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Il cavallo sanfratellano vive ancora allo stato brado, all'interno di una superficie boschiva di oltre 11.000 ettari. L'habitat naturale del sanfratellano sono i monti Nebrodi, in provincia di Messina, in un territorio, a pochi chilometri dal mare, che si estende fra la collina e la montagna e comprende il comune di San Fratello, e quelli limitrofi di Acquedolci, Caronia, Militello Rosmarino, Sant'Agata Militello, e Mistretta. Nella zona tipica di allevamento sono iscritte circa 300 fattrici, su una popolazione complessiva di circa 3300 cavalli iscritti al registro anagrafico.
Si tratta di una razza legata alle genti e alla storia di un preciso territorio siciliano, ovvero San Fratello dal quale prende il nome, un'isola linguistica alloglotta gallo-italica, che nei secoli ha sviluppato una razza forte, robusta, conosciuta per la sua resistenza e frugalità.
Le sue origini sono, tuttavia, molto incerte. Alcuni studiosi lo fanno discendere dai cavalli orientali importati dagli arabi prima del X secolo, altri pensano invece ad un'origine nordica di poco posteriore.
Secondo quest'ultima teoria il sanfratellano discenderebbe dai cavalli portati nell'XI secolo a San Fratello dai cavalieri di Adelaide del Vasto (1074–1118), figlia di Manfredi Aleramo, marchese del Monferrato e di Savona, che sposò il gran conte normanno Ruggero, suggellando così un'alleanza in Sicilia tra aleramici e normanni.
Le nozze avvennero nel 1089 e per quell'occasione Adelaide giunse al porto di Messina in pompa magna su navi da cui sbarcarono dote, scorta e un nutrito seguito di suoi conterranei, delle sue terre del nord (in particolare dal Monferrato, in Piemonte), che l'avevano seguita per insediarsi sull'isola con animali, attrezzi e cavalli. Fu una prima avanguardia di un flusso migratorio poi massicciamente favorito per decenni. Adelaide concesse infatti alle sue genti territori in esclusiva e privilegi ancora oggi individuabili nei Nebrodi e, tra l'altro ripopolò il borgo di San Fratello con ulteriori coloni provenienti dall'Italia settentrionale (detti anche lombardi) e dalla Francia meridionale (in particolare dalla Provenza). Per questo, ancora oggi, gli abitanti di San Fratello parlano un dialetto gallo-italico, un dialetto alto-italiano fortemente influenzato dal francese, diverso dalla lingua siciliana delle zone circostanti.
Il cavallo sanfratellano si dice che discenda dai cavalli di queste popolazioni. Con l'arrivo di Adelaide ha comunque origine la prima immissione consistente e storicamente documentata sull'area nebroidea di soggetti equini “nordici” appartenenti a popolazioni equine differenti da quelle insulari e da quelle precedentemente giunte sull'Isola da sud e da oriente. Si trattò dell'inizio della lunga storia che avrebbe concorso alla formazione della popolazione equina dei monti Nebrodi e della razza sanfratellana.
La storia delle origini del cavallo sanfratellano dei Nebrodi resta, comunque indissolubilmente legata alle vicende storiche del territorio e alle sue genti. Quale che sia la sua origine, il sanfratellano moderno prende la sua conformazione da incroci recenti: si ritrova nella razza l'influenza di cavalli orientali, Maremmani e Nonius (razza ungherese).
@sicilianewseinfo
@siciliaterramia
Si tratta di una razza legata alle genti e alla storia di un preciso territorio siciliano, ovvero San Fratello dal quale prende il nome, un'isola linguistica alloglotta gallo-italica, che nei secoli ha sviluppato una razza forte, robusta, conosciuta per la sua resistenza e frugalità.
Le sue origini sono, tuttavia, molto incerte. Alcuni studiosi lo fanno discendere dai cavalli orientali importati dagli arabi prima del X secolo, altri pensano invece ad un'origine nordica di poco posteriore.
Secondo quest'ultima teoria il sanfratellano discenderebbe dai cavalli portati nell'XI secolo a San Fratello dai cavalieri di Adelaide del Vasto (1074–1118), figlia di Manfredi Aleramo, marchese del Monferrato e di Savona, che sposò il gran conte normanno Ruggero, suggellando così un'alleanza in Sicilia tra aleramici e normanni.
