“Sì proprio na camurrìa!”. Quante volte avete detto, o vi siete sentiti dire questa frase? La camurria, in siciliano, è la scocciatura ed esiste anche l’aggettivo“camurriusu/camurriusa”, ovviamente con lo stesso significato. Tra le varianti, c’è anche càmula (quindi potete tranquillamente dare della càmula a qualcuno, qualora vi stesse seccando. Vi siete mai chiesti da dove derivino questi termini?
Nel suo “Nuovo dizionario siciliano-italiano” datato 1876, Vincenzo Mortillaro definisce la camurria una “sorta di malattia, scolagione celtica, virulenta, contagiosa, venerea, vedi Gonorrea”. Da questa discenderebbe, per metafora, “noia, fastidio, importunità”. Secondo altri, invece, la parola deriverebbe da “camula”, che è il tarlo. Questo, con il suo fastidioso “camuliare”, produre un caratteristico e ossessivo rumore quando rode il legno.
In entrambi i casi, comunque, rende benissimo l’idea. In un intervento pubblicato sul Corriere della Sera Magazine del settembre del 2008, Andrea Camilleri ha scritto:
«Forse è la parola più spesso usata e anche pensata ma non detta per ragioni di civile comportamento da chi sta scrivendo questo lemma, tanto che una sua nipotina, appena cominciò a parlare, oltre a mamma, disse distintamente “camurria” pur non essendo siciliana.
Accrescitivi di camurria sono: “gran camurria” e “grannissima camurria”, frequente è anche “granni e grannissima camurria”. Il massimo è costituito dalla composizione “grannissima camurria buttana”.
Qui si ricorda la variante introdotta dal barone Logreco in punto di morte: “Il munno è ‘na grannissima camurria buttana e ‘mpistata”, dove, ‘mpistata equivalendo a leutica, veniva realizzato un felice ritorno del termine a una delle supposte origini».
@sicilianewseinfo
Nel suo “Nuovo dizionario siciliano-italiano” datato 1876, Vincenzo Mortillaro definisce la camurria una “sorta di malattia, scolagione celtica, virulenta, contagiosa, venerea, vedi Gonorrea”. Da questa discenderebbe, per metafora, “noia, fastidio, importunità”. Secondo altri, invece, la parola deriverebbe da “camula”, che è il tarlo. Questo, con il suo fastidioso “camuliare”, produre un caratteristico e ossessivo rumore quando rode il legno.
In entrambi i casi, comunque, rende benissimo l’idea. In un intervento pubblicato sul Corriere della Sera Magazine del settembre del 2008, Andrea Camilleri ha scritto:
«Forse è la parola più spesso usata e anche pensata ma non detta per ragioni di civile comportamento da chi sta scrivendo questo lemma, tanto che una sua nipotina, appena cominciò a parlare, oltre a mamma, disse distintamente “camurria” pur non essendo siciliana.
Accrescitivi di camurria sono: “gran camurria” e “grannissima camurria”, frequente è anche “granni e grannissima camurria”. Il massimo è costituito dalla composizione “grannissima camurria buttana”.
Qui si ricorda la variante introdotta dal barone Logreco in punto di morte: “Il munno è ‘na grannissima camurria buttana e ‘mpistata”, dove, ‘mpistata equivalendo a leutica, veniva realizzato un felice ritorno del termine a una delle supposte origini».
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“Camurrìa!”, “cchi camurrìa” o “si ‘na camurrìa” o in alternativa “si ‘na càmula” o “ti mittisti a càmula” tutti i modi di dire in dialetto per fare notare a qualcuno che sta esagerando con le sue ciarle
Il siciliano, quando vuole, sa essere un vero rompiscatole. Non che in altre regioni d’Italia la gente sia una scocciatura di minore portata: l’unica differenza sta nel fatto che gli abitanti della Trinacria riescono a dare fastidio anche a perfetti sconosciuti.
