Riserva Naturale del Plemmirio, è situata a sud dell’isola di Ortigia e offre diverse spiaggette e bellissime scogliere. La riserva si trova lungo la costa orientale della Sicilia ad appena 10 km da Siracusa. Le sue acque, che vanno dal verde smeraldo al turchese dei punti più profondi, ospitano una ricca e suggestiva biodiversità marina tra affascinanti grotte ideali per chi ama praticare immersioni subacquee. Tra le più belle troviamo le grotte Plemmirio e di Capo Meli, oltre a cavità marine e formazioni rocciose, come gli Archi e la Lingua del Gigante.
Tra le insenature vi sono diverse calette e piccole spiagge. La Fanusa è una spiaggetta incontaminata di sabbia dorata, subito dopo la quale si incontra la Costa Bianca, una zona rocciosa dal mare cristallino.
Tra le insenature vi sono diverse calette e piccole spiagge. La Fanusa è una spiaggetta incontaminata di sabbia dorata, subito dopo la quale si incontra la Costa Bianca, una zona rocciosa dal mare cristallino.
CACIO CAVALLO RAGUSANO (in siciliano Cosacavaddu) è un formaggio italiano DOP (Denominazione d'Origine Protetta).
>Il nome pare derivi dall'antica abitudine di appendere le forme a cavallo di un bastone posto in orizzontale. Viene prodotto solamente nella provincia di Ragusa, con latte di mucche della razza modicana.
>Il Ragusano è un formaggio semiduro a pasta filata prodotto esclusivamente con latte di vacca.
>La forma è ovale o tronco-conica con testina o senza. Il peso di ogni forma è compreso tra 1 kg e 2,500 kg. La crosta è sottile, liscia, di marcato colore paglierino.
>Il sapore è aromatico, piacevole, fusibile in bocca, normalmente delicato e tendenzialmente dolce quando il formaggio è giovane, fino a divenire piccante a maturazione avanzata.
>Il nome pare derivi dall'antica abitudine di appendere le forme a cavallo di un bastone posto in orizzontale. Viene prodotto solamente nella provincia di Ragusa, con latte di mucche della razza modicana.
>Il Ragusano è un formaggio semiduro a pasta filata prodotto esclusivamente con latte di vacca.
>La forma è ovale o tronco-conica con testina o senza. Il peso di ogni forma è compreso tra 1 kg e 2,500 kg. La crosta è sottile, liscia, di marcato colore paglierino.
>Il sapore è aromatico, piacevole, fusibile in bocca, normalmente delicato e tendenzialmente dolce quando il formaggio è giovane, fino a divenire piccante a maturazione avanzata.
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Il carrubo caratterizza da sempre i paesaggi siciliani. È un albero antico e molto apprezzato, che regala frutti ricchi di proprietà, dai quali peraltro si ricava un’ottima farina. Secondo alcuni, a introdurre il carrubo in Sicilia sarebbero stati i Greci e a diffonderlo sarebbero stati gli Arabi. Per altri, invece, sarebbero state le popolazioni fenicie a portarlo: queste, infatti, provenivano dal Libano e si ritiene che la pianta abbia avuto origine proprio qui.
Nel corso del XVIII la pianta ha trovato il suo ambiente ideale, soprattutto nei territori di Modica, Ragusa, Scicli, Comiso, Noto e Avola. A lungo è stata una fondamentale risorsa economica per le popolazioni del Ragusano. Il frutto, chiamato carato, veniva usato come unità di misura dagli orafi.
Oggi la coltivazione viene spesso sostituita con quella del bagolato che, sebbene molto simile, non è la stessa cosa.
@newseinfo
Nel corso del XVIII la pianta ha trovato il suo ambiente ideale, soprattutto nei territori di Modica, Ragusa, Scicli, Comiso, Noto e Avola. A lungo è stata una fondamentale risorsa economica per le popolazioni del Ragusano. Il frutto, chiamato carato, veniva usato come unità di misura dagli orafi.
Oggi la coltivazione viene spesso sostituita con quella del bagolato che, sebbene molto simile, non è la stessa cosa.
