LA BIBLIOTECA E PINACOTECA ZELANTEA (ACIREALE)
Un posto, forse poco conosciuto ma che merita assolutamente di essere visitato, è la Biblioteca e Pinacoteca Zelantea che si trova ad Acireale (Catania).
È stata fondata nel 1671 ed è in stile barocco.
È una sorta di "camera delle meraviglie" dove, oltre alle sale in legno antico in cui da secoli riposano i libri, trovate cimeli, carrozze, statue, quadri, reperti archeologici.
@sicilianewseinfo
Un posto, forse poco conosciuto ma che merita assolutamente di essere visitato, è la Biblioteca e Pinacoteca Zelantea che si trova ad Acireale (Catania).
È stata fondata nel 1671 ed è in stile barocco.
È una sorta di "camera delle meraviglie" dove, oltre alle sale in legno antico in cui da secoli riposano i libri, trovate cimeli, carrozze, statue, quadri, reperti archeologici.
@sicilianewseinfo
Il Duomo di Acireale, anche conosciuto come Cattedrale di Maria Santissima Annunziata, fu fondato nel 1889 ed é di stile barocco.
Fu dichiarato sede del vescovo di Acireale nel 1870.
L’attuale edificio fu costruito in origine come una semplice chiesa parrocchiale tra il 1597 e il 1618, ma poi fu notevolmente ampliata pochi anni dopo quando ricevette le reliquie di Santa Venera, ovvero l’attuale santa protettrice della città.
Nel 1668 venne realizzato dallo scultore messinese Placido Blandamonte il portale d’ingresso avente come tema l’Annunciazione.
A partire dal 1683 furono avviati i lavori per la costruzione, all’interno della basilica, di una cappella che doveva custodire le sacre reliquie ed il prezioso simulacro della Santa.
L’11 gennaio del 1693 un terribile sisma devastò la Sicilia sud-orientale distruggendone gran parte del patrimonio storico-artistico; la struttura subì numerosi danni e l’attuale duomo è un edificio del XVII secolo con importanti aggiunte di ogni secolo successivo.
Di particolare rilievo sono il portale barocco raffigurante l’Annunciazione di Placido Blandamonte di Messina, risalente al 1668, combinato con un frontone occidentale neogotico di Giovanni Battista realizzato da Filippo Basile e completato dopo la sua morte nel 1891.
Il portale è arricchito da una lapide, nella quale si legge che Aci ha dedicato questa chiesa a Maria Annunziata, e da uno degli stemmi più antichi della città.
Il prospetto meridionale, in stile neoclassico, presenta un portale in pietra bianca costituito da quattro colonne corinzie e da un timpano triangolare e una lapide nella quale sono riportate la data dell’istituzione del collegio dei canonici nel 1691, la consacrazione del tempio sacro nel 1721 e il restauro del 1797.
Il prospetto settentrionale è arricchito da un portale in pietra lavica realizzato probabilmente nel ‘600.
L’interno del duomo è del XVII secolo ed è in stile barocco, le cui decorazioni comprendono dipinti di artisti del calibro di Giuseppe Sciuti, Francesco Mancini Ardizzone e Pietro Paolo Vasta.
Un altro elemento del Duomo di Acireale che non passa inosservato è la facciata in stile neogotico bicolore di Giovanni Battista Basile, padre di Ernesto Basile e maestro dello stile liberty italiano, noto come architettura Liberty.
I due campanili, in stile manierista, incorniciano la cattedrale con delle guglie coperte di maioliche.
Sebbene siano identici nell’aspetto, sono stati costruiti in epoche diverse: quello a sud è datato 1655, così come la cupola, mentre quello a nord, così come il rosone, risale al 1890.
Altra particolarità del Duomo di Acireale è che la sua struttura è attraversata del meridiano progettato e costruito nel 1843 dall’astronomo danese Frederik Christian Peters.
La piazza, chiamata in precedenza Piazza del Cinque d’Oro in riferimento alle carte da gioco, è pavimentata con pietre bianche e nere che formano una particolare trama circolare che fa da sfondo agli edifici barocchi che conferiscono fascino al luogo.
@sicilianewseinfo
Fu dichiarato sede del vescovo di Acireale nel 1870.
