Il Castello di Cefalà si erge su una rupe (657 metri s.l.m.) che domina la valle del corso iniziale del fiume Milicia. Il villaggio settecentesco di Cefalà Diana (dal nome dei fondatori) ha lasciato il castello fuori dal tessuto urbano per svilupparsi a sud-ovest della rupe, dove il terreno è meno ripido.
Dalla sua posizione favorevole, il castello sorvegliava una porzione della magna via Panormi, che, transitando nella zona della Cefalà normanna (monte Chiarastella), viene ricordata nel 1121 come viam castelli cognomento Cephalas. Ben visibile dalla fotografia aerea, un'altra via secondaria scende in linea retta dal castello al celebre impianto termale conosciuto come bagni di Cefalà, cui, a partire almeno dal XIV secolo, era annesso un fondaco con la funzione di albergo rurale. Queste notissime terme (sottoposte nel 2000 a scavi archeologici con progetto di allestimento museale), il castello trecentesco (già oggetto di interventi di restauro) nonchè il sito normanno di monte Chiarastella (ancora da scavare) danno al territorio dell'antica baronia di Cefalà un interesse eccezionale sotto il profilo storico, archeologico, monumentale e paesaggistico.
Il castello, edificato direttamente sulla roccia, è costituito da una cinta interna che riproduce la configurazione del terreno, delimitando quindi un cortile di pianta triangolare. L'ingresso al castello avveniva originariamente attraverso una torre, situata a sud, con due vani porta, solo uno dei quali (chiuso da battenti di legno sprangabili mediante una sbarra che scorreva in apposito alloggiamento nello spessore del muro) è giunto fino a oggi.
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Dalla sua posizione favorevole, il castello sorvegliava una porzione della magna via Panormi, che, transitando nella zona della Cefalà normanna (monte Chiarastella), viene ricordata nel 1121 come viam castelli cognomento Cephalas. Ben visibile dalla fotografia aerea, un'altra via secondaria scende in linea retta dal castello al celebre impianto termale conosciuto come bagni di Cefalà, cui, a partire almeno dal XIV secolo, era annesso un fondaco con la funzione di albergo rurale. Queste notissime terme (sottoposte nel 2000 a scavi archeologici con progetto di allestimento museale), il castello trecentesco (già oggetto di interventi di restauro) nonchè il sito normanno di monte Chiarastella (ancora da scavare) danno al territorio dell'antica baronia di Cefalà un interesse eccezionale sotto il profilo storico, archeologico, monumentale e paesaggistico.
Il castello, edificato direttamente sulla roccia, è costituito da una cinta interna che riproduce la configurazione del terreno, delimitando quindi un cortile di pianta triangolare. L'ingresso al castello avveniva originariamente attraverso una torre, situata a sud, con due vani porta, solo uno dei quali (chiuso da battenti di legno sprangabili mediante una sbarra che scorreva in apposito alloggiamento nello spessore del muro) è giunto fino a oggi.
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Santa Teresa di Riva (Santa Tirèsa o 'a Marìna in siciliano) è un comune italiano di 9 418 abitanti della città metropolitana di Messina in Sicilia.
Il territorio comprende una exclave nell'entroterra (le frazioni di Misserio e Fautarì, in precedenza territorio di Casalvecchio Siculo), che fu aggregata nel 1929, all'atto della fusione con i vicini comuni di Casalvecchio e Savoca.
Nel 1939, quando il comune di Casalvecchio fu ricostituito, Misserio e Fautarì rimasero a Santa Teresa, che allora comprendeva anche Savoca.
Nel 1948, quando anche quest'ultimo comune riacquistò l'autonomia, il residuo territorio di Santa Teresa si trovò nell'attuale situazione territoriale frammentata. È il capoluogo del vicariato di San Basilio.
📍SantaTeresaRiva
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Nel 1939, quando il comune di Casalvecchio fu ricostituito, Misserio e Fautarì rimasero a Santa Teresa, che allora comprendeva anche Savoca.
