♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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Traduzione in italiano

LA FICODINDIA
Cresce nella Sicilia, amata e cara,
un frutto che ha una dolcezza rara,
ma lo devi toccare con precauzione
perchè spine ne ha a milioni.

Mio figlio mi domanda: "Ma perchè
la natura è fatta così?
Un frutto tanto buono da mangiare
è pieno di spine che non si può toccare".

"la ficodindia", gli ho risposto,
"la fece così Dio,
per insegnare a tutta la sua gente
che le cose belle non sono fatica da niente.

Il fatto, poi, che ha scelto la Sicilia, l'ha fatto di proposito, secondo me,
perchè questo frutto è l'unico, fra tanti,
che può rappresentare questi abitanti.

E' fatto come la gente siciliana,
che all'apparenza sembra assai lontana,
ma se riesci a raggiungere il suo cuore
potrai vedere quanto amore sa dare.
Sutera, borgo romantico abbracciato da un'antica rupe

Nel borgo di Sutera (Caltanissetta) si respira l’antico spirito della Sicilia. Gli Arabi fondarono il loro villaggio tra gli spuntoni di roccia, sotto la rupe del monte di San Marco, che offre una straordinaria vista sull’Etna e sul mare di Agrigento. Così, è possibile girare tra i vicoli in pietra lavica e calcarea del quartiere Rabato, tra i cortili arabi e tra le vecchie case di gesso e gli orti incolti in cui fioriscono pistacchi. La casbah si confonde con il presepe, che in occasione del Natale prende vita con i figuranti e le tradizioni locali.
Il nome Sutera conserva un’origine greca medievale. Probabilmente deriva da Sotéra, accusativo di Sotér, “salvatore”, in riferimento al baluardo difensivo rappresentato dal monte e dalle fortificazioni bizantine. Potrebbe anche derivare da Sotéira, “colei che salva”, attribuito alla dea Artemide, praticato in una zona collinare vicino il paese.

@sicilianewseinfo
La Storia
A pochi chilometri dal centro urbano sono state rinvenute sepolture pre-elleniche risalenti al VII secolo a.C., legate a un villaggio dei Sicani. Si ipotizza che nel VI secolo a.C. l’area del monte di San Marco fosse consacrata al culto di Artemide da coloni greci provenienti da Gela. In località San Marco sono stati rinvenute tracce di affreschi che potrebbero essere attribuiti a monaci basiliani di rito greco-ortodosso.
Nell’860 gli Arabi fondarono il quartiere del Rabato e nel IX secolo, sotto i Normanni, l’abitato si espanse. Anche gli Svevi e gli Aragonesi lasciarono importanti tracce a Sutera. Nel corso del 1300 passò ai baroni Chiaramonte, poi ai Moncada, per poi tornare, nel 1398, al pubblico demanio della Corona di Sicilia. Nel 1535 l’imperatore Carlo V vendette al Barone di Capaci Sutera, che tornò alla Corona nel 1560.
Cosa vedere a Sutera
Cosa vedere a Sutera
Si comincia dal pittoresco belvedere di piazza Sant’Agata, con l’imponente chiesa di Sant’Agata, in contrasto con il Municipio ottocentesco. Percorrendo la via Roma, si incontrano i ruderi di palazzo Salamone, mentre a piazza Carmine si trova la chiesa di Maria Santissima del Carmelo, ricostruira nel 1934-36 (la struttura originaria è del 1185).
Alla sua destra vi è il piccolo convento del 1664, ristrutturato di recente. Proseguendo lungo via del Carmine di arriva al Rabato, fondato dagli Arabi intorno all’860 d.C. (il termine “Rabad” sta per “sobborgo”). L’insediamento arabo è sepolto sotto diversi strati edilizi: sulla moschea fu edificata la chiesa di Santa Maria Assunta.
Proseguendo per la scalinata da piazza del Carmine si sale al Monte San Paolino: qui Giovanni Chiaramonte fece erigere il santuario di San Paolino, affiancato dal settecentesco convento dei Padri Filippini. Per quanto riguarda i dintorni di Sutera, nella collina di San Marco si possono ammirare i figureddi, affreschi in stile bizantino che rappresentano i quattro Evangelisti, la Madonna e San Paolino, probabile opera di monaci basiliani tra il IV e il VI secolo.
Cosa mangiare a Sutera
Il piatto tipico è il maccu di fave e sono sicuramente da assaggiare li virciddata (biscotti deliziosi). Tra i prodotti tipici di questo territorio vi sono mandorle, olio d’oliva e formaggi, contenuti nel tradizionale panaru fatto di rami intrecciati artigianalmente.
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alle 06:20 di oggi "Etna"