L’attuale edificio fu costruito in origine come una semplice chiesa parrocchiale tra il 1597 e il 1618, ma poi fu notevolmente ampliata pochi anni dopo quando ricevette le reliquie di Santa Venera, ovvero l’attuale santa protettrice della città.
Nel 1668 venne realizzato dallo scultore messinese Placido Blandamonte il portale d’ingresso avente come tema l’Annunciazione.
A partire dal 1683 furono avviati i lavori per la costruzione, all’interno della basilica, di una cappella che doveva custodire le sacre reliquie ed il prezioso simulacro della Santa.
L’11 gennaio del 1693 un terribile sisma devastò la Sicilia sud-orientale distruggendone gran parte del patrimonio storico-artistico; la struttura subì numerosi danni e l’attuale duomo è un edificio del XVII secolo con importanti aggiunte di ogni secolo successivo.
Di particolare rilievo sono il portale barocco raffigurante l’Annunciazione di Placido Blandamonte di Messina, risalente al 1668, combinato con un frontone occidentale neogotico di Giovanni Battista realizzato da Filippo Basile e completato dopo la sua morte nel 1891.
Il portale è arricchito da una lapide, nella quale si legge che Aci ha dedicato questa chiesa a Maria Annunziata, e da uno degli stemmi più antichi della città.
Il prospetto meridionale, in stile neoclassico, presenta un portale in pietra bianca costituito da quattro colonne corinzie e da un timpano triangolare e una lapide nella quale sono riportate la data dell’istituzione del collegio dei canonici nel 1691, la consacrazione del tempio sacro nel 1721 e il restauro del 1797.
Il prospetto settentrionale è arricchito da un portale in pietra lavica realizzato probabilmente nel ‘600.
L’interno del duomo è del XVII secolo ed è in stile barocco, le cui decorazioni comprendono dipinti di artisti del calibro di Giuseppe Sciuti, Francesco Mancini Ardizzone e Pietro Paolo Vasta.
Un altro elemento del Duomo di Acireale che non passa inosservato è la facciata in stile neogotico bicolore di Giovanni Battista Basile, padre di Ernesto Basile e maestro dello stile liberty italiano, noto come architettura Liberty.
I due campanili, in stile manierista, incorniciano la cattedrale con delle guglie coperte di maioliche.
Sebbene siano identici nell’aspetto, sono stati costruiti in epoche diverse: quello a sud è datato 1655, così come la cupola, mentre quello a nord, così come il rosone, risale al 1890.
Altra particolarità del Duomo di Acireale è che la sua struttura è attraversata del meridiano progettato e costruito nel 1843 dall’astronomo danese Frederik Christian Peters.
La piazza, chiamata in precedenza Piazza del Cinque d’Oro in riferimento alle carte da gioco, è pavimentata con pietre bianche e nere che formano una particolare trama circolare che fa da sfondo agli edifici barocchi che conferiscono fascino al luogo.
@sicilianewseinfo
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
Come si fa a spiegare la SICILIA a chi non ci è nato? "Ci alziamo la mattina e appena usciamo fuori troviamo il sole. Sempre. D'estate e d'inverno.
Il sole ti scalda, l'anima. Ti viene il sorriso anche se non ti va. Poi vai in strada, trovi quello che vende la frutta, la verdura. Trovi le pesche di tutti i tipi, l'anguria "con la prova". Tutto profuma. Attraversi la strada e vedi il mare. Tu ci sei cresciuto col rumore delle onde, è come la ninna nanna. Lo guardi e ti innamori. Sempre. È come una mamma che ami ma devi sempre rispettare. Lo osservi e un senso di pace ti attraversa. Si può vivere senza? Poi sali al bar e trovi le persone che fanno a gara per pagarti il caffè. E si offendono se non lo accetti. "Vieni qui prenditi quello che vuoi" come se il bar te lo dovessero acquistare.
Se non ci vediamo per più di un giorno ci salutiamo con due baci.
Qui tutto è più lento. Forse ci mancano un po' di cose. Ma sono decisamente di più quelle che abbiamo. Se vuoi spiegare la SICILIA a chi non è siciliano digli semplicemente: vieni qui ed innamorati anche tu."
