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Estate 2020: alla scoperta dei borghi Siciliani e dei segreti dell'Isola - Newsicilia @newseinfo
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Estate 2020: alla scoperta dei borghi Siciliani e dei segreti dell'Isola - Newsicilia
MESSINA – La strana estate 2020 è ormai alle porte e questa, più di qualsiasi altra, sarà di certo diversa in ogni sua sfaccettatura. La crisi da cui l’Italia sta provando a uscire si è abbattuta violentemente sulle tasche degli italiani e di tutti i cittadini…
La nostra è un’isola delle meraviglie. Lo sa bene Giovanni Castellana, uno youtuber che ha realizzato un video virale sulle notizie più sorprendenti in merito alla Sicilia. Il video, naturalmente, è stato condiviso centinaia di volte (orgoglio siciliano!). Ecco alcune di queste perle…
Messina è tra le città al mondo più distrutte dei terremoti: con catastrofi che distrussero fino al 90% del tessuto urbano si è sempre tirata su. Grazie alla forza d’animo dei siciliani.
La Sicilia racchiude in sé quasi tutti i climi presenti nel continente europeo: dal clima alpino con ghiacciai perenni (sull’Etna), alle dune sabbiose come quella del Sahara.
La Sicilia è la regione d’Italia con il maggior numero di patrimoni dell’umanità:da sola infatti rappresenta quasi la metà degli splendori di tutta l’Italia.
Il Regno di Sicilia è stato uno dei più lunghi d’Europa:fu uno “Stato” indipendente per 686 anni.
Il siciliano è trattata come materia di studio in alcune università del mondo, per esempio quella di Tunisi. @newseinfo
Messina è tra le città al mondo più distrutte dei terremoti: con catastrofi che distrussero fino al 90% del tessuto urbano si è sempre tirata su. Grazie alla forza d’animo dei siciliani.
La Sicilia racchiude in sé quasi tutti i climi presenti nel continente europeo: dal clima alpino con ghiacciai perenni (sull’Etna), alle dune sabbiose come quella del Sahara.
La Sicilia è la regione d’Italia con il maggior numero di patrimoni dell’umanità:da sola infatti rappresenta quasi la metà degli splendori di tutta l’Italia.
Il Regno di Sicilia è stato uno dei più lunghi d’Europa:fu uno “Stato” indipendente per 686 anni.
Il siciliano è trattata come materia di studio in alcune università del mondo, per esempio quella di Tunisi. @newseinfo
Curiosità sulla Sicilia: ecco alcuni luoghi che (forse) non conoscevi
La Sicilia, si sa, è un luogo affascinante sotto diversi aspetti; culturale, artistico, gastronomico. Basti pensare alle dominazioni ostrogote, bizantine, islamiche che si sono succedute nel corso dei secoli e che le hanno conferito una multiculturalità unica. Terra immersa nella storia, la bella Isola è conosciuta in tutto il mondo per monumenti quali la Valle dei Templi, il Teatro Antico di Taormina oppure il Teatro Massimo di Palermo.
La Sicilia però non è solo questo. Sono infatti numerosi i luoghi sconosciuti, ma che celano realtà misteriose e veri e propri capolavori.
Scopriamo insieme alcune curiosità sulla Sicilia!
@newseinfo
La Sicilia, si sa, è un luogo affascinante sotto diversi aspetti; culturale, artistico, gastronomico. Basti pensare alle dominazioni ostrogote, bizantine, islamiche che si sono succedute nel corso dei secoli e che le hanno conferito una multiculturalità unica. Terra immersa nella storia, la bella Isola è conosciuta in tutto il mondo per monumenti quali la Valle dei Templi, il Teatro Antico di Taormina oppure il Teatro Massimo di Palermo.
La Sicilia però non è solo questo. Sono infatti numerosi i luoghi sconosciuti, ma che celano realtà misteriose e veri e propri capolavori.
Scopriamo insieme alcune curiosità sulla Sicilia!
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Ci troviamo a Sciacca, provincia di Agrigento, nota per il suo Carnevale con carri allegorici e sfilate con costumi ogni anno diversi che sorprendono grandi e piccoli. Ma diamo uno sguardo ad un altro aspetto meno conosciuto, un luogo misterioso ovvero il Giardino incantato o Castello Incantato, opera dell’artista Filippo Bentivegna. Si tratta di un vero e proprio museo a cielo aperto caratterizzato da teste scolpite in ogni dove. Filippo Bentivegna, soprannominato “Filippo di li testi”, è l’autore di queste opere create al seguito di un incidente avvenuto in America a causa di una rissa gli recò gravi danni al cranio; motivo per il quale gli fu detto di non poter più lavorare. Caratterizzato da una vita tormentata, l’artista fu costretto ad emigrare in America per problemi di natura economica, ma non ebbe sorte neppure in quel caso. In seguito alla grande delusione subita a causa dell’ incidente che gli impedì di realizzarsi professionalmente, l’artista si reinventò e cominciò a scolpire volti di ogni genere: tristi, allegri, malinconici, persi nel vuoto, gente comune e personaggi noti, visi che rappresentano la realtà o la fantasia. L’artista non faceva parte di nessuna accademia d’arte, né scuola di pensiero; pertanto le sue opere sono frutto della sua fantasia e sono raggruppate oggi in un percorso che porta alla dimora in cui viveva.
