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Una perla nascosta, con i gradini sul mare: Baia di San Cataldo, angolo di Sicilia da proteggere
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Una perla nascosta, con i gradini sul mare: Baia di San Cataldo, angolo di Sicilia da proteggere
13 Apr 2021 Palermo Sicilia Segreta: una baia da scoprire. Baia di San Cataldo a Terrasini. Un’insenatura suggestiva, dalla storia poco fortunata. Il panorama è spettacolare, con tanti gradini a strapiombo sul mare. Le coste siciliane non smettono mai di…
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Sulla tutela dei laghi di Faro e Ganzirri. Attività tradizionali e Genius Loci a Capo Peloro
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Sulla tutela dei laghi di Faro e Ganzirri. Attività tradizionali e Genius Loci a Capo Peloro
Lago Ganzirri, 1912 di Sergio Todesco [*] Una riflessione sui beni demo-etno-antropologici non può prescindere per un verso dall’ovvia considerazione che essi risultano in fondo essere non altro che scarti significativi della modernità in rapporto ai modelli…
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Il lago di Ganzirri è distante circa 9 Km dal centro di Messina.
Il toponimo Ganzirri deriva probabilmente dall’arabo Gadir (stagno,palude).Tale etimo appare verosimile, dato che nell’antichità l’intera zona dei laghi era paludosa,e solo con i primi stanziamenti e la creazione di nuclei abitativi stabili si determinò una progressiva bonifica del territorio.
Le acque del lago sono in comunicazione con il mare adiacente per mezzo di canali, alcuni fatti costruire dagli Inglesi intorno al 1830,il primo dei quali,il canale Catuso,è coperto e si trova situato nella zona sud del lago,mentre il secondo,denominato Carmine o Due Torri,è scoperto e si trova quasi al confine nord del lago;un terzo canale, scavato in contrada Margi,collega il lago di Ganzirri con quello di Faro.
Il lago di Faro è più ridotto ed è situato più a nord rispetto a quello di Ganzirri o Lago Grande;esso si trova cioè più vicino al Capo Peloro;quest’ultimo sarebbe stato in origine fortificato dagli Zanclei.
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Il toponimo Ganzirri deriva probabilmente dall’arabo Gadir (stagno,palude).Tale etimo appare verosimile, dato che nell’antichità l’intera zona dei laghi era paludosa,e solo con i primi stanziamenti e la creazione di nuclei abitativi stabili si determinò una progressiva bonifica del territorio.
Le acque del lago sono in comunicazione con il mare adiacente per mezzo di canali, alcuni fatti costruire dagli Inglesi intorno al 1830,il primo dei quali,il canale Catuso,è coperto e si trova situato nella zona sud del lago,mentre il secondo,denominato Carmine o Due Torri,è scoperto e si trova quasi al confine nord del lago;un terzo canale, scavato in contrada Margi,collega il lago di Ganzirri con quello di Faro.
Il lago di Faro è più ridotto ed è situato più a nord rispetto a quello di Ganzirri o Lago Grande;esso si trova cioè più vicino al Capo Peloro;quest’ultimo sarebbe stato in origine fortificato dagli Zanclei.
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Laguna di Capo Peloro
La loro origine è correlata alla formazione alluvionale della costa orientale dello Stretto di Messina e si fa risalire tra il 3000 ed il 2500 a.C. Il materiale alluvionale derivato principalmente da terreni cristallini che si estendevano da Capo Rasocolmo fino ai Peloritani, ha formato le colline che si affacciano sullo Stretto. Tutta la pianura costiera, che include i due laghi, è derivata quindi dall’apporto di sabbie detritiche e dall’azione delle correnti marine che hanno formato un cordone di dune che si è esteso fino a Capo Peloro.
La laguna così creatasi si è suddivisa in più parti, determinando la formazione di quattro pantani: Ganzirri, Faro, Madonna di Trapani e Margi.
