La pasta 'ncasciata, nota anche come pasta 'ncaciata, è un piatto tradizionale della cucina siciliana diffuso in quasi tutto il territorio del Messinese, in particolare nella località di Mistretta, dove è pietanza tipica. Trattasi, nella variante più comune, di un timballo di maccheroni a base di ragù, carne tritata, passata di pomodoro, uova sode, prosciutto cotto, mortadella, mozzarella, provoletta, parmigiano, besciamella, melanzane fritte e piselli.
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Torta light al limone e zafferano senza uova e burro
230 gr. Di farina 00
30 gr. Di fecola di patate
60 gr. Di olio di semi di girasole
60 gr. Di zucchero di canna
1 yogurt magro alla vaniglia
1 bicchiere d'acqua
Succo di 1/2 limone e scirza
1 bustina di zafferano
1 bustina divlievito per dolci
Zucchero a velo
Infornare a 180 gradi per 35 min circa
230 gr. Di farina 00
30 gr. Di fecola di patate
60 gr. Di olio di semi di girasole
60 gr. Di zucchero di canna
1 yogurt magro alla vaniglia
1 bicchiere d'acqua
Succo di 1/2 limone e scirza
1 bustina di zafferano
1 bustina divlievito per dolci
Zucchero a velo
Infornare a 180 gradi per 35 min circa
Tra case antiche, colline e mare, i borghi più belli della Sicilia per l'estate
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Telegraph
Tra case antiche, colline e mare, i borghi più belli della Sicilia per l'estate
La Sicilia è una delle mete più amate per le vacanze, anche dagli stranieri, ed esaltata da magazine come Forbes che l'ha scelta come il miglior luogo in Europa tra le varie destinazioni dove andare in vacanza per il 2020. Quest'isola nota per le sue spiagge…
Macalda (Machalda) di Scaletta (Scaletta, 1240 circa – Messina, morta dopo il 14 ottobre 1308) fu una dama di compagnia e cortigiana siciliana vissuta al tempo dei Vespri siciliani e della guerra che ne seguì. Baronessa di Ficarra per matrimonio. Figlia di Giovanni di Scaletta e di una nobildonna siciliana, era però di umili origini. Macalda era nota per la condotta politica spregiudicata, per l'inclinazione al tradimento coniugale, politico e umano, e per i facili e promiscui costumi sessuali, la cui dissolutezza, sfiorata anche dal «sospetto di incesto», tendeva a degenerare in un «esibizionismo venato di ninfomania». Fu moglie del Gran Giustiziere del Regno di Sicilia Alaimo da Lentini.
Fiera amazzone, educata alle armi e al coraggio, dotata di un portamento marziale, mossa da un'indole cinica e ambiziosa, la vigorosa personalità femminile di Macalda dispiegò la sua influenza dapprima nella cerchia di Carlo d'Angiò e poi presso la cortedi Pietro I di Sicilia, la cui persona, secondo un cronista coevo, Macalda avrebbe tentato inutilmente di sedurre. Le sue qualità ne fecero una protagonista di primo piano in quell'importante epoca di transizione e di violenti rivolgimenti nella storia del Regno di Sicilia che fu segnata dalla sanguinosa rivolta dei Vespri e che portò alla cacciata degli Angioini dall'Isola e alla nascita del nuovo Regno di Sicilia indipendente dal continente.
Intrigando a corte, ma anche rivaleggiando spavaldamente con la regina Costanza II di Sicilia, Macalda ebbe infatti un ruolo importante nel favorire inizialmente, e nel far precipitare in séguito, le fortune politiche del suo secondo marito, il vecchio Alaimo da Lentini, che della rivolta del Vespro era stato uno dei maggiori fautori.
La parabola sociale e politica di Macalda, e della sua umilissima stirpe originaria, può essere considerata come un caso esemplare e paradigmatico del tipo di mobilità socialeattraverso cui, in un contesto tardo medievaledel XII secolo nel Regno di Sicilia, una famiglia ambiziosa poteva giungere in poche generazioni all'emancipazione dalla povertà e da condizioni subalterne, compiendo un percorso spettacolare che dalla miseria poteva attingere le alte sfere reali.
