♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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Mitologica e Storia

Dai greci detto Hiera, poiché secondo la mitologia su questa isola si situavano le fucine di Efesto, dio del fuoco e fabbro che aveva per aiutanti i Ciclopi. Di essa parlano Tucidide, Aristotele e Virgilio.

«Giace tra la Sicania da l’un canto e Lipari da l’altro un’isoletta ch’alpestra ed alta esce de l’onde, e fuma. Ha sotto una spelonca, e grotte intorno, che di feri Ciclopi antri e fucine son, da’ lor fochi affumicati e rosi. Il picchiar de l’incudi e de’ martelli ch’entro si sente, lo stridor de’ ferri, il fremere e ’l bollir de le sue fiamme e de le sue fornaci, d’Etna in guisa intonar s’ode ed anelar si vede. Questa è la casa, ove qua giù s’adopra Volcano, onde da lui Volcania è detta; e qui per l’armi fabbricar discese del grand’Enea.»
Gli studi di alcuni noti archeologi ed etno-antropologi, convergono nell'identificare il sito, come Isola dei morti. Sulla base di alcuni indizi, essi sostengono che da tutte le isole Eolie, i morti venissero trasportati qui tramite rudimentali imbarcazioni, onde essere purificati dal dio del fuoco, con riti sacri. Il mancato ritrovamento di cadaveri fa supporre che, alla fine dei riti, le salme venissero trasportate e sepolte nelle isole di appartenenza. Diversamente altri sostengono che i cadaveri venissero seppelliti sull'Isola, ma la natura vulcanica del terreno ha cancellato ogni traccia dei resti umani. Le numerose, antichissime, grotte scavate nella roccia, presenti in località Piano, sembrerebbero essere legate ai suddetti riti funerari.

Successivamente i Romani ribattezzarono il dio Efesto, col nome di Vulcano, conseguentemente l'isola venne così chiamata. Ed è da qui che derivano i termini vulcano e vulcanesimo. Come si legge nella Guida di Messina e dintorni del 1902: «In quelle acque, Ottaviano, durante la guerra con Sesto Pompeo, pose la sua stazione navale».

Vulcano rimase quindi disabitata per secoli. Intorno al 510, re Teodorico vi relegò, per punizione, il curiale Iovino. Il normanno Ruggero I, conte di Sicilia, intorno all'anno 1083 fece donazione dell'Isola, insieme ad altre dell'arcipelago, al Monastero di San Bartolomeo dei monaci benedettini di Lipari, tramite il suo Abate Ambrogio. All'epoca le isole erano quasi disabitate e infestate dalla pirateria arabo-islamica. La chiesa locale costituiva per il Re, una base di informazioni e un campanello d'allarme. Le isole, colonizzate dalla Chiesa, potevano vedere un incremento della popolazione e lo sfruttamento delle risorse naturali. La bolla che Urbano II inviò ad Ambrogio il 3 giugno 1091 inizia proprio ricordando il diritto della Chiesa di Roma sulle isole risalente all'imperatore Costantino.
«Tutte le isole, secondo le regali istituzioni, sono di diritto pubblico: si sa con certezza che , in forza del privilegio del pio Imperatore Costantino, tutte le isole occidentali furono donate in proprietà a San Pietro e ai suoi successori; e, in particolare, le isole adiacenti all'Italia, molte delle quali, a causa dei peccati degli abitatori, furono occupate dai Saraceni e perdettero l'onore del nome cristiano. Tra queste isole, Lipari, un tempo famosa per il corpo dell'Apostolo San Bartolomeo, ben sappiamo che è stata ridotta quasi a deserto; trascorsi poi molti anni ed avendo la potenza della Divina Misericordia vinto le forze dei Saraceni, monaci dediti al servizio divino, venuti in quest'isola, fecero edificare il Monastero e, con la loro operosità, nella medesima isola fecero affluire moltissimi coloni.»

(Bolla di Urbano II ad Ambrogio[1])

Quindi per secoli l'Isola di Vulcano rimase sotto il dominio della Chiesa di Lipari. Nel 1813 giunse da Napoli il generale Don Vito Nunziante, con nulla osta regio, onde potere acquistare terre nelle Isole Eolie, dalla Mensa Vescovile di Lipari. Egli con due atti separati, ma entrambi dell'8 aprile 1813, ottenne in enfiteusi, dal Vescovo Mons. Francesco Todaro, dieci “salmate” di terra in Vulcano, in zona Porto di Levante, e altrettante in Contrada Porto Ponente. Alla morte di Nunziante, gli eredi, intorno al 1873 entrarono in contatto con un certo James Stevenson, ricco signore di Glasgow, interessato all'acquisto di grandi quantità di zolfo, che forniva al Regno Unito e alla Francia. L'atto di vendita fra gli eredi di Nunziante e James Stevenson, venne stipulato nel 1873. L'industria artigianale per la lavorazione dello zolfo, già avviata nel XVIII, venne ripresa da Nunziante e incrementata dallo Stevenson. Per i lavori venivano utilizzati i coatti, prigionieri condannati ai lavori forzati, alloggiati alla meno peggio in dei “cameroni”, tuttora esistenti, nei quali si lavorava anche lo zolfo.

La notte del 3 agosto 1888, l'eruzione del Vulcano poneva fine a tutte le attività lavorative. La moglie dello Stevenson, terrorizzata, obbligò lo stesso ad abbandonare l'isola e a fare ritorno in Scozia. Alla morte dello Stevenson, nel 1903, i suoi beni di Vulcano vennero acquistati dalle famiglie Favaloro e Conti.

Dalla fine dell'800 cominciarono ad arrivare dalla Sicilia i primi contadini in cerca di fortuna. Da Gelso, ove vi era una sorta di porto naturale per le barche, i lavoratori della terra, a dorso di asini e muli, si spostavano a Vulcano Piano, zona pianeggiante a circa 400 metri di altitudine s.l.m. Proprio a Gelso ritroviamo la prima chiesa dell'isola (Sec. XIX), poco più che una stanza, tuttora esistente. Vulcano Porto si cominciò invece a popolare nel XX secolo, con la presenza di pochissimi nuclei familiari, provenienti dalle coste siciliane e dalla vicina Lipari.

Solo intorno al 1950 Vulcano iniziò ad essere frequentata da turisti, che oggi costituiscono la maggiore risorsa economica dell'isola
Storia di Agrigento. Nata con il nome Akragas, Agrigento fu fondata nel VI secolo a.C. dalla popolazione dei Rodii (provenienti dall'isola greca di Rodi) che si erano stanziati nella vicina città di Gela. ... Nel 210 a.C. Akragas subì l'assedio dei Romani che la conquistarono e ne modificarono il nome in Agrigentum.

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Quella voglia di galleggiare in acque azzurre e calpestare sabbia bianca Capo Vaticano
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Per tutti gli amanti della sabbia bianca e mare trasparente la bellissima San Vito Lo Capo
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Storia della Sicilia greca

fase ellenica della storia della Sicilia, dall'VIII secolo al 212 a.C.


La storia della Sicilia greca (in greco antico: Σικελία) si fa risalire convenzionalmente alla fondazione delle prime colonie, intorno alla metà dell'VIII secolo a.C. Il tentativo di una Sicilia dominata interamente da stirpi greche tramonterà definitivamente intorno al 276 a.C., con la cacciata dall'isola di Pirro, re dell'Epiro, che era riuscito a conquistare tutta l'isola tranne la cartaginese Lilibeo. Di lì a poco l'isola cadrà in mano dei Romani.

I Greci di Sicilia erano detti Sicelioti.

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