Le nozze avvennero nel 1089 e per quell'occasione Adelaide giunse al porto di Messina in pompa magna su navi da cui sbarcarono dote, scorta e un nutrito seguito di suoi conterranei, delle sue terre del nord (in particolare dal Monferrato, in Piemonte), che l'avevano seguita per insediarsi sull'isola con animali, attrezzi e cavalli. Fu una prima avanguardia di un flusso migratorio poi massicciamente favorito per decenni. Adelaide concesse infatti alle sue genti territori in esclusiva e privilegi ancora oggi individuabili nei Nebrodi e, tra l'altro ripopolò il borgo di San Fratello con ulteriori coloni provenienti dall'Italia settentrionale (detti anche lombardi) e dalla Francia meridionale (in particolare dalla Provenza). Per questo, ancora oggi, gli abitanti di San Fratello parlano un dialetto gallo-italico, un dialetto alto-italiano fortemente influenzato dal francese, diverso dalla lingua siciliana delle zone circostanti.
Il cavallo sanfratellano si dice che discenda dai cavalli di queste popolazioni. Con l'arrivo di Adelaide ha comunque origine la prima immissione consistente e storicamente documentata sull'area nebroidea di soggetti equini “nordici” appartenenti a popolazioni equine differenti da quelle insulari e da quelle precedentemente giunte sull'Isola da sud e da oriente. Si trattò dell'inizio della lunga storia che avrebbe concorso alla formazione della popolazione equina dei monti Nebrodi e della razza sanfratellana.
La storia delle origini del cavallo sanfratellano dei Nebrodi resta, comunque indissolubilmente legata alle vicende storiche del territorio e alle sue genti. Quale che sia la sua origine, il sanfratellano moderno prende la sua conformazione da incroci recenti: si ritrova nella razza l'influenza di cavalli orientali, Maremmani e Nonius (razza ungherese).
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Il Sanfratellano è un cavallo di cui, oggi si parla molto, ma che è ancora poco conosciuto al di fuori del territorio d'origine. Viene allevato ancora allo stato semibrado e la razza è ben radicata nella cultura e nelle tradizioni dell'area. In passato veniva utilizzato per trainare i tradizionali "carretti siciliani" e nei lavori agricoli leggeri. Le femmine Sanfratellane, accoppiate con l'asino Ragusano, producevano ottimi muli, impiegati per decenni dai nostri Alpini.
Oggi è utilizzato come cavallo da sella, adatto all'equiturismo e, incrociato col Purosangue inglese, genera ottimi prodotti per l'equitazione.
Oggi è utilizzato come cavallo da sella, adatto all'equiturismo e, incrociato col Purosangue inglese, genera ottimi prodotti per l'equitazione.
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Una siciliana come guida degli scout in tutta Italia. «Un'esperienza che fortifica il carattere ed educa»
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Una siciliana come guida degli scout in tutta Italia. «Un'esperienza che fortifica il carattere ed educa»
La pedagogia al servizio dello scoutismo. Questa la missione di Daniela Ferrara, «educatrice per vocazione e per lavoro», come si definisce. Dipendente presso l’Ufficio di educazione e promozione della salute di Sciacca e scout dagli anni Settanta prima nella…
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Filastrocca
Palummedda bianca bianca
chi ci porti nta sta lampa?
< Eu ci portu pani e vinu,
pi la suppa a lu bamminu >.
Lu bamminu ‘un voli suppa
chi ci avvampa la vuccuzza,
la vuccuzza è china di meli
viva viva San Micheli.
San Micheli sparma l’ali,
viva viva San Pasquali,
San Pasquali è chinu d’amuri
viva viva nostru Signuri.
San Micheli acchiana n celu
pi sunari li tri campani,
li tri campani su sunati
viva viva la Trinitati,
la Trinitati è a lu cummentu,
viva viva lu Saramentu.
Lu Saramentu è a la batia
viva viva Rusulia.
Rusulia quannu era nica
sinniu a vestiri di ‘rimita;
lu Signuri si la chiamau
e n Paradisu si la purtau.
A li quattru Cantuneri
ci su quattru beddi artari
e la musica dicia
viva Santa Rusulia.
Olè!
(Popolare)
@sicilianewseinfo
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Palummedda bianca bianca
chi ci porti nta sta lampa?
< Eu ci portu pani e vinu,
pi la suppa a lu bamminu >.
Lu bamminu ‘un voli suppa
chi ci avvampa la vuccuzza,
la vuccuzza è china di meli
viva viva San Micheli.
