♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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TONNARA DI VENDICARI

Detta anche Bafutu (da Capo Bojutu) la tonnara di Vendicari, costruita nel 1700, rimase in funzione sino alla Seconda Guerra Mondiale.

Accanto si erge una Torre normanno-sveva utilizzata anticamente per difendere l’attigua salina, la tonnara e l’adiacente approdo utilizzato, per secoli, per caricare sulle navi i raccolti di cereali della piana di Noto.

Un luogo pieno di fascino, assolutamente da visitare!

🎥 @inviaggioconbianca

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PASTA CU NIURU DI LI SICCI

Di li sicci lu niuru è 'na ducizza,
e 'n chilu di pasta ci va di pisu,
ci havi di lu mari la squisitizza,
'nsemi li sicci e cucinatu misu;

a pezzi 'na siccia ci veni misa,
e di lu gustu so' si vo cumpleta,
tali jurnata è la megghiu spisa,
scrivi lu giustu vantu lu pueta;

piaci e di manciari non stancu,
lu gran sapuri non si po' scurdari,
veni sirvutu 'nsemi a lu vinu jancu,
stu diliziu e un piattu di vantari ;

E' sapurusu lu sucu assai scuru,
e di lu sapuri ci nesciu pazzu,
di supra grattu lu pipatu duru,
e cu fami la gran manciata fazzu.

🖌R.G.

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La Vara di Messina è un grande carro votivo dedicato alla Madonna Assunta portato in processione il 15 agosto di ogni anno.

Il ciclo di eventi culminanti con la festa della Madonna Assunta rappresentano il momento di massima espressione religiosa da parte del popolo messinese, nonostante la festa patronale cittadina sia quella della Madonna della Lettera, la cui ricorrenza liturgica cade il 3 giugno.

Adesso purtroppo per via covid è stato creato un Museo della
“Mostra comunale permanente della Vara e dei Giganti”, per chi è appassionato di storia della Vara e delle tecniche costruttive delle “Macchine Festive” della Vara e dei Giganti.

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La Vara - Messina

Buon Ferragosto a tutti

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Vi augura un Buon Ferragosto a tutti

Lo staff @newseinfo @chatitaly
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Un piccolissimo BORGO collinare di 600 abitanti circa, ricco di ACQUA e di MULINI.

SCILLATO, in provincia di Palermo.

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Il borgo, che offre una spettacolare vista su paesaggi di mezza collina tra FRUTTETI e AGRUMETI di straordinaria bellezza, è adagiato ai piedi del versante sud-occidentale del monte FANUSI, non distante dalla MADONIE, è famoso per la presenza delle sorgenti di acqua MINERALE, che alimentano l’acquedotto di Palermo.
Le origini del borgo, si fanno risalire a gruppi di ATENIESI fuggiti dalla distruzione di Troia.

Una pergamena del 1196, attesta la concessione di un mulino da parte della normanna Contessa Adelasia alla Diocesi di Cefalù: si evince con chiarezza che la fonte si trovava “Apud Xillatum”.

Tra i mulini visitabili che conservano ancora in certa misura l’aspetto originario:
Il mulino l’ASINIDDARU è uno dei meglio conservati, si trovano in buono stato sia i locali, sia alcuni elementi tecnici che servivano per far funzionare l’intero meccanismo.

Il mulino “PARATURI”, che prende il nome dall’attività di follare i tessuti cioè presare i tessuti dopo un bagno speciale, che veniva svolta nel mulino ed è l’unico che venne utilizzato per la realizzazione di tessuti, attivo ancora nell’Ottocento.

Una parte di esso è adibito a garage e la restante parte completamente inutilizzata
Il mulino “RASU”, si trova vicino la Chiesa Madre del paese ed stato l’ultimo a cessare l’attività di macinatura del grano, negli anni 1960.
Tra i mulini più antichi, da recupere:
Il FAMUNIA SUTTANU è il più grande tra quelli posti lungo il torrente Gulfone. Di esso si ha notizia già in un documento del 1196.

