♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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Cunti quantu 'u du' di coppi
quannu 'a briscula è a mazzi

"conti meno di nulla"

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📚Proverbi Siciliani
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Il mondo si è del tutto rivoluzionato. Negli ultimi anni compie passi da gigante. Immaginate in un secolo quante cose sono cambiate! È il motivo per cui i nostri nonni non riescono ad avere grande dimestichezza con il computer. Ho anche la nuova generazione di ragazzi smanetta con grande facilità smartphone e tablet,facendo un tuffo nel passato, ti racconterò degli antichi mestieri, svelandoti tutte le curiosità della Sicilia che forse molti di voi non conoscevate.

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Storie di resistenza quotidiana di Giuseppe Romano,89 anni.Da 77 anni fa il lustrascarpe a Caltanissetta.

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🎥Enzo Piglionica ed Edoardo Pivi
Curiosità sulla Sicilia: antichi mestieri femminili

Innanzitutto distinguiamo tra antichi mestieri maschili e femminili. Vediamo qualche mestiere svolto dalle donne:

Lavannera: (Lavandaia): altro che lavatrice e asciugatrice! La lavandaia era un mestiere che svolgevano soprattutto le donne. Queste lavoravano nelle case di agricoltori, professionisti e commercianti. La lavandaia raggruppava i panni della famiglia da lavare, li portava in zone vicino ai corsi d’acqua e ai fiumi e sfregava in maniera energica la biancheria sul lavatoio.
Penso che fosse il mestiere più faticoso che una donna potesse sopportare.

Ricamatrici: questa figura svolgeva la tradizionale arte del ricamo. Le donne venivano istruite già dalla tenera età e realizzavano soprattutto corredi per matrimoni. Le ricamatrici più grandi insegnavano alle più piccole soprattutto nei mesi estivi sull’uscio dei pianterreni. Il lavoro che svolgevano le ricamatrici era principalmente l’uncinetto, un lavoro così complicato ma che purtroppo rendeva poco denaro ai tempi.

Conza ossa: (Aggiusta ossa): questa figura poteva essere sia femminile che maschile in realtà. Ella veniva chiamata nei casi di slogature e per tutti i problemi a livello osseo-muscolare. Interveniva facendo un massaggio per far “scrucchiari” (rilassare, sbloccare) le ossa, appunto. A volte assolvevano a oneri più seri, come fratture e lussazioni.

Pilucchera: (Pettinatrice): si occupava di pettinare la chioma delle donne, di creare acconciature, in particolare trecce e tuppo. Per non far annoiare le clienti, la pilucchera raccontava i fatti appresi in altre case, diventando così la pettegola di quartiere.

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Curiosità sulla Sicilia: antichi mestieri maschili

Adesso ecco una serie dei mestieri maschili più famosi dopo aver conosciuto il Lustrascarpe (dal video)

Maniscalcu: (Maniscalco): questa figura si occupava di battere il ferro di cavallo, per quei cavalli che venivano utilizzati come mezzo di trasporto. Oltre a conoscere alla perfezione l’arte del ferro battuto, spesso il maniscalco era anche un ottimo osservatore del comportamento equino. Egli riusciva a riconoscere se il cavallo aveva qualche problema di salute.

Carrittiri: (Carrettiere): colui che guidava il carretto o il carro. Questi infatti erano i mezzi di trasporto che si occupavano del trasporto merci. Il Carrettiere lavorava principalmente per conto di terzi.

Panararu:(Cestaio): si occupava di intrecciare verghe di olivo, castagno e vimini per realizzare ceste, panieri e simili. Queste ceste venivano utilizzate per trasportare frutta e gli attrezzi con cui venivano realizzate era pochi: un punteruolo, un falchetto e un coltello.
Questa figura per fortuna esiste ancora in qualche paese, per esempio a Cefalù. Mi ricordo sempre di un signore che in estate sta seduto su una sedia a svolgere il suo lavoro mentre la gente che passeggia per quel vicoletto lo ammira.

Puparu: (Chi muove i pupi): era l’artista-artigiano proprietario dei teatro dei pupi o colui che li muoveva durante lo spettacolo dell’Opra de’ Pupi.

