🚩Messina e la citta “Porta della Sicilia”.
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Messina col suo porto a forma di falce, e sempre stata una citta commerciale. E la citta piu vicina alla Penisola, e nonostante da tempo si parli di costruire un tunnel subaqueo o un ponte, mai realizzato, per collegare la citta alla terraferma, superando lo Stretto di Messina, la citta e comunque ottimamente collegata al resto d’Italia da un sistema di traghetti.
Fu fondata dai greci che le diedero il nome di “Zancle”, che vuol dire “Falce”, legato proprio alla forma del suo porto. In seguito la conquistarono i Romani, poi i Bizantini e quindi gli Arabi. Infine arrivarono i Normanni.
Il massimo splendore fu raggiunto da Messina quando, sotto il dominio di Svevi, Angioini ed Aragonesi divenne la capitale del Regno di Sicilia e soprattutto una delle citta del Mediterraneo piu fiorenti, grazie soprattutto al suo porto ed alla sua vocazione commerciale.
La citta di oggi si sviluppa lungo tutta la costa ed e quasi totalmente moderna, soprattutto a causa dei violenti terremoti che l’hanno colpita piu volte e dei bombardamenti che la citta ha subito durante la Seconda Guerra Mondiale.
Gli edifici attuali si affacciano su vie molto larghe e sono relativamente bassi, proprio perche ricostruiti secondo le norme antisismiche, in modo da limitare i danni causati nel passato dai frequenti terremoti.
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Fu fondata dai greci che le diedero il nome di “Zancle”, che vuol dire “Falce”, legato proprio alla forma del suo porto. In seguito la conquistarono i Romani, poi i Bizantini e quindi gli Arabi. Infine arrivarono i Normanni.
Il massimo splendore fu raggiunto da Messina quando, sotto il dominio di Svevi, Angioini ed Aragonesi divenne la capitale del Regno di Sicilia e soprattutto una delle citta del Mediterraneo piu fiorenti, grazie soprattutto al suo porto ed alla sua vocazione commerciale.
La citta di oggi si sviluppa lungo tutta la costa ed e quasi totalmente moderna, soprattutto a causa dei violenti terremoti che l’hanno colpita piu volte e dei bombardamenti che la citta ha subito durante la Seconda Guerra Mondiale.
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Col suo porto a forma di falce, e sempre stata una citta commerciale. E la citta piu vicina alla Penisola, e nonostante da tempo…
Col suo porto a forma di falce, e sempre stata una citta commerciale. E la citta piu vicina alla Penisola, e nonostante da tempo…
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📍Letojanni (Messina)📸
Si trova una galleria scavata nella roccia da prigionieri austriaci durante la I° guerra mondiale.
Si trova sulla strada provinciale 11 che da Letojanni (ME) porta Mongiuffi e Melia.
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Il territorio di Mongiuffi Melia, nel Messinese, riserva molte piacevoli sorprese. Immerso in una verde valle ricca di platani, vigneti e uliveti secolari è costituito da due piccoli borghi caratteristici, uniti tra loro da un ponte che sovrasta il fiume Ghiodaro.
Osservando le foto panoramiche c’è un dettaglio che salta immediatamente all’occhio: un singolare tunnel, dalla forma insolita.
Si capisce subito che non è stato scavato con mezzi moderni ma che, invece, è stato creato dalle mani e dal lavoro dell’uomo. Proprio quel tunnel, la Galleria Postoleone, custodisce una storia molto particolare, che oggi scopriremo insieme.
La storia della Galleria Postoleone
Ma procediamo con ordine e, anzitutto, localizziamo gli episodi da un punto di vista temporale.
Siamo nel periodo della prima guerra mondiale, nel 1916 per essere precisi: la galleria fu scavata per favorire il collegamento tra mare e monte: doveva collegare Letojanni a Melia e l’antico borgo di Mongiuffi (ai tempi erano separati).
A realizzare quel tunnel furono 300 soldati austriaci, che gli diedero le caratteristiche delle gallerie scavate nelle Alpi.
