L’amore per la sua terra, per la giustizia gli danno quella spinta interiore che lo porta a diventare magistrato senza trascurare i doveri verso la sua famiglia. La professione di magistrato nella città di Palermo ha per lui un senso profondo. Nel 1965 è uditore giudiziario presso il tribunale civile di Enna. Due anni più tardi ottiene il primo incarico direttivo: Pretore a Mazara del Vallo nel periodo successivo al terremoto. Si sposa alla fine del 1968, e nel 1969 viene trasferito alla pretura di Monreale dove lavora in stretto contatto con il capitano dei Carabinieri Emanuele Basile.
E’ il 1975 quando Paolo Borsellino viene trasferito al tribunale di Palermo; a luglio entra all’Ufficio istruzione processi penali sotto la guida di Rocco Chinnici. Con il Capitano Basile lavora alla prima indagine sulla mafia: da questo momento comincia il suo grande impegno, senza sosta, per contrastare e sconfiggere l’organizzazione mafiosa
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E’ il 1975 quando Paolo Borsellino viene trasferito al tribunale di Palermo; a luglio entra all’Ufficio istruzione processi penali sotto la guida di Rocco Chinnici. Con il Capitano Basile lavora alla prima indagine sulla mafia: da questo momento comincia il suo grande impegno, senza sosta, per contrastare e sconfiggere l’organizzazione mafiosa
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L'iris è un cibo tipico della gastronomia siciliana, la cui origine è palermitana. Come produzione tipica siciliana, è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T.) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf).
L'origine del nome è molto particolare. Il cavaliere del lavoro Antonio Lo Verso, pasticcere palermitano preparò questo dolce in occasione della prima (1901) dell'opera Iris di Pietro Mascagni. La sua creazione divenne talmente famosa che indusse Antonio Lo Verso a cambiare il nome del suo caffè proprio in Iris. La pasticceria Iris di via Roma 148 da allora divenne un punto di riferimento per l'aristocrazia e la borghesia palermitana che lì si servivano per le proprie colazioni a base di caffè e appunto iris.
L'iris è una preparazione fatta di pasta lievitata dolce fritta. Nonostante sia dolce, viene annoverato tra i classici cibi di strada della cucina palermitana, venendo gustato a tutte le ore da cittadini e turisti. L'iris è una ciambella di forma tonda e senza buco avente un ripieno di crema di ricotta, zucchero, cioccolato fuso e pezzetti di cioccolato. Nel Catanese è diffusa la variante al pistacchio, cioccolato e crema bianca ovviamente anche quella alla ricotta. Va consumata calda appena fritta. Una certa diffusione ha anche una variante dell'iris al forno.
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L'origine del nome è molto particolare. Il cavaliere del lavoro Antonio Lo Verso, pasticcere palermitano preparò questo dolce in occasione della prima (1901) dell'opera Iris di Pietro Mascagni. La sua creazione divenne talmente famosa che indusse Antonio Lo Verso a cambiare il nome del suo caffè proprio in Iris. La pasticceria Iris di via Roma 148 da allora divenne un punto di riferimento per l'aristocrazia e la borghesia palermitana che lì si servivano per le proprie colazioni a base di caffè e appunto iris.
L'iris è una preparazione fatta di pasta lievitata dolce fritta. Nonostante sia dolce, viene annoverato tra i classici cibi di strada della cucina palermitana, venendo gustato a tutte le ore da cittadini e turisti. L'iris è una ciambella di forma tonda e senza buco avente un ripieno di crema di ricotta, zucchero, cioccolato fuso e pezzetti di cioccolato. Nel Catanese è diffusa la variante al pistacchio, cioccolato e crema bianca ovviamente anche quella alla ricotta. Va consumata calda appena fritta. Una certa diffusione ha anche una variante dell'iris al forno.
