è nella preparazione della “fornacella” che per tradizione viene fatta dal capofamiglia.
Ovviamente si mangia ininterrottamente dalle 12 di mattina alle 17 del pomeriggio, una vera e propria maratona dell’arrustuta.
Nebbia siciliana. "Arrustuta Siciliana"
La classica “arrustuta” prevede l’immancabile ruota di “sasizza” (salsiccia), “i mangia e bevi” “a carni i crastu” (agnello castrato), “i pittinicchi” (puntine di maiale), “i stigghiola” “fedde i carni” (bistecche) a volontà e gli involtini siciliani. Quelli Messinesi più piccoli e profumati all’aglio, a quelli palermitani con “passolina, pinola, muddica atturrata e cascacavaddu”(uva passa, mollica abbrustolita, e caciocavallo), a quelli catanesi preparati con il formaggio pepato tipico della zona, ma soprattutto quelli dei vari paesi, involtini che conservano il sapore unico della tradizione popolare. Il cuore dell’arrustuta è nella preparazione della “fornacella” che per tradizione viene fatta dal capofamiglia.
Ovviamente si mangia ininterrottamente dalle 12 di mattina alle 17 del pomeriggio, una vera e propria maratona dell’arrustuta.
Lipari e le sue spiagge di pietra pomice
Lipari possiede una grande varietà di spiagge, da quelle famose in pietra pomice a quelle di pietre o ciottoli.
@newseinfo
Lipari possiede una grande varietà di spiagge, da quelle famose in pietra pomice a quelle di pietre o ciottoli.
@newseinfo
La spiaggia di Canneto è formata da sabbia e ghiaia. È famosa per il turchese che caratterizza le sue acque e, se si vogliono affittare ombrelloni e lettini vi sono diverse aree turistiche attrezzate.
La spiaggia di Acquacalda è ghiaiosa e da qui si gode il bellissimo panorama di Salina e Panarea.
Porticello è caratterizzata dalla presenza di ghiaia e pietra pomice e dalle bianche Cave ormai in disuso. e il nero ossidiana delle Rocche Rosse ben visibili dalle sue coste. La sua area attrezzata si trova a nord, a pochi km dal paese di Lipari.
Spiaggia Bianca è chiamata così per il suo fondale bianco composto da depositi di pietra pomice. Da qui si protendono sull’acqua i pontili una volta utilizzati per il trasporto della pomice.
Valle Muria non è una vera e propria spiaggia pochi la sua riva è composta di pietre rossastre. La strada per arrivarvi via terra è sterrata e in pendenza, non molto adatta ai bambini piccoli. Via mare è possibile usufruire del servizio taxi-mare che vi risparmierà la fatica della scarpinata. Giù, troverete un lido attrezzato.
Spiaggia Papesca si trova sotto rocce a strapiombo e, via terra, vi si arriva o attraverso un sentiero panoramico o attraverso un vicolo scalinato.
Praia di Vinci non è raggiungibile via terra ma la sua spiaggia sabbiosa e lo spettacolo dei faraglioni e di Vulcano la rendono meta per gli amanti dello snorkeling e delle immersioni.
@newseinfo
La spiaggia di Acquacalda è ghiaiosa e da qui si gode il bellissimo panorama di Salina e Panarea.
Porticello è caratterizzata dalla presenza di ghiaia e pietra pomice e dalle bianche Cave ormai in disuso. e il nero ossidiana delle Rocche Rosse ben visibili dalle sue coste. La sua area attrezzata si trova a nord, a pochi km dal paese di Lipari.
Spiaggia Bianca è chiamata così per il suo fondale bianco composto da depositi di pietra pomice. Da qui si protendono sull’acqua i pontili una volta utilizzati per il trasporto della pomice.
Valle Muria non è una vera e propria spiaggia pochi la sua riva è composta di pietre rossastre. La strada per arrivarvi via terra è sterrata e in pendenza, non molto adatta ai bambini piccoli. Via mare è possibile usufruire del servizio taxi-mare che vi risparmierà la fatica della scarpinata. Giù, troverete un lido attrezzato.
Spiaggia Papesca si trova sotto rocce a strapiombo e, via terra, vi si arriva o attraverso un sentiero panoramico o attraverso un vicolo scalinato.
Praia di Vinci non è raggiungibile via terra ma la sua spiaggia sabbiosa e lo spettacolo dei faraglioni e di Vulcano la rendono meta per gli amanti dello snorkeling e delle immersioni.
@newseinfo
Lipari non è solo la più grande delle Isole Eolie, ma è anche la più mondana tra le sette perle del mediterraneo.
Il suo porticciolo e la rocca fortificata l’hanno resa un punto focale del turismo eoliano, caratterizzandola come snodo principale degli spostamenti da e verso le altre isole.
