♡ Sicilia Terra Mia ♡
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La Sicilia è una terra stupenda,tutta da scoprire, con la sua storia, le sue origini, la sua cultura tradizioni e tante curiosità

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Noto, Giardino di Pietra

“Tutti dovettero avere una grande superbia, un grande orgoglio, un alto senso di sé, come individui e come comunità, se subito dopo il terremoto vollero e seppero ricostruire miracolosamente quelle città, con quelle topografie, con quelle architetture barocche: scenografiche, ardite, abbaglianti concretizzazioni di sogni, realizzazioni di fantastiche utopie...".

📍Sicilia, Noto, Cattedrale (XVIII secolo)

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Il gatto, figlio di Artemide

Attenzione, pochi sanno di questa leggenda degli antichi Greci...

Artemide, dea della caccia e signora degli animali, avrebbe creato il gatto durante una sfida con suo fratello Apollo, che si divertiva con lei proponendole difficili prove...

Così Apollo, un giorno, credendo di spaventarla, creò il leone ma Artemide, non era certo tipo da impressionarsi, è così, creò il gatto cioè una mini belva simile al “re della foresta”, capace di concentrare in forme più piccole e aggraziate alte doti di intelligenza e coraggio e altrettanta regale indifferenza.

Di fronte a questa simpatica parodia del suo terribile leone, Apollo scoppiò a ridere e la sfida fraterna ebbe fine!

Vi è piace questa leggenda? La conoscevate?

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Il famoso subacqueo Siracusano Enzo Maiorca si è tuffato nel mare di Siracusa e ha parlato con la figlia Rossana che era con lui sulla barca.

Mentre si preparava ad andare in profondità sentì una leggera pacca sulla schiena,quando si voltò vide un delfino e si rese conto che il delfino non voleva giocare,Ma per esprimere qualcosa.

Il delfino si tuffò e Enzo lo seguì,a una profondità di 12 metri intrappolato in una rete abbandonata c'era un altro delfino.

Enzo chiese subito alla figlia di prendere i coltelli da sub,ed entrambi insieme
riuscirono a liberare il delfino,che alla fine del processo abbia versato una "lacrima quasi umana" (nelle parole di Enzo).

"Un delfino può rimanere sott'acqua per un massimo di 10 minuti, poi annega".
Il delfino rilasciato è venuto in superficie con l'aiuto di Enzo, Rosena e l'altro
delfino.

Poi è arrivata la sorpresa: era incinta!
Il maschio girò intorno a loro in tondo, poi si fermò davanti a Enzo,si toccò la guancia (come un bacio) in un gesto di ringraziamento ed entrambi nuotarono a modo loro.

Enzo Maiorca ha concluso il suo intervento dicendo:
"Finché l'uomo non avesse imparato a rispettare e parlare con il mondo animale, non avrebbe mai saputo quale fosse il suo vero ruolo sulla terra."

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La sagra del mandorlo in fiore

🎥 Questo video raccoglie tre manifestazioni in tre anni diversi: 1949, 1950, 1957.

Era il 1949 e Agrigento non si presentava in tutto il suo splendore, con sé portava gli strascichi della guerra e con tanti sforzi si cercava di arrivare ad una rinascita tramite diverse attività ed iniziative. La festa era uno dei pochi ricordi felici ed è proprio in quegli anni che iniziava ad assumere connotati
differenti.

🎥 Video dell'IsitutoLuce

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🌳 MA QUANDO E COME NASCE LA SAGRA DEL MANDORLO IN FIORE?

L’idea di una nuova festa inizia ad affiorare nel 1934, in una sala dell’Hotel des Temples, oggi sede della Sovrintendenza, in cui personaggi di particolare rilievo ammiravano la bellezza di quei fiori bianchi, sbocciati spontaneamente con così tanto anticipo rispetto alla primavera.

Anticipatamente a Naro, un piccolo paese situato ad una ventina di chilometri da Agrigento si era già iniziato a progettare una festa che portava allegria ed entusiasmo, anche solo per pochi giorni al piccolo paese pervaso dalla monotonia.

Nell’Istituto delle suore di San Vincenzo, l’agrigentina Ida Tuttolomondo, tra tutte, spiccava per comportamento esemplare cosicché le furono affidati i preparativi di parte della festa; scelse tra le sue allieve quelle più vivaci e disinvolte ma anche le più belle, tutte con una bella voce squillante,venivano preparate alle filastrocche, ai canti popolari e anche ai balletti della gente dei campi, insegnandogli espressione e movimento. Queste fanciulle una volta pronte si sarebbero esibite sul palco che si trovava vicino
l’antico santuario del santo patrono.

Nel paese iniziava a diffondersi la voce che in corrispondenza dell’inizio della primavera ci sarebbe stata una stupenda festa che, prima d’ora, nessuno aveva mai visto, era chiamata da qualche paesano “la festa di l’annata nova”.

La lieta notizia metteva molto entusiasmo nei cittadini ed iniziava a spargersi la voce su questa nuova festa, si cercava di trovare idee per renderla più movimentata, più bella e più attrattiva affinché riuscisse ad incrementare anche il turismo. La piccola cittadella era in fermento, tutti cercavano di contribuire per arricchire la festa, chi poteva metteva a disposizione i cavalli ornandoli di piume e sonagli. Le fanciulle, dopo tanti preparativi, si son esibite con diversi canti e balli sul palco montato dal Comune in Piazza Roma.