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Il couscous è il piatto più popolare in Marocco e nel Nord Africa, ma diffuso in tutto il mondo. La storia ha elaborato diverse opinioni circa le sue origini. Alcuni ritengono che il couscous, come la pasta, sia stata creato in Cina, mentre altri sono sicuri della sua origine dall’Africa dell’est. Tuttavia, l’evidenza più palese sembra indicare il Nord Africa. Inoltre, proprio qui, delle scoperte archeologiche risalenti al nono secolo, avrebbe portato alla luce degli utensili da cucina per preparare il couscous.
Nell’undicesimo secolo, la conquista arabo-islamica ha contribuito alla diffusione del piatto in tutta la regione nordafricana. La crescita economica e lo sviluppo della produzione di grano ne hanno accelerato l’espansione. Quindi il couscous fu portato in Spagna, nella regione meridionale dell’Andalusia, e lungo il perimetro del Mediterraneo. In uno scritto del XVI secolo di Francois Revelais, si nota come in Provenza fosse diffuso e apprezzato il Coscoton a la Moresque. Il couscous giunse fino in Sud America, attraverso le colonie portoghesi emigrate dal Marocco. L’espansione del couscous è continuata durante il XX secolo, soprattutto a causa di ondate migratorie dal Nord Africa verso l’Europa, la Francia in particolare. Un recente sondaggio ha svelato come il couscous sia oggi il secondo piatto preferito dai transalpini.
Oggi il couscous è l’ambasciatore culinario del Nord Africa ed è un emblema dell’arte culinaria marocchina. Vediamo la ricetta del couscous tradizionale.
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Nell’undicesimo secolo, la conquista arabo-islamica ha contribuito alla diffusione del piatto in tutta la regione nordafricana. La crescita economica e lo sviluppo della produzione di grano ne hanno accelerato l’espansione. Quindi il couscous fu portato in Spagna, nella regione meridionale dell’Andalusia, e lungo il perimetro del Mediterraneo. In uno scritto del XVI secolo di Francois Revelais, si nota come in Provenza fosse diffuso e apprezzato il Coscoton a la Moresque. Il couscous giunse fino in Sud America, attraverso le colonie portoghesi emigrate dal Marocco. L’espansione del couscous è continuata durante il XX secolo, soprattutto a causa di ondate migratorie dal Nord Africa verso l’Europa, la Francia in particolare. Un recente sondaggio ha svelato come il couscous sia oggi il secondo piatto preferito dai transalpini.
Oggi il couscous è l’ambasciatore culinario del Nord Africa ed è un emblema dell’arte culinaria marocchina. Vediamo la ricetta del couscous tradizionale.
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Il cous cous sbarca in Sicilia
Tutte le fonti del periodo puntano decisamente sulle coste della Barbaria (che vanno dall’Oceano Atlantico fino al confine con l’Egitto) per localizzare i luoghi di produzione e consumo di questo alimento. Per collocare il cous cous sulle coste italiane è necessario attendere il 1777 con una testimonianza inserita un secolo più tardi all’interno di un saggio di antropologia sugli usi e i costumi del popolo siciliano a cura di Giuseppe Pitré. Nel racconto viene riferito un episodio in occasione di un matrimonio a Trapani “[fu] regalata al parroco una pietanza chiamata cuscusu colla carne di porco, vivanda in Sicilia dai saraceni lasciata ”.
La cronaca prosegue descrivendo la lavorazione della semola, identica in tutto a quella tradizionale utilizzata nel Nordafrica: “formasi con della semola in un vaso, ove di tanto in tanto spruzzandosi dell’acqua, e strisciandovisi leggermente la mano in giro, in minutissime coccoline si riduce; quindi su una pentola, o sia dentro la sola carne a bollire, un’altra con ispessi e piccoli buchi nel fondo e che la preparata semola contiene, assettandosi, al caldo fumo di quella, che le sta sotto si cuoce”.