Lo fecero a mani nude e con attrezzi rudimentali. I racconti tramandati da una generazione all’altra riportano che, ogni giorno, li si sentiva cantare, mentre risalivano a piedi la Valle del Ghiodaro. La loro presenza accese la curiosità della popolazione locale e di alcune ragazze.
La galleria venne aperta nel 1918 e gli austriaci tornarono a casa. Ma non tutti.
Alcuni, infatti, decisero di rimanere a Mongiuffi Melia, insieme alle donzelle del luogo che avevano conosciuto. Molti anni dopo, i discendenti degli austriaci fecero una rimpatriata con la popolazione locale. Furono portate alcune foto dell’epoca che ritraevano alcuni degli austriaci durante i lavori, in piccole stanze scavate nella roccia, nel corso dei lavori di scavo per alcuni lavori, venne trovato un tombino d’accesso alle stanze, ma questo fu chiuso e seppellito.
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Si capisce subito che non è stato scavato con mezzi moderni ma che, invece, è stato creato dalle mani e dal lavoro dell’uomo. Proprio quel tunnel, la Galleria Postoleone, custodisce una storia molto particolare, che oggi scopriremo insieme.
La storia della Galleria Postoleone
Ma procediamo con ordine e, anzitutto, localizziamo gli episodi da un punto di vista temporale.
Siamo nel periodo della prima guerra mondiale, nel 1916 per essere precisi: la galleria fu scavata per favorire il collegamento tra mare e monte: doveva collegare Letojanni a Melia e l’antico borgo di Mongiuffi (ai tempi erano separati).
A realizzare quel tunnel furono 300 soldati austriaci, che gli diedero le caratteristiche delle gallerie scavate nelle Alpi.
Lo fecero a mani nude e con attrezzi rudimentali. I racconti tramandati da una generazione all’altra riportano che, ogni giorno, li si sentiva cantare, mentre risalivano a piedi la Valle del Ghiodaro. La loro presenza accese la curiosità della popolazione locale e di alcune ragazze.
La galleria venne aperta nel 1918 e gli austriaci tornarono a casa. Ma non tutti.
Alcuni, infatti, decisero di rimanere a Mongiuffi Melia, insieme alle donzelle del luogo che avevano conosciuto. Molti anni dopo, i discendenti degli austriaci fecero una rimpatriata con la popolazione locale. Furono portate alcune foto dell’epoca che ritraevano alcuni degli austriaci durante i lavori, in piccole stanze scavate nella roccia, nel corso dei lavori di scavo per alcuni lavori, venne trovato un tombino d’accesso alle stanze, ma questo fu chiuso e seppellito.
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🏰 Il castello del Bálio nella bella Erice'
Ciò che resta oggi dell’antico castello di Venere è opera dei Normanni (XII-XIII secolo) che per la sua costruzione reimpiegarono probabilmente il materiale proveniente dal tempio della Venere Ericina.
Il castello era recintato da torri collegate fra loro da due cortine merlate e da un ponte levatoio, lo stesso di cui parlò nel 1185 il geografo arabo Ibn-Jubayr.
Accanto alle torri si trova il Balio, bellissimo giardino all’inglese da dove si gode un panorama che comprende da una parte la costa tirrenica del golfo di Trapani, dalla particolare forma a falce, e il monte Cofano, dietro il quale si intravede la punta di San Vito lo Capo; dall’altra parte il porto di Trapani con le sue saline, le isole Egadi e l’isola di Mozia fino a Mazara del Vallo.
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Accanto alle torri si trova il Balio, bellissimo giardino all’inglese da dove si gode un panorama che comprende da una parte la costa tirrenica del golfo di Trapani, dalla particolare forma a falce, e il monte Cofano, dietro il quale si intravede la punta di San Vito lo Capo; dall’altra parte il porto di Trapani con le sue saline, le isole Egadi e l’isola di Mozia fino a Mazara del Vallo.
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MUSEO DELLE ARTI E TRADIZIONI POPOLARI 'S.A.
Guastella' Hai voglia di ritornare indietro nel tempo Bene, credo allora che questo museo fa al caso tuo! Dove si trova--Via Mercé 53, presso l'ex convento dei padri mercedari.