Il Margi doveva trovarsi tra quello Madonna di Trapani e quello di Faro (propriamente nella località oggi chiamata Margi) ed era più che altro una palude pestifera al centro della quale, secondo gli antichi, sorgeva un tempio sacro dedicato al Dio Nettuno, fatto erigere da Orione. In seguito il pantano Margi fu del tutto, o almeno in parte, prosciugato da interramenti o per bonifica, mentre il Madonna di Trapani si unificò a quello di Ganzirri formando un unico lago che è l’attuale laguna di Ganzirri.
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La loro origine è correlata alla formazione alluvionale della costa orientale dello Stretto di Messina e si fa risalire tra il 3000 ed il 2500 a.C. Il materiale alluvionale derivato principalmente da terreni cristallini che si estendevano da Capo Rasocolmo fino ai Peloritani, ha formato le colline che si affacciano sullo Stretto. Tutta la pianura costiera, che include i due laghi, è derivata quindi dall’apporto di sabbie detritiche e dall’azione delle correnti marine che hanno formato un cordone di dune che si è esteso fino a Capo Peloro.
La laguna così creatasi si è suddivisa in più parti, determinando la formazione di quattro pantani: Ganzirri, Faro, Madonna di Trapani e Margi.
Il Margi doveva trovarsi tra quello Madonna di Trapani e quello di Faro (propriamente nella località oggi chiamata Margi) ed era più che altro una palude pestifera al centro della quale, secondo gli antichi, sorgeva un tempio sacro dedicato al Dio Nettuno, fatto erigere da Orione. In seguito il pantano Margi fu del tutto, o almeno in parte, prosciugato da interramenti o per bonifica, mentre il Madonna di Trapani si unificò a quello di Ganzirri formando un unico lago che è l’attuale laguna di Ganzirri.
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Laguna di Capo Peloro – Fondazione Horcynus Orca
Laguna di Capo Peloro Le lagune salmastre di Ganzirri e Faro sono ubicate nella zona del promontorio di Capo Peloro, sulla costa nord-orientale della Sicilia, circa 9 Km a nord di Messina. La loro origine è correlata alla formazione alluvionale della costa…
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100 anni, immagina. La coltre del tempo avrebbe dovuto cancellare quelle macchie che ancora deturpano la tua storia umana. Non scriverò dei tuoi trascorsi da fuorilegge, talvolta spietato, ma non più dei tempi che ti vedevano giovane contadino alle prese con una Storia assai più grande della tua e di quella dei tuoi compaesani.
Montelepre, un tratto sulla cartina geografica, divenuta caput Mundi, per ciò che rappresenta ed esprime, il racconto volgare, egemone, del Potere che non conosce verità, se non quella che asserisce il proprio dominio sugli oppressi.
Racconto che pretese il sangue, il dolore e le lacrime della gente del tuo paese, torturata e seviziata in modo inumano, sfinita a pugni e a calci, legata in ceppi, uomini, donne, vecchi e bambini.
Voglio ricordare appunto quella trama di verità di comodo, intessute da narrazioni via via ostili, poi asimmetriche, infine egemoni, quelle che raccontano a noi poveri umani ciò che il potere vuole che si sappia. Fosse anche una fantasiosa rivisitazione delle nostre storie personali.
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Montelepre, un tratto sulla cartina geografica, divenuta caput Mundi, per ciò che rappresenta ed esprime, il racconto volgare, egemone, del Potere che non conosce verità, se non quella che asserisce il proprio dominio sugli oppressi.
Racconto che pretese il sangue, il dolore e le lacrime della gente del tuo paese, torturata e seviziata in modo inumano, sfinita a pugni e a calci, legata in ceppi, uomini, donne, vecchi e bambini.
Voglio ricordare appunto quella trama di verità di comodo, intessute da narrazioni via via ostili, poi asimmetriche, infine egemoni, quelle che raccontano a noi poveri umani ciò che il potere vuole che si sappia. Fosse anche una fantasiosa rivisitazione delle nostre storie personali.
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Trinacria.info
Buon genetliatico, Salvatore Giuliano
La coltre del tempo avrebbe dovuto cancellare quelle macchie che ancora deturpano la tua storia umana
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Valguarnera sorge sulle pendici dei monti Erei, in una zona concava circondata da colline che fronteggiano la mole gigantesca dell’Etna.