La sua arte verrà apprezzata in seguito al suo decesso da un assistente di JeanDubuffet, fondatore del concetto di Art Brut (arte grezza) che chiese alla famiglia dell’artista la donazione di alcune sue opere che sono oggi esposte al museo di Art Brut di Losanna
La sua arte verrà apprezzata in seguito al suo decesso da un assistente di JeanDubuffet, fondatore del concetto di Art Brut (arte grezza) che chiese alla famiglia dell’artista la donazione di alcune sue opere che sono oggi esposte al museo di Art Brut di Losanna
Mai sentito parlare della Palazzina Cinese di Palermo? Si tratta di un’opera realizzata alle fine del 1700 e caratterizzata da uno stile tipicamente orientale, motivo di diversi interrogativi sul possibile passaggio di popoli orientali dal capoluogo. La risposta è negativa. Le caratteristiche del palazzo sono il frutto di una passione per l’arte orientale che si era diffusa in quel periodo in Europa e che spingeva le famiglie nobiliari a decorare le proprie abitazioni con questo stampo tipicamente orientale.
La Palazzina Cinese si sviluppa su 4 livelli: la prima sala è dedicata agli incontri del re con le altre delegazioni. Su questo piano sono presenti scritte in diverse lingue e raffigurazioni di vita quotidiana di personaggi cinesi che conferiscono una nota internazionale a questa parte della struttura. Sullo stesso piano troviamo la sala da pranzo con la tavola matematica che tramite un particolare sistema permetteva di trasportare le bevande dalla cucina, un sistema allora molto frequente soprattutto nelle famiglie reali. Salendo al primo piano vi sono le stanze di dame e cavalieri che sono suddivise per sesso. La parte più particolare si trova però sul secondo piano, dedicato alla regina, caratterizzato da diversi stili quali Impero e neoclassico che si fondono creando un mix molto particolare. Altra curiosità: i servizi si trovano accanto la sala da ballo in quanto i musicisti suonavano anche mentre i reali facevano il bagno.
La Palazzina Cinese si sviluppa su 4 livelli: la prima sala è dedicata agli incontri del re con le altre delegazioni. Su questo piano sono presenti scritte in diverse lingue e raffigurazioni di vita quotidiana di personaggi cinesi che conferiscono una nota internazionale a questa parte della struttura. Sullo stesso piano troviamo la sala da pranzo con la tavola matematica che tramite un particolare sistema permetteva di trasportare le bevande dalla cucina, un sistema allora molto frequente soprattutto nelle famiglie reali. Salendo al primo piano vi sono le stanze di dame e cavalieri che sono suddivise per sesso. La parte più particolare si trova però sul secondo piano, dedicato alla regina, caratterizzato da diversi stili quali Impero e neoclassico che si fondono creando un mix molto particolare. Altra curiosità: i servizi si trovano accanto la sala da ballo in quanto i musicisti suonavano anche mentre i reali facevano il bagno.
Ultima, ma non per importanza Curiosità sulla Sicilia: parliamo di un luogo situato in provincia di Trapani, siamo a Mozia, almuseo Whitaker in precedenza abitazione dallo stesso archeologo Giuseppe Whitaker dal quale prende il nome. Ma qual è la caratteristica che lo rende così unico? È il primo museo punico – siciliano e racchiude al suo interno sia reperti frutto di scavi che trovati casualmente. Al suo interno sono presenti diversi oggetti unici, come ad esempio anfore della tradizione greco/fenicia ed etrusca, vasi a vernice nera, gioielli, armi e utensili a quei tempi di uso comune che ci illustrano le caratteristiche della vita del tempo.
Ma ciò che caratterizza più di tutti questo museo dalle mille risorse, è la Statua dell’Auriga di Mozia in stile arcaico-ionico del V° secolo a.C., la vera protagonista della sala. Questa parte della struttura era in passato il cortile del proprietario che decise già quando era in vita di trasformare parte della propria dimora in un museo archeologico.
L’ opera fu ritenuta talmente tanto bella e preziosa che fu esposta nella sala del Partendone del British Museum di Londra in occasione delle Olimpiadi e rimase lì fino al Settembre 2012 in seguito ad uno scambio culturale. Ma ancora oggi, nonostante l’inestimabile valore dell’intero museo composto da opere e reperti unici, resta una meta quasi sconosciuta sia dai turisti che dai siciliani.