Non è raro, infatti, che alla fermata dell’autobus un’anziana signora inizi con una scusa a raccontarci i più intimi dettagli della sua famiglia fino alla settimana generazione, che lo faccia il panettiere o addirittura il postino, per non parlare di chi in un negozio non abbiamo neanche interpellato per un’informazione e che già si sta sottoponendo a un interrogatorio volontario, nemmeno fossimo entrati con la divisa da carabinieri.
Anche in casa genitori, figli e parenti di ogni sorta trovano sempre un modo per risultare insistenti con le loro chiacchiere, opinioni o richieste. Ed ecco che non si può fare a meno di esclamare “camurrìa!”, “cchi camurrìa” o “si ‘na camurrìa” (se ci si dà del tu), perché una camurrìa non è altro che una scocciatura, di quelle che vorremmo risparmiarci volentieri ma che siamo obbligati a sorbirci.
Dal sostantivo è possibile formare anche l’aggettivo “camurriùsu/sa”, in cui è forse più facile da intuire l’etimologia di questo modo di dire. Per la precisione, ad avere dato origine al termine dialettale è la camorra, organizzazione mafiosa della Campania e famosa perché i suoi membri tendevano spesso ad assillare la povera gente con ricatti, minacce ed estorsioni, dai toni chiaramente molto ostinati.
In Sicilia la sfumatura di significato è più leggera e ormai priva di connotazioni criminali, tant’è che secondo il Nuovo dizionario siciliano-italiano del 1876 di Vincenzo Mortillaro deriverebbe da “gonorrea” o addirittura dal toscano camòrro, cioè “malanno”. Ad ogni modo, se qualcuno dovesse trovarla poco gradevole da usare si ricordi che esiste pur sempre un’alternativa: “si ‘na càmula” o “ti mittisti a càmula” si può dire infatti a chi è particolarmente petulante, intendendo “sei una seccatura”. E magari non tutti sanno che “càmula” è un termine al 100% mutuato dall’italiano, dato che in zoologia la “càmula” è una particolare tipologia di insetto parassita, simile ai tarli e alle tarme.
Gira che ti rigira, insomma, un modo per fare notare a qualcuno che sta esagerando con le sue ciarle in dialetto si trova sempre
Il siciliano, quando vuole, sa essere un vero rompiscatole. Non che in altre regioni d’Italia la gente sia una scocciatura di minore portata: l’unica differenza sta nel fatto che gli abitanti della Trinacria riescono a dare fastidio anche a perfetti sconosciuti.
Non è raro, infatti, che alla fermata dell’autobus un’anziana signora inizi con una scusa a raccontarci i più intimi dettagli della sua famiglia fino alla settimana generazione, che lo faccia il panettiere o addirittura il postino, per non parlare di chi in un negozio non abbiamo neanche interpellato per un’informazione e che già si sta sottoponendo a un interrogatorio volontario, nemmeno fossimo entrati con la divisa da carabinieri.
Anche in casa genitori, figli e parenti di ogni sorta trovano sempre un modo per risultare insistenti con le loro chiacchiere, opinioni o richieste. Ed ecco che non si può fare a meno di esclamare “camurrìa!”, “cchi camurrìa” o “si ‘na camurrìa” (se ci si dà del tu), perché una camurrìa non è altro che una scocciatura, di quelle che vorremmo risparmiarci volentieri ma che siamo obbligati a sorbirci.
Dal sostantivo è possibile formare anche l’aggettivo “camurriùsu/sa”, in cui è forse più facile da intuire l’etimologia di questo modo di dire. Per la precisione, ad avere dato origine al termine dialettale è la camorra, organizzazione mafiosa della Campania e famosa perché i suoi membri tendevano spesso ad assillare la povera gente con ricatti, minacce ed estorsioni, dai toni chiaramente molto ostinati.
In Sicilia la sfumatura di significato è più leggera e ormai priva di connotazioni criminali, tant’è che secondo il Nuovo dizionario siciliano-italiano del 1876 di Vincenzo Mortillaro deriverebbe da “gonorrea” o addirittura dal toscano camòrro, cioè “malanno”. Ad ogni modo, se qualcuno dovesse trovarla poco gradevole da usare si ricordi che esiste pur sempre un’alternativa: “si ‘na càmula” o “ti mittisti a càmula” si può dire infatti a chi è particolarmente petulante, intendendo “sei una seccatura”. E magari non tutti sanno che “càmula” è un termine al 100% mutuato dall’italiano, dato che in zoologia la “càmula” è una particolare tipologia di insetto parassita, simile ai tarli e alle tarme.
