♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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Mata e Grifone
Epoca Aragonese

In epoca aragonese per la festa agostana è documentata la processione di una statua della Vergine sfarzosamente abbigliata, raffigurata a dorso di un cavallo paludato con preziosi finimenti. Evento inserito in un corollario di giostre, cortei, caroselli, tornei, cavalcata storica atti a celebrare gli intensi e floridi scambi commerciali dovuti all'istituzione della Fiera dal Campo del Santo Sepolcro, manifestazione la cui sede fu spostata alla Marina e la data posticipata da Alfonso V d'Aragona nel 1421 al 1º agosto, in modo da farne coincidere la chiusura con la conclusione dei sontuosi festeggiamenti in onore dell'Assunta, Patrona della città.

Un prototipo di carro trionfale fu costruito dal Radese.In seguito il manufatto fu ingrandito e perfezionato nelle forme da Giovannello Cortese, e ancora più avanti nel tempo, da Maestro Iacopo. Verosimilmente tutto ciò avvenne prima del termine del XV secolo e del transito del Regno di Sicilia dalla Corona d'Aragona alla Corona Asburgo - Castiglia. Infatti con Carlo V di Spagna e di Giovanni d'Austria il monumentale carro trionfale, ad uso sacro e profano, è ampiamente dettagliato e documentato

L'utilizzo come carro trionfale per uso profano risale al 21 ottobre 1535, in onore dell'imperatore Carlo V, di passaggio in Sicilia dopo la trionfale Conquista di Tunisi.

La macchina, opportunamente modificata in cima, al posto della figura del Padre Eterno che sorregge la Vergine Maria, presentava la statua raffigurante l'imperatore con le insegne della vittoria in mano.
La Vara prima del 1908.
I timonieri
La vara coi tiratori, nei pressi della fontana del Nettuno. Sosta al Palazzo del Governo o Prefettura
«L'omperator nella città, ecco di nanzi alla casa del signor della, scaletta dui carri trionphali, l'un grande, e l'altro, piccolo, il maggior se tal qual'e gli era io, potessi ridirloui, veramente, potrei far di me quel che far non posso, era questo sopra quatro rote posto, e quelle amantate d'ogni torno, con certi piramidoni, e cornicioni de ligname tutti posti d'oro, facevano questi quattro angoli alquanto sporgendosi fuori sopra delli quali v'erano posti quatro giovanetti, finti per gli quatro virtu Cardinali, vestiti ricchimente con strumenti in mano, qual portar sogliono, sopra di questi, erano due rote, circolari, nelle quali erano quatro puttini per una vestiti, et alati, li quali benche volgesero a torno le rote non di meno e gli fermistavano, queste rote nella parte, che veder si poteva erano depinte, e freggiate d'oro, nell'una un carro un campo azzurro di stelle ripieno resplendente in oro nell'altra un piano azzurro parimente di stelle ripieno con vn dragone e l'orsa maggiore e minore in cima di questi v'erano quattro fanciulli alati con palme nelle mani vestiti molto leggiadramente, e belle, con catene d'oro e gioie di molto preggio, sopra di questi vn tondo o vero vn mondo azzurro tutto stellato, a cui dintorno v'erano sei puttini vestiti d'un certo incarnato come si ignudi, fosseno, questi tenendo rami d'oleua, in mano rotavano a torno a torno col suo tondo sopra di questo veneua vn bellissimo giouanetto che mostraua esser L'omperator, armato, all'antica co vn manto purpureo, freggiato d'oro, nella testa vn mitrone Imperiale, e di sopra la palma della man destra la qual, sporgeua, fuori teneua vna vittoria, la qual era vn puttinu d'anni quatro circa haveua questa vittoria vn ramo.»
Il 2 novembre 1571 con Giovanni d'Austria vittorioso nella Battaglia di Lepanto, lo spettacolo del carro trionfale con le medesime strutture fu ripetuto apportando le dovute modifiche al personaggio posto in cima al pinnacolo principale.

Nel giugno del 1575 scoppiò a Messina un'epidemia di peste che durò circa trent'anni anni procurando la morte di oltre 40.000 persone. Il morbo fu portato da Levante dopo la battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571) ed in breve tempo si propagò anche a Reggio e nelle altre coste della Calabria, tra cui Palmi (anche se in modo minore). I cittadini di Palmi, accolsero quanti fuggirono dalla città peloritana ed inoltre, tramite i suoi marinai, mandarono aiuti consistenti in generi di vitto e olio.