Ma ciò che caratterizza più di tutti questo museo dalle mille risorse, è la Statua dell’Auriga di Mozia in stile arcaico-ionico del V° secolo a.C., la vera protagonista della sala. Questa parte della struttura era in passato il cortile del proprietario che decise già quando era in vita di trasformare parte della propria dimora in un museo archeologico.
L’ opera fu ritenuta talmente tanto bella e preziosa che fu esposta nella sala del Partendone del British Museum di Londra in occasione delle Olimpiadi e rimase lì fino al Settembre 2012 in seguito ad uno scambio culturale. Ma ancora oggi, nonostante l’inestimabile valore dell’intero museo composto da opere e reperti unici, resta una meta quasi sconosciuta sia dai turisti che dai siciliani.
Cannoli siciliani con granella di pistacchi e ciliegia candita
dolce tipico della cucina siciliana
Il cannolo siciliano è una delle specialità più conosciute della pasticceria siciliana. Come tale è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali
In origine venivano preparati in occasione del carnevale; col passare del tempo la preparazione ha perso il suo carattere di occasionalità ed ha conosciuto una notevolissima diffusione sul territorio nazionale, divenendo in breve un rinomato esempio dell'arte pasticcera italiana nel mondo.
@sicilianewseinfo
@siciliaterramia
dolce tipico della cucina siciliana
Il cannolo siciliano è una delle specialità più conosciute della pasticceria siciliana. Come tale è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali
In origine venivano preparati in occasione del carnevale; col passare del tempo la preparazione ha perso il suo carattere di occasionalità ed ha conosciuto una notevolissima diffusione sul territorio nazionale, divenendo in breve un rinomato esempio dell'arte pasticcera italiana nel mondo.
@sicilianewseinfo
@siciliaterramia
Storia del cannolo siciliano
Il riferimento del nome è legato alle canne di fiume cui veniva arrotolata fino a pochi decenni fa la cialda durante la sua preparazione; secondo una ipotesi il dolce fu inventato in tempi remoti per festeggiare il carnevale.Secondo altre ha origini romane o saracene. La prima descrizione risale al duca Alberto Denti di Pirajno che nel suo libro Siciliani a tavola scrive: "Tubus farinarius dulcissimo edulio ex lacte fartus".Secondo Pirajno la definizione è attribuibile a Cicerone(questore di Lilybeo, l'odierna Marsala, fra il 76 e il 75 a.C.). Nel Dizionario di Michele del Bono: Dizionario Siciliano-Italiano-Latino, Palermo 1751, si legge testualmente: «Cannola: capelli arricciati. ricci. cincinni [per pasta dilicatissima lavorata a foggia di cannello, pieni di bianco mangiare. Tubus farinarius dulcissimo edulio ex lacte fartus]», si nota chiaramente come il lemma in siciliano corrisponde alla definizione in lingua italiana e quindi in lingua latina.
Inoltre Pino Correnti, nel suo Libro d'oro della cucina e dei vini della Sicilia riportando la frase latina sopracitata dal De Bono, suggerirebbe solamente il fatto che la definizione è stata diffusa per secoli in una descrizione del cannolo in lingua latina. Egli sostiene, inoltre, che il cannolo sarebbe stato inventato dalle abili mani delle suore di clausura di un convento nei pressi di Caltanissetta, partendo da un'antica ricetta romana poi elaborata dagli arabi.Secondo una diffusa tradizione esso deve il proprio nome ad uno scherzo carnevalesco che consisteva nel far fuoriuscire dal cannolo la crema di ricotta al posto dell'acqua, cannolo è un termine dialettale che indica una sorta di rubinetto. Il dolce sebbene sia nato a Caltanissetta, deve comunque gran parte della sua notorietà e diffusione planetaria ai pasticceri di Palermo, che hanno contribuito a stabilizzarne la ricetta, così come la conosciamo oggi, unitamente ai pasticceri di Messina, che ne hanno anche inventato la variante con crema scura di ricotta e cioccolato
@sicilianewseinfo
@siciliaterramia
Il riferimento del nome è legato alle canne di fiume cui veniva arrotolata fino a pochi decenni fa la cialda durante la sua preparazione; secondo una ipotesi il dolce fu inventato in tempi remoti per festeggiare il carnevale.Secondo altre ha origini romane o saracene. La prima descrizione risale al duca Alberto Denti di Pirajno che nel suo libro Siciliani a tavola scrive: "Tubus farinarius dulcissimo edulio ex lacte fartus".Secondo Pirajno la definizione è attribuibile a Cicerone(questore di Lilybeo, l'odierna Marsala, fra il 76 e il 75 a.C.). Nel Dizionario di Michele del Bono: Dizionario Siciliano-Italiano-Latino, Palermo 1751, si legge testualmente: «Cannola: capelli arricciati. ricci. cincinni [per pasta dilicatissima lavorata a foggia di cannello, pieni di bianco mangiare. Tubus farinarius dulcissimo edulio ex lacte fartus]», si nota chiaramente come il lemma in siciliano corrisponde alla definizione in lingua italiana e quindi in lingua latina.