Ogni anno questa festa veniva riproposta per celebrare la nuova stagione, diventa un’appuntamento fisso per molti cittadini, momento pieno di brio a cui nessuno poteva mancare. Per un giorno i contadini lasciavano la zappa e gli scarponi da campagna nella stalla e si radunavano per inneggiare la primavera.

Carretti decorati e colmi di rametti di mandorlo si riunivano in piazza accompagnati da suoni tipici della tradizione, mandolino, fisarmoniche, marranzano, tutto per una domenica era stupendo e spensierato. Nasce così una nuova festa che prendeva il titolo di Festa del Mandorlo Fiorito.

Naro, ogni anno, veniva travolta da voci squillanti, suoni di tamburelli, danze armoniose e molto chiasso, con questa festa il paese sviluppava una nuova anima, un’anima di festa. Ma la festa è destinata a cambiare, infatti nel 1937 il Conte Alfonso Gaetani, allora Federale di Agrigento, riteneva opportuno trasferire la Sagra da Naro ad Agrigento, cercando di dargli nuova splendore e soprattutto conscio dei vantaggi che questo cambio poteva comportare sia per la festa stessa sia per la città.

Nonostante i pareri discordanti di molti naresi, il trasferimento permetteva una più ampia programmazione e un carattere più omogeneo, inoltre permetteva alla Sagra di porsi in prospettiva uno sviluppo nel tempo che le avrebbe permesso di diventare una magnifica e grande festa, di fatti Agrigento aveva molti più alberghi di Naro e questo permetteva di ricevere più turisti così da avere nel tempo maggiore successo. Il tutto era supportato dal Dopolavoro Provinciale Fascista, ma in particolare modo riceveva il sostegno e ilcoordinamento dell’Ente Provinciale per il Turismo, enti che sorgevano in tutte le province dopo una legge del 1935.

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La Sagra del Mandorlo veniva accolta dalla città come propria e continuava ad essere una festa popolare ma di più ampio respiro, si era spostata nella provincia con un modesto programma ed iniziative che impiegavano contadini e artigiani nella sfilata di gruppi in costume, carri addobbati e canterini che si riunivano la prima domenica di Febbraio per poi giungere alla Valle e festeggiare la primavera, ancorati alle tradizioni popolari del territorio.

La prima edizione ad Agrigento ha avuto molto successo, appariva evidente l’intento culturale, spirituale ed economico della festa, in quanto oltre a voler festeggiare le tradizioni, le bellezze artistiche e naturali si voleva far conoscere la festa e le sue caratteriale nonché il fiore del Mandorlo con la sua bellezza e la sua utilità. Infatti intento della festa era anche quello di farconoscere l’economia sulla quale di basava la città, cioè quella agricola e il frutto del mandorlo ne era protagonista.

Il frutto del Mandorlo è conosciuto come “intrita” con la quale venivano e vengono tutt’ora prodotti tantissimi alimenti e soprattutto dolci, il più conosciuto è il torrone siciliano, mentre con il suo guscio si fabbricava “la scebba”, infine con la “scorza” veniva utilizzata per accendere il fuoco. Inoltre dalla mandorla si ricavava un’olio utilizzato anche per scopi farmaceutici.

Dopo la prima edizione ufficiale del 1937, ne seguirono altre tre fino al 1940, edizione organizzata dall’Ente Provinciale Turismo con il Dopolavoro Provinciale e con gli auspici del Partito Nazionale Fascista.

Successivamente, lo scoppio della guerra non ha più permesso l’organizzazione della festa, così viene sospesa per sette anni, riprendendo solo nel 1948.

La Sagra riprendeva dopo la guerra sotto iniziativa dell’Enal (Ente Nazionale Assistenza Lavoratori) in collaborazione con l’E.P.T e con l’Azienda Autonoma del Turismo oramai divenuta comunale essi si andavano a sostituire ai Dopolavoristi che per assenza di mezzi economici decidevano di non portare avanti la vecchia tradizione.

La manifestazione di primavera, quindi, dopo la guerra riprende la fastosa tradizione, vengono indetti concorsi di carri allegorici,, organizzate sfilate di gruppi corali, esibizioni di gruppi folkloristici e anche la sfilata dei carretti siciliani tutti ben addobbati con le spalliere che riportavano dipinte le storie di Carlo Magno e dei paladini di Francia e tantissime altre iniziative. Nel 1951 tutti gli eventi della Sagra vengono diluiti per la prima volta in una settimana e non più in una sola domenica.

La festa del Mandorlo in Fiore andava sempre più affermandosi, aumentava il suo successo, cresceva il suo richiamo turistico, nel ’59 veniva anche realizzato il Festival della Canzone Siciliana che poi nel tempo è andato perduto, dal 1952 in poi iniziarono i lavori per rendere concreto il progetto del Professore Lauretta avviando il Festival Internazionale del Folklore, ancora oggi esistente.

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