@sicilianewseinfo
Il sole ti scalda, l'anima. Ti viene il sorriso anche se non ti va. Poi vai in strada, trovi quello che vende la frutta, la verdura. Trovi le pesche di tutti i tipi, l'anguria "con la prova". Tutto profuma. Attraversi la strada e vedi il mare. Tu ci sei cresciuto col rumore delle onde, è come la ninna nanna. Lo guardi e ti innamori. Sempre. È come una mamma che ami ma devi sempre rispettare. Lo osservi e un senso di pace ti attraversa. Si può vivere senza? Poi sali al bar e trovi le persone che fanno a gara per pagarti il caffè. E si offendono se non lo accetti. "Vieni qui prenditi quello che vuoi" come se il bar te lo dovessero acquistare.
Se non ci vediamo per più di un giorno ci salutiamo con due baci.
Qui tutto è più lento. Forse ci mancano un po' di cose. Ma sono decisamente di più quelle che abbiamo. Se vuoi spiegare la SICILIA a chi non è siciliano digli semplicemente: vieni qui ed innamorati anche tu."
@sicilianewseinfo
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
Trinacria.
Questa parola nasce dall’unione di treis (tre) e di àkra (promontori), con riferimento ai tre vertici dell’isola (Capo Peloro a nord-est, Capo Isola delle Correnti a sud-est e Capo Boeo a ovest) che danno la forma caratteristica del triangolo.
Non è un caso che, i Greci, durante la dominazione in Sicilia, adottarono come simbolo dell’isola, la Triscele, la famosa sagoma della Gorgone con tre gambe (che pur simulando i raggi del sole, rappresentano verosimilmente i tre punti estremi dell’Isola). Questo simbolo è arrivato fino ai giorni nostri subendo qualche piccola trasformazione, per esempio le serpi sono state sostituite dalle spighe di grano, simbolo della fertilità durante il dominio romano.Sikelìa..come si è passati da Trinàcria a Sicilia In verità, le due parole derivano da due termini diversi.
Il primo, di cui abbiamo già parlato, veniva usato nell’antichità (e in qualche caso, viene usato anche oggi) per riferirsi all’isola.
Il secondo, è frutto di un’evoluzione che parte dal termine Sicània, come era chiamata l’isola dai suoi primi abitanti, i sicani. Successivamente i siculi (chiamati in greco Sikeloi, dal nome del presunto re Sikelòs, di origine Greca) sbarcarono nella costa orientale e costrinsero i Sicani a rifugiarsi nella parte occidentale dell’isola. Il loro re, Sikelòs, diede un nuovo nome all’isola chiamandola Sikelìa, in suo onore. Questo nome fu mantenuto durante la dominazione greca e, attraverso piccole trasformazioni linguistiche avvenute nel tempo, arrivò fino ai giorni nostri con il nome che tutti noi pronunciamo, Sicilia.
Concludo con quanto scriveva Diodoro Siculo nel V libro della sua opera, Bibliotheca historica:
“L’isola, in antico chiamata Trinacria per la sua forma, poi denominata Sicania dai Sicani che vi si stabilirono, alla fine ha avuto nome Sicilia dai Siculi, che vi passarono in massa dall’Italia .
Infine, per spazzare tutti i dubbi, Tucide, in Guerra del peloponneso, scriveva:
“Da loro [i Sicani] l’isola era chiamata Sicania, mentre prima aveva il nome di Trinacria ”.
Vi è un dibattito riguardo il significato del nome Sicilia. Alcuni sostengono che derivi da sik, termine di radice indo-germanica che sta a denotare la crescita. Nella lingua greca questa radice è usata per individuare certi frutti che si sviluppano rapidamente come il fico (siké) o la zucca (sikùs). Quindi, il significato principale sarebbe “terra della fecondità” o “isola della fertilità”.
Altri studiosi, invece, ipotizzano che Sicilia derivi dalla voce italica sica (falce), con il significato di “terra di falciatori”.
Inoltre, durante il periodo bizantino, si credeva che il nome derivasse dall’unione di due termini greci (siké ed elaia), che denotavano due piante tipiche dell’isola: il fico e l’olivo.
In effetti, tutte e tre le opzioni sembrano plausibili.
