Si tratta di un lembo di terra di 4,4 ettari sul quale da decenni l’uomo non mette più piede. L’origine del nome, con buone probabilità, è frutto di un qui pro quo linguistico: si legge per la prima volta della baia in una carta datata 1824 dell’ammiraglio Smith, che la denomina “Rabit Island”. Pare che nelle cartografie successive questo toponimo sia stato riportato in maniera impropria e quindi tradotto dall’inglese (rabbit = coniglio) anziché dall’arabo (rabit = collegamento / che lega, collega) per riferirsi all’istmo sabbioso di circa 30m che si forma raramente, con la bassa marea, tra l’isolotto e la costa, collegandole effettivamente l’uno all’altra. L’ultimo evento del genere che si ricordi è datato 2008, ma attualmente in quel tratto della baia l’acqua è profonda comunque pochi cm. C’è chi dice anche che il nome derivi dal fatto che, diverso tempo fa, l’isolotto fosse abitato da una folta colonia di conigli, arrivati e rimasti lì proprio a causa di una estemporanea comparsa dell’istmo
Sciacca è un comune italiano di 44 104 abitanti del libero consorzio comunale di Agrigento in Sicilia.
Città marinara, turistica e termale, ricca di monumenti e chiese, è il comune più popoloso della provincia dopo il capoluogo. È nota fra l'altro per il suo storico carnevale e per la sua ceramica. È sede di tribunale.
Data la sua posizione strategica con abbocco sull'Africa, Sciacca fu interessata dalle dominazioni greche, romane ed arabe.
@newseinfo
Città marinara, turistica e termale, ricca di monumenti e chiese, è il comune più popoloso della provincia dopo il capoluogo. È nota fra l'altro per il suo storico carnevale e per la sua ceramica. È sede di tribunale.
Data la sua posizione strategica con abbocco sull'Africa, Sciacca fu interessata dalle dominazioni greche, romane ed arabe.
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Di notevole importanza ne è lo sviluppo che la cittadina ebbe nel Tardo Medioevo, con la costruzione di cinta murarie, porte, chiese e castelli che hanno influito sull'attuale urbanistica del paese e che peraltro costituiscono il suo principale patrimonio culturale.
Appare come un piccolo gioiello incastonato nella roccia, sul versante sud ovest dell’isola, in cima ad una rupe bianca: questo è il biglietto da visita di Sciacca, città marinara, turistica e termale in provincia di Agrigento, da cui dista poco più di 60 chilometri. Nata nel VI-V secolo a.C. come stabilimento termale dipendente dalla vicina Selinunte, a partire dal II secolo a.C. divenne un importante centro anche dal punto di vista culturale ed economico. Fu per volontà di Carlo V che si realizzarono le mura cinquecentesche e successivamente vennero restaurate chiese e conventi nelle forme barocche che ancora oggi si possono ammirare. Arrivando negli Anni Cinquanta del Novecento ecco la costruzione del Gran Hotel delle Terme e dello stabilimento di Monte Kronio, grazie ai quali Sciacca è entrata a buon diritto nel firmamento delle destinazioni termali da non perdere.
Appare come un piccolo gioiello incastonato nella roccia, sul versante sud ovest dell’isola, in cima ad una rupe bianca: questo è il biglietto da visita di Sciacca, città marinara, turistica e termale in provincia di Agrigento, da cui dista poco più di 60 chilometri. Nata nel VI-V secolo a.C. come stabilimento termale dipendente dalla vicina Selinunte, a partire dal II secolo a.C. divenne un importante centro anche dal punto di vista culturale ed economico. Fu per volontà di Carlo V che si realizzarono le mura cinquecentesche e successivamente vennero restaurate chiese e conventi nelle forme barocche che ancora oggi si possono ammirare. Arrivando negli Anni Cinquanta del Novecento ecco la costruzione del Gran Hotel delle Terme e dello stabilimento di Monte Kronio, grazie ai quali Sciacca è entrata a buon diritto nel firmamento delle destinazioni termali da non perdere.
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Nei dintorni di Palma di Montechiaro,in prossimità di Marina di Palma,si eleva il castello di Montechiaro,l'unico dei manieri chiaramontani in
Sicilia edificato su un costone roccioso a picco sul mare.