Gira che ti rigira, insomma, un modo per fare notare a qualcuno che sta esagerando con le sue ciarle in dialetto si trova sempre
Ho voluto raccogliere in questo articolo, alcune curiosità interessanti sulla mia terra che in pochi conoscono, buona lettura!
@newseinfo
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1. IL PRIMO PARLAMENTO
Nel 1130 nel Regno di Sicilia veniva istituito il primo Parlamento del mondo ed era ripartito in tre bracci: aristocratico, ecclesiastico, demaniale. Fu uno Stato indipendente per 686 anni.
2. NASCE LA CHIRURGIA
Nei primi del 1400, per mano di due medici catanesi, Gustavo ed Antonio Branca, nasceva in Sicilia la chirurgia plastica: i due riuscivano a ricucire, con notevole maestria, nasi, labbra e orecchie mutilate.
3. LA REGIONE PIU’ GRANDE D’ITALIA
Con i suoi 25.832,39 km2 è la regione più grande d’Italia, l’isola più popolosa dell’intero mediterraneo ed ha il capoluogo di provincia più alto, Enna, con ben 931 metri sul livello del mare.
4. L’AREA MARINA PROTETTA PIU’ GRANDE D’EUROPA
L’arcipelago delle isole Egadi in provincia di Trapani detiene il primato come area marina protetta più grande d’europa.
5. I SITI UNESCO
L’italia è la nazione con il più alto numero di siti unesco al mondo, ben 53. La Sicilia, con 7 siti, è la regione con maggior concentrazione di siti unesco del territorio italiano pari merito con la Toscana.
6. IL SITO ARCHEOLOGICO PIU’ ESTESO AL MONDO
Il parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, con i suoi 1300 ettari, è il sito archeologico più esteso al mondo.
@newseinfo
Nel 1130 nel Regno di Sicilia veniva istituito il primo Parlamento del mondo ed era ripartito in tre bracci: aristocratico, ecclesiastico, demaniale. Fu uno Stato indipendente per 686 anni.
2. NASCE LA CHIRURGIA
Nei primi del 1400, per mano di due medici catanesi, Gustavo ed Antonio Branca, nasceva in Sicilia la chirurgia plastica: i due riuscivano a ricucire, con notevole maestria, nasi, labbra e orecchie mutilate.
3. LA REGIONE PIU’ GRANDE D’ITALIA
Con i suoi 25.832,39 km2 è la regione più grande d’Italia, l’isola più popolosa dell’intero mediterraneo ed ha il capoluogo di provincia più alto, Enna, con ben 931 metri sul livello del mare.
4. L’AREA MARINA PROTETTA PIU’ GRANDE D’EUROPA
L’arcipelago delle isole Egadi in provincia di Trapani detiene il primato come area marina protetta più grande d’europa.
5. I SITI UNESCO
L’italia è la nazione con il più alto numero di siti unesco al mondo, ben 53. La Sicilia, con 7 siti, è la regione con maggior concentrazione di siti unesco del territorio italiano pari merito con la Toscana.
6. IL SITO ARCHEOLOGICO PIU’ ESTESO AL MONDO
Il parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, con i suoi 1300 ettari, è il sito archeologico più esteso al mondo.
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7. IL PRIMO ATTO DI TUTELA AMBIENTALE
Prima dell’istituzione di parchi o riserve naturali nel 1745 si tutelava istituzionalmente il Castagno dei Cento Cavalli (uno tra gli alberi più vecchi d’europa). Questo è il primo tentativo documentato al mondo di tutela ambientale.
8. LE ORIGINI DEL JAZZ
Nelle origini del Jazz scorre sangue siciliano. il 26 febbraio 1917 Nick la Rocca figlio di emigranti siciliani incide il primo disco jazz della storia a New York.
