♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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LAGO DI POZZILLO. Realizzato mediante una diga in calcestruzzo armato sul fiume Salso (affluente del Simeto ) costruita in prossimità di Regalbuto, questo lago artificiale, si trova al centro dell'isola, nella provincia di Enna tra le ultime propaggini dei monti Erei e i monti Nebrodi.
Il lago riceve le acque del Salso raccogliendo anche quelle dei torrenti che scendono dalle alture circostanti. Tutt'intorno si è sviluppato un bosco in buona parte di alberi di Eucaliptus. @newseinfo
Alcune delle Isole Eolie viste dall'alto. Da sinistra verso destra: Vulcano, Lipari, Salina, Filicudi e Alicudi
Le Isole Eolie (Ìsuli Eoli in siciliano), dette anche Isole Lipari, sono un arcipelagodell'Italia appartenente all'arco Eoliano, in Sicilia. Amministrativamente compreso nella città metropolitana di Messina, l'arcipelago è una destinazione turistica sempre più popolare: le isole, infatti, attraggono fino a 600.000 visitatori annuali.

L'arcipelago, di origine vulcanica, è situato nel Mar Tirreno, a nord della costa siciliana. Comprende due vulcani attivi, Stromboli e Vulcano, oltre a vari fenomeni di vulcanismo secondario.
La presenza umana nell'arcipelago risulta sin da epoca molto antica. Le genti preistoriche vennero infatti sicuramente attratte dalla presenza di grandi quantità di ossidiana, sostanza vetrosa di origine vulcanica grazie alla quale le Eolie furono al centro di fiorenti rotte commerciali. I primi insediamenti si ebbero già nell'età neolitica tra il 5500 e il 4000 a.C. precisamente a Lipari e Salina con tracce di vasi ceramici e ossidiana lavorata. L'ossidiana, che a quei tempi era un materiale ricercatissimo in quanto tra i più taglienti materiali di cui l'uomo dell'epoca disponeva, alimentò dei traffici commerciali intensi: anche ad essi si deve ascrivere la notevole prosperità dell'Arcipelago in cui fioriscono strutture abitative e villaggi. L'ossidiana liparese è attestata in Sicilia, nell'Italia meridionale, in Liguria, in Provenza e in Dalmazia. A Lipari nacque così un insediamento di notevole ampiezza. L'ossidiana veniva anche trasportata a Salina dove veniva lavorata.

Sempre del neolitico sul pianoro di Rinicedda a Leni (Isola di Salina) sono stati scoperti i resti di una capanna con frammenti di impasto di argilla, non sono tuttavia presenti i tipici buchi per i pali posti per sorreggere le strutture delle capanne. Della stessa epoca è l'insediamento di Castellaro Vecchio a Lipari dove sono state trovate ceramiche appartenenti alla cultura di Stentinello. I vasi erano fabbricati a mano, perché il tornio ancora non esisteva. Le forme sono semplici e le decorazioni ottenute usando le mani o dei punteruoli per graffiare la superficie. vi sono anche decorazioni colorate con fasce rosse importate dall'Italia meridionale. Delle fasi più evolute del neolitico è il ritrovamento proveniente dal promontorio del Milazzese a Panarea di un frammento dipinto con lo stile di Serra d'Alto. Nel IV millennio a.C., durante il periodo della cultura di Diana legata al villaggio di contrada Diana a Lipari sorsero degli insediamenti in tutte le isole eccetto Vulcano.

Dell'età del rame (3000-2300 a.C.) vi sono tracce di capanne presso Filicudi, Panarea, Stromboli e Salina. A Stromboli sul Serro Fareddu si trova a 130 m di quota un inseriamento della facies di Pianoconte. Mentre a Panarea sul Piano Quartara sono state scoperte delle ceramiche della cultura di Malpasso-S. Ippolito.

Tra il XVI e il XIV secolo a.C. le Eolie videro aumentare la loro importanza in quanto poste sulla rotta commerciale dei metalli: in particolare sembra fosse scambiato lo stagnoche giungeva via mare dai lontani empori della Britannia e transitava per lo stretto di Messina verso oriente.