Realizzato nel 1353 su ordine di Federico III Chiaramontel fu, per la sua posizione strategica, di grande importanza nella storia della lotta contro i pirati. Dopo la morte di Andrea Chiaramonte e la confisca di tutti i suoi beni, il castello passò alla famiglia Moncada che ne cambiò il nome in Montechiaro con il chiaro intento di cancellare la memoria dei precedenti signori. Dopo vari passaggi la fortezza perviene nel XVII secolo, per linea femminile, alla famiglia Tomasi un componente della quale, Carlo Tomasi Caro, ricevette dal re Filippo IV di Spagna il titolo di duca di Palma. Questi, abbracciata la vita monastica, cedette tutti i suoi beni al fratello Giulio che fu 2º duca di Palma e 1º principe di Lampedusa: per un certo periodo soggiornarono nel castello i figli Isabella e il futuro cardinale e santo Giuseppe Maria. La rocca successivamente passò ai marchesi Bilotti Ruggi d'Aragona. Abbandonato al degrado per parecchio tempo, l'edificio ha subito dei lavori di restauro, con interventi inappropriati e discutibili, come la contornatura in mattoni di finestre, l'uso improprio di intonaci e di moderne pavimentazioni in cotto.
È da ricordare che all'interno della cappella è custodita una statua della Madonna che il Caputo attribuisce ad Antonello Gagini. Assai interessante è la leggenda in cui si narra che la statua, sottratta dai vicini abitanti di Agrigento, fu riportata dai palmesi nel castello dopo una lunga e furibonda lotta. Ad avvalorare tale fatto è il nome dato ad un corso d'acqua che da allora fu indicato come il " vallone della battaglia".
@sicilianewseinfo
Sicilia edificato su un costone roccioso a picco sul mare.
Realizzato nel 1353 su ordine di Federico III Chiaramontel fu, per la sua posizione strategica, di grande importanza nella storia della lotta contro i pirati. Dopo la morte di Andrea Chiaramonte e la confisca di tutti i suoi beni, il castello passò alla famiglia Moncada che ne cambiò il nome in Montechiaro con il chiaro intento di cancellare la memoria dei precedenti signori. Dopo vari passaggi la fortezza perviene nel XVII secolo, per linea femminile, alla famiglia Tomasi un componente della quale, Carlo Tomasi Caro, ricevette dal re Filippo IV di Spagna il titolo di duca di Palma. Questi, abbracciata la vita monastica, cedette tutti i suoi beni al fratello Giulio che fu 2º duca di Palma e 1º principe di Lampedusa: per un certo periodo soggiornarono nel castello i figli Isabella e il futuro cardinale e santo Giuseppe Maria. La rocca successivamente passò ai marchesi Bilotti Ruggi d'Aragona. Abbandonato al degrado per parecchio tempo, l'edificio ha subito dei lavori di restauro, con interventi inappropriati e discutibili, come la contornatura in mattoni di finestre, l'uso improprio di intonaci e di moderne pavimentazioni in cotto.
È da ricordare che all'interno della cappella è custodita una statua della Madonna che il Caputo attribuisce ad Antonello Gagini. Assai interessante è la leggenda in cui si narra che la statua, sottratta dai vicini abitanti di Agrigento, fu riportata dai palmesi nel castello dopo una lunga e furibonda lotta. Ad avvalorare tale fatto è il nome dato ad un corso d'acqua che da allora fu indicato come il " vallone della battaglia".
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Le grotte di Ustica sono un caleidoscopio di luci e colori, e attendono chiunque voglia farsi incantare dalla magia dei minerali e dall'ancestrale fascino che questi spazi millenari sono in grado di esercitare.
Grotte dove ascoltare il silenzio del mare e stupirsi davanti a curiosi giochi di luce.
Le grotte di Ustica sono tutte differenti, e ciascuna regala un'emozione particolare ed unica:
La Grotta Azzurra dove nel pomeriggio il mare assume un inedito colore turchino;
la Grotta Verde coi suoi riflessi color smeraldo;
la Grotta Pastizza, con le sue antichissime stalattiti;
la Grotta delle Barche, dove un tempo i pescatori si rifugiavano nei momenti di burrasca, dove è ancora visibile un antico molo;
la Grotta dell'Oro, con le sue pareti variopinte e scintillanti.
Regalarsi un giro in barca delle grotte, o un scoprirle facendo immersioni, sarà un modo speciale per vivere a pieno le emozioni del mare di Ustica.
Grotte dove ascoltare il silenzio del mare e stupirsi davanti a curiosi giochi di luce.
Le grotte di Ustica sono tutte differenti, e ciascuna regala un'emozione particolare ed unica:
La Grotta Azzurra dove nel pomeriggio il mare assume un inedito colore turchino;
la Grotta Verde coi suoi riflessi color smeraldo;
la Grotta Pastizza, con le sue antichissime stalattiti;
la Grotta delle Barche, dove un tempo i pescatori si rifugiavano nei momenti di burrasca, dove è ancora visibile un antico molo;
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