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La Sicilia è l’isola più grande del Mediterraneo grazie alla sua superficie di 25 832,39 km quadrati. Per altro è anche la regione più estesa d'Italia.
Due dei tre vulcani attivi d’Italia si trovano in Sicilia: Stromboli e l’Etna. L’Etna è il vulcano attivo più alto d’Europa e circa il 25% della popolazione siciliana vive sulle sue pendici.
La bandiera siciliana fu innalzata per la prima volta nel 1282 ed è, ad oggi, la quarta bandiera più longeva del mondo: al centro è presente la figura mitologica della trinacria, mentre i colori (il rosso e il giallo) rappresentano l'unione tra Palermo e Corleone che insieme ad altri siciliani si unirono nella Rivoluzione del Vespro per scacciare gli angioini.
@newseinfo
Due dei tre vulcani attivi d’Italia si trovano in Sicilia: Stromboli e l’Etna. L’Etna è il vulcano attivo più alto d’Europa e circa il 25% della popolazione siciliana vive sulle sue pendici.
La bandiera siciliana fu innalzata per la prima volta nel 1282 ed è, ad oggi, la quarta bandiera più longeva del mondo: al centro è presente la figura mitologica della trinacria, mentre i colori (il rosso e il giallo) rappresentano l'unione tra Palermo e Corleone che insieme ad altri siciliani si unirono nella Rivoluzione del Vespro per scacciare gli angioini.
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>L'arcipelago Eoliano è formato da 7 isole (Alicudi, Filicudi, Lipari, Panarea, Salina, Stromboli e Vulcano) disposte su un arco di 90km di mare lungo la costa nord orientale della Sicilia.
>Le Eolie sono tutte di origine vulcanica ed anche oggi lo testimoniano le sorgenti di acqua calda sottomarine ed i fanghi termali di grande affetto terapeutico.
>Le più antiche sono Alicudi e Filicudi, che hanno circa un milione di anni, le più giovani sono quelle attive: Vulcano e Stromboli con circa centomila anni.
>Le Isole Eolie, rappresentano l'antica Eolia, la mitica dimora di Eolo il dio dei venti, di Efesto il dio del fuoco e dei mitici Ciclopi. @newseinfo
>Le Eolie sono tutte di origine vulcanica ed anche oggi lo testimoniano le sorgenti di acqua calda sottomarine ed i fanghi termali di grande affetto terapeutico.
>Le più antiche sono Alicudi e Filicudi, che hanno circa un milione di anni, le più giovani sono quelle attive: Vulcano e Stromboli con circa centomila anni.
>Le Isole Eolie, rappresentano l'antica Eolia, la mitica dimora di Eolo il dio dei venti, di Efesto il dio del fuoco e dei mitici Ciclopi. @newseinfo
Le Gole dell'Alcantara (Me), Parco Botanico e Geologico, devono il loro nome al Fiume Alcantara che solca la Sicilia orientale. Le gole raggiungono un'altezza di 25 metri, sono una formazione di basalto vulcanico, eroso dal fiume che ha scolpito un canale di oltre 6 km di lunghezza per 5 di larghezza.
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A Selinunte (Trapani) si trova il parco archeologico più grande d’Europa. Proprio qui, un tempo, aveva sede un’antica città greca, che adesso rientra nel territorio del comune di Castelvetrano. A rendere Selinunte unica nel suo genere, è anzitutto la posizione: siamo a circa 30 metri sul livello del mare, con le acque azzurre che lambiscono il litorale a ridosso del parco archeologico. @newseinfo
L'Opera dei Pupi è la rappresentazione del teatro di figura, tipica della Sicilia. particolare tipo di teatro delle marionette che si affermò stabilmente nell’Italia meridionale e soprattutto in Sicilia tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. I pupi siciliani si distinguono dalle altre marionette essenzialmente per la loro peculiare meccanica di manovra e per il repertorio, costituito quasi per intero da narrazioni cavalleresche derivate in gran parte da romanzi e poemi del ciclo carolingio
Quando e perché sono nati i Pupi siciliani
La storia dei pupi siciliani inizia più di 100 anni fa, ovvero, tra la fine dell’ ‘800 e l’inizio del ‘900 e rappresentano la rivolta della classe sociale dei poveri. L’opera dei Pupi è un teatro tipico siciliano e i pupari sono coloro che animano i pupi, che raccontano la storia e che fanno, anche, da veri e propri registi. Oggi, quella del puparo è una figura che si è quasi estinta per svariate ragioni: l’avvento della televisione, del cinema, dei teatri con attori e, infine, perché è stata considerata una forma di spettacolo rivolto ad un pubblico ignorante.
