Il Ponte dei Saraceni.
E’ un ponte in pietra probabilmente risalente al periodo romano e ricostruito e modificato nel XII secolo sul fiume Simeto.
Collega il territorio di Adrano (CT) con quello di Centuripe (EN), presso il passo del Pecoraio, e benché sia denominato Ponte dei Saraceni sembra essere stato costruito in epoca medievale normanna.
ATTUALE STATO:
Ad oggi per colpa del grande caldo che ha investito in questi mesi la Sicilia, metà del fiume Simeto sembra essersi prosciugato.
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E’ un ponte in pietra probabilmente risalente al periodo romano e ricostruito e modificato nel XII secolo sul fiume Simeto.
Collega il territorio di Adrano (CT) con quello di Centuripe (EN), presso il passo del Pecoraio, e benché sia denominato Ponte dei Saraceni sembra essere stato costruito in epoca medievale normanna.
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Fishtuna Festival, il tonno diventa protagonista isole Egadi - Sicilia
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Fishtuna Festival, il tonno diventa protagonista isole Egadi - Sicilia
(ANSA) - PALERMO, 30 AGO - Torna "Fishtuna Festival", la kermesse sulle tradizioni legate alla pesca sostenibile del tonno e al territorio, che si svolgerà a Favignana dall'1 al 5 settembre prossimi. Un'intensa settimana di incontri, spettacoli, cooking show…
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In STILE GOTICO CATALANO, è uno dei palazzi più belli di ENNA: PALAZZO POLLICARINI!
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Di fronte la piazza Colajanni, si può ammirare il Palazzo Pollicarini, dimora fortificata di stile gotico. Un portale barocco immette nel cortile all’interno del quale si possono ammirare il portico, i due piani del palazzo ornati da cornici riccamente sagomate, traforati e arabeschi polibolati, il tutto conferisce un’immagine di raffinatezza alla suggestiva costruzione.
Dimora gentilizia e fortificata risalente al XVI secolo, in stile gotico-catalano. L'imponente portale di ingresso, sormontato da un'elegante cornice, introduce nel cortile, in cui si apre un portico a sesto acuto, coronato a raggiera.
L'edificio si sviluppa su due piani. Una grande scalinata monumentale collega il cortile al piano nobile e alle sale di rappresentanza (tra cui la sala Magna); il piano è illuminato da tre finestre rettangolari a cui si sovrappone una cornice traforata con arabeschi; mentre al piano sottotetto si trovavano ubicati gli alloggi della servitù. A coronamento si trova un cornicione composto da archetti e cornici sagomate aragonesi.
Fu dimora di famiglie illustri e nobili, tra cui Falanga e Petroso, che contribuirono nei secoli a mantenere il decoro e lo splendore di questo edificio, ma ad oggi ingiustamente trascurato.
Dal secolo XIX il Palazzo è di proprietà della famiglia Patelmo, avvocati e latifondisti ennesi, che hanno proceduto al restauro della facciata del piano nobile.
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Dimora gentilizia e fortificata risalente al XVI secolo, in stile gotico-catalano. L'imponente portale di ingresso, sormontato da un'elegante cornice, introduce nel cortile, in cui si apre un portico a sesto acuto, coronato a raggiera.
L'edificio si sviluppa su due piani. Una grande scalinata monumentale collega il cortile al piano nobile e alle sale di rappresentanza (tra cui la sala Magna); il piano è illuminato da tre finestre rettangolari a cui si sovrappone una cornice traforata con arabeschi; mentre al piano sottotetto si trovavano ubicati gli alloggi della servitù. A coronamento si trova un cornicione composto da archetti e cornici sagomate aragonesi.
Fu dimora di famiglie illustri e nobili, tra cui Falanga e Petroso, che contribuirono nei secoli a mantenere il decoro e lo splendore di questo edificio, ma ad oggi ingiustamente trascurato.
Dal secolo XIX il Palazzo è di proprietà della famiglia Patelmo, avvocati e latifondisti ennesi, che hanno proceduto al restauro della facciata del piano nobile.
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Caltabellotta Agrigento, Il borgo della Pace, dove il santo uccise il drago.
Caltabellotta è un piccolo paesino, in provincia di Agrigento che conta poco più di 4000 abitanti.
La sua caratteristica peculiare è quella di sorgere a 950 m sopra il livello del mare, offrendo ai suoi visitatori un paesaggio a dir poco incantevole, che rende Caltabellotta simile a un antico presepe.
Visitate questo piccolo gioiello, ricco non solo di un grande patrimonio naturalistico ma anche di importanti risorse storiche e culturali.
Il 31 agosto del 1302 a Caltabellotta fu firmata la pace tra Federico II di Aragona e Carlo di Valois che concluse la guerra del Vespro. Il cuore antico è Terravecchia, stradine tortuose e angoli medievali; dal Calvario si vede in lontananza il mare, all’Eremo le guide vi racconteranno la storia di San Pellegrino e il drago.
Lasciatevi trasportare da questo meraviglioso video e scoprirete quanta bellezza.
🎥 @ignazioaph
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Caltabellotta è un piccolo paesino, in provincia di Agrigento che conta poco più di 4000 abitanti.
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Il 31 agosto del 1302 a Caltabellotta fu firmata la pace tra Federico II di Aragona e Carlo di Valois che concluse la guerra del Vespro. Il cuore antico è Terravecchia, stradine tortuose e angoli medievali; dal Calvario si vede in lontananza il mare, all’Eremo le guide vi racconteranno la storia di San Pellegrino e il drago.