A Nord-Est del paese ha le sue sorgenti il torrente Mulinello, affluente del Dittaino, l’antico Chrjsas, cioè dorato - così chiamato dai Greci per la fertilità delle terre da esso bagnate.
📸 Gloria Monastero
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A Nord-Est del paese ha le sue sorgenti il torrente Mulinello, affluente del Dittaino, l’antico Chrjsas, cioè dorato - così chiamato dai Greci per la fertilità delle terre da esso bagnate.
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Il cavallo sanfratellano vive ancora allo stato brado, all'interno di una superficie boschiva di oltre 11.000 ettari. L'habitat naturale del sanfratellano sono i monti Nebrodi, in provincia di Messina, in un territorio, a pochi chilometri dal mare, che si estende fra la collina e la montagna e comprende il comune di San Fratello, e quelli limitrofi di Acquedolci, Caronia, Militello Rosmarino, Sant'Agata Militello, e Mistretta. Nella zona tipica di allevamento sono iscritte circa 300 fattrici, su una popolazione complessiva di circa 3300 cavalli iscritti al registro anagrafico.
Si tratta di una razza legata alle genti e alla storia di un preciso territorio siciliano, ovvero San Fratello dal quale prende il nome, un'isola linguistica alloglotta gallo-italica, che nei secoli ha sviluppato una razza forte, robusta, conosciuta per la sua resistenza e frugalità.
Le sue origini sono, tuttavia, molto incerte. Alcuni studiosi lo fanno discendere dai cavalli orientali importati dagli arabi prima del X secolo, altri pensano invece ad un'origine nordica di poco posteriore.
Secondo quest'ultima teoria il sanfratellano discenderebbe dai cavalli portati nell'XI secolo a San Fratello dai cavalieri di Adelaide del Vasto (1074–1118), figlia di Manfredi Aleramo, marchese del Monferrato e di Savona, che sposò il gran conte normanno Ruggero, suggellando così un'alleanza in Sicilia tra aleramici e normanni.
Le nozze avvennero nel 1089 e per quell'occasione Adelaide giunse al porto di Messina in pompa magna su navi da cui sbarcarono dote, scorta e un nutrito seguito di suoi conterranei, delle sue terre del nord (in particolare dal Monferrato, in Piemonte), che l'avevano seguita per insediarsi sull'isola con animali, attrezzi e cavalli. Fu una prima avanguardia di un flusso migratorio poi massicciamente favorito per decenni. Adelaide concesse infatti alle sue genti territori in esclusiva e privilegi ancora oggi individuabili nei Nebrodi e, tra l'altro ripopolò il borgo di San Fratello con ulteriori coloni provenienti dall'Italia settentrionale (detti anche lombardi) e dalla Francia meridionale (in particolare dalla Provenza). Per questo, ancora oggi, gli abitanti di San Fratello parlano un dialetto gallo-italico, un dialetto alto-italiano fortemente influenzato dal francese, diverso dalla lingua siciliana delle zone circostanti.
Il cavallo sanfratellano si dice che discenda dai cavalli di queste popolazioni. Con l'arrivo di Adelaide ha comunque origine la prima immissione consistente e storicamente documentata sull'area nebroidea di soggetti equini “nordici” appartenenti a popolazioni equine differenti da quelle insulari e da quelle precedentemente giunte sull'Isola da sud e da oriente. Si trattò dell'inizio della lunga storia che avrebbe concorso alla formazione della popolazione equina dei monti Nebrodi e della razza sanfratellana.
La storia delle origini del cavallo sanfratellano dei Nebrodi resta, comunque indissolubilmente legata alle vicende storiche del territorio e alle sue genti. Quale che sia la sua origine, il sanfratellano moderno prende la sua conformazione da incroci recenti: si ritrova nella razza l'influenza di cavalli orientali, Maremmani e Nonius (razza ungherese).
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Si tratta di una razza legata alle genti e alla storia di un preciso territorio siciliano, ovvero San Fratello dal quale prende il nome, un'isola linguistica alloglotta gallo-italica, che nei secoli ha sviluppato una razza forte, robusta, conosciuta per la sua resistenza e frugalità.
