♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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Milazzo (Milazzu in siciliano) è un comune italiano di 29 797 abitanti  della città metropolitana di Messina in Sicilia.

Fondata dai Greci intorno al 716 a.C. e dal 36 a.C. riconosciuta come civitas Romana, la città è stata al centro della storia anche durante la Prima Guerra Punica (260 a.C.), e nel luglio 1860 con l'arrivo delle camicie rosse nella battaglia di Milazzo. Numerose sono le testimonianze e i simboli della storia millenaria della città.

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Capo Milazzo e Isole Eolie

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Le origini del promontorio si possono far risalire a un milione e mezzo di anni fa, quando tra il Terziario e il Quaternario i movimenti tettonici portarono ad un innalzamento di rocce sedimentarie e cristalline fra i 20 e i 70 metri s.l.m. Su di esse si depositarono sabbie e sedimenti marini, durante un periodo interglaciale (430.000 anni fa) che rappresenta il piano tirreniano. Si formò quindi un'isola poco distante dalla terraferma. Successivamente grandi quantità di detriti e depositi alluvionali provenienti dai Monti Peloritani la unirono alla Sicilia.

La città sorge all'inizio di una penisola lunga circa 8 km (Capo Milazzo) nel Mar Tirreno, in direzione nord. A ovest del territorio milazzese si trova la Riviera di Ponente, affacciata sul Golfo di Patti (Mar di Ponente); a est, il Golfo di Milazzo (Mar di Levante). Il territorio del comune, nel versante sud, è caratterizzato da un'ampia pianura alluvionale (Piana di Milazzo). Il confine comunale sulla terraferma è demarcato a est dalla fiumara Floripotema, che divide il comune di Milazzo da quello di San Filippo del Mela, e a ovest dal fiume Mela (o di Merì), che separa il comune milazzese da Barcellona Pozzo di Gotto e Merì. Un altro luogo a Sud di Milazzo è il quartiere periferico Ciantro, nel quale l'edilizia si sviluppa velocemente e proprio per questo motivo nella zona insorgono sempre più palazzi che aumentano il degrado di questa zona.

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Vista notturna della Baia del Tono

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Dalle origini al dominio romano

Il nome della città appare legato a quello del fiume Mela che, fino alla seconda metà del XVI secolo, sfociava nel porto naturale e che caratterizza tutta l'idrologia della pianura alluvionale ai piedi del Monti Peloritani. L'origine dell'idronimo è da ricercarsi nell'Accadico “melu” o “milu”, col significato di “fiume che occasionalmente esonda”. Analoga origine avrebbero “Mella” (fiume in provincia di Brescia), “Melle” in prossimità di Oppido Mamertina (RC), "Mili" (ME), e “Mala”, il nome ittita del primo tratto dell'Eufrate. “Mileto” patria di Talete, sommersa dalle piene del fiume Meandro, e “Mileto” (RC) in prossimità del fiume Mesima, avrebbero analoga origine.

Il sito cittadino è frequentato sin dal Neolitico, ma le tracce più importanti sono i resti di villaggi fatti di capanne semicircolari, risalenti all'Età del bronzo e del rame nella zona del capo e dell'istmo. I villaggi sfruttavano la pianura alluvionale del Mela per l'irrigazione ed erano dediti alla lavorazione dei metalli. Di questo periodo fanno parte le necropoli ritrovate ai piedi del castello e sull'istmo, che segnano il passaggio tra le varie fasi storiche.

Fondata ed Ellenizzata dai greci calcidesi di Zancle (Messina) con il nome di Mylae (Μυλαί in greco antico) nel 716 a.C., si rese indipendente dalla madrepatria sino al 550 a.C. I greci fondarono Mylai principalmente come avamposto militare per sorvegliare le vie d'accesso marittime e terrestri a Messina ma anche per la fertile pianura ed il porto naturale. Non si hanno ancora importanti resti archeologici greci dell città ma è probabile che il sito scelto fosse quello del castello (acropoli) e del borgo sottostante più vari nuclei abitati nella pianura. Nel 427 a.C., durante la Guerra del Peloponneso, fu assediata dall'ateniese Lachete. Dopo successive e numerose vicende che la videro contesa, la città fu sottratta ai Mamertini, nel 270 a.C., dal siracusano Gerone II uscito vittorioso da una difficile battaglia combattuta nei “Campi Milesi”.