9. LA PIU’ ANTICA CROCE LIGNEA
La più antica croce lignea del mondo, con i suoi 2000 anni, si trova a Casteltermini in provincia di Agrigento.
10. VARIETA’ CLIMATICA
la Sicilia ospita (quasi) tutti i climi presenti tra Europa e Africa settentrionale. Dal clima alpino, con veri e propri ghiacciai perenni sull’Etna, fino a pianure assolate coperte di dune, come nel Sahara. Una ricchezza paesaggistica che si traduce in una ricchezza di tesori da scoprire.
11. L’ORIGINE DEGLI SPAGHETTI
L’origine degli spaghetti. Nel 1154, Al-Idrisi, geografo di Ruggero II di Sicilia, descrive Trabia, un paese a 30 km da Palermo, come una zona con molti mulini, dove si fabbricava una pasta a forma di fili leggermente arrotondati, chiamata ‘itrya’ che veniva spedita con navi in abbondanti quantità per tutta l’area del Mediterraneo.
12. I VULCANI
Due dei tre vulcani attivi d’Italia si trovano in Sicilia: Stromboli e l’Etna. L’Etna è il vulcano attivo più alto d’Europa e circa il 25% della popolazione siciliana vive sulle sue pendici.
Prima dell’istituzione di parchi o riserve naturali nel 1745 si tutelava istituzionalmente il Castagno dei Cento Cavalli (uno tra gli alberi più vecchi d’europa). Questo è il primo tentativo documentato al mondo di tutela ambientale.
8. LE ORIGINI DEL JAZZ
Nelle origini del Jazz scorre sangue siciliano. il 26 febbraio 1917 Nick la Rocca figlio di emigranti siciliani incide il primo disco jazz della storia a New York.
9. LA PIU’ ANTICA CROCE LIGNEA
La più antica croce lignea del mondo, con i suoi 2000 anni, si trova a Casteltermini in provincia di Agrigento.
10. VARIETA’ CLIMATICA
la Sicilia ospita (quasi) tutti i climi presenti tra Europa e Africa settentrionale. Dal clima alpino, con veri e propri ghiacciai perenni sull’Etna, fino a pianure assolate coperte di dune, come nel Sahara. Una ricchezza paesaggistica che si traduce in una ricchezza di tesori da scoprire.
11. L’ORIGINE DEGLI SPAGHETTI
L’origine degli spaghetti. Nel 1154, Al-Idrisi, geografo di Ruggero II di Sicilia, descrive Trabia, un paese a 30 km da Palermo, come una zona con molti mulini, dove si fabbricava una pasta a forma di fili leggermente arrotondati, chiamata ‘itrya’ che veniva spedita con navi in abbondanti quantità per tutta l’area del Mediterraneo.
12. I VULCANI
Due dei tre vulcani attivi d’Italia si trovano in Sicilia: Stromboli e l’Etna. L’Etna è il vulcano attivo più alto d’Europa e circa il 25% della popolazione siciliana vive sulle sue pendici.
13. IL PRIMO SONETTO
Forma popolare di poesia, ha origini siciliane. Inventato da Jacopo Da Lentini, capostipite della “Scuola Siciliana”.
14. LO STREET FOOD
Il capoluogo della Sicilia, Palermo, è stato eletto Capitale Europea della Street Food. In una recente classifica redatta da Forbes, è stato elencato tra i primi cinque al mondo tra le città con ottimo cibo di strada, attestandosi al primo posto in Europa.
15. LA BANDIERA PIU’ ANTICA AL MONDO
E’ la più antica di Italia e la quarta al mondo, risale al 1282, un bel primato che in pochi conoscono.
Forma popolare di poesia, ha origini siciliane. Inventato da Jacopo Da Lentini, capostipite della “Scuola Siciliana”.
14. LO STREET FOOD
Il capoluogo della Sicilia, Palermo, è stato eletto Capitale Europea della Street Food. In una recente classifica redatta da Forbes, è stato elencato tra i primi cinque al mondo tra le città con ottimo cibo di strada, attestandosi al primo posto in Europa.