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👆Post del 27/05/2021 👇🏻
https://t.me/c/1369304324/3668
P.S diffidate da chi copia in colla i nostri post senza vergogna
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Alla scoperta di Caltabellotta, una delle più antiche città siciliane
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Alla scoperta di Caltabellotta, una delle più antiche città siciliane
15 Gen 2020 Turismo Caltabellotta è una delle città più antiche della Sicilia. Ci troviamo in provincia di Agrigento, in un luogo ricco di storia. I reperti archeologici testimoniano l’esistenza di una antichissima città sicana, forse Camico, capitale del…
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ViniMilo,aumentata produzione bottiglie Bianco Superiore Doc - Sicilia
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ViniMilo,aumentata produzione bottiglie Bianco Superiore Doc - Sicilia
(ANSA) - CATANIA, 31 AGO - "Siamo contadini e ci rialzeremo, anche se adesso i sentimenti di sconforto prevalgono su quelli di euforia per l'imminente ViniMilo, l'appuntamento che da 41 anni riunisce la comunità più operosa di Milo, quella che lavora la terra…
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1 settembre 1847: una data fondamentale per la città di Messina e per la Sicilia.
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Una data troppo spesso dimenticata o, ancor peggio, tradita da una narrazione specifica, quella del mito unitario, che elimina o mitiga il carattere eversivo della lotta del popolo siciliano iscrivendola nell’abusata retorica risorgimentale.
L’uno Settembre 1847 i messinesi insorgono contro il re Ferdinando II di Borbone, cogliendo completamente di sorpresa le autorità. In realtà, già nel maggio 1847 Reggio Calabria e Messina stabiliscono di sollevarsi il 2 settembre.
A Messina già il 3 giugno – giorno dei festeggiamenti in onore della Madonna della Lettera – la statua del Re era apparsa sulla piazza con le orecchie tappate e gli occhi bendati, a mettere in evidenza l’incapacità del potere di notare il tumulto sotterraneo di un popolo inascoltato, stremato dalle carestie, dalla fame e dalla miseria a cui un sistema troppo lontano rimaneva inevitabilmente estraneo.
I messinesi decidono di muoversi all’azione un giorno prima del previsto, il primo settembre, approfittando di un’improvvisa riunione di gran parte dello stato maggiore borbonico in uno stesso luogo, l’Hotel Victoria, in occasione della promozione del generale Luadi.
L’obiettivo è colpire in massa i rappresentanti di un potere oppressivo, avvertito dal popolo siciliano come altro, imposto da dominatori sconosciuti, lontani eppure in grado di decidere le sorti del loro territorio e della loro vita.
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L’uno Settembre 1847 i messinesi insorgono contro il re Ferdinando II di Borbone, cogliendo completamente di sorpresa le autorità. In realtà, già nel maggio 1847 Reggio Calabria e Messina stabiliscono di sollevarsi il 2 settembre.
A Messina già il 3 giugno – giorno dei festeggiamenti in onore della Madonna della Lettera – la statua del Re era apparsa sulla piazza con le orecchie tappate e gli occhi bendati, a mettere in evidenza l’incapacità del potere di notare il tumulto sotterraneo di un popolo inascoltato, stremato dalle carestie, dalla fame e dalla miseria a cui un sistema troppo lontano rimaneva inevitabilmente estraneo.
I messinesi decidono di muoversi all’azione un giorno prima del previsto, il primo settembre, approfittando di un’improvvisa riunione di gran parte dello stato maggiore borbonico in uno stesso luogo, l’Hotel Victoria, in occasione della promozione del generale Luadi.
L’obiettivo è colpire in massa i rappresentanti di un potere oppressivo, avvertito dal popolo siciliano come altro, imposto da dominatori sconosciuti, lontani eppure in grado di decidere le sorti del loro territorio e della loro vita.
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Con questa lapide, posta sulla via I settembre all’intersezione con Piazza Duomo, si commemora il primato di Messina come città capitale del Risorgimento italiano. Un anno prima rispetto all’epoca delle ben più note Quattro Giornate di Milano, precisamente l’1 settembre 1847, la città dello Stretto, infatti, fu percorsa, con moto ascendente, da una forte ventata rivoluzionaria che di lì a poco avrebbe investito l’intera penisola.
La sommossa fu preparata nella sede dell’antico Gabinetto di Lettura che sorgeva a Piazza Duomo, ma, a causa dell’esiguo numero dei rivoltosi e della scarsità d’organizzazione, la ribellione non riuscì a sopraffare l’esercito borbonico. Il governo borbonico, avvertito per tempo da un delatore, ebbe così tutto il tempo di organizzare la sua sanguinosa soppressione che nell’arco di un solo pomeriggio spense ogni speranza degli insorti.
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La sommossa fu preparata nella sede dell’antico Gabinetto di Lettura che sorgeva a Piazza Duomo, ma, a causa dell’esiguo numero dei rivoltosi e della scarsità d’organizzazione, la ribellione non riuscì a sopraffare l’esercito borbonico. Il governo borbonico, avvertito per tempo da un delatore, ebbe così tutto il tempo di organizzare la sua sanguinosa soppressione che nell’arco di un solo pomeriggio spense ogni speranza degli insorti.
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