Curiosità: lo storico Catanese Santi Correnti ricorda che una parte della Sicilia, esattamente il litorale della riviera jonica che va da Taormina verso Messina, veniva chiamata, nell’antichità, Vitulia, perché vi erano allevati i vitelli dedicati al dio Sole, di cui era sacrilegio cibarsi. Gli stessi vitelli narrati da Omero nel I Libro dell’Odissea, dove i compagni di Ulisse morirono per averli mangiati. Il fattore più importante da notare è che, il termine Vitulia, una volta oltrepassato lo Stretto di Messina, divenne col tempo Italia (dando il nome alla nostra Nazione). A riprova di ciò, non è un caso che la zona che gli antichi chiamavano Vitulia oggi si chiama Itala ed è un comune Siciliano.
@sicilianewseinfo
Questa parola nasce dall’unione di treis (tre) e di àkra (promontori), con riferimento ai tre vertici dell’isola (Capo Peloro a nord-est, Capo Isola delle Correnti a sud-est e Capo Boeo a ovest) che danno la forma caratteristica del triangolo.
Non è un caso che, i Greci, durante la dominazione in Sicilia, adottarono come simbolo dell’isola, la Triscele, la famosa sagoma della Gorgone con tre gambe (che pur simulando i raggi del sole, rappresentano verosimilmente i tre punti estremi dell’Isola). Questo simbolo è arrivato fino ai giorni nostri subendo qualche piccola trasformazione, per esempio le serpi sono state sostituite dalle spighe di grano, simbolo della fertilità durante il dominio romano.Sikelìa..come si è passati da Trinàcria a Sicilia In verità, le due parole derivano da due termini diversi.
Il primo, di cui abbiamo già parlato, veniva usato nell’antichità (e in qualche caso, viene usato anche oggi) per riferirsi all’isola.
Il secondo, è frutto di un’evoluzione che parte dal termine Sicània, come era chiamata l’isola dai suoi primi abitanti, i sicani. Successivamente i siculi (chiamati in greco Sikeloi, dal nome del presunto re Sikelòs, di origine Greca) sbarcarono nella costa orientale e costrinsero i Sicani a rifugiarsi nella parte occidentale dell’isola. Il loro re, Sikelòs, diede un nuovo nome all’isola chiamandola Sikelìa, in suo onore. Questo nome fu mantenuto durante la dominazione greca e, attraverso piccole trasformazioni linguistiche avvenute nel tempo, arrivò fino ai giorni nostri con il nome che tutti noi pronunciamo, Sicilia.
Concludo con quanto scriveva Diodoro Siculo nel V libro della sua opera, Bibliotheca historica:
“L’isola, in antico chiamata Trinacria per la sua forma, poi denominata Sicania dai Sicani che vi si stabilirono, alla fine ha avuto nome Sicilia dai Siculi, che vi passarono in massa dall’Italia .
Infine, per spazzare tutti i dubbi, Tucide, in Guerra del peloponneso, scriveva:
“Da loro [i Sicani] l’isola era chiamata Sicania, mentre prima aveva il nome di Trinacria ”.
Vi è un dibattito riguardo il significato del nome Sicilia. Alcuni sostengono che derivi da sik, termine di radice indo-germanica che sta a denotare la crescita. Nella lingua greca questa radice è usata per individuare certi frutti che si sviluppano rapidamente come il fico (siké) o la zucca (sikùs). Quindi, il significato principale sarebbe “terra della fecondità” o “isola della fertilità”.
Altri studiosi, invece, ipotizzano che Sicilia derivi dalla voce italica sica (falce), con il significato di “terra di falciatori”.
Inoltre, durante il periodo bizantino, si credeva che il nome derivasse dall’unione di due termini greci (siké ed elaia), che denotavano due piante tipiche dell’isola: il fico e l’olivo.
In effetti, tutte e tre le opzioni sembrano plausibili.
Curiosità: lo storico Catanese Santi Correnti ricorda che una parte della Sicilia, esattamente il litorale della riviera jonica che va da Taormina verso Messina, veniva chiamata, nell’antichità, Vitulia, perché vi erano allevati i vitelli dedicati al dio Sole, di cui era sacrilegio cibarsi. Gli stessi vitelli narrati da Omero nel I Libro dell’Odissea, dove i compagni di Ulisse morirono per averli mangiati. Il fattore più importante da notare è che, il termine Vitulia, una volta oltrepassato lo Stretto di Messina, divenne col tempo Italia (dando il nome alla nostra Nazione). A riprova di ciò, non è un caso che la zona che gli antichi chiamavano Vitulia oggi si chiama Itala ed è un comune Siciliano.
