♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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I giardini pubblici di Taormina costituiscono uno dei luoghi più panoramici della cittadina.

La villa è un vero polmone verde, popolato da una rigogliosa vegetazione costituita da palmizi, piante grasse e una vasta quantità di fiori che in estate rendono questo luogo un incanto per gli occhi.

La Villa Comunale era originariamente il parco dell'abitazione di Lady Florence Trevelyan, una nobildonna scozzese,cugina della regina Vittoria,
che abbandonò il proprio paese dopo aver avuto una relazione con l'erede al trono d'Inghilterra Edoardo VII.

Arrivata a Taormina nel 1884 e sposò il sindaco di quel tempo, Prof. Salvatore Cacciola. Il parco per desiderio di lady Florence fu realizzato come un tipico giardino all'inglese in cui furono collocate molte specie di piante rare.

Il giardino passò al comune di Taormina nel 1922 e al suo interno, grazie all'estro di Lady Trevelyan, si possono ancora ammirare delle particolari costruzioni chiamate 'victorian follies'.

Ospitando nella sua villa molti personaggi illustri dell'epoca contribuì a lanciare il nome e le bellezze di Taormina.

Lady Florence Trevelyan morì nel 1907, e l'ultima delle sue eccentricità fu quella di farsi seppellire sul monte Venere, alle spalle di Taormina, in località 'a francisa' così demoninta perchè tutti gli stranieri in quel tempo erano chiamati i 'francisi'. 

I giardini sono una valida alternativa all'affollamento delle vie centrali. I loro sentieri sono immersi tra magnolie, ibischi e cespugli di bouganville perfettamente curate.

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Era il 19 luglio del 1992 quando all’altezza del civico 21 di via D’Amelio a Palermo, esplose la Fiat imbottita di tritolo che uccise il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli ed Eddie Walter Cosina

Sono passati 29 anni da quel maledetto 19 luglio 1992, e ancora manca un pezzo importante di verità. Non si trova l’agenda rossa di Borsellino, trafugata di sicuro da un uomo infedele delle istituzioni in quell’inferno di auto in fiamme e corpi dilaniati.

Subito dopo iniziò il depistaggio, anche questo ad opera di uomini infedeli delle istituzioni, un depistaggio che ha protetto, e continua a proteggere, i veri colpevoli della strage e i mandanti.

“La verità è dentro lo Stato”, urla Salvatore Borsellino, il fratello del giudice Paolo, che in questi anni non ha mai smesso di battersi per la ricerca della verità ben custodita da chi sa e non parla.

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✍🏻Post del 19/07/2020
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Ragusa ha due anime, in alto troviamo Ragusa Superiore,in basso Ragusa Ibla, in parte accucciata a valle, in parte distesa sulla collina, potrebbe essere definita con un ossimoro: una moderna città barocca.

Il poderoso barocco è il tratto unificante delle due anime nate in seguito al terremoto del 1693. Dopo il sisma i nuovi ceti agricoli ricostruirono la città sulla collina del Patro rifacendosi ai nuovi canoni dell’urbanistica barocca; la nobiltà feudale, invece, ripartì da Piazza Duomo ridando vigore a Ibla, il quartiere più antico della città.

Le due Ragusa sono unite da una lunga scalinata che ripida scende verso Ibla. Gradino dopo gradino si incontrano semplici case barocche, palazzi riccamente decorati e chiese le cui cupole svettano oltre i tetti.

Ragusa «indossa il barocco col ritegno d’una dama antica» e l’Unesco ne ha certificato la bellezza inserendola tra i Patrimoni dell’Umanità.

Il centro storico è punteggiato di magnifici monumenti, tra i più importanti l’antico portale di San Giorgio, l’affascinante chiesa di San Giuseppe, i palazzi Cosentini e La Rocca, la piazza e il Duomo di San Giorgio, in più la città è immersa nel verde del paesaggio ibleo: alberi di carrubo, uliveti e masserie sono tenute insieme da una fitta trama di muri a secco, pietra dopo pietra questi antichi muri ci accompagnano fino al mare, fino a Marina di Ragusa.

Marina di Ragusa è il luogo di villeggiatura preferito dai ragusani e da molti turisti. La borgata insignita della Bandiera Blu, di giorno è meta di chi ama le spiagge e il mare, di notte il luogo perfetto per chi vuole vivere un’intensa movida tra lidi e locali sulla spiaggia.

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Scopello

Scopello sorge sulla costa occidentale della Sicilia ed è una frazione del comune di Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani. Conta appena più di un centinaio di abitanti, ma in estate il delizioso borgo si popola di turisti.

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Scopello, dal greco Scopelos, (letteralmente scogli), deve il suo nome alla presenza dei due bellissimi faraglioni che emergono fieri dalle acque cristalline della baia. La storia di questo borgo è molto antica. 

I primi reperti che attestano la presenza dell’uomo in queste terre sono stati rinvenuti nella grotta dell’Uzzo, all’interno della Riserva dello Zingaro.

Gli scavi effettuati negli anni 70 hanno riportato alla luce una delle necropoli mesolitiche più interessanti di tutto il territorio italiano. I primi abitanti, giunti fin qui dall’asia minore, furono gli Elimi, che fondarono anche Erice e Segesta e si stabilirono su queste coste. Dalle ricerche effettuate pare che il fiume di Guidaloca fosse il porto dell’antica città di Elima.