15. LA BANDIERA PIU’ ANTICA AL MONDO
E’ la più antica di Italia e la quarta al mondo, risale al 1282, un bel primato che in pochi conoscono.
Cappero di Pantelleria
Il cappero di Pantelleria è un prodotto ortofrutticolo che designa il bottone fiorale del Capparis spinosa L., (varietà Inermis, cultivar Nocellara) coltivato sull'isola vulcanica di Pantelleria, in provincia di Trapani, Sicilia.
Nel giugno 1996 al Cappero di Pantelleria è stato riconosciuto il marchio indicazione geografica protetta
@newseinfo
Il cappero di Pantelleria è un prodotto ortofrutticolo che designa il bottone fiorale del Capparis spinosa L., (varietà Inermis, cultivar Nocellara) coltivato sull'isola vulcanica di Pantelleria, in provincia di Trapani, Sicilia.
Nel giugno 1996 al Cappero di Pantelleria è stato riconosciuto il marchio indicazione geografica protetta
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Il cappero è un arbusto con un'altezza media di 30–50 cm con dei fiori molto vistosi bianchi e rosa con punte di viola.
Tra la fine di maggio e settembre comincia la fioritura e con essa la raccolta dei bottoni floreali non ancora aperti. Devono essere raccolti in modo tempestivo, prima dell'alba e appena germogliati. Quelli di dimensioni minori divengono, dopo la maturazione, il prodotto migliore.
Una volta raccolti vengono messi a maturare in salamoia in sale marino. La maturazione è un passaggio obbligato, allo stato fresco i capperi sono amari e di gusto sgradevole. I capperi messi a maturare nel sale marino (circa il 40% del loro peso) vi restano 10 giorni durante i quali vengono periodicamente rimescolati. Una volta scolati vengono posti nuovamente sotto sale (circa il 20% del loro peso) per altri 10 giorni. Alla fine di questo secondo passaggio sono pronti per essere consumati.
I capperi di Pantelleria IGP sono rigorosamente conservati al sale marino.
Tra la fine di maggio e settembre comincia la fioritura e con essa la raccolta dei bottoni floreali non ancora aperti. Devono essere raccolti in modo tempestivo, prima dell'alba e appena germogliati. Quelli di dimensioni minori divengono, dopo la maturazione, il prodotto migliore.
Una volta raccolti vengono messi a maturare in salamoia in sale marino. La maturazione è un passaggio obbligato, allo stato fresco i capperi sono amari e di gusto sgradevole. I capperi messi a maturare nel sale marino (circa il 40% del loro peso) vi restano 10 giorni durante i quali vengono periodicamente rimescolati. Una volta scolati vengono posti nuovamente sotto sale (circa il 20% del loro peso) per altri 10 giorni. Alla fine di questo secondo passaggio sono pronti per essere consumati.
I capperi di Pantelleria IGP sono rigorosamente conservati al sale marino.
In epoca moderna, le prime notizie specifiche appaiono nel saggio del professore Pietro Calcara Breve cenno sulla Geognosia ed Agricoltura dell'isola di Pantelleria edito a Palermo nel 1855 sul “Il Giornale della Commissione d'Agricoltura e Pastorizia in Sicilia”. E nel suo Cenni storici su Pantelleria(1908), Pietro Brignone Boccanera afferma che a partire dalla seconda metà del XIX secolo "… andò coltivandosi il cappero e l'isola raggiunse la produzione di 600 quintali di capperi".
Sono anche lodati da alcuni scrittori, come ad esempio Carlo Volonté che nel suo volume Ricette pratiche ha scritto: «... ed anzi è proprio l'Italia che vanta i migliori capperi del mondo: sono quelli dell'isola di Pantelleria, dove oltre a crescere splendidi allo stato spontaneo, i capperi vengono coltivati su ampia scala...».
Sono anche lodati da alcuni scrittori, come ad esempio Carlo Volonté che nel suo volume Ricette pratiche ha scritto: «... ed anzi è proprio l'Italia che vanta i migliori capperi del mondo: sono quelli dell'isola di Pantelleria, dove oltre a crescere splendidi allo stato spontaneo, i capperi vengono coltivati su ampia scala...».