La Storia
Già abitata in età preiscorica, venne menzionata da Plinio nell’età greco-romana. Nel IX secolo i saraceni costruirono un castello che divenne il nuovo centro della vita civile, sostituendo quello dell’attuale contrada Casalini, che fu abitato in tutta l’epoca bizantina. Dal 1061 al 1072 si insediò una colonia di lombardi, di religione cattolica con rito latino.
Nel 1171 venne fondata da Sant’Ugo, sotto re Ruggero II, l’abbazia di Santa Maria Nucaria, prima cistercense in Sicilia, mentre nel XIII secolo venne costruita una struttura fortificata per opera di Ruggero di Lauria. Nel 1298 l’abitato era già censito come “castrum Nucariae”. Il borgo raggiunse il massimo sviluppo nel XVII secolo: a quell’epoca, infatti, risale quasi tutto il tessuto edilizio conservato fino a oggi
Già abitata in età preiscorica, venne menzionata da Plinio nell’età greco-romana. Nel IX secolo i saraceni costruirono un castello che divenne il nuovo centro della vita civile, sostituendo quello dell’attuale contrada Casalini, che fu abitato in tutta l’epoca bizantina. Dal 1061 al 1072 si insediò una colonia di lombardi, di religione cattolica con rito latino.
Nel 1171 venne fondata da Sant’Ugo, sotto re Ruggero II, l’abbazia di Santa Maria Nucaria, prima cistercense in Sicilia, mentre nel XIII secolo venne costruita una struttura fortificata per opera di Ruggero di Lauria. Nel 1298 l’abitato era già censito come “castrum Nucariae”. Il borgo raggiunse il massimo sviluppo nel XVII secolo: a quell’epoca, infatti, risale quasi tutto il tessuto edilizio conservato fino a oggi
Cosa vedere a Novara di Sicilia
Novara sorge sulle pendici della montagna, dai cui scorge l’antica Tindari, in un incantevole scenario naturale, a valle di uno sperone di roccia (Rocca Salvatesta). Il borgo è un insieme di piccole case, vicoli e viuzze talvolta sormontati da archi, facciate decorate ed eleganti palazzi. L’impronta dell’impianto urbanistico è medievale e le strade sono per lo più pavimentate in acciottolato.
L’arenaria è stata utilizzata per le architetture civili, ma anche per quelle religiose, con elaborazioni pregevoli. Sempre nelle architetture religiose troviamo elementi architettonici in cipollino, una pietra locale rossa e marmorea. L’utilizzo della pietra testimonia l’importanza dell’arte dello scalpellino, che si tramandava di padre in figlio.
Dell’antico castello saraceno, situato su una rupe, rimangono solo i ruderi. La vista, però, è davvero suggestiva. La via Dante collega l’area del Castello al Duomo, che ha una bella facciata monumentale con scalinata. Più raccolta è la chiesa di San Francesco del XIII secolo, mentre nel quartiere intorno sorge la superba Villa Salvo. Poco distante troviamo la chiesa dell’Annunziata, risalente al XVII secolo.
Nella parte alta del paese c’è la chiesa di Sant’Ugo Abate, mentre nella parte bassa ci sono le chiese di San Giorgio Martire e di Sant’Antonio Abate. Per quanto riguarda gli edifici cili, meritano di essere citati il palazzo Municipale, il palazzo Stancanelli e il palazzo Salvo Risicato.
Novara sorge sulle pendici della montagna, dai cui scorge l’antica Tindari, in un incantevole scenario naturale, a valle di uno sperone di roccia (Rocca Salvatesta). Il borgo è un insieme di piccole case, vicoli e viuzze talvolta sormontati da archi, facciate decorate ed eleganti palazzi. L’impronta dell’impianto urbanistico è medievale e le strade sono per lo più pavimentate in acciottolato.
L’arenaria è stata utilizzata per le architetture civili, ma anche per quelle religiose, con elaborazioni pregevoli. Sempre nelle architetture religiose troviamo elementi architettonici in cipollino, una pietra locale rossa e marmorea. L’utilizzo della pietra testimonia l’importanza dell’arte dello scalpellino, che si tramandava di padre in figlio.
Dell’antico castello saraceno, situato su una rupe, rimangono solo i ruderi. La vista, però, è davvero suggestiva. La via Dante collega l’area del Castello al Duomo, che ha una bella facciata monumentale con scalinata. Più raccolta è la chiesa di San Francesco del XIII secolo, mentre nel quartiere intorno sorge la superba Villa Salvo. Poco distante troviamo la chiesa dell’Annunziata, risalente al XVII secolo.
Nella parte alta del paese c’è la chiesa di Sant’Ugo Abate, mentre nella parte bassa ci sono le chiese di San Giorgio Martire e di Sant’Antonio Abate. Per quanto riguarda gli edifici cili, meritano di essere citati il palazzo Municipale, il palazzo Stancanelli e il palazzo Salvo Risicato.