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Tutte le fonti del periodo puntano decisamente sulle coste della Barbaria (che vanno dall’Oceano Atlantico fino al confine con l’Egitto) per localizzare i luoghi di produzione e consumo di questo alimento. Per collocare il cous cous sulle coste italiane è necessario attendere il 1777 con una testimonianza inserita un secolo più tardi all’interno di un saggio di antropologia sugli usi e i costumi del popolo siciliano a cura di Giuseppe Pitré. Nel racconto viene riferito un episodio in occasione di un matrimonio a Trapani “[fu] regalata al parroco una pietanza chiamata cuscusu colla carne di porco, vivanda in Sicilia dai saraceni lasciata ”.
La cronaca prosegue descrivendo la lavorazione della semola, identica in tutto a quella tradizionale utilizzata nel Nordafrica: “formasi con della semola in un vaso, ove di tanto in tanto spruzzandosi dell’acqua, e strisciandovisi leggermente la mano in giro, in minutissime coccoline si riduce; quindi su una pentola, o sia dentro la sola carne a bollire, un’altra con ispessi e piccoli buchi nel fondo e che la preparata semola contiene, assettandosi, al caldo fumo di quella, che le sta sotto si cuoce”.
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Cous cous alla trapanese, condito con il pesce
Rimane difficile stabilire se la cultura trapanese del cous cous sia veramente un antico lascito della dominazione araba (che ha avuto un’influenza sulla parte occidentale fino alla metà del Duecento) oppure sia dovuta agli scambi culturali successivi, ma sta di fatto che proprio nel territorio trapanese il cous cous condito con il pesce è tutt’oggi una specialità tradizionale.
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Nello stesso periodo storico purtroppo i ricettari non forniscono ulteriori informazioni, probabilmente perché sono orientati a descrivere altri orizzonti geografici – il Settentrione d’Italia, in particolare il Piemonte e la Lombardia e, per il Sud, la sola città di Napoli – e sociali – in primis la cucina aristocratica, poi quella nascente borghese.
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Nello stesso periodo storico purtroppo i ricettari non forniscono ulteriori informazioni, probabilmente perché sono orientati a descrivere altri orizzonti geografici – il Settentrione d’Italia, in particolare il Piemonte e la Lombardia e, per il Sud, la sola città di Napoli – e sociali – in primis la cucina aristocratica, poi quella nascente borghese.
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Cous cous nel Vocabolario siciliano etimologico
Ci dicono qualcosa invece i dizionari come il “Vocabolario siciliano etimologico” del 1785 che registra la voce “cuscusu”: “Dicciano una sorta di pasta per lo più fatta di semola ridotta in forma di piccolissimi granelli, che cotta si mangia in minestra.” A partire dalla fine del Settecento si moltiplicano invece le citazioni letterarie e ne è un esempio il riferimento non proprio entusiastico di Edmondo de Amicis nel resoconto di un suo viaggio in Africa nel 1875 pubblicato con il titolo di “Marocco”.
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Coronavirus, l'immunologo Anthony Fauci cittadino onorario di Sciacca @sicilianewseinfo
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Telegraph
Coronavirus, l'immunologo Anthony Fauci cittadino onorario di Sciacca
Il comune di Sciacca conferirà la cittadinanza onoraria al professor Anthony Fauci. Lo ha annunciato il sindaco Francesca Valenti. Il nonno del noto immunologo americano, nativo proprio di Sciacca, fu uno dei tanti emigrati che nei primi anni del Novecento…
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Castellammare nasce come Emporium Segestanorum (porto della vicina Segesta, in greco Αἰγεσταίων ἐμπόριον; il termine empòrion designava nel Mediterraneo antico una località marittima adibita allo scarico, al deposito e alla vendita di merci) e fino all'arrivo degli Arabi la sua storia si identifica con quella della città elima. Si ipotizza che l'emporio esistesse già a partire almeno dagli inizi del V secolo a.C. Testimonianze in tal senso si ricavano sia dagli scritti di Erodoto sia da quelli di Diodoro Siculo e di Tucidide, che a proposito della spedizione ateniese in Sicilia del 415 a.C., più volte parla di navi che andavano o venivano da Segesta.
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