Agli inizi del secondo millennio a.C. in Sicilia si afferma la Cultura di Castelluccio, mentre nelle Eolie si diffonde la cultura detta di Capo Graziano, dai rinvenimenti dell'isola di Filicudi. La medesima cultura è attestata anche a Lipari e l'abitato è formato di capanne circolari con pareti di pietre a secco, poste sulla rupe, quasi a strapiombo sul mare. Le forme ceramiche di questo periodo sono numerose e si trasformano nel tempo, attestando per il bronzo Medio un forte influsso della cultura di Thapsos detta cultura del Milazzese. Le influenze dalle aree della Sicilia centro meridionale perdurano sino al bronzo recente. Per l'età del Bronzo si rilevano anche importazioni dal mondo Miceneo e dal Vicino Oriente. Successivamente è documentata una diversa cultura, di tipo villanoviano con tombe in situle e in vasi biconici, detta dell'Ausonio I e dell'Ausonio II, perché propone forme attestate anche nella penisola Italiana e forse da essa importate. Lipari fu poi colonizzata da un gruppo di Greci (Cnidi e Rodii), intorno al 580 a.C., e nel mondo greco si identificò l'Arcipelago con le isole Eolie, Αιόλιαι, note ad Omero e considerate la dimora del dio dei venti, Eolo.
Il periodo greco e romano

Anche nel periodo greco l'Arcipelago rappresentò un punto nodale di incontro tra Tirreni (Etruschi), Fenici (Cartaginesi) e Greci (sia di Grecia propria che della Magna Grecia e della Sicilia, con particolari legami con le città dello Stretto e con Siracusa). Le ricche necropoli di Lipara hanno restituito vasi e materiali di importazione dalla Grecia (di Corinto, di Atene e della Ionia) e produzioni locali sfarzose. Di particolare interesse sono sia le terrecotte (mascherette teatrali e pinakes votivi) che le produzioni vascolari nel IV sec. caratterizzate da crateri di importazione siceliota e campana e nel III da una pregevole produzione locale con ricco cromatismo.

Durante la prima guerra Punica le isole furono teatro degli scontri tra Roma e Cartagine e Lipara fu conquistata da Roma nel 252. In epoca romana le Eolie divennero centri di commercio dello zolfo, dell'allume e del sale, del vino e del garum. Anche in questo caso le ricche oreficerie e i corredi tombali con olle di vetro e frammenti riconducibili a sarcofagi ed a statue funerarie dimostrano un buon livello di vita, probabilmente connesso alla diffusione del latifondo senatorio.
Le successive dominazioni

Nell'836-837 l'arcipelago è assaltato dall'armata di al-Fadl ibn Yaʿqūb (poi sostituito a settembre dal nuovo governatore aghlabideAbū l-Aghlab Ibrāhīm b. ʿAbd Allāh b. al-Aghlab, cugino dell'emiro Ziyadat Allah I). La flotta musulmana condotta da al-Fadl ibn Yaʿqūb devasta le Isole Eolie ed espugna diverse fortezze sulla costa settentrionale della Sicilia, tra cui la vicina Tyndaris. Nell'XI secolo Lipari è conquistata dai Normanni che vi impostano una abazia benedettina e con Ruggero II la elevano a sede vescovile.

Nel 1544, quando la Spagna dichiara guerra alla Francia, il re francese Francesco I chiede aiuto al sultano ottomano Solimano il Magnifico. Questi manda una flotta comandata da Khayr al-Din Barbarossa che attacca le isole Eolie, uccidendo e deportando molti dei suoi abitanti. Secondo il suo disegno le Eolie avrebbero dovuto essere l'avamposto dal quale attaccare Napoli.