Cosa mangiare a Novara di Sicilia
Il piatto tradizionale si consuma tipicamente ad agosto ed è la pasta ‘ncasciada, condita con carne tritata, melanzane, uova sode,piselli,prosciutto cotto,mortadella a dadini,piselli,scamorza e parmigiano. Un altro piatto tipico si chiama “lempi e trori” (lampi e tuoni), preparato con fagioli, cicerchia, granoturco, lenticchie e grano bolliti e conditi. Per gli stomaci più forti ci sono i frittui (carne di maiale mista a lardo, lessa insieme a cotiche, trippa, polmone, cuore, fegato dello stesso maiale).
Novara di Sicilia è famosa per il Maiorchino, un formaggio pecorino stagionato, ma è nota anche per provole e nocciole. Tra i dolci abbiamo u risu niru (riso mescolato a nocciole tostate con aggiunta di cacao, caffè, buccia d’arancia candita e cannella), i cassatelli (frolle con impasto di fichi secchi, miele, cannella, nocciole), i raviò (ravioli fritti di pasta umettata con vino, ripieni di ricotta fresca profumata di cannella), a pignurada (un impastato di frolla tagliata a dadini e fritta) e i “diti d’apostolo” (iiditi d’aposturu), uno speciale cannolo di ricotta con l’involucro di pasta ricoperto di glassa.
Il piatto tradizionale si consuma tipicamente ad agosto ed è la pasta ‘ncasciada, condita con carne tritata, melanzane, uova sode,piselli,prosciutto cotto,mortadella a dadini,piselli,scamorza e parmigiano. Un altro piatto tipico si chiama “lempi e trori” (lampi e tuoni), preparato con fagioli, cicerchia, granoturco, lenticchie e grano bolliti e conditi. Per gli stomaci più forti ci sono i frittui (carne di maiale mista a lardo, lessa insieme a cotiche, trippa, polmone, cuore, fegato dello stesso maiale).
Novara di Sicilia è famosa per il Maiorchino, un formaggio pecorino stagionato, ma è nota anche per provole e nocciole. Tra i dolci abbiamo u risu niru (riso mescolato a nocciole tostate con aggiunta di cacao, caffè, buccia d’arancia candita e cannella), i cassatelli (frolle con impasto di fichi secchi, miele, cannella, nocciole), i raviò (ravioli fritti di pasta umettata con vino, ripieni di ricotta fresca profumata di cannella), a pignurada (un impastato di frolla tagliata a dadini e fritta) e i “diti d’apostolo” (iiditi d’aposturu), uno speciale cannolo di ricotta con l’involucro di pasta ricoperto di glassa.
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La coppia che ha girato la Sicilia con una 500 d'epoca. «Prossimità e lentezza per scoprire un'Isola autentica»
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La coppia che ha girato la Sicilia con una 500 d'epoca. «Prossimità e lentezza per scoprire un'Isola autentica»
«Abbiamo intrapreso questo viaggio dopo avere letto I Leoni di Sicilia». È stato il romanzo storico di Stefania Auci, che ripercorre la saga dei Florio, a ispirare il giro della Sicilia a bordo della storica Fiat 500 di una coppia di catanesi: insegnante…
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Geraci Siculo (Palermo) è una finestra aperta sul passato, con una fresca aria di montagna. Quando il grano rende dorate le spighe, sui pianori delle Madonie, tutto sembra accendersi di luce, e, nelle giornate più belle, dalla splendida posizione si riesce a guardare giù, fino alle Isole Eolie.
Il nome dell’abitato è di origine greca, da “jerax”, cioè avvoltoio, e allude alla sua antica origine come luogo fortificato: una rocca impervia sorvolata da uccelli rapaci. L’arrivo dei greci a Geraci risale al 550 a.C., ma già nel 241 a.C. è documentato con un borgo fiorente.
Si susseguono la dominazione bizantina e la conquista musulmana, ma è con l’arrivo dei Normanni che il borgo diventa capitale dell’omonima contea. Nel 1252 perviene ai Ventimiglia, famiglia cui lega indissolubilmente il suo destino. Tra il 1338 e il 1254 è confiscata ai Ventimiglia e assegnata ai rivali Chiaramonte, per una presunta disobbedienza di Francesco I al sovrano aragonese.
Nel 1419 con Giovanni I Ventimiglia la contea diviene marchesato e la capitale è trasferita a Castelbuono. Giovanni diventa nel 1422 Vicerè di Napoli e di Sicilia, mentre nel 1430 Alfonso d’Aragona dà ai Ventimiglia il diritto di piena giurisdizione penale nella sua contea.
