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Generale dalla Chiesa, il ricordo indelebile di quando la mafia uccise la Sicilia onesta
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Generale dalla Chiesa, il ricordo indelebile di quando la mafia uccise la Sicilia onesta
PALERMO – Del 3 settembre 1982 si ricorda chiunque. È una di quelle date simbolo che difficilmente passano inosservate… Chi è abbastanza adulto rivive le sensazioni evocate dagli eventi di quella tragica sera di fine estate, chi è troppo giovane non può ricordare…
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📍Piazza Pretoria, Palermo
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La fontana è stata realizzata nel 1554 dallo scultore fiorentino Francesco Camilliani per il giardino del nobile spagnolo Don Luigi Toledo, suocero del Gran Duca di Toscana Cosimo I dei Medici.
Una ventina di anni dopo, per far fronte ad una situazione debitoria dei Toledo, venne venduta al Senato palermitano e giunse a Palermo nel 1574.
Piazza della Vergogna, come comunemente i palermitani chiamano Piazza Pretoria, deve il suo nome, non come si potrebbe credere alla nudità dei corpi, ma all’ingente somma di denaro che il Senato palermitano dovette sborsare, ventimila scudi (ottomila onze), per il suo acquisto. Dato il momento storico di miseria, epidemie e carestia di quegli anni, sembra che i palermitani gridassero quando uscivano dal palazzo i componenti del Senato : “Vergogna, Vergogna”.
La fontana si presenta su tre lati circondata da edifici: il Palazzo Pretorio, la Chiesa di Santa Caterina e due palazzi baronali: Palazzo Bonocore e Palazzo Bordonaro.
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La fontana è stata realizzata nel 1554 dallo scultore fiorentino Francesco Camilliani per il giardino del nobile spagnolo Don Luigi Toledo, suocero del Gran Duca di Toscana Cosimo I dei Medici.
Una ventina di anni dopo, per far fronte ad una situazione debitoria dei Toledo, venne venduta al Senato palermitano e giunse a Palermo nel 1574.
Piazza della Vergogna, come comunemente i palermitani chiamano Piazza Pretoria, deve il suo nome, non come si potrebbe credere alla nudità dei corpi, ma all’ingente somma di denaro che il Senato palermitano dovette sborsare, ventimila scudi (ottomila onze), per il suo acquisto. Dato il momento storico di miseria, epidemie e carestia di quegli anni, sembra che i palermitani gridassero quando uscivano dal palazzo i componenti del Senato : “Vergogna, Vergogna”.
La fontana si presenta su tre lati circondata da edifici: il Palazzo Pretorio, la Chiesa di Santa Caterina e due palazzi baronali: Palazzo Bonocore e Palazzo Bordonaro.
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Torre Archirafi
('a Turri in siciliano) è un piccolo borgo marinaro, frazione di Riposto e congiunto ad essa da sud dal lungomare Edoardo Pantano.
Dall'abitato, nelle giornate terse è possibile ammirare un paesaggio che spazia dall'Etna e le sue pendici fino a Taormina, con le prime propaggini dei Peloritani, quindi alla costa reggina della Calabria.
Torre Archirafi è inoltre il punto di partenza di un percorso cicloturistico che termina nei pressi del fiume Alcantara.
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('a Turri in siciliano) è un piccolo borgo marinaro, frazione di Riposto e congiunto ad essa da sud dal lungomare Edoardo Pantano.
Dall'abitato, nelle giornate terse è possibile ammirare un paesaggio che spazia dall'Etna e le sue pendici fino a Taormina, con le prime propaggini dei Peloritani, quindi alla costa reggina della Calabria.
Torre Archirafi è inoltre il punto di partenza di un percorso cicloturistico che termina nei pressi del fiume Alcantara.
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Tornano Le Vie dei Tesori, 12 città aprono le porte: ecco i luoghi da visitare
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Tornano Le Vie dei Tesori, 12 città aprono le porte: ecco i luoghi da visitare
Dall'11 settembre torna l'atteso festival "Le Vie dei Tesori": con oltre 150 luoghi da visitare e scoprire. Saranno 12 le prime città che apriranno le porte. Quattro le new entry: Enna, Caltagirone, Carini e Termini Imerese. E ancora, Monreale e Bagheria…
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È il sole ma di più il cielo, che rende noi Siciliani più inclini a goderci ogni istante.
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ROSOLINI.
Terra di olio, carrubi, grano e vino, un piccolo paesino della provincia di Siracusa, mostra ancora una volta come la SICILIA sia un luogo di preziose meraviglie di cui poco si parla.