Ph- @nando3c

Grazie x questa meraviglia della natura
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Modica
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Custonaci-Grotte Mangiapane
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Novara di Sicilia, il borgo di pietra protetto dai boschi

Paesi e città
Novara di Sicilia stupisce al primo sguardo. È un paese di pietra che sbuca dai boschi, nel cuore della natura. Fu patria dei mitici Ciclopi, ma ha accolto tanti popoli diversi, culture e tradizioni. “Noa”, vocabolo di origine sicana, significa “maggese” e indica la cospicua produzione di frumento che ha caratterizzato il territorio durante la colonizzazione greca. Con i Romani divenne Novalia (campo di grano) e con gli Arabi Nouah (giargino, orto, fiore). Nel Medioevo divenne Nucaria, poi Noara e alla fine arrivò al Novara di oggi.

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La Storia
Già abitata in età preiscorica, venne menzionata da Plinio nell’età greco-romana. Nel IX secolo i saraceni costruirono un castello che divenne il nuovo centro della vita civile, sostituendo quello dell’attuale contrada Casalini, che fu abitato in tutta l’epoca bizantina. Dal 1061 al 1072 si insediò una colonia di lombardi, di religione cattolica con rito latino.
Nel 1171 venne fondata da Sant’Ugo, sotto re Ruggero II, l’abbazia di Santa Maria Nucaria, prima cistercense in Sicilia, mentre nel XIII secolo venne costruita una struttura fortificata per opera di Ruggero di Lauria. Nel 1298 l’abitato era già censito come “castrum Nucariae”. Il borgo raggiunse il massimo sviluppo nel XVII secolo: a quell’epoca, infatti, risale quasi tutto il tessuto edilizio conservato fino a oggi
Santuario del Tindari
Cosa vedere a Novara di Sicilia
Novara sorge sulle pendici della montagna, dai cui scorge l’antica Tindari, in un incantevole scenario naturale, a valle di uno sperone di roccia (Rocca Salvatesta). Il borgo è un insieme di piccole case, vicoli e viuzze talvolta sormontati da archi, facciate decorate ed eleganti palazzi. L’impronta dell’impianto urbanistico è medievale e le strade sono per lo più pavimentate in acciottolato.
L’arenaria è stata utilizzata per le architetture civili, ma anche per quelle religiose, con elaborazioni pregevoli. Sempre nelle architetture religiose troviamo elementi architettonici in cipollino, una pietra locale rossa e marmorea. L’utilizzo della pietra testimonia l’importanza dell’arte dello scalpellino, che si tramandava di padre in figlio.
Dell’antico castello saraceno, situato su una rupe, rimangono solo i ruderi. La vista, però, è davvero suggestiva. La via Dante collega l’area del Castello al Duomo, che ha una bella facciata monumentale con scalinata. Più raccolta è la chiesa di San Francesco del XIII secolo, mentre nel quartiere intorno sorge la superba Villa Salvo. Poco distante troviamo la chiesa dell’Annunziata, risalente al XVII secolo.
Nella parte alta del paese c’è la chiesa di Sant’Ugo Abate, mentre nella parte bassa ci sono le chiese di San Giorgio Martire e di Sant’Antonio Abate. Per quanto riguarda gli edifici cili, meritano di essere citati il palazzo Municipale, il palazzo Stancanelli e il palazzo Salvo Risicato.