Nel 1948, quando anche quest'ultimo comune riacquistò l'autonomia, il residuo territorio di Santa Teresa si trovò nell'attuale situazione territoriale frammentata. È il capoluogo del vicariato di San Basilio.
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Le Gole di Tiberio dal 2001 sono uno dei siti European Geoparks Network riconosciuto dall’UNESCO per le sue valenze geologiche.
Le gole si trovano nel territorio di confine fra il Comune di San Mauro Castelverde e quello di Castelbuono, lungo il fiume Pollina. Si tratta di affioramenti di calcari mesozoici modellati dall’erosione fluviale lunghe circa 250 metri, nacquero nel triassico superiore, circa 200 milioni di anni fa.
Uniche in tutto il comprensorio madonita, costituiscono un ambiente di straordinario impatto paesaggistico e di notevole interesse naturalistico, poiché le levigate e strapiombanti pareti sono habitat ideale per numerose specie vegetali ed animali, soprattutto uccelli, tipiche degli ambienti rupestri.
Il corso d’acqua, la cui portata è considerevole anche in primavera inoltrata, forma una serie di laghetti, piccole cascate, giochi d’acqua di grande suggestione ed è sontuosamente bordeggiato dalla incontaminata vegetazione tipica di questi ambienti, ove spiccano oleandri, salici, pioppi, tamerici, giunchi, canne e numerose specie erbacee.
In particolare, all’interno delle gole si possono osservare: u Miricu, i numerosi nidi di varie specie di uccelli, i fossili di gasteropodi risalenti a circa 150 milioni di anni fa, il masso che fa da ponte naturale sulle gole, un tempo passaggio segreto dei briganti e ricercati che abitavano le numerose grotte e nascondigli della zona, i giochi di luce, una vegetazione incontaminata ed, infine, l’area nudista opera d’arte contemporanea realizzata nel 2005 da Robert Pruitt.
Da decenni il sito è meta di turismo escursionistico e scientifico. Per gli amanti di sport fluviali poiché proprio in corrispondenza delle Gole il fiume diventa navigabile ed in primavera-estate vi si può fare anche il bagno.
💻 Goleditiberio
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Le gole si trovano nel territorio di confine fra il Comune di San Mauro Castelverde e quello di Castelbuono, lungo il fiume Pollina. Si tratta di affioramenti di calcari mesozoici modellati dall’erosione fluviale lunghe circa 250 metri, nacquero nel triassico superiore, circa 200 milioni di anni fa.
Uniche in tutto il comprensorio madonita, costituiscono un ambiente di straordinario impatto paesaggistico e di notevole interesse naturalistico, poiché le levigate e strapiombanti pareti sono habitat ideale per numerose specie vegetali ed animali, soprattutto uccelli, tipiche degli ambienti rupestri.
Il corso d’acqua, la cui portata è considerevole anche in primavera inoltrata, forma una serie di laghetti, piccole cascate, giochi d’acqua di grande suggestione ed è sontuosamente bordeggiato dalla incontaminata vegetazione tipica di questi ambienti, ove spiccano oleandri, salici, pioppi, tamerici, giunchi, canne e numerose specie erbacee.
In particolare, all’interno delle gole si possono osservare: u Miricu, i numerosi nidi di varie specie di uccelli, i fossili di gasteropodi risalenti a circa 150 milioni di anni fa, il masso che fa da ponte naturale sulle gole, un tempo passaggio segreto dei briganti e ricercati che abitavano le numerose grotte e nascondigli della zona, i giochi di luce, una vegetazione incontaminata ed, infine, l’area nudista opera d’arte contemporanea realizzata nel 2005 da Robert Pruitt.
Da decenni il sito è meta di turismo escursionistico e scientifico. Per gli amanti di sport fluviali poiché proprio in corrispondenza delle Gole il fiume diventa navigabile ed in primavera-estate vi si può fare anche il bagno.