Oltre ad una fervente attività turistica, la principale fonte di ricchezza dell’isola è stata per anni alimentata dalle operazioni di estrazione dell’ossidiana e della pietra pomice.
È difficile credere che il nero dell’ossidiana e il bianco della pietra pomice derivino dalla stessa tipologia di fenomeno. Mentre la prima deve il suo colore alla composizione basica del magma da cui è prodotta, la seconda è chiara perché è acida e nasce da eruzioni ricche di gas con un’evaporazione veloce che conferisce alla pietra pomice la sua caratteristica porosità.
Se l’ossidiana è la tipica roccia magmatica-vetrosa di origine effusiva, la pomice appartiene a quella categoria di materiali eruttivi generati da un’attività effusiva-esplosiva: insomma, entrambe derivano dal raffreddamento e dalla successiva solidificazione della lava, ma sono totalmente diverse per consistenza e colore.
Ancora oggi è possibile visitare le cave di pietra pomice di Porticello o fare un bagno lungo le sue coste bianchissime, dove il mare assume una colorazione turchese unica al mondo. Anche l’ossidiana è facilmente reperibile nella sua forma più grezza, soprattutto nelle zone costiere o rurali dell’Isola di Lipari.
Il suo porticciolo e la rocca fortificata l’hanno resa un punto focale del turismo eoliano, caratterizzandola come snodo principale degli spostamenti da e verso le altre isole.
Oltre ad una fervente attività turistica, la principale fonte di ricchezza dell’isola è stata per anni alimentata dalle operazioni di estrazione dell’ossidiana e della pietra pomice.
È difficile credere che il nero dell’ossidiana e il bianco della pietra pomice derivino dalla stessa tipologia di fenomeno. Mentre la prima deve il suo colore alla composizione basica del magma da cui è prodotta, la seconda è chiara perché è acida e nasce da eruzioni ricche di gas con un’evaporazione veloce che conferisce alla pietra pomice la sua caratteristica porosità.
Se l’ossidiana è la tipica roccia magmatica-vetrosa di origine effusiva, la pomice appartiene a quella categoria di materiali eruttivi generati da un’attività effusiva-esplosiva: insomma, entrambe derivano dal raffreddamento e dalla successiva solidificazione della lava, ma sono totalmente diverse per consistenza e colore.
Ancora oggi è possibile visitare le cave di pietra pomice di Porticello o fare un bagno lungo le sue coste bianchissime, dove il mare assume una colorazione turchese unica al mondo. Anche l’ossidiana è facilmente reperibile nella sua forma più grezza, soprattutto nelle zone costiere o rurali dell’Isola di Lipari.
Acquacalda è una frazione del comune di Lipari, distante circa 10,5 chilometri dal centro comunale. È una zona molto simile a Canneto, essendo anch'essa a forte orientamento balneare ed esposta a mareggiate, anche se non molto frequenti. Acquacalda si trova nella zona più settentrionale dell'isola di Lipari e dista circa 3 miglia nautiche dall'isola di Salina.
Acquacalda, il cui nome deriva probabilmente dalla antica presenza di sorgenti termali oggi scomparse[2], si trova a ridosso del cono vulcanico del monte Chirica, la cui ultima eruzione è databile a circa 1600 anni fa e fu caratterizzata da tre grandi emissioni di ossidiana e pomice. I tre grandi sistemi di colata sono tuttora identificabili a Porticello ed Acquacalda per la pomice ed a Punta Castagna per l'ossidiana.
La storia di Acquacalda è indissolubilmente legata allo sfruttamento della pietra pomice, di cui si ha traccia già agli inizi del XVII secolo. Lo sfruttamento industriale della pomice inizia invece attorno alla fine del XIX secolo e con esso lo sviluppo urbanistico del villaggio.
Gli ultimi anni del XX secolo invece vedono un progressivo declino dell'attività estrattiva, che è cessata completamente ad Acquacalda nel 2000 (mentre proseguì ancora fino al 2007nella vicina frazione di Porticello). Ciò avvenne anche in conseguenza all'iscrizione dell'arcipelago eoliano nella lista dei beni Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO per l'unicità geologica e particolarmente vulcanologica dei luoghi.
Acquacalda, il cui nome deriva probabilmente dalla antica presenza di sorgenti termali oggi scomparse[2], si trova a ridosso del cono vulcanico del monte Chirica, la cui ultima eruzione è databile a circa 1600 anni fa e fu caratterizzata da tre grandi emissioni di ossidiana e pomice. I tre grandi sistemi di colata sono tuttora identificabili a Porticello ed Acquacalda per la pomice ed a Punta Castagna per l'ossidiana.