È conosciuto anche come mulinu a cruci, per la presenza su un muro interno di un bassorilievo raffigurante una croce con la scritta “Alberum (INRI) Salutiferum”.
Si trova completamente sommerso da una folta vegetazione.

Un altro mulino storico è il FAMUNIA SUPRANU anch’esso citato in documenti del XII secolo, tra tutti è l’unico mulino di Scillato a presentare adiacente l’abitazione del mugnaio.
Inoltre a Scillato all’interno di un piccolo museo ed assistere all’antica lavorazione della ZABBARA, i filamenti di agave con cui si realizzavano anticamente cordami per uso agricolo.

Pronti per un’esperienza fantastica, tra i corsi d’acqua Agnello e Gulfone, e mulini di Scillato?

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Noi ve la mostriamo in questo #reel di 30 secondi, ma voi spendete del tempo in più e godetevi la visita a questo piccolo gioiello di Castelvetrano (TP)

Si tratta della Chiesa di San Domenico, conosciuta dai più anche con l'appellativo di "Cappella Sistina di Sicilia" e importante nella storia dell'arte siciliana poiché anticipò in età tardo-manierista quello che poi esplose come Barocco Siciliano

La chiamano la piccola "Sistina" della Sicilia: al suo interno custodisce dipinti meravigliosi.

Si trova sul versante del trapanese ed è stata accostata alla meraviglia di Michelangelo per la ricchezza di affreschi e tracce d’arte che custodisce al suo interno.

La chiesa di San Domenico si trova nella piazza Regina Margherita di Castelvetrano e costituisce un unico edificio con l’adiacente convento dei predicatori.

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La sua storia riporta come data di edificazione quella del 1470, desunta da una primitiva iscrizione non più esistente documentata sulla porta d'ingresso.

Il 20 aprile del 1487 papa Innocenzo VIII concesse a Nino III Tagliavia il permesso di edificare un convento domenicano adiacente alla Cappella di Santa Maria di Gesù, primitivo insediamento francescano ancor prima dell'avvento dei domenicani.

Nel luglio del 1489 il luogo ottenne il titolo e il diritto di convento formale della congregazione osservante facente capo al convento di Santa Cita di Palermo e, nel 1550, rientrò a far parte della giurisdizione della provincia domenicana.

La chiesa tardo-gotica sorse, invece, come mausoleo della famiglia Aragona - Tagliavia; la cappella, del quale il casato deteneva il patrocinio, era utilizzata per le cerimonie private.

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L’albero genealogico

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Successivamente, all'esterno dell'edificio, si stratificarono altre cappelle, volute da Giovanni Vincenzo Tagliavia e da altri componenti della famiglia nonché da privati, accorpandosi attorno al nucleo iniziale, fiancheggiando la navata centrale.

Praticamente ciascun rappresentante della famiglia aggiungeva un pezzo di edificio, a testimonianza del contributo personale.

In particolare fu l’intervento di Carlo d'Aragona Tagliavia, primo principe di Castelvetrano per regia investitura, marchese di Terranova, barone di Avola, Magnus Siculus, presidente del Regno sotto Filippo I di Sicilia (dal 1566 al 1571 e dal 1571 al 1582), viceré di Sicilia (dal 1556 al 1568 e dal 1571 al 1577), il mecenate e patrocinatore della cappella e del cappellone.

A lui si deve la decorazione del presbiterio, della Cappella del Coro, del Mausoleo di famiglia e dell'innalzamento della navata centrale.

Gli stucchi che hanno reso famoso l’edificio sacro rappresentano, maestosamente, l'Albero di Jesse ovvero l'albero genealogico che partendo da Jesse, padre di re Davide, schematizza la discendenza che porta alla Beata Vergine Maria, rappresentata al sommo dell'albero, coronata da angeli, con il bambino sul ginocchio sinistro.

Una ricchezza di personaggi e di dettagli artistici, opera del pittore Antonino Ferraro da Giuliana, che è difficile da raccontare poiché è un’esperienza sensoriale da vivere in prima persona.

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