La vicenda di Macalda ha lasciato dietro di sé una riconoscibile traccia storica, ricevendo però trattamenti diversi dalle cronachesincrone: una di queste, la Historia Sicula del coevo cronista messinese Bartolomeo di Neocastro, è a lei estremamente avversa, ma i comprensibili motivi politici che ispirano Neocastro, filo-aragonese, potrebbero essere non sufficienti a giustificare la sua acrimonia, per alcuni così eccessiva da autorizzare il sospetto di trovarsi di fronte a «una delle vittime del fascino della donna».
Oltre che per l'educazione militare, Macalda è nota anche per un'altra qualità, anch'essa poco usuale per una donna medievale, la conoscenza del gioco degli scacchi, per la quale le si può riconoscere una sorta di primato storico nell'universo femminile e in quello scacchistico siciliano.
La sua singolare figura, abitando le pagine della cronaca e della storia, è trasfigurata nella memoria collettiva, nel folklore e nell'immaginario collettivo: Macalda diviene la protagonista di tradizioni, miti, e leggende popolari della Sicilia, come quella catanese del pozzo di Gammazita.
Un'eco distante della passione di Macalda per il sovrano aragonese, su cui si diffonde con toni caustici il cronista Neocastro, sembra riverberare anche nella narrazione boccaccesca, con enorme diversità di toni e accenti, in un ben più idealizzato e rarefatto contesto cortese e cavalleresco, quando, nel Decameron, si narra del perduto amore di Lisa Puccini per Re Piero di Raona
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Fiera amazzone, educata alle armi e al coraggio, dotata di un portamento marziale, mossa da un'indole cinica e ambiziosa, la vigorosa personalità femminile di Macalda dispiegò la sua influenza dapprima nella cerchia di Carlo d'Angiò e poi presso la cortedi Pietro I di Sicilia, la cui persona, secondo un cronista coevo, Macalda avrebbe tentato inutilmente di sedurre. Le sue qualità ne fecero una protagonista di primo piano in quell'importante epoca di transizione e di violenti rivolgimenti nella storia del Regno di Sicilia che fu segnata dalla sanguinosa rivolta dei Vespri e che portò alla cacciata degli Angioini dall'Isola e alla nascita del nuovo Regno di Sicilia indipendente dal continente.
Intrigando a corte, ma anche rivaleggiando spavaldamente con la regina Costanza II di Sicilia, Macalda ebbe infatti un ruolo importante nel favorire inizialmente, e nel far precipitare in séguito, le fortune politiche del suo secondo marito, il vecchio Alaimo da Lentini, che della rivolta del Vespro era stato uno dei maggiori fautori.
La parabola sociale e politica di Macalda, e della sua umilissima stirpe originaria, può essere considerata come un caso esemplare e paradigmatico del tipo di mobilità socialeattraverso cui, in un contesto tardo medievaledel XII secolo nel Regno di Sicilia, una famiglia ambiziosa poteva giungere in poche generazioni all'emancipazione dalla povertà e da condizioni subalterne, compiendo un percorso spettacolare che dalla miseria poteva attingere le alte sfere reali.
La vicenda di Macalda ha lasciato dietro di sé una riconoscibile traccia storica, ricevendo però trattamenti diversi dalle cronachesincrone: una di queste, la Historia Sicula del coevo cronista messinese Bartolomeo di Neocastro, è a lei estremamente avversa, ma i comprensibili motivi politici che ispirano Neocastro, filo-aragonese, potrebbero essere non sufficienti a giustificare la sua acrimonia, per alcuni così eccessiva da autorizzare il sospetto di trovarsi di fronte a «una delle vittime del fascino della donna».
Oltre che per l'educazione militare, Macalda è nota anche per un'altra qualità, anch'essa poco usuale per una donna medievale, la conoscenza del gioco degli scacchi, per la quale le si può riconoscere una sorta di primato storico nell'universo femminile e in quello scacchistico siciliano.