Nel corso dei secoli successivi l'arcipelago viene nuovamente popolato da comunità spagnole, siciliane e del resto d'Italia. In epoca borbonica l'isola di Vulcano viene usata come colonia penale per l'estrazione coatta di allume e zolfo.
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Il bacio di Pantelleria, chiamato anche bacio pantesco, è un dolce tipico dell’isola. È formato da due cialde croccanti, preparate con una semplice pastella e poi fritte con un apposito attrezzo. La forma, in questo modo, rimane impressa. Tra le due cialde c’è una golosa crema di ricotta, profumata alla cannella.
Un sito di una bellezza indimenticabile caratterizza Erice, antica città fenicia e greca, arroccata a 751 m di altezza sul monte che porta lo stesso nome, coronato da un altopiano di forma triangolare a terrazza sul mare.
Difesa da bastioni e mura, la città è un labirinto di stradine acciottolate e di varchi così stretti da permettere il passaggio di un solo uomo. Le case, serrate le une alle altre, hanno graziosi e curati cortili interni, difesi e protetti dalla vista dei passanti in modo che la vita familiare si svolga nella più completa intimità.
Nell'antichità, Erice era nota per il suo tempio ove i Fenici adoravano Astarte, i Greci Afrodite ed i Romani Venere. Il monte Eryx serviva da punto di riferimento per i navigatori dei quali Venere divenne ben presto la protettrice.
La notte, un grande fuoco acceso nell'area sacra fungeva da faro. La fama di Venere Ericina divenne tale che le venne dedicato un tempio anche a Roma ed il suo culto si diffuse in tutto il Mediterraneo.
SICILIANI FAMOSI. Leonardo Sciascia è nato a Racalmuto l’8 gennaio 1921 ed è morto a Palermo il 20 novembre 1989. Spirito libero e anticonformista, giornalista e brillante saggista, punto di riferimento anche in politica per diverse generazioni, Leonardo Sciascia è considerato uno dei più importanti scrittori italiani del Novecento.

"Di me come individuo, individuo che incidentalmente ha scritto dei libri, vorrei che si dicesse: «Ha contraddetto e si è contraddetto», come a dire che sono stato vivo in mezzo a tante «anime morte», a tanti che non contraddicevano e non si contraddicevano.
Da parte mia ritengo che uno scrittore sia un uomo che vive e fa vivere la verità, che estrae dal complesso il semplice, che sdoppia e raddoppia – per sé e per gli altri – il piacere di vivere. Anche quando rappresenta terribili cose". (La Sicilia come metafora, 1979) @newseinfo
La ricetta delle melanzane a cotoletta è tanto semplice quanto buona. Si preparano in meno di mezz’ora e il risultato è davvero eccellente. La cucina siciliana utilizza le melanzane in moltissime preparazioni. Versatili e facili da cucinare, si prestano benissimo per molte preparazioni che riescono a mettere d’accordo tutti, grandi e piccini.
Scorcio di San Vito Lo Capo con un tratto del litorale sabbioso.

San Vito Lo Capo (Santu Vitu in siciliano) è un comune italiano di 4 839 abitanti del libero consorzio comunale di Trapani in Sicilia.

Rinomata località balneare della Sicilia, nota per la sua spiaggia, considerata da un sondaggio turistico di Tripadvisor del 2012 tra le migliori d'Italia.Sul suo territorio è compresa la parte più occidentale della riserva dello Zingaro.
San Vito Lo Capo è una piccola località balneare della Sicilia nord-occidentale famosa per la spiaggia affacciata su una baia riparata dominata dall'alto da Monte Monaco. In centro, il Santuario di San Vito (XV secolo) è una struttura simile a una fortezza con un'architettura arabo-normanna.Influenze arabo-normanne risultano evidenti anche nella minuscola Cappella di Santa Crescenzia, sulla strada principale che conduce fuori città, e nel Torrazzo, una torre a pianta circolare.