Nel 260 a.C. le acque di Mylae divennero nuovamente teatro di battaglie, con lo scoppio della prima guerra punica, in cui si verificò il trionfo navale di Caio Duilio sull'armata dei Cartaginesi di Annibale Barca. Ciò permise l'affermarsi dell'egemonia romana sul mare. Nel 36 a.C. avvenne un'ulteriore battaglia decisiva, tra l'Imperatore Ottaviano e Sesto Pompeo. La città divenne importante base navale, tanto che l'Imperatore romano concesse il riconoscimento civico con l'aquila e con il motto “Aquila mari imposita– Sexto Pompeo superato”. Sotto il dominio dei Bizantini, Milazzo fu una tra le prime sedi vescovili della Sicilia.

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ACI CASTELLO - 4k

Aci Castello (Casteḍḍu di Iaci o abbreviato in Casteḍḍu in siciliano) è un comune italiano di 18 390 abitanti della città metropolitana di Catania in Sicilia.

Storia

Si narra che Aci Castello e le altre Aci traggano la propria origine da Xiphonia, misteriosa città greca scomparsa, probabilmente oggi in comune di Aci Catena. I poeti Virgilio e Ovidio fecero nascere il mito della fondazione dalla storia d'amore tra una ninfa chiamata Galatea ed un pastorello chiamato Aci, ma anche dal ciclope Polifemo (a sua volta innamorato della bellissima Galatea). In epoca romana esisteva una città chiamata Akis, che partecipò alle guerre puniche.

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La storia della medievale Jachium e poi dell'araba Al-Yag coincide strettamente con quella del Castello di Aci da cui si può desumere buona parte degli avvenimenti storici ed a cui si rinvia.

La storia di Aci Castello sarà praticamente condivisa fino al XVII secolo con quella degli altri casali del territorio di Aci a cui si può far riferimento.
Sotto il dominio spagnolo, nel XVII secolo, il notevole sviluppo economico di Aquilia Nuova (Acireale) causò contrasti e rivalità con gli altri casali che chiedevano l'autonomia amministrativa. Vi sarà quindi la separazione dei casali di Aci. Nacquero: Aci Bonaccorsi (1652), Aci Castello (1647), Aci S.Filippo ed Aci Sant'Antonio (1628) (comprendente anche Aci Valverde, Aci S.Lucia ed Aci Catena).

Nel XIX secolo, nell'allora borgo marinaro di Aci Trezza, lo scrittore Giovanni Verga ambientò il romanzo I Malavoglia

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La “cobaita” detta “cubaida” è un dolce siciliano molto noto e di cui si hanno molte varianti di paese in paese.
La cobaita è un dolce tipico della tradizione siciliana di origine araba, in dialetto gigghiulena
e l’ingrediente principale è il sesamo.
Potremmo dire che la cobaita è il torrone tradizionale siciliano, un dolce tipico di Modica, in provincia di Ragusa, ma diffuso con ricette e nomi diversi in tutta la Sicilia.
Questo è un croccante di miele caramellato con semi di sesamo che fu portata in territorio siciliano al tempo della dominazione dell’isola da parte degli arabi che chiamavano anticamente la cobaita “qubbiat”, che significa mandorlato.
La ricetta originale della cobaita è quella con i semi di sesamo impastati col miele, con l’aggiunta di mandorle tostate e pezzetti di scorza d’arancia.
ll miele consigliato dai siciliani per la preparazione della cobaita è tradizionalmente il miele di timo dei Monti Iblei, ma in generale si consiglia di utilizzare del miele di qualità per la buona riuscita delle ricetta.
La difficoltà di questa ricetta sta nel procedimento della cottura: nel momento in cui si vanno a cuocere gli ingredienti insieme, la temperatura e il tempo di cottura devono essere tali da consentire al miele di caramellarsi ma anche ma di non bruciarsi. Tanto più equilibrata sarà la vostra mano, tanto più equilibrato sarà il contrasto fra le note dolci e amare e migliore sarà il sapore del croccante.
Che si tratti delle festività o di qualsiasi altra occasione, il profumo della cobaita è il classico odore delle feste…e se non avete mai avuto occasione di provarla vi consiglio vivamente di provare a realizzare voi la ricetta.
Un consiglio che vi do è quello di utilizzare una buona padella antiaderente e di non allontabarvi mai dal fuoco! Per quanto riguarda la conservazione, la cobaita si conserva perfettamente fino a 10 giorni, meglio se coperta