In tutta la zona attorno a Scopello sono stati ritrovati resti che testimoniano il passaggio di civiltà antichissime come le colonne ritrovate nella baia di Guidaloca, reperti risalenti al II sec a.C. (visibili nel percorso archeologico sommerso dei faraglioni) e l’antica Tonnara. Pare infatti che nel sito attuale della Tonnara sorgesse la mitologica città di Cetaria, così chiamata per l’abbondante presenza di tonni in queste acque. 

Il nome di Scopello compare per la prima volta in lingua Greca nel 1097. Alla dominazione greca seguì quella romana e successivamente quella normanna. Durante quest’ultima venne costruito il baglio. Nel XIII sec. L’imperatore Federico II di Svevia donò Scopello ai Lombardi e al Piemontese Oddone di Camerana. Dopo qualche decennio Scopello diventò feudo della città di Monte San Giuliano, oggi conosciuta come Erice.

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Alì Terme (ME)

Il Borgo di Alì, definito “una veranda pensile sullo Ionio” per la sua posizione panoramica.

Il primo insediamento fu Elis, fondato nel 638 a.C. dai greci provenienti dall’Elide.

Questo insediamento primordiale venne poi abbandonato preferendo il Monte Scuderi, troppo esposto però alle intemperie e al clima rigido e quindi a sua volta abbandonato per l’attuale centro abitato.

Sotto il regno di Re Ruggero, Alì insieme ad Itala vennero ceduti ai monaci basiliani. Ne è testimonianza la bellissima chiesa arabo-normanna dei SS. Pietro e Paolo.


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SFRONTATA BELLEZZA DI SICILIA

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La bellezza a volte fa paura. Quando senti che dietro essa ci sono storie incredibili, o non c'è nulla.
In Sicilia è così.

Questi templi svettavano bianchi. Posti più in alto delle mura di Agrigento, per essere ben visibili dal mare. Era la città che gli antichi consideravano la più bella del mondo, e tutti lo dovevano sapere.

Agrigento aveva sconfitto Cartagine a Hymera e ,con i soldati punici ridotti in schiavitù, aveva avuto uno sviluppo edilizio senza pari.

Era ricca perché lucrò cinica sulla guerra del Peloponneso vendendo armi e vettovagliamenti - a prezzi maggiorati - agli Ateniesi e ai Siracusani stessi durante l'assedio.

Era sfrontata, perche pur combattendo i mercenari Cartaginesi non cessò contemporaneamente di commerciare con i suoi mercanti che non potevano rinunciare all'olio e al vino pregiatissimi per le aristocrazie della città di Didone.

Era la più superba, tanto che di lei Empedocle stesso scrisse: " I miei concittadini costruiscono palazzi come se dovessero vivere mille anni. E si godono ogni piacere come se dovessero vivere un giorno solo."

Agrigento, Akragas, fa l'ultima città greca ad essere fondata da Cretesi e Rodiesi insieme che si unirono a donne Sicule.

Città mezzosangue come tutto quel mondo nuovo che nasceva in Sicilia.
Con essa nel 580 la colonizzazione dei Greci ad occidente era conclusa.

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ACITRIZZA RIGINA

Di lu mari, Acitrizza, si’ rigina,
l’azzolu so’ di tia non s’alluntana,
t’ama e ti vasa di sira e matina
e si preja di quantu si’ baggiana.

’Sta maravigghia Diu la sappi fari,
l’Unniputenti ti desi biddizza
e pi signali a l’omu vosi dari
di lu Criatu la megghiu fattizza.

Di lu Joniu tu si’ la perna fina,
la gioia a cu’ ti visita ci acchiana
e quannu si ni va resta la spina
e lu so’ cori chiù non si risana.

Di tia n’arresta troppu ’nnamuratu,
ca non c’è bedda com’è ca si’ tu,
e cu’ ’na vota veni a lu to’ latu
di lu so’ cori non ti sciogghi chiù!

Di lu Joniu tu si’ la so’ sirena,
si’ amica di lu suli e di la luna,
li figghi to’ ti fannu la nuvena,
di lu mari, Acitrizza, si’ patruna.

Cu’ non ti vidi chiù ni prova pena
e lu pinzeru so’ non t’abbannuna,
li faragghiuni to’ fannu di scena,
di Acitrizza Diu ni fici una.

📝G.R.
Poeta Dialettale

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ARANCINU

Pi tia arancinu la genti su pazzi,
piaci e di tutti veni circatu,
ogn’annu 'na sagra c’è a Ficarazzi,
la fama e lu successu è assicuratu.

A la genti vo piaci lu to’gustu,
e 'nta l’ogghiu veni beddu frittu,
di tia manciari è lu mumentu giustu,
chinu di carni tuma e sugu strittu.

Arancinu si bonu di manciari,
a cu t’assaggia s’arrallegra ‘u cori,
‘na lu munnu si cosa di vantari,
e ti vantu cu li versi e palori.

Arancinu ti manciu 'i tuttu puntu,
e di prima fami ti cercu o spissu,
na la me' tavula si misu in cuntu,
di sapuri non c'è d'iddu lu stissu.

Lu gran meritu scrittu veni datu
na la Sicilia è chiara la so’ fama,
lu so’ bonu gustu e di mia vantatu
a cu ti mancia lu disiu lu chiama.

📝G.R. poeta dialettale

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