Inoltre Pino Correnti, nel suo Libro d'oro della cucina e dei vini della Sicilia riportando la frase latina sopracitata dal De Bono, suggerirebbe solamente il fatto che la definizione è stata diffusa per secoli in una descrizione del cannolo in lingua latina. Egli sostiene, inoltre, che il cannolo sarebbe stato inventato dalle abili mani delle suore di clausura di un convento nei pressi di Caltanissetta, partendo da un'antica ricetta romana poi elaborata dagli arabi.Secondo una diffusa tradizione esso deve il proprio nome ad uno scherzo carnevalesco che consisteva nel far fuoriuscire dal cannolo la crema di ricotta al posto dell'acqua, cannolo è un termine dialettale che indica una sorta di rubinetto. Il dolce sebbene sia nato a Caltanissetta, deve comunque gran parte della sua notorietà e diffusione planetaria ai pasticceri di Palermo, che hanno contribuito a stabilizzarne la ricetta, così come la conosciamo oggi, unitamente ai pasticceri di Messina, che ne hanno anche inventato la variante con crema scura di ricotta e cioccolato
@sicilianewseinfo
@siciliaterramia
Origini saracene
Si narra che furono per prime le donne dell'Harem del Castello delle donne del signore dell'allora Qalc'at al-Nissa (Caltanissetta) le inventrici della ricetta. In questo luogo, secondo la tradizione tramandata fino a noi, gli emiri saraceni tenevano i propri harem e fu qui che le concubine lo crearono per prime, forse come omaggio vagamente fallico ai propri uomini. Queste donne pare si fossero ispirate ad un dolce di origine romana,di cui già parlava Cicerone,che lo descrive come consistente in un tubo farinaceo ripieno di un dolcissimo cibo a base di latte.
Le donne di questo harem, durante le lunghe assenze dei propri consorti, per ingannare l'attesa, si dedicavano alla preparazione di cibi e dolci elaborati; queste, sempre secondo la tradizione tramandata, avrebbero dunque modificato un dolce arabo già esistente, fatto di ricotta, mandorle e miele, rielaborandolo con la ricetta romana citata da Cicerone e dando così vita ad una specialità che sarebbe poi divenuta universalmente nota. Successivamente con la fine del dominio arabo in Sicilia gli harem scomparvero e non è da escludere che qualcuna delle favorite, convertita alla fede cristiana, si sia ritirata nei monasteri, portando con sé le ricette che avevano elaborato per le corti degli emiri.Quindi secondo la tradizione fu proprio quella del cannolo siciliano una delle ricette tramandate dalle donne musulmane alle consorelle cristiane, che lo iniziarono a produrre inizialmente durante il periodo carnevalesco, per poi diventare di uso e produzione durante tutto l'anno.
@sicilianewseinfo
@siciliaterramia
Si narra che furono per prime le donne dell'Harem del Castello delle donne del signore dell'allora Qalc'at al-Nissa (Caltanissetta) le inventrici della ricetta. In questo luogo, secondo la tradizione tramandata fino a noi, gli emiri saraceni tenevano i propri harem e fu qui che le concubine lo crearono per prime, forse come omaggio vagamente fallico ai propri uomini. Queste donne pare si fossero ispirate ad un dolce di origine romana,di cui già parlava Cicerone,che lo descrive come consistente in un tubo farinaceo ripieno di un dolcissimo cibo a base di latte.
Le donne di questo harem, durante le lunghe assenze dei propri consorti, per ingannare l'attesa, si dedicavano alla preparazione di cibi e dolci elaborati; queste, sempre secondo la tradizione tramandata, avrebbero dunque modificato un dolce arabo già esistente, fatto di ricotta, mandorle e miele, rielaborandolo con la ricetta romana citata da Cicerone e dando così vita ad una specialità che sarebbe poi divenuta universalmente nota. Successivamente con la fine del dominio arabo in Sicilia gli harem scomparvero e non è da escludere che qualcuna delle favorite, convertita alla fede cristiana, si sia ritirata nei monasteri, portando con sé le ricette che avevano elaborato per le corti degli emiri.Quindi secondo la tradizione fu proprio quella del cannolo siciliano una delle ricette tramandate dalle donne musulmane alle consorelle cristiane, che lo iniziarono a produrre inizialmente durante il periodo carnevalesco, per poi diventare di uso e produzione durante tutto l'anno.
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