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Terra di olio, carrubi, grano e vino, un piccolo paesino della provincia di Siracusa, mostra ancora una volta come la SICILIA sia un luogo di preziose meraviglie di cui poco si parla.
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Costituito da 4 chiese: La prima delle quattro chiese fu costruita nel primo millennio dalla comunità cristiana che si era stabilita nella zona. Era un piccolo edificio, scavato nella roccia, accanto al quale dopo qualche anno se ne aggiunse un altro più ampio.
Delle due chiese oggi è rimasto ben poco: nel 1167 furono entrambe distrutte da un violento terremoto che fece crollare la falda rocciosa, già fortemente intaccata da un precedente sisma del 786.
Nelle pareti laterali sono ancora visibili dei loculi costruiti nella roccia, usati un tempo come tombe.
La terza chiesa scavata nel 1500, fu dedicata a san Teodoro.
L’interno era abbellito con affreschi e graffiti dei quali oggi purtroppo rimane ben poco.
La quarta chiesa infine è detta grotta del BOVE perché ad essa è legata una leggenda: si narra infatti che un bue non facendo ritorno alla masseria venisse ritrovato dal bovaro dentro una grotta in ginocchio davanti ad una CROCE lignea che fu ritrovata nel 1553 e che oggi è custodita nella chiesa del Santissimo Crocifisso.
Per arrivarci si percorre una stradina che attraversa boschi di carrubo e piante di acanto, un percorso caratterizzato da pareti di roccia alte più di cinquanta metri che scendono a picco e che conduce anche sotto gli archi di un antico acquedotto.
Fino al 1974 il luogo è stato abitato da eremiti e anacoreti. Un luogo dove la storia, la natura e la religiosità si fondono creando bellezza ed emozione.
✍🏻@sicilianewseinfo
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Delle due chiese oggi è rimasto ben poco: nel 1167 furono entrambe distrutte da un violento terremoto che fece crollare la falda rocciosa, già fortemente intaccata da un precedente sisma del 786.
Nelle pareti laterali sono ancora visibili dei loculi costruiti nella roccia, usati un tempo come tombe.
La terza chiesa scavata nel 1500, fu dedicata a san Teodoro.
L’interno era abbellito con affreschi e graffiti dei quali oggi purtroppo rimane ben poco.
La quarta chiesa infine è detta grotta del BOVE perché ad essa è legata una leggenda: si narra infatti che un bue non facendo ritorno alla masseria venisse ritrovato dal bovaro dentro una grotta in ginocchio davanti ad una CROCE lignea che fu ritrovata nel 1553 e che oggi è custodita nella chiesa del Santissimo Crocifisso.
Per arrivarci si percorre una stradina che attraversa boschi di carrubo e piante di acanto, un percorso caratterizzato da pareti di roccia alte più di cinquanta metri che scendono a picco e che conduce anche sotto gli archi di un antico acquedotto.
Fino al 1974 il luogo è stato abitato da eremiti e anacoreti. Un luogo dove la storia, la natura e la religiosità si fondono creando bellezza ed emozione.
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Santa Teresa di Riva
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Santa Teresa di Riva (in siciliano Santa Tiresa oppure A Marina) è un comune italiano di 9 418 abitanti della città metropolitana di Messina in Sicilia.
Il territorio comprende una exclave nell'entroterra (le frazioni di Misserio e Fautarì, in precedenza territorio di Casalvecchio Siculo), che fu aggregata nel 1929, all'atto della fusione con i vicini comuni di Casalvecchio e Savoca.
Nel 1939, quando il comune di Casalvecchio fu ricostituito, Misserio e Fautarì rimasero a Santa Teresa, che allora comprendeva anche Savoca.
Nel 1948, quando anche quest'ultimo comune riacquistò l'autonomia, il residuo territorio di Santa Teresa si trovò nell'attuale situazione territoriale frammentata. È il capoluogo del vicariato di San Basilio.
🎥 @pioandreaperi
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Santa Teresa di Riva (in siciliano Santa Tiresa oppure A Marina) è un comune italiano di 9 418 abitanti della città metropolitana di Messina in Sicilia.
Il territorio comprende una exclave nell'entroterra (le frazioni di Misserio e Fautarì, in precedenza territorio di Casalvecchio Siculo), che fu aggregata nel 1929, all'atto della fusione con i vicini comuni di Casalvecchio e Savoca.
Nel 1939, quando il comune di Casalvecchio fu ricostituito, Misserio e Fautarì rimasero a Santa Teresa, che allora comprendeva anche Savoca.
Nel 1948, quando anche quest'ultimo comune riacquistò l'autonomia, il residuo territorio di Santa Teresa si trovò nell'attuale situazione territoriale frammentata. È il capoluogo del vicariato di San Basilio.
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