Pupi siciliani: come funzionano
I pupi siciliani
I Pupi siciliani altro non sono che delle “semplici” marionette! Quanto appena detto è vero, ma non del tutto. I Pupi siciliani sono delle marionette, ma non delle semplici marionette!
In Sicilia quella dei Pupi siciliani oltre ad essere arte, cultura e spettacolo è anche tecnica e storia. I Pupi siciliani si distinguono dalle semplici marionette proprio per le loro caratteristiche tecniche. A differenza di altre marionette, i Pupi siciliani si caratterizzano per avere dei movimenti rapidi e naturali.
Tutto ciò dipende dalla tecnica utilizzata per la loro costruzione. Le marionette sono animate grazie ad un asta metallica collegata alla testa della marionetta e ad uno snodo che consente di muovere braccia e gambe utilizzando più fili. In Sicilia, per l’animazione dei pupi non si utilizzano molti fili, bensì le articolazioni vengono mosse grazie ad un’altra asta metallica. Questo piccolo accorgimento, rappresentò una grande modernizzazione delle esibizioni perché i movimenti dei pupi divennero molto veloci e realistici.
La storia dei pupi siciliani inizia più di 100 anni fa, ovvero, tra la fine dell’ ‘800 e l’inizio del ‘900 e rappresentano la rivolta della classe sociale dei poveri. L’opera dei Pupi è un teatro tipico siciliano e i pupari sono coloro che animano i pupi, che raccontano la storia e che fanno, anche, da veri e propri registi. Oggi, quella del puparo è una figura che si è quasi estinta per svariate ragioni: l’avvento della televisione, del cinema, dei teatri con attori e, infine, perché è stata considerata una forma di spettacolo rivolto ad un pubblico ignorante.
Pupi siciliani: come funzionano
I pupi siciliani
I Pupi siciliani altro non sono che delle “semplici” marionette! Quanto appena detto è vero, ma non del tutto. I Pupi siciliani sono delle marionette, ma non delle semplici marionette!
In Sicilia quella dei Pupi siciliani oltre ad essere arte, cultura e spettacolo è anche tecnica e storia. I Pupi siciliani si distinguono dalle semplici marionette proprio per le loro caratteristiche tecniche. A differenza di altre marionette, i Pupi siciliani si caratterizzano per avere dei movimenti rapidi e naturali.
Tutto ciò dipende dalla tecnica utilizzata per la loro costruzione. Le marionette sono animate grazie ad un asta metallica collegata alla testa della marionetta e ad uno snodo che consente di muovere braccia e gambe utilizzando più fili. In Sicilia, per l’animazione dei pupi non si utilizzano molti fili, bensì le articolazioni vengono mosse grazie ad un’altra asta metallica. Questo piccolo accorgimento, rappresentò una grande modernizzazione delle esibizioni perché i movimenti dei pupi divennero molto veloci e realistici.
Pupi siciliani: cosa narrano
I Pupi siciliani si esibiscono, solitamente, in combattimenti, narrano storie cavalleresche dei più importanti romanzi. I personaggi interpretati più spesso sono i protagonisti de l’Orlando Furioso: Carlo Magno, Orlando, Rinaldo, Angelica e Gano di Maganza.
Assistere ad un opera dei pupi è una vera era una vera e propria esperienza folcloristica; quando sul palco avvenivano i combattimenti il pubblico partecipava allo spettacolo tifando per uno o per l’altro combattente, infatti, il pubblico si sente coinvolto in prima persona nella storia.
Questo rende piacevoli spettacoli che, spesso, durano ore e che, diversamente, potrebbero risultare noiosi. L’opera dei pupi in Sicilia è una forma di cultura perché in ogni rappresentazione si narra di valori univoci: la fede, la giustizia, l’onore ecc.
