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La costruzione della Chiesa Madre di Marsala è legata alla leggenda secondo cui una nave che portava in Inghilterra delle colonne corinzie, per edificare una chiesa in onore di San Tommaso di Canterbury, trascinata da venti contrari approdò a Marsala. I cittadini pensarono ad un segno della volontà celeste e così utilizzarono quelle colonne per un tempio in onore del santo inglese.

Più verosimile è che il culto di Tommaso Becket sia stato diffuso in Sicilia da Giovanna Plantageneta, figlia del re d’Inghilterra Enrico II, la quale volle espiare le colpe del padre accusato di aver fatto uccidere il vescovo mentre celebrava la messa, facendo così consacrare al santo alcune chiese in Sicilia. Poiché Giovanna nel 1177 giunse nell’isola per sposare Guglielmo II e il suo regno terminò nel 1189 con la morte del marito, è probabile che la Chiesa Madre di Marsala fu consacrata tra queste due date.

Scarsi sono i documenti per definire le vicende della costruzione dell’edificio nel medioevo. Per tutto il XVI secolo, fino al 1590, fu ingrandito per ben tre volte, ma gli sforzi per poter disporre di una grande chiesa non furono sufficienti e così nel 1607 il consiglio civico decise di costruire un edificio ancora più ampio.
I lavori andarono molto a rilento e subirono numerose vicissitudini fino al 1827, anno del completamento della cupola che però era tanto pesante da ingenerare negli anni forti preoccupazioni sulla sua tenuta. Il 9 febbraio 1893, infine, la cupola crollò provocando ingenti danni collaterali.

Subito iniziarono i lavori di ricostruzione e la chiesa fu riaperta al culto nel 1903 seppure con una copertura provvisoria. Ma la crisi economica e le due guerre mondiali fecero passare in secondo piano l’idea di ricostruire la cupola. Solo nel 1947, grazie all’iniziativa di Monsignor Pasquale Lombardo, un marsalese emigrato in America ai primi del ‘900, la cupola fu costruita e completata nel 1951.

Nel corso dei secoli, la Chiesa Madre ha accolto, nei suoi altari e nelle sue cappelle, dipinti, sculture e oggetti sacri, anche provenienti da chiese distrutte o sconsacrate, attraverso i quali è possibile tracciare un profilo della cultura artistica siciliana dal XV secolo in poi.

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Sicilia, Il mondo in un isola.

Quegli odori di alga seccata al sole e di capperi e di fichi maturi non li ritroverà mai da nessuna parte; quelle coste arse e profumate, quei marosi ribollenti, quei gelsomini che si sfaldano al sole.

(Dacia Maraini)

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I mostri di Villa Palagonia_ La presenza delle misteriose statue raffiguranti figure mostruose che circondano la villa, e causa della sua denominazione come Villa dei mostri, si deve all’omonimo nipote Ferdinando Francesco II, detto Il negromante

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Si chiama Villa Palagonia ma la chiamano “villa dei mostri”: è una strana storia quella del grandioso edificio fatto costruire a Bagheria, nel palermitano, a partire dal 1715 da Ferdinando Francesco I detto il negromante, principe di Palagonia.

Il viale di ingresso, sormontato da un arco trionfale, infatti è popolato da una schiera di statue di mostri deformi e animali dall’aspetto inquietante.
Quando Goethe visitò la villa ne rimase talmente colpito da coniare un neologismo: “pallagonico”, ovvero di un’opera deforme, folle e caotica.

“I cornicioni delle costruzioni minori sono sghembi, pendono a destra o a sinistra... Questi tetti sono popolati e decorati di idre di piccoli busti e di orchestre di scimmie ed altre dabbenaggini”

Sulle mostruose statue aleggiarono per secoli leggende sulla loro influenza malefica sugli uomini. Questo non fece mai venir meno la notorietà e il fascino esercitato dalla villa su scrittori, su registi e artisti, come Salvator Dalì e Guttuso.

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13 Aprile 1848 il Parlamento Siciliano decreta la decadenza dei Borbone delle Due Sicilie dal trono dell'isola.

Così si leggeva nel proclama...

“A tutte le Nazioni civili-Il più grande atto di giustizia è compiuto.
La Sicilia ha dichiarato decaduti dal suo trono, e per sempre, Ferdinando di Borbone e la sua dinastia. Una famiglia, sistematicamente spergiura, che da 33 anni ha manomesso i sacri diritti di questa terra; che dal Regno libero e indipendente riduceva per violenza e per frode schiava e provincia; che, non paga di violare l’antichissima Costituzione di questo Regno nei patti giurati nel 1812, conculcava ogni umana ragione colle ferocie d’una tirannide unica al mondo”.

I Borboni infatti infransero l'antica costituzione feudale del Regno di Sicilia e calpestarono il nuovo e moderno testo costituzionale che il Regno di Sicilia si era dato nel 1812 che vietava espressamente l'unione tra Sicilia e Napoli.

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Monte Adranone

Nell'antico percorso della Selinuntia odòs (l'area archeologica di Selinunte) echeggia silenziosamente il sito archeologico di Adranon.

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Si trova a circa 900 metri di altezza sul Monte Adranone. Incastonato tra due provincie che fa da cornice a una delle aree archeologiche che hanno rivestito una notevole importanza nella storia della Sicilia.

Un ambiente incastonato tra le province di Palermo e Agrigento che fa da cornice a una delle aree archeologiche che hanno rivestito una notevole importanza nella storia siciliana.

Nel 1885 venne scoperta la Tomba della Regina risalente al VI-V sec. a.C. Una tomba a camera in conci di tufo con copertura a falsa volta e apertura preceduta da un breve dromos con accesso a pozzetto.

Durante gli scavi (anni Sessanta e dal 1985 al 1989) sono stati rinvenuti diversi frammenti ceramici,utensili di uso domestico,oggetti votivi e rituali e statuette fittili.Sono conservati presso il Museo Archeologico Palazzo Pannitteri a Sambuca di Sicilia.

Grazie agli studi di Diodoro Siculo è stato possibile toccare con mano una realtà vasta,ricca e di spessore archeologico.

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