@sicilianewseinfo
Il nome dell’abitato è di origine greca, da “jerax”, cioè avvoltoio, e allude alla sua antica origine come luogo fortificato: una rocca impervia sorvolata da uccelli rapaci. L’arrivo dei greci a Geraci risale al 550 a.C., ma già nel 241 a.C. è documentato con un borgo fiorente.
Si susseguono la dominazione bizantina e la conquista musulmana, ma è con l’arrivo dei Normanni che il borgo diventa capitale dell’omonima contea. Nel 1252 perviene ai Ventimiglia, famiglia cui lega indissolubilmente il suo destino. Tra il 1338 e il 1254 è confiscata ai Ventimiglia e assegnata ai rivali Chiaramonte, per una presunta disobbedienza di Francesco I al sovrano aragonese.
Nel 1419 con Giovanni I Ventimiglia la contea diviene marchesato e la capitale è trasferita a Castelbuono. Giovanni diventa nel 1422 Vicerè di Napoli e di Sicilia, mentre nel 1430 Alfonso d’Aragona dà ai Ventimiglia il diritto di piena giurisdizione penale nella sua contea.
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Cosa vedere a Geraci Siculo
La struttura urbanistica di Geraci Siculo è fatta di strade strette e tortuose, vicoli e cortili dove si vede un’evidente impronta medievale. Si può iniziare dal bevaio della Santissima Trinità e, percorrendo la via Biscucco, si arriva al castello.
La chiesa di Sant’Anna domina sulle rovine, mentre subito più in basso c’è la chiesa di San Giacomo. Continuando a percorrere le viuzze medievali si giunge alla Falconiera in largo Greco e a piazza del Popolo, sui cui affacciano la chiesa del Collegio di Maria e la Chiesa Madre di Santa Maria Maggiore. Procedendo per corso Vittorio Emanuele si incontra la chiesa di Santo Stefano: qui vi è una tela attribuita a Giuseppe Salerno, uno dei due artisti madoniti soprannominati lo Zoppo di Gangi. Se non soffrite di vertigini, passate dal suggestivo Salto dei Ventimiglia.
A nord del paese, invece, troviamo la chiesa di San Bernardo. Salendo ancora ci sono la chiesa di San Giuliano, la chiesa dedicata a San Francesco e quella di San Rocco. Anche fuori dal borgo c’è molto da vedere, come la chiesa di Santa Maria della Cava e la piccola cappella dei Santi Cosma e Damiano.
La struttura urbanistica di Geraci Siculo è fatta di strade strette e tortuose, vicoli e cortili dove si vede un’evidente impronta medievale. Si può iniziare dal bevaio della Santissima Trinità e, percorrendo la via Biscucco, si arriva al castello.
La chiesa di Sant’Anna domina sulle rovine, mentre subito più in basso c’è la chiesa di San Giacomo. Continuando a percorrere le viuzze medievali si giunge alla Falconiera in largo Greco e a piazza del Popolo, sui cui affacciano la chiesa del Collegio di Maria e la Chiesa Madre di Santa Maria Maggiore. Procedendo per corso Vittorio Emanuele si incontra la chiesa di Santo Stefano: qui vi è una tela attribuita a Giuseppe Salerno, uno dei due artisti madoniti soprannominati lo Zoppo di Gangi. Se non soffrite di vertigini, passate dal suggestivo Salto dei Ventimiglia.
A nord del paese, invece, troviamo la chiesa di San Bernardo. Salendo ancora ci sono la chiesa di San Giuliano, la chiesa dedicata a San Francesco e quella di San Rocco. Anche fuori dal borgo c’è molto da vedere, come la chiesa di Santa Maria della Cava e la piccola cappella dei Santi Cosma e Damiano.
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Geraci Siculo - Piccola Grande Italia
Cosa mangiare a Geraci Siculo
Meritano una menzione la pittrina ca fasola (castrato al sugo con la “fagiola” verde locale), i piatti di carne e di formaggio (dalla tuma con le acciughe alla tuma con lo zucchero). Il ragù di castrato condisce i maccarruna di casa. Tra i dolci, sono imperdibili i serafineddi (a base di miele e mandorle), i bocconcini e la cassatina antica.
Tra i prodotti tipici, si consigliano i formaggi, le olive, i pomodori essiccati al sole e un tipo di fagiolo verde molto usato in cucina.
Meritano una menzione la pittrina ca fasola (castrato al sugo con la “fagiola” verde locale), i piatti di carne e di formaggio (dalla tuma con le acciughe alla tuma con lo zucchero). Il ragù di castrato condisce i maccarruna di casa. Tra i dolci, sono imperdibili i serafineddi (a base di miele e mandorle), i bocconcini e la cassatina antica.
Tra i prodotti tipici, si consigliano i formaggi, le olive, i pomodori essiccati al sole e un tipo di fagiolo verde molto usato in cucina.