@newseinfo
Il Santuario Fortezza di San Vito Lo Capo
Nasce alla fine del Settecento, nel territorio demaniale ericino,alle falde di Monte Monaco,nella bianchissima baia posta tra Capo San Vito e Punta Solanto.Tracce dell'epoca paleolitica,mesolitica e neolitica si trovano nelle numerose cavità naturali, un tempo abitazioni, che si affacciano sul mare.Resta avvolta dal mistero l'esistenza di un'antica borgata,Conturrana,una rupe immensa a 500 passi dalla riva staccatasi dalla montagna. Qui, probabilmente intorno alla fine del IV secolo a.C., esistette un piccolo centro abitato.
Nucleo generatore di San Vito Lo Capo è l'attuale Santuario,antica fortezza che nell'arco dei secoli ha subìto numerosi interventi edilizi. La prima costruzione,realizzata intorno al Trecento,fu una piccola cappella dedicata a San Vito martire,patrono del borgo marinaro.Secondo una tradizione accettata e riportata da tutti gli agiografi e cultori di storia siciliana,il giovane Vito per sfuggire ai rigori della decima persecuzione ordinata da Diocleziano (303-304),e alle ire del padre Ila e del prefetto Valeriano, assieme al suo maestro Modesto e alla nutrice Crescenzia, scappato via mare da Mazara, col favore dei venti approdò sulla costa del feudo della Punta, in territorio di Monte Erice,dagli antichi chiamato Capo Egitarso.Qui cominciò a predicare la parola di Dio tra la gente del luogo,in una borgata poco distante dalla spiaggia,chiamata Conturrana.

La Cripta del Santuario di San Vito Lo Capo (XV secolo)

In nome di Dio guariva gli infermi, quanti fossero colpiti da rabbia o morsi di animali,o compromessi nella salute per un improvviso spavento,scacciava gli spiriti immondi.Ma,a dispetto dei numerosi miracoli operati,la sua opera fu coronata da scarso successo,e si concluse col castigo inflitto da Dio a Conturrana.La credenza popolare ritiene che il giovanetto San Vito,martire al tempo di Diocleziano,sia stato in questo paese non benevolmente accolto, allorquando si era colà rifugiato,accompagnato dai precettori Modesto e Crescenzia. L'inesorabile ira divina si era abbattuta sul paese,seppellendolo completamente sotto una frana, non appena i tre profughi avevano lasciato il centro abitato, dirigendosi verso il mare.Sempre secondo tradizione Santa Crescenzia,voltandosi a guardare la città che crollava,divenne pietra nello stesso punto dove adesso sorge la cappella,alla quale ancora oggi gli abitanti del luogo attribuiscono poteri magici.Per San Vito,invece, seguì una breve dimora nell'Egitarso e,dopo un viaggio attraverso la Sicilia e la Basilicata,il martirio,il 15 giugno del 299.
Col tempo crebbe la fama della chiesa e dei "miracoli" attribuiti al martire Vito e a Santa Crescenzia e così,per accogliere i numerosi fedeli che arrivavano in pellegrinaggio e,soprattutto,per difenderli da ladri e banditi l'originaria costruzione andò trasformandosi in una fortezza alloggio.Tale realizzazione risale alla fine del Quattrocento.Fin dall'inizio,il Santuario fu fatto centro di una grande devozione,e la fama dei miracoli che il Santo qui operava varcava anche i confini della Sicilia,richiamando in ogni stagione numerosissimi pellegrini. Anche gli stessi corsari,nemici dichiarati della fede cattolica, avevano rispetto per il Santo e per il suo tempio.
Nel frattempo aumentavano i pericoli di incursioni di pirati barbareschi,così,lungo le coste dell'isola, cominciarono a essere edificate numerose torri di avvistamento. Le torri principali erano tre, due sono ancora visibili e sono torre Scieri e torre Isolidda. La terza invece,torre Roccazzo, ubicata sul piano Soprano che si estende a ovest del paese di San Vito (il luogo fu appositamente scelto perché l'unico atto a garantire la corrispondenza con le altre due torri), venne demolita per far posto al semaforo militare nel 1935.
All'inizio del Settecento iniziarono a comparire le prime case tutto intorno al Santuario.Alla fine dello stesso secolo,attorno alla chiesa esisteva già un piccolo nucleo di abitazioni.Nell'arco dei secoli,la cittadina ha accolto esploratori, viaggiatori e persino commissari governativi che,mossi da curiosità, interessi culturali.