La sua singolare figura, abitando le pagine della cronaca e della storia, è trasfigurata nella memoria collettiva, nel folklore e nell'immaginario collettivo: Macalda diviene la protagonista di tradizioni, miti, e leggende popolari della Sicilia, come quella catanese del pozzo di Gammazita.
Un'eco distante della passione di Macalda per il sovrano aragonese, su cui si diffonde con toni caustici il cronista Neocastro, sembra riverberare anche nella narrazione boccaccesca, con enorme diversità di toni e accenti, in un ben più idealizzato e rarefatto contesto cortese e cavalleresco, quando, nel Decameron, si narra del perduto amore di Lisa Puccini per Re Piero di Raona
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RACCONTI & TRADIZIONI
Sicilia, terra mia
Tu, Sicilia, sei la mia terra.
Amata e odiata come nei più intensi intrecci, venerata ed esorcizzata nelle tue contraddizioni.
Regali i raggi della luminosa stella, il Sole, in tutte le stagioni che scandiscono il tempo.
Doni profumi di cibo e colori di vivaci parole lì dove riecheggia l’antico splendore che ha fatto storia.
E come sottomessi all’inesorabile destino, i tuoi luoghi urlano nel silenzio, bramano rivalsa e resurrezione.
Tu, Sicilia, sei la mia terra.
Vissuta e abbandonata da chi, con la valigia in mano e una lacrima sul volto va via, lontano.
Pianta e sofferta da chi resta e da chi fugge speranzoso, ma con la morte nel cuore.
Cara ai tuoi figli, tu non li culli come premurosa madre: ma li tradisci …
bruciando i sogni di chi ti ama e vorrebbe realizzarsi nella sua Isola natia.
E isole,
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Sicilia, terra mia
Tu, Sicilia, sei la mia terra.
Amata e odiata come nei più intensi intrecci, venerata ed esorcizzata nelle tue contraddizioni.
Regali i raggi della luminosa stella, il Sole, in tutte le stagioni che scandiscono il tempo.
Doni profumi di cibo e colori di vivaci parole lì dove riecheggia l’antico splendore che ha fatto storia.
E come sottomessi all’inesorabile destino, i tuoi luoghi urlano nel silenzio, bramano rivalsa e resurrezione.
Tu, Sicilia, sei la mia terra.
Vissuta e abbandonata da chi, con la valigia in mano e una lacrima sul volto va via, lontano.
Pianta e sofferta da chi resta e da chi fugge speranzoso, ma con la morte nel cuore.
Cara ai tuoi figli, tu non li culli come premurosa madre: ma li tradisci …
bruciando i sogni di chi ti ama e vorrebbe realizzarsi nella sua Isola natia.
E isole,
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Ingredienti per la pasta:
--500 gr farina 00
-50 gr di zucchero
-1 uovo
-250 ml di latte
-1 pizzico di sale
-1 bustina di lievito liofilizzato
-50 gr di strutto
copertura torciglioni:
-zucchero
- cannella
per la crema al latte:
- 1 l di latte
-250 gr di zucchero
-100 gr di amido di grano
-200 ml di panna per dolci
Preparazione:
in una ciotola versa la farina, con lo zucchero, lo strutto, l'uovo e mescolare il tutto.
In una ciotolina versare il latte tiepido con il lievito e un cucchiaino di zucchero, versare nel composto e impastare.
Far lievitare fino al raddoppiarsi della pasta.
Dopo la lievitazione stendere l'impasto che deve risultare alto 5 mm; fare delle strisce larghe di circa 1 cm,e avvolgerli in un cono di acciaio oppure se non si possiedono si possono creare con la carta di alluminio.Quando si creano tutti i torciglioni,farli lievitare x almeno due ore.Finita la lievitazione metterli a friggere in abbondante olio caldo e solo quando si saranno completamente raffreddati toglierli dal cono.Passare nello zucchero e cannella e a questo punto si possono riempire.
preparazione della crema al latte:
In un pentolino aggiungere latte ,zucchero e amido nelle dosi sopra elencate,portare a bollore fino a quando la crema si addensa e lasciare freddare in frigo coperta dalla pellicola.Montare la panna e unirla alla crema poco alla volta,solo quando la crema sara'completamente fredda.A questo punto passare a riempire i torciglioni e fateli riposare in frigo prima di servirli
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--500 gr farina 00
-50 gr di zucchero
-1 uovo
-250 ml di latte
-1 pizzico di sale
-1 bustina di lievito liofilizzato
-50 gr di strutto
copertura torciglioni:
-zucchero
- cannella
per la crema al latte:
- 1 l di latte
-250 gr di zucchero
-100 gr di amido di grano
-200 ml di panna per dolci
Preparazione:
in una ciotola versa la farina, con lo zucchero, lo strutto, l'uovo e mescolare il tutto.
