Cosa mangiare a Mussomeli
Molto famosa è la Focaccia di Mussomeli, una ricca focaccia, che anticamente le donne preparavano per gli uomini che lavoravano per giorni distanti da casa. Nonostante fosse considerata un cibo dei poveri, in realtà non aveva molto di povero, perché veniva realizzata con tantissimi ingredienti.
Le specialità gastronomiche del bordo sono legate alle origini agresti: latte, formaggi, cereali, verdure, legumi, mandorle e carne sono gli ingredienti di base delle ricette. Tra i dolci, vanno sicuramente citati i mbriaculi di San Caloriu, i guastessi da ‘Mmaculata e da Pruvudenzia, ‘a cuccia di Santa Lucia, i cassatini e i virciddati di Natali, i cuddureddi di San Vilasi, i sfingi di San Giuseppi e u pupu cu l’ovu di Pasqua.
Molto famosa è la Focaccia di Mussomeli, una ricca focaccia, che anticamente le donne preparavano per gli uomini che lavoravano per giorni distanti da casa. Nonostante fosse considerata un cibo dei poveri, in realtà non aveva molto di povero, perché veniva realizzata con tantissimi ingredienti.
Le specialità gastronomiche del bordo sono legate alle origini agresti: latte, formaggi, cereali, verdure, legumi, mandorle e carne sono gli ingredienti di base delle ricette. Tra i dolci, vanno sicuramente citati i mbriaculi di San Caloriu, i guastessi da ‘Mmaculata e da Pruvudenzia, ‘a cuccia di Santa Lucia, i cassatini e i virciddati di Natali, i cuddureddi di San Vilasi, i sfingi di San Giuseppi e u pupu cu l’ovu di Pasqua.
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Sturnelli a trasi e nesci
Ciuri, ciuriddu e ciuri d'amarena!
Ora chi ti canusciu bona bona,
amariti nun vali cchiù la pena:
picchì si' bedda ma si' culumbrina.
Ciuri, ciuriddu e rosi e tulipani!
La sira davanti a la televisioni,
m'aviti datu tanti pizzuluni,
ch'àiu la carni comu milinciani.
Ciuri, ciuriddu e ciuri di cutugnu!
Ora la po finiri cu stu mpegnu;
di chiddu chi mi dici 'un mi lagnu,
chi di l'amuri to lu schiavu sugnu.
Ciuri, ciuriddu e ciuri prufumati!
Si veramenti beni mi vuliti
e cu la gilusia vui vi calmati,
di lu me amuri nun vi ni pintiti.
Ciuri, ciuriddu e ciuri di la nuci!
Nun mi la firu cchiù, facemu paci;
ma si mi voi fari cchiù filici,
dammillu un vasuneddu duci duci.
(Luciano Maglia)
@sicilianewseinfo
Ciuri, ciuriddu e ciuri d'amarena!
Ora chi ti canusciu bona bona,
amariti nun vali cchiù la pena:
picchì si' bedda ma si' culumbrina.
Ciuri, ciuriddu e rosi e tulipani!
La sira davanti a la televisioni,
m'aviti datu tanti pizzuluni,
ch'àiu la carni comu milinciani.
Ciuri, ciuriddu e ciuri di cutugnu!
Ora la po finiri cu stu mpegnu;
di chiddu chi mi dici 'un mi lagnu,
chi di l'amuri to lu schiavu sugnu.
Ciuri, ciuriddu e ciuri prufumati!
Si veramenti beni mi vuliti
e cu la gilusia vui vi calmati,
di lu me amuri nun vi ni pintiti.
Ciuri, ciuriddu e ciuri di la nuci!
Nun mi la firu cchiù, facemu paci;
ma si mi voi fari cchiù filici,
dammillu un vasuneddu duci duci.
(Luciano Maglia)
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La Vara di Messina è un grande carro votivo dedicato alla Madonna Assunta portato in processione il 15 agosto di ogni anno.
Il ciclo di eventi culminanti con la festa della Madonna Assunta rappresentano il momento di massima espressione religiosa da parte del popolo messinese, nonostante la festa patronale cittadina sia quella della Madonna della Lettera, la cui ricorrenza liturgica cade il 3 giugno.
Il ciclo di eventi culminanti con la festa della Madonna Assunta rappresentano il momento di massima espressione religiosa da parte del popolo messinese, nonostante la festa patronale cittadina sia quella della Madonna della Lettera, la cui ricorrenza liturgica cade il 3 giugno.
Stazionamento della Vara in piazza Castronovo
Il termine "Vara" è l'equivalente di "bara", nella fattispecie indica il giaciglio ove è ricomposto il corpo della Dormitio Virginis (iconografia della Madonna Dormiente o nella tradizione bizantina, della «Koimesis tes Theotokou»).
Generalmente col termine di vara si indica la macchina o manufatto processionale, nello specifico la grandiosa struttura piramidale. La bara propriamente detta, costituita da un'urna di cristallo è collocata sulla piattaforma del primo ordine delle slitte (cippu), nell'ampio vano sotto l'incastellatura.
Il termine "Vara" è l'equivalente di "bara", nella fattispecie indica il giaciglio ove è ricomposto il corpo della Dormitio Virginis (iconografia della Madonna Dormiente o nella tradizione bizantina, della «Koimesis tes Theotokou»).
Generalmente col termine di vara si indica la macchina o manufatto processionale, nello specifico la grandiosa struttura piramidale. La bara propriamente detta, costituita da un'urna di cristallo è collocata sulla piattaforma del primo ordine delle slitte (cippu), nell'ampio vano sotto l'incastellatura.
Pròdromi normanni
La letteratura epica attraverso le opere del Placido Samperi, Giuseppe Buonfiglio e Caio Domenico Gallo indica il Gran Conte Ruggero quale promotore dei festeggiamenti. L'ingresso trionfale del conquistatore sulla groppa di un cammello, immagine allegorica della sottomissione dei dominatori sconfitti, i Giganti Mata e Grifone a riservare gli onori al Condottiero, lo sventolio di vessilli, tra i quali in testa, lo stendardo consegnato da Papa Niccolò II a L'Aquila nel 1059, investendo il Normanno del Regno di Sicilia contro i Saraceni.
Sullo stendardo l'immagine dell'Assunta, sotto la cui egida, patrocinio, protezione, ebbe inizio il processo di ricristianizzazione dell'isola.
Il lungo ciclo di eventi in epoca normanna (1059 - 1096) è contrassegnato dalla costruzione, riedificazione, restauri di cattedrali, chiese, abbazie, monasteri, conventi dedicati espressamente alla Vergine Assunta in tutte le località dell'isola, a partire proprio dal ripristino della cattedrale peloritana, tempio in origine fondato e dedicato a Dio sotto il titolo di «Nostra Signora Assunta in Cielo»
La letteratura epica attraverso le opere del Placido Samperi, Giuseppe Buonfiglio e Caio Domenico Gallo indica il Gran Conte Ruggero quale promotore dei festeggiamenti. L'ingresso trionfale del conquistatore sulla groppa di un cammello, immagine allegorica della sottomissione dei dominatori sconfitti, i Giganti Mata e Grifone a riservare gli onori al Condottiero, lo sventolio di vessilli, tra i quali in testa, lo stendardo consegnato da Papa Niccolò II a L'Aquila nel 1059, investendo il Normanno del Regno di Sicilia contro i Saraceni.
Sullo stendardo l'immagine dell'Assunta, sotto la cui egida, patrocinio, protezione, ebbe inizio il processo di ricristianizzazione dell'isola.
Il lungo ciclo di eventi in epoca normanna (1059 - 1096) è contrassegnato dalla costruzione, riedificazione, restauri di cattedrali, chiese, abbazie, monasteri, conventi dedicati espressamente alla Vergine Assunta in tutte le località dell'isola, a partire proprio dal ripristino della cattedrale peloritana, tempio in origine fondato e dedicato a Dio sotto il titolo di «Nostra Signora Assunta in Cielo»
Epoca Aragonese
In epoca aragonese per la festa agostana è documentata la processione di una statua della Vergine sfarzosamente abbigliata, raffigurata a dorso di un cavallo paludato con preziosi finimenti. Evento inserito in un corollario di giostre, cortei, caroselli, tornei, cavalcata storica atti a celebrare gli intensi e floridi scambi commerciali dovuti all'istituzione della Fiera dal Campo del Santo Sepolcro, manifestazione la cui sede fu spostata alla Marina e la data posticipata da Alfonso V d'Aragona nel 1421 al 1º agosto, in modo da farne coincidere la chiusura con la conclusione dei sontuosi festeggiamenti in onore dell'Assunta, Patrona della città.
Un prototipo di carro trionfale fu costruito dal Radese.In seguito il manufatto fu ingrandito e perfezionato nelle forme da Giovannello Cortese, e ancora più avanti nel tempo, da Maestro Iacopo. Verosimilmente tutto ciò avvenne prima del termine del XV secolo e del transito del Regno di Sicilia dalla Corona d'Aragona alla Corona Asburgo - Castiglia. Infatti con Carlo V di Spagna e di Giovanni d'Austria il monumentale carro trionfale, ad uso sacro e profano, è ampiamente dettagliato e documentato
L'utilizzo come carro trionfale per uso profano risale al 21 ottobre 1535, in onore dell'imperatore Carlo V, di passaggio in Sicilia dopo la trionfale Conquista di Tunisi.
La macchina, opportunamente modificata in cima, al posto della figura del Padre Eterno che sorregge la Vergine Maria, presentava la statua raffigurante l'imperatore con le insegne della vittoria in mano.
In epoca aragonese per la festa agostana è documentata la processione di una statua della Vergine sfarzosamente abbigliata, raffigurata a dorso di un cavallo paludato con preziosi finimenti. Evento inserito in un corollario di giostre, cortei, caroselli, tornei, cavalcata storica atti a celebrare gli intensi e floridi scambi commerciali dovuti all'istituzione della Fiera dal Campo del Santo Sepolcro, manifestazione la cui sede fu spostata alla Marina e la data posticipata da Alfonso V d'Aragona nel 1421 al 1º agosto, in modo da farne coincidere la chiusura con la conclusione dei sontuosi festeggiamenti in onore dell'Assunta, Patrona della città.
Un prototipo di carro trionfale fu costruito dal Radese.In seguito il manufatto fu ingrandito e perfezionato nelle forme da Giovannello Cortese, e ancora più avanti nel tempo, da Maestro Iacopo. Verosimilmente tutto ciò avvenne prima del termine del XV secolo e del transito del Regno di Sicilia dalla Corona d'Aragona alla Corona Asburgo - Castiglia. Infatti con Carlo V di Spagna e di Giovanni d'Austria il monumentale carro trionfale, ad uso sacro e profano, è ampiamente dettagliato e documentato
L'utilizzo come carro trionfale per uso profano risale al 21 ottobre 1535, in onore dell'imperatore Carlo V, di passaggio in Sicilia dopo la trionfale Conquista di Tunisi.
La macchina, opportunamente modificata in cima, al posto della figura del Padre Eterno che sorregge la Vergine Maria, presentava la statua raffigurante l'imperatore con le insegne della vittoria in mano.