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🗞 In Sicilia le case a 1 euro vanno a ruba
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In Sicilia le case a 1 euro vanno a ruba
Le case a 1 euro, in Sicilia, vanno alla grande: due giovani sorelle hanno appena comprato la loro a Troina, nell'ennese, e viene subito da pensare che episodi del genere siano un segnale chiaro. Un segnale che fa capire che di case a 1 euro, in Sicilia,…
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Sant'Agata è stata, secondo la tradizione cattolica, una giovane vissuta nel III secolo, durante il proconsolato di Quinziano.
Viene venerata come santa, vergine e martire dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e dalla Chiesa Anglicana.
Il suo nome figura nel Martirologio Romano da tempi antichissimi.
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😇Sant'Agata
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😇Sant'Agata
Sant' Agata Vergine e martire Catania, 235- 5 febbraio 251.
Nacque nei primi decenni del III secolo a Catania in una ricca e nobile famiglia di fede cristiana.
Verso i 15 anni volle consacrarsi a Dio. Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e le impose il velo rosso portato dalle vergini consacrate. Il proconsole di Catania Quinziano, ebbe l'occasione di vederla, se ne invaghì, e in forza dell'editto di persecuzione dell'imperatore Decio, l'accusò di vilipendio della religione di Stato, quindi ordinò che la portassero al Palazzo pretorio. I tentativi di seduzione da parte del proconsole non ebbero alcun risultato. Furioso, l'uomo imbastì un processo contro di lei. Interrogata e torturata Agata resisteva nella sua fede: Quinziano al colmo del furore le fece anche strappare o tagliare i seni con enormi tenaglie. Ma la giovane, dopo una visione, fu guarita. Fu ordinato allora che venisse bruciata, ma un forte terremoto evitò l'esecuzione.
Il proconsole fece togliere Agata dalla brace e la fece riportare agonizzante in cella, dove morì qualche ora dopo. Era il 251.
Etimologia: Agata = buona, virtuosa, dal greco
Emblema: Giglio, Palma, Pinze, Seni (su di un piatto)
Martirologio Romano: Memoria di sant’Agata, vergine e martire, che a Catania, ancora fanciulla, nell’imperversare della persecuzione conservò nel martirio illibato il corpo e integra la fede, offrendo la sua testimonianza per Cristo Signore
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😇Sant'Agata
Nacque nei primi decenni del III secolo a Catania in una ricca e nobile famiglia di fede cristiana.
Verso i 15 anni volle consacrarsi a Dio. Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e le impose il velo rosso portato dalle vergini consacrate. Il proconsole di Catania Quinziano, ebbe l'occasione di vederla, se ne invaghì, e in forza dell'editto di persecuzione dell'imperatore Decio, l'accusò di vilipendio della religione di Stato, quindi ordinò che la portassero al Palazzo pretorio. I tentativi di seduzione da parte del proconsole non ebbero alcun risultato. Furioso, l'uomo imbastì un processo contro di lei. Interrogata e torturata Agata resisteva nella sua fede: Quinziano al colmo del furore le fece anche strappare o tagliare i seni con enormi tenaglie. Ma la giovane, dopo una visione, fu guarita. Fu ordinato allora che venisse bruciata, ma un forte terremoto evitò l'esecuzione.
Il proconsole fece togliere Agata dalla brace e la fece riportare agonizzante in cella, dove morì qualche ora dopo. Era il 251.
Etimologia: Agata = buona, virtuosa, dal greco
Emblema: Giglio, Palma, Pinze, Seni (su di un piatto)
Martirologio Romano: Memoria di sant’Agata, vergine e martire, che a Catania, ancora fanciulla, nell’imperversare della persecuzione conservò nel martirio illibato il corpo e integra la fede, offrendo la sua testimonianza per Cristo Signore
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