Superata la calamità, Messina in segno di gratitudine e riconoscenza verso la cittadina calabrese, con delibera del Senato volle donare alle autorità ecclesiali di Palmi, in segno di ringraziamento per gli aiuti prestati, uno dei capelli della Madonna che furono portati nella città siciliana nel 42 d.C. unitamente ad una lettera di benedizione e di protezione da parte della madre di Cristo.

L'11 gennaio 1582, accompagnata durante la traversata da una moltitudine di barche palmesi pavesate a festa, la barca di Giuseppe Tigano portò da Messina alla Marina di Palmi un reliquiario contenente il Sacro Capello.
Epoca borbonica

Dal 1720 l'evento processionale è spostato dal 14 al 15 agosto.

Nel periodo a cavallo tra il 1747 - 1773 sotto i mandati dei viceré di Sicilia Eustachio di Laviefuille e Giovanni Fogliani Sforza d'Aragona fu rispettata un'antica consuetudine: la verginella che ricopriva il ruolo della Madonna godeva della prerogativa di concedere la grazia ad un condannato a morte.

Nell'epoca dei Grand Tour, il pittore e viaggiatore Jean-Pierre Houël documenta l'evento processionale del 1784 con schizzi e dettagliati commenti.

Nel 1681 e nel 1738 a causa di guasti, si verificarono cadute rovinose dei personaggi, fortunatamente senza conseguenze tragiche.Solo nel 1866 si è provveduto a diminuire l'altezza della Vara e sostituire i figuranti con simulacri in cartapesta.
Epoca contemporanea

Terremoto del 1908. Causa le distruzioni apportate dal disastroso sciame sismico e la lenta ricostruzione, la tradizionale sfilata del carro votivo riprese nel 1926 con Le Festa della Rinascita lungo la ricostruita via Ferdinandea, oggi via Garibaldi, da piazza Ottagona (piazza Filippo Juvarra) consolidando un nuovo itinerario che permetteva una maggiore capacità di pubblico.

Durante le manifestazioni delle annate della seconda guerra mondiale, per voto, furono principalmente le donne messinesi a tirare i canapi.

Dal 2000, a supporto dell'organizzazione comunale, esiste il Comitato Vara che gestisce il traino e promuove iniziative religiose e culturali per far conoscere sempre più la grande festa dell'Assunta a Messina. Il Comitato, spontaneo e senza fini di lucro, sostituisce la Commissione Storica e la Commissione Tecnica istituite dall'allora sindaco Franco Provvidenti. Attualmente il Comitato Vara è presieduto dal Cappellano mons. Vincenzo D'Arrigo e dai componenti: Sig. Franco Celona, Dott. Antonino Di Bernardo, Sig. Franco Forami, Prof. Marco Grassi, Sig. Franco Molonia, Prof. Franz Riccobono e Sig. Salvatore Rigano.
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La Vara - Messina

Buon Ferragosto a tutti

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Taormina ... qua il fiato manca veramente!
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Oggi vi proponiamo una bellissima poesia scritta da (Salvatore Corrao) “La Ficurinnia” – Il Fico d’India, il cui frutto è buono da mangiare, ma pieno di spine che non si può toccare, così come la gente siciliana che all’apparenza è assai lontana, ma quando la si conosce si vede quanto amore sanno dare.
LA FICURINNIA
Crisci ‘nta la Sicilia, Amata e cara,
un fruttu ch’avi ‘na ducizza rara,
ma l’ha tuccari cu’ pricauzioni
picchì spini nn’havi a milioni.

Me figghiu m’addumanna: “Ma picchì
La natura è fatta d’accussi?
Un fruttu tantu bonu di mangiari
È chinu ‘i spini ca nun si po’ tuccari".

“La Ficurinnia”, ci rispunnivi iu,
“la fici d’accussì Domini Diu,
pi ‘nsignari a tutta la so genti
ca i cosi belli nun su’ fatica ‘i nenti.

‘U fattu, poi, ca scelsi la Sicilia
Lu fici di prupositu, pi mia,
picchì ‘stu fruttu è l’unicu, fra tanti,
ca po’ rapprisintari ‘st’abitanti.

E’ fattu comu ‘a genti siciliana,
ca all’apparenza pari assai luntana,
ma s’arrinesci a junciri ‘o so’ cori
lu vidi quantu amuri sapi dari.

"SALVATORE CORRAO".