♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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«Tutte le isole, secondo le regali istituzioni, sono di diritto pubblico: si sa con certezza che , in forza del privilegio del pio Imperatore Costantino, tutte le isole occidentali furono donate in proprietà a San Pietro e ai suoi successori; e, in particolare, le isole adiacenti all'Italia, molte delle quali, a causa dei peccati degli abitatori, furono occupate dai Saraceni e perdettero l'onore del nome cristiano. Tra queste isole, Lipari, un tempo famosa per il corpo dell'Apostolo San Bartolomeo, ben sappiamo che è stata ridotta quasi a deserto; trascorsi poi molti anni ed avendo la potenza della Divina Misericordia vinto le forze dei Saraceni, monaci dediti al servizio divino, venuti in quest'isola, fecero edificare il Monastero e, con la loro operosità, nella medesima isola fecero affluire moltissimi coloni.»

(Bolla di Urbano II ad Ambrogio[1])

Quindi per secoli l'Isola di Vulcano rimase sotto il dominio della Chiesa di Lipari. Nel 1813 giunse da Napoli il generale Don Vito Nunziante, con nulla osta regio, onde potere acquistare terre nelle Isole Eolie, dalla Mensa Vescovile di Lipari. Egli con due atti separati, ma entrambi dell'8 aprile 1813, ottenne in enfiteusi, dal Vescovo Mons. Francesco Todaro, dieci “salmate” di terra in Vulcano, in zona Porto di Levante, e altrettante in Contrada Porto Ponente. Alla morte di Nunziante, gli eredi, intorno al 1873 entrarono in contatto con un certo James Stevenson, ricco signore di Glasgow, interessato all'acquisto di grandi quantità di zolfo, che forniva al Regno Unito e alla Francia. L'atto di vendita fra gli eredi di Nunziante e James Stevenson, venne stipulato nel 1873. L'industria artigianale per la lavorazione dello zolfo, già avviata nel XVIII, venne ripresa da Nunziante e incrementata dallo Stevenson. Per i lavori venivano utilizzati i coatti, prigionieri condannati ai lavori forzati, alloggiati alla meno peggio in dei “cameroni”, tuttora esistenti, nei quali si lavorava anche lo zolfo.

La notte del 3 agosto 1888, l'eruzione del Vulcano poneva fine a tutte le attività lavorative. La moglie dello Stevenson, terrorizzata, obbligò lo stesso ad abbandonare l'isola e a fare ritorno in Scozia. Alla morte dello Stevenson, nel 1903, i suoi beni di Vulcano vennero acquistati dalle famiglie Favaloro e Conti.

Dalla fine dell'800 cominciarono ad arrivare dalla Sicilia i primi contadini in cerca di fortuna. Da Gelso, ove vi era una sorta di porto naturale per le barche, i lavoratori della terra, a dorso di asini e muli, si spostavano a Vulcano Piano, zona pianeggiante a circa 400 metri di altitudine s.l.m. Proprio a Gelso ritroviamo la prima chiesa dell'isola (Sec. XIX), poco più che una stanza, tuttora esistente. Vulcano Porto si cominciò invece a popolare nel XX secolo, con la presenza di pochissimi nuclei familiari, provenienti dalle coste siciliane e dalla vicina Lipari.

Solo intorno al 1950 Vulcano iniziò ad essere frequentata da turisti, che oggi costituiscono la maggiore risorsa economica dell'isola
Storia di Agrigento. Nata con il nome Akragas, Agrigento fu fondata nel VI secolo a.C. dalla popolazione dei Rodii (provenienti dall'isola greca di Rodi) che si erano stanziati nella vicina città di Gela. ... Nel 210 a.C. Akragas subì l'assedio dei Romani che la conquistarono e ne modificarono il nome in Agrigentum.

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Quella voglia di galleggiare in acque azzurre e calpestare sabbia bianca Capo Vaticano
Sicilia
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Per tutti gli amanti della sabbia bianca e mare trasparente la bellissima San Vito Lo Capo
Sicilia
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Se aveste voglia di fare un viaggio che vi porti indietro nella Sicilia d'un tempo, vi consigliamo di visitare Ragusa! È questa la patria di un'architettura barocca unica, che oggi è patrimonio dell'Unesco.
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la Scala dei Turchi.

