Opera della ditta Tamburini di Crema, fu inaugurato nel 1948, in sostituzione di un altro distrutto nel 1943. L'organo a trasmissione elettrica, è il secondo organo più grande d'Italia e si compone di un'unica consolle con cinque tastiere da 61 tasti, 170 registri, pedaliera concava a raggiera e 16.000 canne.
Costruttore: Tamburini (Opus 268)
Anno: 1948
Restauri/modifiche: no
Registri: 170
Canne: 15.700 ca.
Trasmissione: elettrica
Consolle: mobile indipendente, collocata nel transetto destro, in prossimità del presbiterio
Tastiere: 5 tastiere da 61 note
Pedaliera: concava-radiale da 32 note
Collocazione: Le canne sono collocate in 6 corpi differenti:
Organo Positivo (I tastiera): nel transetto di sinistra sopra la cantoria di destra, di fianco all'altare del SS.Sacramento
Organo Corale (II tastiera): dietro l'altar maggiore, nell'abside centrale
Grand'Organo e il Recitativo-Espressivo (II e III tastiera): sulla cantoria del transetto di destra
Organo Solo (IV tastiera): nell'intercapedine sopra l'arco trionfale, con canneti sia sulla navata centrale, sia sul transetto
Organo Eco (V tastiera): sopra una cantoria in controfacciata
Pedale: è suddiviso fra il corpo del Grand'Organo e un corpo a parte (il Pedale forte è posto nel transetto di sinistra, accanto al Positivo)
Note: Costruito sul progetto del precedente, inaugurato nel 1930 e distrutto dagli eventi bellici nel 1943
Anno: 1948
Restauri/modifiche: no
Registri: 170
Canne: 15.700 ca.
Trasmissione: elettrica
Consolle: mobile indipendente, collocata nel transetto destro, in prossimità del presbiterio
Tastiere: 5 tastiere da 61 note
Pedaliera: concava-radiale da 32 note
Collocazione: Le canne sono collocate in 6 corpi differenti:
Organo Positivo (I tastiera): nel transetto di sinistra sopra la cantoria di destra, di fianco all'altare del SS.Sacramento
Organo Corale (II tastiera): dietro l'altar maggiore, nell'abside centrale
Grand'Organo e il Recitativo-Espressivo (II e III tastiera): sulla cantoria del transetto di destra
Organo Solo (IV tastiera): nell'intercapedine sopra l'arco trionfale, con canneti sia sulla navata centrale, sia sul transetto
Organo Eco (V tastiera): sopra una cantoria in controfacciata
Pedale: è suddiviso fra il corpo del Grand'Organo e un corpo a parte (il Pedale forte è posto nel transetto di sinistra, accanto al Positivo)
Note: Costruito sul progetto del precedente, inaugurato nel 1930 e distrutto dagli eventi bellici nel 1943
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Sono molteplici le storie che legano la città di Messina alla figura di Maria, fin dall'antichità venerata nella città dello Stretto. La Vergine è stata anche da sprono nei momenti di difficoltà che la città ha subito nella sua lunga storia: le tante pestilenze che hanno funestato ogni secolo, i grandi terremoti del 1693, del 1783 e del1908, i bombardamenti anglo-americani del 1943. In questi tristi episodi “‘a Matri ‘a Littra”, ovvero la Madonna della Lettera è stata sempre nel cuore dei messinesi, sostegno e motivo di rinascita.
Numerosi sono gli interventi miracolosi a lei collegati nella storia di Messina. Ad esempio l’apparizione della Madonna sul colle della Caperrina durante la Guerra del Vespro, che con il suo candido manto difese le mura della città dagli attacchi angioini, e sempre sullo stesso colle, si ricorda il volo di una colomba sul luogo dove la Madonna voleva fosse eretto un santuario, oggi il santuario di Montalto. Si narra anche di un’apparizione della Vergine, nelle campagne di Curcuraci, per non parlare del ripetuto e miracoloso arrivo di vascelli carichi di grano in occasione di carestie o di assedi alla città; come nel caso della nave carica di viveri che giunse a Messina, proprio durante la guerra del Vespro e l'assedio della città da parte di Carlo I d'Angiò. Si tratta del famoso "Vascidduzzu", una cui riproduzione viene portata in processione durante la domenica del Corpus Domini, che grazie all'intercessione miracolosa della Madonna della Lettera, riuscì ad eludere il blocco navale degli angioini ed ad arrivare in porto, sfamando i cittadini messinesi . Si ricordano, infine, anche i miracolosi arrivi dal mare delle icone della Madonna di Dinnamare e della Madonna della Scala. Un forte legame quindi, quello tra la Vergine Maria e la città di Messina; un legame che caratterizza fortemente l'aspetto identitario della città.