In una ciotolina versare il latte tiepido con il lievito e un cucchiaino di zucchero, versare nel composto e impastare.
Far lievitare fino al raddoppiarsi della pasta.
Dopo la lievitazione stendere l'impasto che deve risultare alto 5 mm; fare delle strisce larghe di circa 1 cm,e avvolgerli in un cono di acciaio oppure se non si possiedono si possono creare con la carta di alluminio.Quando si creano tutti i torciglioni,farli lievitare x almeno due ore.Finita la lievitazione metterli a friggere in abbondante olio caldo e solo quando si saranno completamente raffreddati toglierli dal cono.Passare nello zucchero e cannella e a questo punto si possono riempire.
preparazione della crema al latte:
In un pentolino aggiungere latte ,zucchero e amido nelle dosi sopra elencate,portare a bollore fino a quando la crema si addensa e lasciare freddare in frigo coperta dalla pellicola.Montare la panna e unirla alla crema poco alla volta,solo quando la crema sara'completamente fredda.A questo punto passare a riempire i torciglioni e fateli riposare in frigo prima di servirli
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❤1
Lampione, l’isola sconosciuta di Sicilia
Lampione, se lo dici a un siciliano pensa all’illuminazione stradale, invece è un’isola senza abitanti delle Pelagie di Sicilia che davvero in pochi conoscono.
L’isola di Lampione fa parte dell’arcipelago che comprende Linosa, l’isola delle lucertole nere, e Lampedusa, isola dell’accoglienza.
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Lampione, se lo dici a un siciliano pensa all’illuminazione stradale, invece è un’isola senza abitanti delle Pelagie di Sicilia che davvero in pochi conoscono.
L’isola di Lampione fa parte dell’arcipelago che comprende Linosa, l’isola delle lucertole nere, e Lampedusa, isola dell’accoglienza.
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E’ un pezzo di terra disabitato come la famosa Isola delle Femmine ma ha un fascino molto particolare forse per la sua posizione in mezzo al mare.
Difficilmente avrete modo di vederla, durante un viaggio a Lampedusa o Linosa, a meno che non abbiate una barca per raggiungerla.
Certamente è uno spettacolo vista da vicino per via della sua asprezza, delle pareti a picco sul mare e dal mare blu e profondo che la circonda.
Seppur fa parte di un arcipelago molto conosciuto, i siciliani difficilmente ne conoscono l’esistenza. Non sarà così certamente per chi vive in provincia di Agrigento ma per il resto è davvero un isolotto semi sconosciuto.
Di isole senza abitanti o quasi in Sicilia ce ne sono diverse. Un’altra è l’isola di Formica, nell’arcipelago delle Egadi.
Quest’ultima è abitata e ospita infatti una comunità di recupero e poche persone ogni anno.
Difficilmente avrete modo di vederla, durante un viaggio a Lampedusa o Linosa, a meno che non abbiate una barca per raggiungerla.
Certamente è uno spettacolo vista da vicino per via della sua asprezza, delle pareti a picco sul mare e dal mare blu e profondo che la circonda.
Seppur fa parte di un arcipelago molto conosciuto, i siciliani difficilmente ne conoscono l’esistenza. Non sarà così certamente per chi vive in provincia di Agrigento ma per il resto è davvero un isolotto semi sconosciuto.
Di isole senza abitanti o quasi in Sicilia ce ne sono diverse. Un’altra è l’isola di Formica, nell’arcipelago delle Egadi.
Quest’ultima è abitata e ospita infatti una comunità di recupero e poche persone ogni anno.