Costo--Completamente gratuito! Orari-Dalle 10-00 alle 19-00 dal lun alla dom.
🎥@siciliama_guidaturistica
👉@sicilianewseinfo
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⚜#tradizionipopolarilepiùbelle
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Costo--Completamente gratuito! Orari-Dalle 10-00 alle 19-00 dal lun alla dom.
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📍ISOLA BELLA
Isola Bella è conosciuta anche come "Perla del Mediterraneo", situata di fronte alla città di Taormina ed è circondata da limpidissime acque color smeraldo.
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La Sicilia è terra di tartufi ma solo in pochi lo sanno.
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La Sicilia è una delle regioni d’Italia a maggiore vocazione tartufigena ma in pochissimi lo sanno.
Il sottosuolo siciliano è ricco di pepite di tartufo, ma come spesso succede noi siciliani riusciamo con mirabile abilità a trascurare e sottovalutare ciò che in altri posti diventa un simbolo in grado di produrre benessere.
È difficile che parlando di questo prezioso prodotto del sottosuolo venga in mente la Sicilia, vengano in mente i monti Iblei o i Nebrodi di cui i boschi sono ricchi.
Quali sono le zone maggiormente produttive?
La zona occidentale con i monti Sicani e la provincia di Trapani "Castellamare, Alcamo" ricchi di Tuber Aestivum e Tuber Borchii. La zona di Palermo con Partinico, Cinisi, Ficuzza "per il brumale", Godrano "per il Borchii". La zona delle Madonie per l’Aestivum e il Brumale. La zona dei Nebrodi con buone quantità di Tuber Aestivum varietà Uncinatum e Brumale. Poco ancora si conosce del messinese e dei Peloritani
Quali sono le differenze con i tartufi delle zone più famose d'Italia?
Non ci sono differenze sostanziali tra il nostro tartufo e quello del nord – ha detto Bucchieri -, considerato sempre che non si possono fare paragoni tra il Tuber Magnatum perché quasi inesistente e il Melanosporum nostrano "pochissime quantità". Forse il nostro tartufo "Borchii, Aestivum" è più profumato, in quanto essendoci da noi minore quantità di piogge, più concentrata è la quantità di sostanze volatili e quindi il tartufo risulta più profumato.
👉@sicilianewseinfo
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Il sottosuolo siciliano è ricco di pepite di tartufo, ma come spesso succede noi siciliani riusciamo con mirabile abilità a trascurare e sottovalutare ciò che in altri posti diventa un simbolo in grado di produrre benessere.
È difficile che parlando di questo prezioso prodotto del sottosuolo venga in mente la Sicilia, vengano in mente i monti Iblei o i Nebrodi di cui i boschi sono ricchi.
Quali sono le zone maggiormente produttive?
La zona occidentale con i monti Sicani e la provincia di Trapani "Castellamare, Alcamo" ricchi di Tuber Aestivum e Tuber Borchii. La zona di Palermo con Partinico, Cinisi, Ficuzza "per il brumale", Godrano "per il Borchii". La zona delle Madonie per l’Aestivum e il Brumale. La zona dei Nebrodi con buone quantità di Tuber Aestivum varietà Uncinatum e Brumale. Poco ancora si conosce del messinese e dei Peloritani
Quali sono le differenze con i tartufi delle zone più famose d'Italia?
Non ci sono differenze sostanziali tra il nostro tartufo e quello del nord – ha detto Bucchieri -, considerato sempre che non si possono fare paragoni tra il Tuber Magnatum perché quasi inesistente e il Melanosporum nostrano "pochissime quantità". Forse il nostro tartufo "Borchii, Aestivum" è più profumato, in quanto essendoci da noi minore quantità di piogge, più concentrata è la quantità di sostanze volatili e quindi il tartufo risulta più profumato.
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Si24
La Sicilia è terra di tartufi ma in pochi lo sanno - Si24
La Sicilia è terra di tartufi ma in pochi lo sanno. Intervista ad alcuni esperti del tartufo, il tubero più prezioso al mondo