♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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Anche la SICILIA ha il suo CAMMINO: la MAGNA VIA FRANCIGENA.

Un’avventura da percorrere a piedi.

Il percorso connette due antiche città di porto: PALERMO e AGRIGENTO, attraverso un sistema di TRAZZERE (antichi sentieri sterrati) che unisce i villaggi dell'entroterra.
La MAGNA VIA FRANCIGENA, si trova lungo l’asse Agrigento-Palermo, solcata per millenni da pellegrini e viaggiatori in età bizantina, islamica e alto medievale. Lungo ben 160 chilometri che collega la Balarm araba alla rocca di Agrigentum, attraverso antiche vie storiche e paesaggi cangianti, incrociando la via di transumanza nel territorio di Castronovo di Sicilia.
Il percorso permette di avventurarsi alla scoperta della Sicilia interna e delle sue perle rurali.

Allacciate gli scarponcini da trekking...

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L'ETNA vista dal versante occidentale e il paese del pistacchio piu buono al Mondo alle sue pendici: Bronte ❤️

📷 Fabrizio Zuccarello
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NOTO, LA CAPITALE MONDIALE DEL BAROCCO ❤️

Noto è un comune siciliano di 24 162 abitanti del libero consorzio comunale di Siracusa. È il primo comune della regione per estensione territoriale.

Definita la "capitale del Barocco", nel 2002 il suo centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO, insieme con le altre città tardo barocche del Val di Noto.

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Gangi (Ganci in dialetto) è un comune italiano di 6 529 abitanti della città metropolitana di Palermo.
La cittadina fa parte del circuito dei borghi più belli d'Italia ed è stata proclamata "Borgo dei borghi 2014".

Nel territorio di Gangi i ritrovamenti più antichi risalgono alla età del bronzo antica, nell'epoca caratterizzata dalla cultura di Castelluccio, come testimoniato da necropoli costituite da tombe a grotticella rinvenute nel sito di Serra del Vento e nelle contrade Regiovanni e Zappaiello, a circa dieci chilometri dall'attuale centro abitato. A lungo fu identificata con la leggendaria città cretese di Engyon. Accreditati eruditi, studiosi di ieri e di oggi collocano Engio proprio dalle parti di Gangi (località di Gangivecchio o di Monte Alburchia). Alcune evidenze archeologiche appaiono confermare ciò. Un'accreditata storiografia, di lunga data, scrive della distruzione del paese avvenuta nel 1299 per opera di Federico III durante la guerra dei Vespri. Fu ricostruita su un monte vicino: il Marone. I primi documenti storiografici attestano l'esistenza di Gangi (allora ubicata nel sito originario di contrada Gangivecchio) nel XII secolo. Fu poi compresa nei possedimenti della contea di Geraci: nel 1195 Enrico VI di Svevia, che nell'anno precedente aveva sottomesso la Sicilia e ne era stato incoronato re, assegnò alla famiglia de Craon, nella persona della contessa Guerrera, le divise pertinenti alla contea, i cui confini furono definiti includendo il territorio di Gangi. Dal XIII secolo la contea di Geraci passò sotto la dominazione dei nobili Ventimiglia.
Dalla fine del XV secolo, Gangi, come il resto della Sicilia ormai parte dell'Impero spagnolo, fu soggetta all'Inquisizione. Qui fu torturato e giustiziato il priore dei benedettini di Gangivecchio.
A metà del XVI secolo i censimenti e i riveli indicano un numero di circa 4 000 abitanti, un migliaio di abitazioni e altrettanti nuclei familiari.

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In Sicilia esiste una chiesa di una bellezza unica.

Ecco dove si trova.

La Chiesa di San Giovanni degli Eremiti, costituisce uno dei più importanti edifici medievali di Palermo e della Sicilia intera.
L'edificio fu costruito in epoca normanna, tra il 1130 e il 1148, sotto il regno di Ruggero II.

La struttura sorge in un luogo che, anche a causa della presenza di una fonte sotterranea e di una grotta, ha mantenuto in epoche diverse un carattere sacro. Vi si sono succeduti un edificio pagano, un monastero gregoriano dedicato nel 581 a Sant'Ermete e un edificio islamico del X secolo.

La Chiesa faceva parte di un monastero, dedicato nel 1136 a San Giovanni Evangelista e a Sant'Ermete e affidato da Ruggero II ai Benedettini di Montevergine.

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Siracusa è un comune siciliano di 118 178 abitanti, capoluogo del libero consorzio comunale omonimo.

Siracusa detiene una storia millenaria: Primeggiò per potenza e ricchezza con Atene, la quale tentò invano di assoggettarla. A Siracusa nacque Archimede, che si pose a capo della sua difesa durante l'assedio dei Romani nel 212 a.C. Siracusa fu per secoli la città capitale della Sicilia, fino alla conquista da parte degli Arabi, avvenuta nell'878.