@sicilianewseinfo
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
Questo bellissimo murales che rappresenta una ragazza dai tratti meridionali con le ali di farfalla a forma di Sicilia,seduta malinconicamente sul davanzale di una vecchia finestra: è il murale realizzato nel cuore del comune di Cinisi in Sicilia dallo street artist Beny Vitale, in arte Trebel
@siciliaterramia
@siciliaterramia
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
Pennette pesce spada e melanzane
Ingredienti:
1 melanzana
...2 fette di pescespada non troppo spesse(Freschissimo)
1 lattina di pomodoro pelato
3 cucchiai di cognac
mezza cipolla piccola
3 spicchio d'aglio
olio x friggere
menta fresca
prezzemolo
sale e peperoncino
Procedimento:
Prima di tutto faccio un bel soffritto con la cipolla tagliata piccola e i spicchi d'aglio schiacciato (che poi va tolto)
taglio il pescespada a tocchetti piccoli, dopo aver tolto la pelle lo aggiungo al soffritto, insiema ad un peperoncino secco, lascio andare a fuoco vivace x 2-3 minuti, il tempo di colorarsi e sfumo con 3 cucchiai di cognac (magari anche di più) infine aggiungo il pomodoro pelato
rigiro un attimo, aggiusto di sale (non esagerare, ci saranno poi le melanzane + salatine), menta fresca, copro e lascio cuocere, rigirando di tanto in tanto, x circa 15 minuti. Spengo e lascio coperto.
Nel frattempo preparo le melanzane: metto 2 cucchiai di sale in una ciotola con dell'acqua; sbuccio le melanzane "a striscie" e le riduco in tocchetti, di grandezza poco + grandi del pescespada (perchè poi friggendole si riducono); le metto in acqua per circa 20 minuti coprendo il contenitore con un piatto e ponendo sopra un peso, in modo tale che le melanzane stiano tutte in acqua e non a galla dopo averle strizzate bene e poste in uno scolapasta, le friggo in abbondante olio di semi di girasole, poco alla volta. Man mano che le vado friggendo le vado gettando nel condimento già pronto, senza scolarle tanto e senza rigirare,solo dopo averle fritte tutte do' una mescolata leggera e lascio riposare.
Buon appetito
@sicilianewseinfo
Ingredienti:
1 melanzana
...2 fette di pescespada non troppo spesse(Freschissimo)
1 lattina di pomodoro pelato
3 cucchiai di cognac
mezza cipolla piccola
3 spicchio d'aglio
olio x friggere
menta fresca
prezzemolo
sale e peperoncino
Procedimento:
Prima di tutto faccio un bel soffritto con la cipolla tagliata piccola e i spicchi d'aglio schiacciato (che poi va tolto)
taglio il pescespada a tocchetti piccoli, dopo aver tolto la pelle lo aggiungo al soffritto, insiema ad un peperoncino secco, lascio andare a fuoco vivace x 2-3 minuti, il tempo di colorarsi e sfumo con 3 cucchiai di cognac (magari anche di più) infine aggiungo il pomodoro pelato
rigiro un attimo, aggiusto di sale (non esagerare, ci saranno poi le melanzane + salatine), menta fresca, copro e lascio cuocere, rigirando di tanto in tanto, x circa 15 minuti. Spengo e lascio coperto.
Nel frattempo preparo le melanzane: metto 2 cucchiai di sale in una ciotola con dell'acqua; sbuccio le melanzane "a striscie" e le riduco in tocchetti, di grandezza poco + grandi del pescespada (perchè poi friggendole si riducono); le metto in acqua per circa 20 minuti coprendo il contenitore con un piatto e ponendo sopra un peso, in modo tale che le melanzane stiano tutte in acqua e non a galla dopo averle strizzate bene e poste in uno scolapasta, le friggo in abbondante olio di semi di girasole, poco alla volta. Man mano che le vado friggendo le vado gettando nel condimento già pronto, senza scolarle tanto e senza rigirare,solo dopo averle fritte tutte do' una mescolata leggera e lascio riposare.
Buon appetito
@sicilianewseinfo
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM