«L'omperator nella città, ecco di nanzi alla casa del signor della, scaletta dui carri trionphali, l'un grande, e l'altro, piccolo, il maggior se tal qual'e gli era io, potessi ridirloui, veramente, potrei far di me quel che far non posso, era questo sopra quatro rote posto, e quelle amantate d'ogni torno, con certi piramidoni, e cornicioni de ligname tutti posti d'oro, facevano questi quattro angoli alquanto sporgendosi fuori sopra delli quali v'erano posti quatro giovanetti, finti per gli quatro virtu Cardinali, vestiti ricchimente con strumenti in mano, qual portar sogliono, sopra di questi, erano due rote, circolari, nelle quali erano quatro puttini per una vestiti, et alati, li quali benche volgesero a torno le rote non di meno e gli fermistavano, queste rote nella parte, che veder si poteva erano depinte, e freggiate d'oro, nell'una un carro un campo azzurro di stelle ripieno resplendente in oro nell'altra un piano azzurro parimente di stelle ripieno con vn dragone e l'orsa maggiore e minore in cima di questi v'erano quattro fanciulli alati con palme nelle mani vestiti molto leggiadramente, e belle, con catene d'oro e gioie di molto preggio, sopra di questi vn tondo o vero vn mondo azzurro tutto stellato, a cui dintorno v'erano sei puttini vestiti d'un certo incarnato come si ignudi, fosseno, questi tenendo rami d'oleua, in mano rotavano a torno a torno col suo tondo sopra di questo veneua vn bellissimo giouanetto che mostraua esser L'omperator, armato, all'antica co vn manto purpureo, freggiato d'oro, nella testa vn mitrone Imperiale, e di sopra la palma della man destra la qual, sporgeua, fuori teneua vna vittoria, la qual era vn puttinu d'anni quatro circa haveua questa vittoria vn ramo.»
Il 2 novembre 1571 con Giovanni d'Austria vittorioso nella Battaglia di Lepanto, lo spettacolo del carro trionfale con le medesime strutture fu ripetuto apportando le dovute modifiche al personaggio posto in cima al pinnacolo principale.
Nel giugno del 1575 scoppiò a Messina un'epidemia di peste che durò circa trent'anni anni procurando la morte di oltre 40.000 persone. Il morbo fu portato da Levante dopo la battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571) ed in breve tempo si propagò anche a Reggio e nelle altre coste della Calabria, tra cui Palmi (anche se in modo minore). I cittadini di Palmi, accolsero quanti fuggirono dalla città peloritana ed inoltre, tramite i suoi marinai, mandarono aiuti consistenti in generi di vitto e olio.
Superata la calamità, Messina in segno di gratitudine e riconoscenza verso la cittadina calabrese, con delibera del Senato volle donare alle autorità ecclesiali di Palmi, in segno di ringraziamento per gli aiuti prestati, uno dei capelli della Madonna che furono portati nella città siciliana nel 42 d.C. unitamente ad una lettera di benedizione e di protezione da parte della madre di Cristo.
L'11 gennaio 1582, accompagnata durante la traversata da una moltitudine di barche palmesi pavesate a festa, la barca di Giuseppe Tigano portò da Messina alla Marina di Palmi un reliquiario contenente il Sacro Capello.
Nel giugno del 1575 scoppiò a Messina un'epidemia di peste che durò circa trent'anni anni procurando la morte di oltre 40.000 persone. Il morbo fu portato da Levante dopo la battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571) ed in breve tempo si propagò anche a Reggio e nelle altre coste della Calabria, tra cui Palmi (anche se in modo minore). I cittadini di Palmi, accolsero quanti fuggirono dalla città peloritana ed inoltre, tramite i suoi marinai, mandarono aiuti consistenti in generi di vitto e olio.
Superata la calamità, Messina in segno di gratitudine e riconoscenza verso la cittadina calabrese, con delibera del Senato volle donare alle autorità ecclesiali di Palmi, in segno di ringraziamento per gli aiuti prestati, uno dei capelli della Madonna che furono portati nella città siciliana nel 42 d.C. unitamente ad una lettera di benedizione e di protezione da parte della madre di Cristo.
L'11 gennaio 1582, accompagnata durante la traversata da una moltitudine di barche palmesi pavesate a festa, la barca di Giuseppe Tigano portò da Messina alla Marina di Palmi un reliquiario contenente il Sacro Capello.
Epoca borbonica
Dal 1720 l'evento processionale è spostato dal 14 al 15 agosto.
Nel periodo a cavallo tra il 1747 - 1773 sotto i mandati dei viceré di Sicilia Eustachio di Laviefuille e Giovanni Fogliani Sforza d'Aragona fu rispettata un'antica consuetudine: la verginella che ricopriva il ruolo della Madonna godeva della prerogativa di concedere la grazia ad un condannato a morte.
Nell'epoca dei Grand Tour, il pittore e viaggiatore Jean-Pierre Houël documenta l'evento processionale del 1784 con schizzi e dettagliati commenti.
Nel 1681 e nel 1738 a causa di guasti, si verificarono cadute rovinose dei personaggi, fortunatamente senza conseguenze tragiche.Solo nel 1866 si è provveduto a diminuire l'altezza della Vara e sostituire i figuranti con simulacri in cartapesta.
Dal 1720 l'evento processionale è spostato dal 14 al 15 agosto.
Nel periodo a cavallo tra il 1747 - 1773 sotto i mandati dei viceré di Sicilia Eustachio di Laviefuille e Giovanni Fogliani Sforza d'Aragona fu rispettata un'antica consuetudine: la verginella che ricopriva il ruolo della Madonna godeva della prerogativa di concedere la grazia ad un condannato a morte.
Nell'epoca dei Grand Tour, il pittore e viaggiatore Jean-Pierre Houël documenta l'evento processionale del 1784 con schizzi e dettagliati commenti.
Nel 1681 e nel 1738 a causa di guasti, si verificarono cadute rovinose dei personaggi, fortunatamente senza conseguenze tragiche.Solo nel 1866 si è provveduto a diminuire l'altezza della Vara e sostituire i figuranti con simulacri in cartapesta.
Epoca contemporanea
Terremoto del 1908. Causa le distruzioni apportate dal disastroso sciame sismico e la lenta ricostruzione, la tradizionale sfilata del carro votivo riprese nel 1926 con Le Festa della Rinascita lungo la ricostruita via Ferdinandea, oggi via Garibaldi, da piazza Ottagona (piazza Filippo Juvarra) consolidando un nuovo itinerario che permetteva una maggiore capacità di pubblico.
Durante le manifestazioni delle annate della seconda guerra mondiale, per voto, furono principalmente le donne messinesi a tirare i canapi.
Dal 2000, a supporto dell'organizzazione comunale, esiste il Comitato Vara che gestisce il traino e promuove iniziative religiose e culturali per far conoscere sempre più la grande festa dell'Assunta a Messina. Il Comitato, spontaneo e senza fini di lucro, sostituisce la Commissione Storica e la Commissione Tecnica istituite dall'allora sindaco Franco Provvidenti. Attualmente il Comitato Vara è presieduto dal Cappellano mons. Vincenzo D'Arrigo e dai componenti: Sig. Franco Celona, Dott. Antonino Di Bernardo, Sig. Franco Forami, Prof. Marco Grassi, Sig. Franco Molonia, Prof. Franz Riccobono e Sig. Salvatore Rigano.
Terremoto del 1908. Causa le distruzioni apportate dal disastroso sciame sismico e la lenta ricostruzione, la tradizionale sfilata del carro votivo riprese nel 1926 con Le Festa della Rinascita lungo la ricostruita via Ferdinandea, oggi via Garibaldi, da piazza Ottagona (piazza Filippo Juvarra) consolidando un nuovo itinerario che permetteva una maggiore capacità di pubblico.
Durante le manifestazioni delle annate della seconda guerra mondiale, per voto, furono principalmente le donne messinesi a tirare i canapi.
Dal 2000, a supporto dell'organizzazione comunale, esiste il Comitato Vara che gestisce il traino e promuove iniziative religiose e culturali per far conoscere sempre più la grande festa dell'Assunta a Messina. Il Comitato, spontaneo e senza fini di lucro, sostituisce la Commissione Storica e la Commissione Tecnica istituite dall'allora sindaco Franco Provvidenti. Attualmente il Comitato Vara è presieduto dal Cappellano mons. Vincenzo D'Arrigo e dai componenti: Sig. Franco Celona, Dott. Antonino Di Bernardo, Sig. Franco Forami, Prof. Marco Grassi, Sig. Franco Molonia, Prof. Franz Riccobono e Sig. Salvatore Rigano.