Nei pressi di Realmonte si trova questa bellissima spiaggia Vieni anche tu a scoprire la Sicilia, in questo periodo è fantastico, inoltre si trova a due passi dalla bellissima Valle dei Templi
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Il Giardino Ibleo è il più antico dei quattro giardini principali di Ragusa
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Storia della Sicilia greca

fase ellenica della storia della Sicilia, dall'VIII secolo al 212 a.C.


La storia della Sicilia greca (in greco antico: Σικελία) si fa risalire convenzionalmente alla fondazione delle prime colonie, intorno alla metà dell'VIII secolo a.C. Il tentativo di una Sicilia dominata interamente da stirpi greche tramonterà definitivamente intorno al 276 a.C., con la cacciata dall'isola di Pirro, re dell'Epiro, che era riuscito a conquistare tutta l'isola tranne la cartaginese Lilibeo. Di lì a poco l'isola cadrà in mano dei Romani.

I Greci di Sicilia erano detti Sicelioti.

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Pistacchio verde di Bronte

Il pistacchio verde di Bronte (in siciliano si chiama frastuca per il frutto e frastucara per la pianta)è una varietà di pistacchio(Pistacia vera cv Napoletana, innestata su Pistacia terebinthus) a Denominazione di origine protetta DOP. Il Pistacchio di Bronte è anche Presidio Slow Food

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Il pistacchio di Bronte, oro verde di Sicilia.

Conosciuto con il nomignolo di “Oro verde” della Sicilia, il pistacchio di Bronte è davvero un prodotto che ha fatto la fortuna del piccolo paese in cui viene coltivato.

L’unicità del frutto dipende chiaramente dalle particolari condizioni territoriali e climatiche in cui viene coltivato: gli alberi di pistacchio crescono infatti su terreni rocciosi ricoperti dalle lave vulcaniche provenienti dall’Etna.

Il pistacchio di Bronte continua ad essere raccolto ed essiccato secondo le abitudini locali come si faceva molto tempo fa.

All’interno, il pistacchio ha una forma allungata, protetto da una sottile pellicina di colore violaceo con riflessi verdi. A caratterizzare il frutto, una volta aperto a metà, è però il suo colore verde smeraldo, dovuta all’alta concentrazione di clorofilla ed anche il gusto tendente al dolce.
La coltivazione e la produzione del pistacchio rappresenta per Bronte "un paese della provincia di Catania" un'importante fonte di reddito, tanto da essere soprannominato l'Oro Verde, per il suo alto valore commerciale. La città di Bronte ha saputo sfruttare questo vantaggio, infatti nel suo territorio si contano circa 5000 produttori, la maggior parte con appezzamenti di circa 1 ettaro cadauno, nonché qualche grosso produttore con un multiplo di ettari. Il frutto raccolto viene in genere smallato ed asciugato ad opera del produttore stesso, che poi vende il suo pistacchio in guscio alle aziende esportatrici (circa il 60% viene esportato all'estero, mentre il 40% trova impiego nell'industria nazionale e in molte nuove aziende locali che lo trasformano in crema, pesto, torrone che negli ultimi anni sono esplosi nel mercato italiano). Vi sono circa una ventina di aziende della lavorazione del pistacchio, alcune ottimamente attrezzate e tecnologicamente avanzate, che si occupano della lavorazione successiva e della commercializzazione, anche online, in Europa e in altri paesi extraeuropei. Complessivamente l'Oro Verde produce annualmente una ricchezza di circa 35/40 milioni di euro. Il Pistacchio di Bronte DOP è coltivato nel comune Bronte, e in quelli di Adrano e Biancavilla a precise altezze e terreni indicati nel disciplinare del DOP, tra i 400 e i 900 m s.l.m.Nei territori di Bronte, Adrano e Biancavilla, in oltre 3500 ettari di terreno, c'è il 90 % della produzione Siciliana (3500 tonnellate nel 2012) e rappresenta lo 0,25 % della quantità prodotta nel mondo