♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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I pasticcini alle mandorle sono certamente un vanto della pasticceria siciliana. Sono dei dolcetti davvero deliziosi e non è inusuale che molti siciliani che vivono al nord o all’estero ne facciano scorta quando tornano in Sicilia, prima di ripartire. Infatti, i pasticcini alle mandorle più buoni ed inimitabili vengono prodotti con maestria solo qui, sull’Isola. Questa è la ricetta che vi propongo io…

Ingredienti:

1 kg di mandorle di Sicilia già sgusciate
500 g zucchero
2 uova
2 bustine di vanillina
1 fialetta di aroma di limone
1 fialetta di aroma di mandorle
2 cucchiai di miele millefiore

Per decorare:

ciliegie candite
mandorle sgusciate
cioccolato bianco
confettura a piacere
nutella
zucchero a velo

Procedimento:

Fate bollire dell’acqua e versatevi dentro le mandorle per 2-3 minuti. Questa operazione vi permetterà di spellarle facilmente. Ponete poi le mandorle in un mixer insieme allo zucchero e tritatele finemente.
Trasferite il composto in una ciotola capace ed aggiungetevi le uova, la vanillina, gli aromi di limone e mandorla, la cannella ed il miele. Impastate tutto con le mani fino ad ottenere un composto omogeneo.
Mettete parte del composto in una tasca da pasticcere con beccuccio a stella molto largo e formate i pasticcini di forma tonda e allungata direttamente su una placca rivestita di carta forno. Mettetevi sopra mezza ciliegia candita o una mandorla. Con parte del composto formate invece delle palline, appiattitele e scavatele un po’ al centro; mettetele su carta forno e riempite l’incavo con confettura o nutella.

Infornate a 170° in forno preriscaldato per 25 – 30 minuti finché i pasticcini alle mandorle non saranno dorati.
Una volta sfornati, se volete, potete sciogliere il cioccolato bianco a bagnomaria per intingervi da un lato i dolcetti di forma allungata. Spolverizzate gli altri con zucchero a velo.

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In SICILIA c’è un monumento a forma di CUBO e precisamente a MILAZZO (ME).

Si tratta di una singolare costruzione CUBICA di circa 5 metri per lato. Si accede all'unico vano esistente per mezzo di un ingresso a sesto ribassato posto lungo la parete meridionale. L'ambiente interno risulta illuminato da due finestre quadrate poste lungo le pareti orientale e occidentale. Entrambe le aperture parrebbero risalire a non prima del XVI secolo.
La tecnica muraria si compone di pietrame locale unito da malta e presenta numerosi rifacimenti, che i recenti restauri hanno contribuito in parte a nascondere. Solo i cantonali si presentano rinforzati da conci squadrati di arenaria locale. Il vano interno è coperto da una cupola sorretta agli angoli da semplici pennacchi. Nell’angolo di nord-ovest è stato praticato un foro che consente, tramite scala in legno, laccesso al piccolo terrazzo. Ledificio è stato infatti rialzato al fine di coprire la cupola per mezzo di una sovrastante copertura piana e secondo lintento di trasformare la chiesa in una bassa torretta.

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Un fazzoletto di terra che sorge nella parte occidentale della SICILIA:

L'isola di MOZIA (Motya) è un'antica COLONIA FENICIA fondata nell'VIII sec. a.C., a pochi passi dalle coste, nel cuore della splendida LAGUNA delle SALINE di Marsala, in provincia di Trapani. Questa splendida zona fa parte della Riserva Naturale Orientata dello Stagnone, che occupa parte del litorale occidentale siciliano e comprende quattro splendide isole: Isola Grande, Schola, Santa Maria e naturalmente Mozia, conosciuta anche come isola di SAN PANTALEO.
Fu una stazione commerciale come la maggior parte delle colonie fenicie e fungeva da punto di attracco per le navi che solcavano il Mediterraneo.
Quando i Greci iniziarono a colonizzare la parte orientale della Sicilia i Fenici ripiegarono su quella occidentale e Motya divenne una cittadina di notevole importanza.
Coinvolta nel VI secolo a.C. negli scontri tra greci e cartaginesi per il dominio della Sicilia , viene cinta da mura affinché si potesse migliorare la sua difesa. Dionisio il Vecchio, tiranno di Siracusa, assediò e distrusse la città nel 397 a.C., costringendo i suoi abitanti a rifugiarsi sulla terraferma nella colonia di Lilibeo, ovvero l’attuale Marsala. Dopo la battaglia delle Isole Egadi nel 241 a.C. la Sicilia passò sotto il dominio romano (ad eccezione di Siracusa) e Mozia già allora doveva essere quasi del tutto abbandonata.

Fu Giuseppe Whitaker a riscoprire Motya, era questi un nobile inglese la cui famiglia si era stabilita in Sicilia, la sua casa è ancora oggi sull’isola ed è stata trasformata in un museo.
Il museo di Mozia, intitolato proprio a Giuseppe Whitaker, è situato nella palazzina che fu la sua residenza nell'isola. Esso accoglie i reperti della storica Collezione Whitaker e degli scavi effettuati dalle spedizioni della Soprintendenza della Sicilia Occidentale (poi Soprintendenza di Trapani), dell'Università di Roma La Sapienza, dell'Università di Leeds, dell'Università di Palermo, del C.N.R. e dell'Università di Bologna.

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Un LABIRINTO in cima al MONTE PELLEGRINO a Palermo.

Il labirinto di Monte Pellegrino è composto da 2260 pietre, è stato ideato da Stefano Baldi e realizzato con la collaborazione di Marina Modica.
A garantire l’accesso al labirinto vi sono due sentieri, uno a est, delimitato da pietre, e uno a sud. Quest’ultimo, inoltrandosi nel bosco, percorre per circa 200 metri un’antica strada di cui rimane soltanto la massicciata.
Le pietre utilizzate per costruire la struttura sono state raccolte tutte nel bosco circostante e disposte lungo una trincea ricavata sulla tracciatura.
Vicino al labirinto si trova una cassetta chiusa dove è possibile inserire dei foglietti con su scritte le proprie sensazioni percepite durante il cammino.

Se siete amanti della meditazione, cosa state aspettando a immergervi in questo luogo meraviglioso?

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A Pasqua non può mancare nelle vetrine dei nostri pasticcieri e sulle nostre tavole l’agnello, dolce della tradizione siciliana, simbolo sacrificale di redenzione e resurrezione.

E’ certo che, sia quello famoso di Favara, in provincia di Agrigento, realizzato con pasta di mandorle e pistacchi del posto, sia quello (pecorella come alcuni vogliono distinguere) di sola pasta di mandorle, diffuso in ogni parte della Sicilia, hanno origini che si perdono nel tempo, tutte di derivazione conventuale.

Sembra infatti che siano state le monache del Collegio di Maria del quartiere Batia a Favara ad inventarlo prima del 1898 anche se la prima ricetta scritta su l’agnello pasquale, appartenente a una ricca famiglia di Favara, porta la data del 1898.

Noi abbiamo realizzato la versione più diffusa in Sicilia, quella con la sola pasta di mandorle!

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Tu che mi parli di gioie false,
dimmi quali siano le vere;

quelle che costano più lacrime,
o quelle che lasciano più rimorsi?
e perché rimorsi?

Qual’è l’amor vero,
quello che muore, o quello che uccide?

e qual’è la donna più degna d’amore,
la più casta o la più seducente?

Giovanni Verga

In foto: Stefania Sandrelli in "Sedotta e abbandonata" di Pietro Germi (1964)

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