Trasformatasi in epoca spagnola in una fortezza, il centro storico, ovvero Ortigia, assunse l'odierno aspetto barocco con la ricostruzione intrapresa a seguito del terremoto del 1693.
Nel 1943, venne firmato a Siracusa, l'armistizio che sanciva la cessazione delle ostilità tra il Regno d'Italia e le forze alleate degli anglo-americani; passato alla storia come l'armistizio di Cassibile.

Nel 1953, nella città di Siracusa avvenne la miracolosa lacrimazione di un'effigie in gesso raffigurante il Cuore Immacolato di Maria, posta al capezzale dei coniugi Iannuso presso la loro umile abitazione in via degli Orti. E così venne eretta La basilica santuario Madonna delle Lacrime è una basilica minore e santuario mariano.

Data la sua importanza, nel 2005 la città è stata dichiarata patrimonio dell'umanità da parte dell'UNESCO.

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I protagonisti della ricetta di oggi sono i totani ripieni, cucinati a ghiotta alla siciliana, o meglio alla messinese. Dovete sapere che il 15 agosto per Messina è un giorno importante: è il giorno della Vara. E per la mia famiglia è il giorno dei totani ripieni a ghiotta. In realtà, la tradizione messinese vorrebbe che per festeggiare la Vara si preparino i galletti con il pomodoro. Mia madre però, che è di origine palermitana, li detesta cordialmente. E io anche. Così, da quando ho memoria, mia madre prepara i totani. Ho scelto di raccontarvi proprio oggi la ricetta dei totani ripieni a ghiotta e la tradizione della Vara (fuori stagione), perché per me sono due cose legate in modo inscindibile. Ho trovato i totani dal mio pescivendolo. E non posso non approfittare della ghiotta occasione (battuta facile, lo ammetto) per raccontarvi questa ricetta e la festa della Vara.

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II sugo alla ghiotta
Uno dei piatti simbolo della mia città, infatti, è il sugo a ghiotta alla messinese: un intingolo preparato con olio extravergine, cipolle, sedano, capperi, olive in salamoia e pomodoro, semplice ma goloso. In questo sugo viene cotto il pesce. Innanzitutto il pesce spada dello Stretto. E se passaste da Messina, vi suggerirei di guardare il mare la notte, con le luci delle lampare che segnalano le piccole imbarcazioni disseminate sull’acqua. Un paesaggio dell’anima per ogni siciliano che varchi il mare dello Stretto.
Alla ghiotta vengono preparati anche il pesce stocco e il baccalà, lasciati a Messina in eredità dai norvegesi che, con le loro navi, hanno soccorso la cittadinanza all’indomani del terremoto e del conseguente maremoto del 1908. Pesce spada e pesce stocco a ghiotta sono molto noti, la loro fama ha sorpassato anche i confini cittadini. Pochi conoscono invece la ricetta che vi presento oggi, i totani ripieni a ghiotta. Un piatto che unisce il sugo più tipico della città dello Stretto ai totani, un altro dei pesci simbolo dei mari siciliani.

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Totani e calamari
Totani e calamari appartengono entrambi alla famiglia dei cefalopodi e sono molto simili. Nonostante i calamari siano ritenuti un pesce pregiato e siano sicuramente più morbidi, un vero siciliano ha nel proprio cuore i totani. Un pesce più rustico, da trattare con attenzione. Più duro se non gli si lascia il giusto tempo di cottura, ma sicuramente molto, molto più saporito. Ripieni, con la solita farcia sicula a base di pane grattugiato, pecorino canestrato, prezzemolo, capperi, pomodoro e olio extravergine, i totani fanno la loro magia e diventano un piatto delizioso e profumato. Cotti nel sugo alla ghiotta sono indimenticabili, come anche in umido o ripieni. Trovate tante idee da provare tra le mie RICETTE CON TOTANI E CALAMARI.
Purtroppo, questo è un piatto che ormai si mangia soltanto in famiglia, spesso durante il rito del pranzo della domenica: i ristoranti non lo propongono quasi più, anche perché privilegiano l’uso dei calamari a quello dei totani. La cottura ottimale è in una pentola di coccio: anticamente la si poggiava sulla brace, esattamente come si faceva per la PASTA ‘NCASCIATA ALLA MESSINESE e per tante altre RICETTE SICILIANE. Ho abbinato i totani ripieni a ghiotta alla messinese con un altro dei simboli della mia città: la birra Messina Cristalli di Sale. La storia di Messina è legata a quella di questa birra che è cresciuta insieme a questa città, fino ad essere conosciuta in tutta la Sicilia e anche oltre. Quando mi è stato chiesto dal Brand Birra Messina di ideare una ricetta che rappresenti la mia terra e le sue tradizioni, non ho avuto dubbi. L’abbinamento totani ripieni e birra ghiacciata è perfetto. Lo capirete da voi provando questa ricetta e gustandola con una birra Messina. Vi sembrerà di essere in Sicilia.

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