Vanniaturi o abbanniàturi: (Strillatore): un tempo non esistevano telegiornali in tv o notizie in tempo reale sullo smartphone! Per questo motivo era fondamentale la figura del Vanniaturi, colui che con una tromba o un tamburo richiamava con le sue grida da ogni angolo della strada la gente per comunicare un’ordinanza, uno spettacolo o un evento. Dopo un rullo di tamburi di solito esordiva a gran voce “Sintiti….Sintiti…”.

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Il più divertente antico mestiere maschile è..

Ruffianu: (Intermediario di fatti amorosi): u ruffianu si occupava di fare da intermediario per favorire i rapporti amorosi. Egli era dotato di un abile dote accattivante, in grado di combinare fidanzamenti tra un uomo e una donna o addirittura matrimoni.

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Costruito in PIETRA LAVICA, il Castello di PATERNO' in provincia di CATANIA compie mille anni!

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Del Castello a Paternò ad oggi rimane solo la torre principale, chiamata dongione, di un complessa fortificazione costruita nel 1072 su iniziativa del Gran Conte Ruggero De Hauteville, uno dei due artefici dell’invasione normanna, allo scopo di difendere il territorio e la loro dimora. Esso si configura come il maggiore dongione dei tre esistenti nella Valle del Simeto, ed è collocato secondo i punti cardinali, caratteristica questa che donerebbe al castello anche una la valenza di osservatorio astronomico. Ipotesi questa che non stupirebbe affatto se si pensasse che la corte di questo come di altri manieri, specialmente durante l’impero di Federico II di Svevia, pullulava di matematici e scienziati. Grazie alla sua valenza, oggi la torre è diventata il simbolo della Città di Paternò.
La storia

Tramite il monaco benedettino Goffredo Malaterra, sono a noi pervenuti dei documenti storici che affermano l’edificazione del castello a Paternò, intorno alla seconda metà dell’XI secolo d.C., di un castrum secondo la volontà del Gran Conte Ruggero De Hauteville, il medesimo che promosse la nascita dei castelli di Adrano, Motta, Troina e Nicosia, tutti con scopi difensivi. Secondo questi scritti, il castello di Paternò sarebbe stato edificato su alcuni resti di una costruzione araba di proprietà dell’emirato musulmano dell’epoca.

Il castello normanno di Paternò svolse anche funzioni amministrative e residenziali. Fra i personaggi che vi dimorarono, il più noto è Federico II di Svevia, che vi abitò dal 1221 al 1223. Il castello fu poi residenza della regina Eleonora D’Aragona ed, in seguito, della regina Bianca di Navarra, la quale, nel 1405, da qui promulgò le Consuetudini della comunità di Paternò. Il castello a Paternò passò infine nelle mani della famiglia Moncada, che resse la città per quattro secoli e che lo destinò, in alcuni periodi, alle funzioni di pubbliche carceri.

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L’OMU SENZA LA DONNA

L’omu havi la varva e si senti 'mpurtanti,
l’omu senza la donna nun é nenti,
é comu na cosa inutili e vacanti
cumu nu rasteddu ca nun havi denti.

La donna duna all’omu la 'mpurtanza
ci dà lu fruttu di la sò simenza
ci duna gioia, ci duna pristanza
e l’arricchisci di la sò prisenza.

L’omu senza la donna é na lampadina:
ci manca la currenti e nun adduma,
comu lu ciumi quannu fa la china
sdirrubba voschi e inchi li vadduna.

L’omu senza la donna é 'n carrittieri
ma cci manca lu cavaddu pi 'mpajari,
picchissu l’omu cerca la mugghieri
pi la famigghia e lu carrettu tirari.

L’omu senza la donna é 'n maidduni,
é na maidda ca nun 'mpasta pani,
é nu marruggiu senza lu zappuni,
un campanaru senza li campani.

L’omu senza la donna é 'n canniliri:
ci manca lu micciu e nun si pó addumari;
ora, cari amici, vi lu vogghiu diri:
l’omu senza la donna nun pó campari.

di Pino Vizzini

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📚Poesia Siciliana
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