Le sue origini sono, tuttavia, molto incerte. Alcuni studiosi lo fanno discendere dai cavalli orientali importati dagli arabi prima del X secolo, altri pensano invece ad un'origine nordica di poco posteriore.
Secondo quest'ultima teoria il sanfratellano discenderebbe dai cavalli portati nell'XI secolo a San Fratello dai cavalieri di Adelaide del Vasto (1074–1118), figlia di Manfredi Aleramo, marchese del Monferrato e di Savona, che sposò il gran conte normanno Ruggero, suggellando così un'alleanza in Sicilia tra aleramici e normanni.
Le nozze avvennero nel 1089 e per quell'occasione Adelaide giunse al porto di Messina in pompa magna su navi da cui sbarcarono dote, scorta e un nutrito seguito di suoi conterranei, delle sue terre del nord (in particolare dal Monferrato, in Piemonte), che l'avevano seguita per insediarsi sull'isola con animali, attrezzi e cavalli. Fu una prima avanguardia di un flusso migratorio poi massicciamente favorito per decenni. Adelaide concesse infatti alle sue genti territori in esclusiva e privilegi ancora oggi individuabili nei Nebrodi e, tra l'altro ripopolò il borgo di San Fratello con ulteriori coloni provenienti dall'Italia settentrionale (detti anche lombardi) e dalla Francia meridionale (in particolare dalla Provenza). Per questo, ancora oggi, gli abitanti di San Fratello parlano un dialetto gallo-italico, un dialetto alto-italiano fortemente influenzato dal francese, diverso dalla lingua siciliana delle zone circostanti.
Il cavallo sanfratellano si dice che discenda dai cavalli di queste popolazioni. Con l'arrivo di Adelaide ha comunque origine la prima immissione consistente e storicamente documentata sull'area nebroidea di soggetti equini “nordici” appartenenti a popolazioni equine differenti da quelle insulari e da quelle precedentemente giunte sull'Isola da sud e da oriente. Si trattò dell'inizio della lunga storia che avrebbe concorso alla formazione della popolazione equina dei monti Nebrodi e della razza sanfratellana.
La storia delle origini del cavallo sanfratellano dei Nebrodi resta, comunque indissolubilmente legata alle vicende storiche del territorio e alle sue genti. Quale che sia la sua origine, il sanfratellano moderno prende la sua conformazione da incroci recenti: si ritrova nella razza l'influenza di cavalli orientali, Maremmani e Nonius (razza ungherese).
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Il Sanfratellano è un cavallo di cui, oggi si parla molto, ma che è ancora poco conosciuto al di fuori del territorio d'origine. Viene allevato ancora allo stato semibrado e la razza è ben radicata nella cultura e nelle tradizioni dell'area. In passato veniva utilizzato per trainare i tradizionali "carretti siciliani" e nei lavori agricoli leggeri. Le femmine Sanfratellane, accoppiate con l'asino Ragusano, producevano ottimi muli, impiegati per decenni dai nostri Alpini.
Oggi è utilizzato come cavallo da sella, adatto all'equiturismo e, incrociato col Purosangue inglese, genera ottimi prodotti per l'equitazione.
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Oggi è utilizzato come cavallo da sella, adatto all'equiturismo e, incrociato col Purosangue inglese, genera ottimi prodotti per l'equitazione.
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Con la sua facciata, alta e slanciata, il Duomo di Lentini si impone come elemento scenografico nello spazio della piazza più importante della città, poggiando su un meraviglioso tappeto musivo di ciottoli di fiume che ricamano l’atrio con bellissimi motivi geometrici.
La chiesa è innalzata su un complesso catacombale paleocristiano di cui, oggi, rimangono quelli che, per tradizione, sono considerati i sepolcri dei tre Santi fratelli Alfio, Filadelfo e Cirino.
📸 Diego Schilirò
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La chiesa è innalzata su un complesso catacombale paleocristiano di cui, oggi, rimangono quelli che, per tradizione, sono considerati i sepolcri dei tre Santi fratelli Alfio, Filadelfo e Cirino.
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