I Pupi siciliani si esibiscono, solitamente, in combattimenti, narrano storie cavalleresche dei più importanti romanzi. I personaggi interpretati più spesso sono i protagonisti de l’Orlando Furioso: Carlo Magno, Orlando, Rinaldo, Angelica e Gano di Maganza.
Assistere ad un opera dei pupi è una vera era una vera e propria esperienza folcloristica; quando sul palco avvenivano i combattimenti il pubblico partecipava allo spettacolo tifando per uno o per l’altro combattente, infatti, il pubblico si sente coinvolto in prima persona nella storia.
Questo rende piacevoli spettacoli che, spesso, durano ore e che, diversamente, potrebbero risultare noiosi. L’opera dei pupi in Sicilia è una forma di cultura perché in ogni rappresentazione si narra di valori univoci: la fede, la giustizia, l’onore ecc.
Pupi siciliani: la tradizione in Sicilia
Palermo e Catania sono le due città siciliane che portano con se la tradizione folcloristica dell’arte dei pupi. Pur appartenendo alla medesima regione e medesima cultura, si differenziano per quel che riguarda l’arte dei Pupi siciliani. In particolare:
A Palermo sono più piccolini, a Catania raggiungono anche un metro e mezzo;
A Palermo hanno le ginocchia articolate e riescono ad estrarre ed introdurre la spada nel fodero, a Catania hanno le gambe rigide.
I pupi siciliani oggi: dove trovarli
Pur essendo ancora presente in molte città siciliane l’arte dei pupi e dei pupari, occorre farvi necessariamente visita se vi trovate a Palermo o a Catania, le culle dei pupi.
Museo internazionale della marionetta di Palermo, qui sarà possibile ammirare non solo pupi e marionette ma, anche, ombre sceniche e marionette orientali e… napoletane.
Molti sono i musei e teatri dei Pupi a Catania. Scopri cosa vedere a Catania, visita questa bellissima città e seguendo i consigli dei Catanesi, che troverai in giro per la città, scopri musei, teatri e, addirittura, qualche puparo ancora in attività, ma per visitare la città e le zone limitrofe ti servirà un mezzo, quindi prenota online un noleggio auto a Catania. Infine, potrai acquistare souvenir “fuori dal comune”: un pupo, più o meno piccolo, da portare a casa, sta a te scegliere il personaggio che più ti affascina!
Palermo e Catania sono le due città siciliane che portano con se la tradizione folcloristica dell’arte dei pupi. Pur appartenendo alla medesima regione e medesima cultura, si differenziano per quel che riguarda l’arte dei Pupi siciliani. In particolare:
A Palermo sono più piccolini, a Catania raggiungono anche un metro e mezzo;
A Palermo hanno le ginocchia articolate e riescono ad estrarre ed introdurre la spada nel fodero, a Catania hanno le gambe rigide.
I pupi siciliani oggi: dove trovarli
Pur essendo ancora presente in molte città siciliane l’arte dei pupi e dei pupari, occorre farvi necessariamente visita se vi trovate a Palermo o a Catania, le culle dei pupi.
Museo internazionale della marionetta di Palermo, qui sarà possibile ammirare non solo pupi e marionette ma, anche, ombre sceniche e marionette orientali e… napoletane.
Molti sono i musei e teatri dei Pupi a Catania. Scopri cosa vedere a Catania, visita questa bellissima città e seguendo i consigli dei Catanesi, che troverai in giro per la città, scopri musei, teatri e, addirittura, qualche puparo ancora in attività, ma per visitare la città e le zone limitrofe ti servirà un mezzo, quindi prenota online un noleggio auto a Catania. Infine, potrai acquistare souvenir “fuori dal comune”: un pupo, più o meno piccolo, da portare a casa, sta a te scegliere il personaggio che più ti affascina!
