U’ BUMMULU è un vaso di terracotta con i manici, simile ad una anfora o ad una piccola giara, utilizzato per contenere vino ed acqua; infatti essendo fatto in terracotta (creta e sale), questa lascia traspirare il liquido il quale evaporando lentamente sottrae calore al contenuto mantenendolo allo stesso tempo fresco. Comunque questi vasi oggi sono principalmente decorativi e vuoti vengono usati anche come strumento musicale, soffiando all’interno si produce un rimbombo sonoro.
L’utilizzo del “Bummulu” si basa su un comportamento noto dei liquidi che passano allo stato gassoso (evaporazione) mediante assorbimento di calore.
Il materiale con cui è costruito il “Bummulu” è permeabile e lascia traspirare continuamente una certa quantità d’acqua che, a contatto con l’aria calda dell’ambiente, si trasforma in vapore. L’assorbimento di calore che ne consegue avviene vicino alla superficie del contenitore che subisce quindi un abbassamento della temperatura sufficiente a mantenere il liquido sempre fresco, addirittura anche se esposto al sole.
Ha origini molto antiche. Ne sono stati rinvenuti esemplari risalenti al XII secolo.
L’esterno della quartara è spesso tipicamente decorato, ma quelle per l’uso giornaliero venivano lasciate senza decorazione.
Un uso particolare delle quartare era quello per cui, in occasioni di feste popolari, venivano usate come strumento musicale: Come strumento da suono, ovviamente, viene usato vuoto, per riprodurre, con il rimbombo, il suono cupo di un’immissione di fiato, usato ancora oggi come accompagnamento musicale nelle musiche popolari e folcloristiche
È uno strumento da suono improprio, aerofono. Il “Bummulu”, chiamato anche “quartara” nasce in Sicilia per trasportare l’acqua.
Data la particolarità della forma e del materiale fatto di terracotta o argilla cotta nei forni ad alte temperature, fu adattata, forse anche casualmente, anche come strumento, infatti soffiando opportunamente dalla parte dell’imboccatura, con una specifica tecnica, come se fosse uno strumento a fiato, ne viene fuori un suono caratteristico.
@sicilianewseinfo
L’utilizzo del “Bummulu” si basa su un comportamento noto dei liquidi che passano allo stato gassoso (evaporazione) mediante assorbimento di calore.
Il materiale con cui è costruito il “Bummulu” è permeabile e lascia traspirare continuamente una certa quantità d’acqua che, a contatto con l’aria calda dell’ambiente, si trasforma in vapore. L’assorbimento di calore che ne consegue avviene vicino alla superficie del contenitore che subisce quindi un abbassamento della temperatura sufficiente a mantenere il liquido sempre fresco, addirittura anche se esposto al sole.
Ha origini molto antiche. Ne sono stati rinvenuti esemplari risalenti al XII secolo.
L’esterno della quartara è spesso tipicamente decorato, ma quelle per l’uso giornaliero venivano lasciate senza decorazione.
Un uso particolare delle quartare era quello per cui, in occasioni di feste popolari, venivano usate come strumento musicale: Come strumento da suono, ovviamente, viene usato vuoto, per riprodurre, con il rimbombo, il suono cupo di un’immissione di fiato, usato ancora oggi come accompagnamento musicale nelle musiche popolari e folcloristiche
È uno strumento da suono improprio, aerofono. Il “Bummulu”, chiamato anche “quartara” nasce in Sicilia per trasportare l’acqua.
Data la particolarità della forma e del materiale fatto di terracotta o argilla cotta nei forni ad alte temperature, fu adattata, forse anche casualmente, anche come strumento, infatti soffiando opportunamente dalla parte dell’imboccatura, con una specifica tecnica, come se fosse uno strumento a fiato, ne viene fuori un suono caratteristico.
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Quantu si' bedda
Nun fu mastrìa e mancu ciriveddu,
Lu Criaturi stava all'anguliddu,
Allungau la manu e lu pinzeddu,
Cupiau e fici st'angiuleddu.
La luna ti pittau di lu purteddu,
Lu suli ti fici l'occhi comu a iddu.
Si' un quadru di lu criatu tantu beddu,
Lu munnu fa cangiari un to vasiddu.
Forsi bedda mia tu nun ci criri,
Dunni passi tu, la luci appari,
Si' comu lu suli nta li jorna chiari
Lu sguardu, chi fai mbrividiri,
Di papà, mamma e cu t'avi a maritari,
Si' tutta la gioia di lu so avviniri.
(Serafino Culcasi)
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Nun fu mastrìa e mancu ciriveddu,
Lu Criaturi stava all'anguliddu,
Allungau la manu e lu pinzeddu,
Cupiau e fici st'angiuleddu.
La luna ti pittau di lu purteddu,
Lu suli ti fici l'occhi comu a iddu.
Si' un quadru di lu criatu tantu beddu,
Lu munnu fa cangiari un to vasiddu.
Forsi bedda mia tu nun ci criri,
Dunni passi tu, la luci appari,
Si' comu lu suli nta li jorna chiari
Lu sguardu, chi fai mbrividiri,
Di papà, mamma e cu t'avi a maritari,
Si' tutta la gioia di lu so avviniri.
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A lezione di siciliano: "Camurrìa", "Mìzzica", "Peri peri" e tante altre parole intraducibili in italiano
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A lezione di siciliano: "Camurrìa", "Mìzzica", "Peri peri" e tante altre parole intraducibili in italiano
PALERMO – Il siciliano doc si esprime in tanti modi: in primis tramite gesti, sguardi, suoni onomatopeici come il classico “‘ntzu” dei nostri avi che equivale a “no“. Ci sono, poi, anche dei termini del tutto intraducibili in italiano perché perderebbero…
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