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Oggi vi proponiamo una bellissima poesia scritta da (Salvatore Corrao) “La Ficurinnia” – Il Fico d’India, il cui frutto è buono da mangiare, ma pieno di spine che non si può toccare, così come la gente siciliana che all’apparenza è assai lontana, ma quando la si conosce si vede quanto amore sanno dare.
LA FICURINNIA
Crisci ‘nta la Sicilia, Amata e cara,
un fruttu ch’avi ‘na ducizza rara,
ma l’ha tuccari cu’ pricauzioni
picchì spini nn’havi a milioni.
Me figghiu m’addumanna: “Ma picchì
La natura è fatta d’accussi?
Un fruttu tantu bonu di mangiari
È chinu ‘i spini ca nun si po’ tuccari".
“La Ficurinnia”, ci rispunnivi iu,
“la fici d’accussì Domini Diu,
pi ‘nsignari a tutta la so genti
ca i cosi belli nun su’ fatica ‘i nenti.
‘U fattu, poi, ca scelsi la Sicilia
Lu fici di prupositu, pi mia,
picchì ‘stu fruttu è l’unicu, fra tanti,
ca po’ rapprisintari ‘st’abitanti.
E’ fattu comu ‘a genti siciliana,
ca all’apparenza pari assai luntana,
ma s’arrinesci a junciri ‘o so’ cori
lu vidi quantu amuri sapi dari.
"SALVATORE CORRAO".
Crisci ‘nta la Sicilia, Amata e cara,
un fruttu ch’avi ‘na ducizza rara,
ma l’ha tuccari cu’ pricauzioni
picchì spini nn’havi a milioni.
Me figghiu m’addumanna: “Ma picchì
La natura è fatta d’accussi?
Un fruttu tantu bonu di mangiari
È chinu ‘i spini ca nun si po’ tuccari".
“La Ficurinnia”, ci rispunnivi iu,
“la fici d’accussì Domini Diu,
pi ‘nsignari a tutta la so genti
ca i cosi belli nun su’ fatica ‘i nenti.
‘U fattu, poi, ca scelsi la Sicilia
Lu fici di prupositu, pi mia,
picchì ‘stu fruttu è l’unicu, fra tanti,
ca po’ rapprisintari ‘st’abitanti.
E’ fattu comu ‘a genti siciliana,
ca all’apparenza pari assai luntana,
ma s’arrinesci a junciri ‘o so’ cori
lu vidi quantu amuri sapi dari.
"SALVATORE CORRAO".
Traduzione in italiano
LA FICODINDIA
Cresce nella Sicilia, amata e cara,
un frutto che ha una dolcezza rara,
ma lo devi toccare con precauzione
perchè spine ne ha a milioni.
Mio figlio mi domanda: "Ma perchè
la natura è fatta così?
Un frutto tanto buono da mangiare
è pieno di spine che non si può toccare".
"la ficodindia", gli ho risposto,
"la fece così Dio,
per insegnare a tutta la sua gente
che le cose belle non sono fatica da niente.
Il fatto, poi, che ha scelto la Sicilia, l'ha fatto di proposito, secondo me,
perchè questo frutto è l'unico, fra tanti,
che può rappresentare questi abitanti.
E' fatto come la gente siciliana,
che all'apparenza sembra assai lontana,
ma se riesci a raggiungere il suo cuore
potrai vedere quanto amore sa dare.
LA FICODINDIA
Cresce nella Sicilia, amata e cara,
un frutto che ha una dolcezza rara,
ma lo devi toccare con precauzione
perchè spine ne ha a milioni.
Mio figlio mi domanda: "Ma perchè
la natura è fatta così?
Un frutto tanto buono da mangiare
è pieno di spine che non si può toccare".
"la ficodindia", gli ho risposto,
"la fece così Dio,
per insegnare a tutta la sua gente
che le cose belle non sono fatica da niente.
Il fatto, poi, che ha scelto la Sicilia, l'ha fatto di proposito, secondo me,
perchè questo frutto è l'unico, fra tanti,
che può rappresentare questi abitanti.
E' fatto come la gente siciliana,
che all'apparenza sembra assai lontana,
ma se riesci a raggiungere il suo cuore
potrai vedere quanto amore sa dare.