La storia di Acquacalda è indissolubilmente legata allo sfruttamento della pietra pomice, di cui si ha traccia già agli inizi del XVII secolo. Lo sfruttamento industriale della pomice inizia invece attorno alla fine del XIX secolo e con esso lo sviluppo urbanistico del villaggio.
Gli ultimi anni del XX secolo invece vedono un progressivo declino dell'attività estrattiva, che è cessata completamente ad Acquacalda nel 2000 (mentre proseguì ancora fino al 2007nella vicina frazione di Porticello). Ciò avvenne anche in conseguenza all'iscrizione dell'arcipelago eoliano nella lista dei beni Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO per l'unicità geologica e particolarmente vulcanologica dei luoghi.
Il termine dal punto di vista geologico è generico e si riferisce alla particolare tessitura porosa della roccia. Essa si forma principalmente da eruzioni di tipo esplosivo, quindi da magmi acidi, silicatici o felsici, ma ne esistono anche a parziale componente mafica, e la porosità è dovuta alla formazione di bolle di gas di struttura simile alla schiumanella matrice vetrosa della roccia.
Il rapido raffreddamento mantiene la struttura vescicolare (formante anche il 90% del volume mentre la scoria vulcanica è meno vescicolata), e la parte solida è costituita da roccia amorfa, raramente con una piccola componente cristallina. La massa solida è alla fine costituita prevalentemente da silice, con disciolti vari ossidi metallici (di alluminio, titanio, ferro, manganese ed altri).
Data la sua elevata porosità è l'unica pietra che galleggia nell'acqua. Avendo un peso specifico inferiore a quello dell'acqua, la pomice galleggia basandosi sulla sua struttura a cellule sferiche, ma comunicanti tra loro nella maggior parte dei casi attraverso una non completa chiusura; quelle che, verso l'interno del pezzo in esame, non vengono invase dall'acqua consentono alla pietra di galleggiare.
La pomice è comunemente di colore chiaro (esempio costa nord-orientale dell'Isola di Lipari), ma può assumere aspetto bianco, crema, grigio, verde o nero a seconda della composizione; in questi ultimi due casi spesso per la presenza prevalentemente del ferro, come per esempio la pomice nera delle isole Canarie.
Il rapido raffreddamento mantiene la struttura vescicolare (formante anche il 90% del volume mentre la scoria vulcanica è meno vescicolata), e la parte solida è costituita da roccia amorfa, raramente con una piccola componente cristallina. La massa solida è alla fine costituita prevalentemente da silice, con disciolti vari ossidi metallici (di alluminio, titanio, ferro, manganese ed altri).
Data la sua elevata porosità è l'unica pietra che galleggia nell'acqua. Avendo un peso specifico inferiore a quello dell'acqua, la pomice galleggia basandosi sulla sua struttura a cellule sferiche, ma comunicanti tra loro nella maggior parte dei casi attraverso una non completa chiusura; quelle che, verso l'interno del pezzo in esame, non vengono invase dall'acqua consentono alla pietra di galleggiare.
La pomice è comunemente di colore chiaro (esempio costa nord-orientale dell'Isola di Lipari), ma può assumere aspetto bianco, crema, grigio, verde o nero a seconda della composizione; in questi ultimi due casi spesso per la presenza prevalentemente del ferro, come per esempio la pomice nera delle isole Canarie.
Cava di pomice sull'isola di Lipari
È usata in campo cosmetico ed in quello del lavaggio industriale (stone wash). In edilizia viene usata per alleggerire il calcestruzzo e come isolante acustico e termico, sia in polvere sia in blocchi o pannelli; rientra nei materiali approvati per la bioedilizia.
Altri usi: florovivaismo, assorbente e filtrante per oli industriali, pulizia delle superfici in genere ed abrasivo leggero.
La cava di pomice sull'isola di Lipari è chiusa dal 2005 e da allora la concentrazione di pomice sulle spiagge si è ridotta drasticamente, riducendo in alcuni casi anche le dimensioni delle spiagge costituite dai materiali rimanenti dalla produzione.
È usata in campo cosmetico ed in quello del lavaggio industriale (stone wash). In edilizia viene usata per alleggerire il calcestruzzo e come isolante acustico e termico, sia in polvere sia in blocchi o pannelli; rientra nei materiali approvati per la bioedilizia.
Altri usi: florovivaismo, assorbente e filtrante per oli industriali, pulizia delle superfici in genere ed abrasivo leggero.
La cava di pomice sull'isola di Lipari è chiusa dal 2005 e da allora la concentrazione di pomice sulle spiagge si è ridotta drasticamente, riducendo in alcuni casi anche le dimensioni delle spiagge costituite dai materiali rimanenti dalla produzione.