♡ Sicilia Terra Mia ♡
788 subscribers
3.93K photos
982 videos
2.58K links
La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

Canale👉 @sicil_iaterramia

Aggiungi👉 @MKforwardbot al tuo gruppo

👉discuti https://t.me/c/1099356382/1651287
Download Telegram
Oggi la coltivazione viene spesso sostituita con quella del bagolato che, sebbene molto simile, non è la stessa cosa.

La denominazione scientifica del carrubo è Ceratonia siliqua L. e deriva dal greco: “keras”, infatti, significa corno, mentre “siliqua” si riferisce al tipo di frutto. Il nome comune proviene invece dall’arabo kharrub.
Le caratteristiche del carrubo

Il carrubo è longevo: può sopravvivere fino a 500 anni, se non addirittura 1000. La fioritura ha inizio tra luglio e agosto e prosegue fino a dicembre, mentre il frutto si sviluppa in primavera e matura in estate inoltrata. I fiori hanno bisogno di circa un anno per trasformarsi in frutti maturi e, quando vengono raccolti, hanno già sviluppato i fiori per la successiva fruttificazione.

In cucina, la farina di carrube viene utilizzata per la realizzazione di numerose ricette, che vanno dagli antipasti ai dolci. In tempi relativamente recenti è diventata molto popolare la pizza preparata con questa farina. Un celebre prodotto della tradizione sono le caramelle alla carruba.

Una piccola curiosità: il fungo di carrubo è un prodotto davvero particolare e molto raro.
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
Perché in Sicilia si dice Chi nicchi e nacchi?

Vi siete mai chiesti perché in Sicilia si dice Chi nicchi e nacchi? Lo avrete sentito pronunciare moltissime volte, ma forse pochi di voi si sono domandati quale sia l’origine di questo modo di dire siciliano. Esistono anche le varianti Chi nicchi nacchi e Chi nnicchi nnacchi, ma il significato non cambia, rimane identico.

Partiamo dal significato e dal motivo per il quale si usa. Con l’espressione Chi nicchi e nacchi si indica l’estraneità di un fatto o una persona, rispetto a un fatto o a una persona. In generale, la si pronuncia con disappunto o meraviglia. Volendo abbozzare una prima traduzione, potremmo dire che si traduce con “Cosa c’entra?”.

@newseinfo
Perché in Sicilia si dice Chi nicchi e nacchi?

L’espressione Chi nicchi e nacchi deriva dal latino “Nec hic, nec hoc”, cioè né questo né quello. Da qui, l’abitudine di utilizzarla per indicare qualcosa che non c’entra nulla con un discorso.
Chi nicchi e nacchi
I lupini storia e origini

I lupini sono legumi originari dei Paesi Orientali e diffusi sin dai tempi più remoti nelle aree del Mediterraneo e del Medio Oriente, dove vedevano riconosciuto un ruolo importante nell’alimentazione umana, anche in virtù del fatto che si coltivavano molto più facilmente rispetto ad altri tipi di legumi. La pianta di lupino infatti si adatta molto bene a terreni acidi ed aridi e a climi ostici e sfavorevoli, dove altre piante non crescono, ed inoltre ha il potere di migliorare la fertilità del terreno. Attualmente in Italia la coltivazione di lupini è maggiormente diffusa nel Meridione e, in particolare, in Calabria, Lazio, Puglia, Campania e in Sicilia dove, considerata l’elevata adattabilità della specie, era impiegata come pianta da sovescio nei vigneti dell’Etna

@sicilianewseinfo
La pianta dei lupini appartiene alla famiglia delle leguminose ed è rappresentata in Italia da diverse specie spontanee, ma le forme coltivate sono sostanzialmente tre: Lupinus albus (fiore bianco), Lupinus luteus (fiore giallo) e Lupinus angustifolius (fiore blu), quest’ultimo diffuso allo stato spontaneo nel territorio etneo. La specie più coltivata nell’area Mediterranea è il lupino bianco. 
I lupini proprietà e benefici per la nostra salute