Cucina messinese
La cucina messinese è una delle più antiche in Sicilia e risente soprattutto dell'influenza greca, pur rappresentando un filone assolutamente originale. Si basa in particolare sul pesce ed i frutti di mare, sui dolci a base di mandorla, canditi e ricotta, oltre che sull'arte della gelateria, particolarmente apprezzata per le granite. Rispetto ad altre tradizioni culinarie siciliane, presenta influenze arabe di gran lunga minori, il che rende meno zuccherati o melensi i dolci messinesi rispetto a quelli preparati in altre parti dell'isola. In generale, la pasticceria messinese rifugge le creme troppo appesantite e l'eccesso di zucchero, prediligendo inoltre l'utilizzo del burro rispetto a quello dello strutto[1]. Per quanto riguarda la rosticceria, tra le specialità del cibo da "strada" va segnalato che gli arancinimessinesi presentano una forma conica appuntita come nel resto della Sicilia orientale, ma un ripieno a base di ragù di carne con piselli, formaggio tenero e prosciutto o mortadella, avvolto da un involucro di riso normalmente preparato con il solo zafferano, ma talvolta anche con zafferano e sugo di pomodoro insieme. Il ricettario completo della tradizione gastronomica messinese si trova nel volume di Antonino Sarica "Del cucinare in riva allo Stretto.73 ricette messinesi", pubblicato nel 2003 dalla Società Messinese di Storia Patria, ristampato nel 2019.Lo stesso autore ha pubblicato "Lo stokkfisk venuto dal gelo.Sulla cultura del pescestocco a Messina" (Edas, 2010-17) e il recente "Feste e sapori nell'incanto di Morgana".
La zona della città di Messina condivide molti piatti con la sponda calabrese dello Stretto, mentre la cucina della provincia fa maggiore utilizzo di carni e formaggi. Il rapporto con la cucina greca emerge anche dall'importanza dell'olio extravergine d'oliva, molto più utilizzato rispetto al resto della Sicilia, anche per cucinare le fritture. Nella zona dei Nebrodi, più legata alla pastorizia, sono presenti ben tre presìdi Slowfood, oltre al celebre Salame Sant'Angelo di Brolo: l'olio di Minuta, il Suino nero dei Nebrodi e la Provola dei Nebrodi
La cucina messinese è una delle più antiche in Sicilia e risente soprattutto dell'influenza greca, pur rappresentando un filone assolutamente originale. Si basa in particolare sul pesce ed i frutti di mare, sui dolci a base di mandorla, canditi e ricotta, oltre che sull'arte della gelateria, particolarmente apprezzata per le granite. Rispetto ad altre tradizioni culinarie siciliane, presenta influenze arabe di gran lunga minori, il che rende meno zuccherati o melensi i dolci messinesi rispetto a quelli preparati in altre parti dell'isola. In generale, la pasticceria messinese rifugge le creme troppo appesantite e l'eccesso di zucchero, prediligendo inoltre l'utilizzo del burro rispetto a quello dello strutto[1]. Per quanto riguarda la rosticceria, tra le specialità del cibo da "strada" va segnalato che gli arancinimessinesi presentano una forma conica appuntita come nel resto della Sicilia orientale, ma un ripieno a base di ragù di carne con piselli, formaggio tenero e prosciutto o mortadella, avvolto da un involucro di riso normalmente preparato con il solo zafferano, ma talvolta anche con zafferano e sugo di pomodoro insieme. Il ricettario completo della tradizione gastronomica messinese si trova nel volume di Antonino Sarica "Del cucinare in riva allo Stretto.73 ricette messinesi", pubblicato nel 2003 dalla Società Messinese di Storia Patria, ristampato nel 2019.Lo stesso autore ha pubblicato "Lo stokkfisk venuto dal gelo.Sulla cultura del pescestocco a Messina" (Edas, 2010-17) e il recente "Feste e sapori nell'incanto di Morgana".
La zona della città di Messina condivide molti piatti con la sponda calabrese dello Stretto, mentre la cucina della provincia fa maggiore utilizzo di carni e formaggi. Il rapporto con la cucina greca emerge anche dall'importanza dell'olio extravergine d'oliva, molto più utilizzato rispetto al resto della Sicilia, anche per cucinare le fritture. Nella zona dei Nebrodi, più legata alla pastorizia, sono presenti ben tre presìdi Slowfood, oltre al celebre Salame Sant'Angelo di Brolo: l'olio di Minuta, il Suino nero dei Nebrodi e la Provola dei Nebrodi