@sicilianewsinfo
@siciliaterramia
Numerosi sono gli interventi miracolosi a lei collegati nella storia di Messina. Ad esempio l’apparizione della Madonna sul colle della Caperrina durante la Guerra del Vespro, che con il suo candido manto difese le mura della città dagli attacchi angioini, e sempre sullo stesso colle, si ricorda il volo di una colomba sul luogo dove la Madonna voleva fosse eretto un santuario, oggi il santuario di Montalto. Si narra anche di un’apparizione della Vergine, nelle campagne di Curcuraci, per non parlare del ripetuto e miracoloso arrivo di vascelli carichi di grano in occasione di carestie o di assedi alla città; come nel caso della nave carica di viveri che giunse a Messina, proprio durante la guerra del Vespro e l'assedio della città da parte di Carlo I d'Angiò. Si tratta del famoso "Vascidduzzu", una cui riproduzione viene portata in processione durante la domenica del Corpus Domini, che grazie all'intercessione miracolosa della Madonna della Lettera, riuscì ad eludere il blocco navale degli angioini ed ad arrivare in porto, sfamando i cittadini messinesi . Si ricordano, infine, anche i miracolosi arrivi dal mare delle icone della Madonna di Dinnamare e della Madonna della Scala. Un forte legame quindi, quello tra la Vergine Maria e la città di Messina; un legame che caratterizza fortemente l'aspetto identitario della città.
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Le origini di questa festa ci riportano indietro nel tempo, fin all'anno 42 d.C., secondo la tradizione, quando sulle sponde della Sicilia giunse l'apostolo Paolo, durante uno dei suoi viaggi d'annuncio del Vangelo. Paolo trovò i messinesi ben disposti a lasciarsi convertire e parlò alla popolazione anche di Maria, Madre di Cristo. Così quando l'apostolo si accinse a partire per tornare in Palestina, una delegazione di messinesi, secondo tradizione composta da Girolamo Origgiano, Marcello Benifacite, Ottavio Brizio e il centurione Mulè, volle partire con lui per incontrare la Madonna e chiedere una benedizione per la città. Così partiti alla volta del medio oriente, i messinesi riuscirono ad incontrare la Vergine il 3 giugno dell'anno 42, ricevendo da essa una lettera, contenente una benedizione per la città e la popolazione, scritta in ebraico, legata con una ciocca dei suoi capelli.
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I fieri messinesi fecero ritorno sulle coste peloritane nel settembre dello stesso, recando con loro la lettera che recitava:
"Maria Vergine, figlia di Gioacchino, umilissima serva di Dio, Madre di Gesù Crocefisso, della tribù di Giuda,
della stirpe di Davide, salute a tutti i Messinesi e benedizione di Dio Padre Onnipotente. Ci consta, per pubblico strumento, che voi tutti con fede grande avete a noi spedito Legati e Ambasciatori e confessate che il nostro Figlio, generato da Dio, sia Dio e uomo, e che dopo la sua risurrezione salì al cielo, conoscendo voi la via della verità per mezzo della predicazione di Paolo Apostolo eletto. Per la qual cosa, benediciamo voi e la stessa città, della quale Noi vogliamo essere perpetua protettrice.
Da Gerusalemme"
Nella frase "Vos et ipsam Civitatem benedicimus" ("Benediciamo voi e la vostra Città"), oggi scritta alla base delle stele votiva situata nel porto della città, è sintetizzata la benedizione che Maria volle dare alla città, dando cos' inizio ad una tradizione di fede e devozione che portarono la "Madonna della Lettera" a diventare patrona della città.
Tuttavia il vero e proprio culto così come lo conosciamo oggi, fu introdotto solo nel XV secolo, grazie ad un dotto del tempo, Costantino Lascaris, che fuggito da Costantinopoli caduta in mano ai turchi, venne a Messina, dove fondò una scuola di lettere e presso la quale si sviluppò il culto della Madonna della Lettera. Addirittura sarebbe stato proprio lo stesso Lascaris a tradurre la lettera in latino dall'ebraico in cui era stata scritta.
"Maria Vergine, figlia di Gioacchino, umilissima serva di Dio, Madre di Gesù Crocefisso, della tribù di Giuda,
della stirpe di Davide, salute a tutti i Messinesi e benedizione di Dio Padre Onnipotente. Ci consta, per pubblico strumento, che voi tutti con fede grande avete a noi spedito Legati e Ambasciatori e confessate che il nostro Figlio, generato da Dio, sia Dio e uomo, e che dopo la sua risurrezione salì al cielo, conoscendo voi la via della verità per mezzo della predicazione di Paolo Apostolo eletto. Per la qual cosa, benediciamo voi e la stessa città, della quale Noi vogliamo essere perpetua protettrice.
Da Gerusalemme"
Nella frase "Vos et ipsam Civitatem benedicimus" ("Benediciamo voi e la vostra Città"), oggi scritta alla base delle stele votiva situata nel porto della città, è sintetizzata la benedizione che Maria volle dare alla città, dando cos' inizio ad una tradizione di fede e devozione che portarono la "Madonna della Lettera" a diventare patrona della città.
Tuttavia il vero e proprio culto così come lo conosciamo oggi, fu introdotto solo nel XV secolo, grazie ad un dotto del tempo, Costantino Lascaris, che fuggito da Costantinopoli caduta in mano ai turchi, venne a Messina, dove fondò una scuola di lettere e presso la quale si sviluppò il culto della Madonna della Lettera. Addirittura sarebbe stato proprio lo stesso Lascaris a tradurre la lettera in latino dall'ebraico in cui era stata scritta.