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Ingredienti

+500 g di semi di sesamo

+300 g di miele

+150 g di zucchero

+130 g di mandorle tostate

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Ricetta della cubbaita (giuggiulena)

Versare il miele in un tegame e farlo sciogliere a fiamma bassa. Quindi aggiungere lo zucchero mescolando continuamente. Quando la miscela raggiungerà il punto di ebollizione, aggiungere i semi di sesamo e le mandorle tagliate grossolanamente o tritate e fare cuocere, sempre a fiamma bassa e mescolando spesso, per il tempo necessario affinché i semi di sesamo prendano un colore ambrato e si amalgamino bene con gli altri ingredienti.
Terminata la cottura, versare il composto su di un piano di marmo unto d'olio o su carta da forno e spianare rapidamente la cubbaita fino a farle raggiungere uno spessore tra i 5 e i 10 mm. Infine, dividere con un coltello la cubbaita in tanti rettangoli o rombi e lasciare raffreddare a temperatura ambiente.

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Avrebbe compiuto oggi 81 anni Paolo Borsellino, ancor oggi autentico simbolo di legalità

Le caratteristiche della caparbietà, dell’allegria e della passione per il suo lavoro fanno di Borsellino una persona speciale, un esempio, capace di trasmettere dei valori positivi per le generazioni future. La triste tragedia del suo assassinio, come quella dell’amico e collega Giovanni Falcone, non va dimenticata per il semplice fatto che deve ancora essere raggiunto l’obiettivo di una vita: sconfiggere la mafia.

Paolo Borsellino nasce a Palermo il 19 gennaio 1940 in una famiglia borghese, nell’antico quartiere di origine araba della Kalsa. Entrambe i genitori sono farmacisti. Frequenta il Liceo classico “Meli” e si iscrive presso la facoltà di Giurisprudenza di Palermo: all’età di 22 anni consegue la laurea con il massimo dei voti. Membro dell’esecutivo provinciale, delegato al congresso provinciale, nel periodo universitario Paolo Borsellino viene anche eletto come rappresentante studentesco nella lista del Fuan Fanalino.
Pochi giorni dopo la laurea subisce la perdita del padre. Prende così sulle sue spalle la responsabilità di provvedere alla famiglia. Si impegna con l’ordine dei farmacisti a tenere l’attività del padre fino al conseguimento della laurea in farmacia della sorella. Tra piccoli lavoretti e le ripetizioni Borsellino studia per il concorso in magistratura che supera nel 1963.

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L’amore per la sua terra, per la giustizia gli danno quella spinta interiore che lo porta a diventare magistrato senza trascurare i doveri verso la sua famiglia. La professione di magistrato nella città di Palermo ha per lui un senso profondo. Nel 1965 è uditore giudiziario presso il tribunale civile di Enna. Due anni più tardi ottiene il primo incarico direttivo: Pretore a Mazara del Vallo nel periodo successivo al terremoto. Si sposa alla fine del 1968, e nel 1969 viene trasferito alla pretura di Monreale dove lavora in stretto contatto con il capitano dei Carabinieri Emanuele Basile.
E’ il 1975 quando Paolo Borsellino viene trasferito al tribunale di Palermo; a luglio entra all’Ufficio istruzione processi penali sotto la guida di Rocco Chinnici. Con il Capitano Basile lavora alla prima indagine sulla mafia: da questo momento comincia il suo grande impegno, senza sosta, per contrastare e sconfiggere l’organizzazione mafiosa

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