San Micheli sparma l’ali,
viva viva San Pasquali,
San Pasquali è chinu d’amuri
viva viva nostru Signuri.
San Micheli acchiana n celu
pi sunari li tri campani,
li tri campani su sunati
viva viva la Trinitati,
la Trinitati è a lu cummentu,
viva viva lu Saramentu.
Lu Saramentu è a la batia
viva viva Rusulia.
Rusulia quannu era nica
sinniu a vestiri di ‘rimita;
lu Signuri si la chiamau
e n Paradisu si la purtau.
A li quattru Cantuneri
ci su quattru beddi artari
e la musica dicia
viva Santa Rusulia.
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Sicilia pronta per le Giornate Fai d'Autunno, due fine settimana tra bellezza e cultura
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Sicilia pronta per le Giornate Fai d'Autunno, due fine settimana tra bellezza e cultura
Al via l'edizione 2020 delle Giornate Fai d'Autunno, quest'anno dedicate a Giulia Maria Crespi, scomparsa lo scorso luglio. Mille aperture a contributo libero in 400 città in tutta Italia, organizzate per la prima volta in due fine settimana, sabato 17 e…
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Talìa lu suli e suspìra la matìna quannu ti susi,
ringgràzia chi si vivu, anchi si sì cu l'occhi ancòra mezzi chiùsi.
Talìa la terra, l'àrvuli, l'armàli e li frutti,
semu furtunàti chi ancora sta terra 'ni sfama a tutti.
Talìa lu mari a quantu è ranni e funnu,
e pensa chi la vita è un ciùsciu 'nta stu munnu.
Talìa li piccirìddu e falli jucàri,
e pi lu sirvìzzu nun t'affannàri.
Talìa lu vècchiu chi nun si pò arriminàri,
nun tiràri dittu e a ddu latu un ti vutàri.
Talìa a tò matri quannu t'abbràzza e vasa,
picchì arriverà un journu chi nun sarà ccchiù a la casa.
Talìa lu celu quannu è chinu di stiddi,
abbràzza a tò patri e accarìzzaci li capìddi.
Talìa, aiuta, spera e disìa,
di campàri, 'nsalùti e armunìa.
(Giuseppe Lodato)
@sicilianewseinfo
@siciliaterramia
ringgràzia chi si vivu, anchi si sì cu l'occhi ancòra mezzi chiùsi.
Talìa la terra, l'àrvuli, l'armàli e li frutti,
semu furtunàti chi ancora sta terra 'ni sfama a tutti.
Talìa lu mari a quantu è ranni e funnu,
e pensa chi la vita è un ciùsciu 'nta stu munnu.
Talìa li piccirìddu e falli jucàri,
e pi lu sirvìzzu nun t'affannàri.
Talìa lu vècchiu chi nun si pò arriminàri,
nun tiràri dittu e a ddu latu un ti vutàri.
Talìa a tò matri quannu t'abbràzza e vasa,
picchì arriverà un journu chi nun sarà ccchiù a la casa.
Talìa lu celu quannu è chinu di stiddi,
abbràzza a tò patri e accarìzzaci li capìddi.
Talìa, aiuta, spera e disìa,
di campàri, 'nsalùti e armunìa.
(Giuseppe Lodato)
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Le pappardelle al ragù di suino nero dei nebrodi sono un piatto prelibato tipicamente locale.
Certo, la ricetta richiede un po’ di tempo perché la carne deve prima marinare in un recipiente con gli odori coperta dal vino per una notte intera e poi deve cuocere molto lentamente.
Ma ne vale la pena… e anche se la carne di suino nero ha un sapore deciso e selvatico, preparandola in questo modo si ottiene un ragù da leccarsi i baffi!
Questo ragù abbianato a delle pappardelle di pasta fresca... come diciamo noi Siciliani è a motti soi.
Buon pranzo
@sicilianewseinfo
@siciliaterramia
Certo, la ricetta richiede un po’ di tempo perché la carne deve prima marinare in un recipiente con gli odori coperta dal vino per una notte intera e poi deve cuocere molto lentamente.
Ma ne vale la pena… e anche se la carne di suino nero ha un sapore deciso e selvatico, preparandola in questo modo si ottiene un ragù da leccarsi i baffi!
Questo ragù abbianato a delle pappardelle di pasta fresca... come diciamo noi Siciliani è a motti soi.
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