Oggi si riscoprono le proprietà nutrizionali ed energetiche di questi preziosi legumi, al punto che sono stati rivalutati, da cibo semplice e povero, ad alimento salutare e ricco di nutrienti, e tornano a far parte a pieno titolo nella dieta mediterranea. I lupinisono tra i legumi più ricchi di proteine (fin oltre il 35%), e sono secondi solo alla soia rispetto al contenuto proteico. Possono essere definiti una vera e propria miniera di sali minerali, in particolare ferro, calcio e fosforo, quindi sono un alimento prezioso per chi soffre di anemia o di osteoporosi. Contengono anche una modesta quantità di vitamina B1, B2 e B3. Adatti sia a celiaci, perché naturalmente privi di glutine, e ai diabetici, perché praticamente privi di zuccheri ed in grado di mantenere bassa la glicemia. Sono perfetti in dieta dimagrantema anche nella prevenzione delle patologie cardiovascolari.

Tuttavia, contengono anche degli alcaloidi molto amari e potenzialmente tossici, che devono essere eliminati mediante un prolungato lavaggio prima che i semi possano essere commestibili. Il vantaggio è che questo passaggio, essendo molto lungo e di non facile esecuzione, non può essere eseguito in casa, quindi, i lupini si trovano in commercio per lo più cotti e conservati sottovuoto, dunque sono pratici e pronti al consumo. 

Nell’unico stabilimento locale acese che continua a custodire la tradizione del lupino siciliano, i legumi vengono essiccati al sole sulla pianta e raccolti nel mese di luglio. Poi, vengono posti dentro ceste in alluminio collocate all’interno di una vasca dove scorre acqua proveniente da una sorgente vicina. L’ammollo può durare dai cinque ai venti giorni durante i quali l’amaro dei semi progressivamente diminuisce. I lupini ammollati vengono, poi, posti all’interno di grandi caldaie dove si procede alla cottura a cui segue un nuovo periodo in immersione. 

Infine, vengono venduti in vaschette nelle diverse tipologie: alcuni preferiscono il tipo più duro e croccante, altri il tipo morbido e farinoso; e c’è ancora chi gradisce gustarlo al naturale, mentre c’è chi vi aggiunge un po’ di sale o del succo di limone.
This media is not supported in your browser
VIEW IN TELEGRAM
La Pillirina

La leggenda della Pellegrina (Pillirina in siciliano) narra di una giovane donna che si innamorò di un marinaio. Ma il loro amore era contrastato dai genitori di lei che avrebbero preferito un uomo ben più facoltoso. Nascostamente nelle notti di plenilunio si incontravano della grotta della Pillirina e su di un tappeto di alghe trasportare dal mare sin all'interno i giovani si amavano. Ma nelle successive notti il mare fu parecchio agitato e il marinaio non poté venire all'appuntamento. La giovane donna attese sino alla bonaccia dei giorni successivi, ma il giovane non venne più. Così ferita nell'amore la donna decise di gettarsi in mare e togliersi la vita. Da allora, la i marinai raccontano che nelle notti di luna piena, quando i raggi di luce entrano nella grotta della Pillirina a causa di un foro superficiale, appare una donna che attende il suo amato

@sicilianewseinfo
Pignolata messinese

La pignolata glassata è una montagnetta di gnocchetti fritti consistenti all’esterno ma dal cuore abbastanza friabile che viene cosparsa per metà con una glassa al cioccolato e per l’altra metà con una glassa al limone. Risalente al periodo della dominazione spagnola in Sicilia, quando per volontà dell’aristocrazia straniera i pasticceri messinesi rielaborarono l’antica pignoccata o pignolata al miele, questo dolce di facile preparazione e piacevole croccantezza è diffuso nell’intero territorio messinese e a Reggio Calabria. Un tempo la pignolata glassata rientrava fra i tanti dolci che si preparavano esclusivamente a Carnevale, ma oggi chiude sempre più spesso ogni banchetto festivo dei messinesi ed è venduto dalle pasticcerie locali durante tutto l’anno.

@newseinfo